L’arcaico suono del cornu e gli altri utili strumenti delle battaglie romane

E fu allora che nel fragore e l’impeto delle uccisioni, nel caotico incidente prolungato all’infinito, mentre uomini uccidevano uomini ed il vento soffiava della melodia dell’odio contrapposto tra gli schieramenti, alcuni cominciarono e cercare l’ordine, riuscendo a trarne imperitura soddisfazione. Poiché tutti possono combattere, nell’ipotetica ricerca di una condizione migliore per se stessi o le proprie famiglie, sotto la suddivisione di una classe dirigente disinteressata nei confronti del bene assoluto; ma è una vera scienza, intesa come la tangibile derivazione della matematica, quella necessaria a trasformare il membro di una milizia cittadina in soldato di professione. Ed il più antico ritmo artificiale, che abbia mai trovato un senso pratico attraverso i gesti delle moltitudini, è la musica. Tra tutte le espressioni di un qualsiasi tipo di creatività, quella maggiormente utile ad accompagnare i gesti, certe volte assolutamente distanti dal suo contenuto. In altri casi, cadenzati e addirittura migliorati dal susseguirsi delle note calibrate ad uno scopo evidente. Chi può davvero garantire d’altra parte, nel fragore coincidente a un luogo simile, che la voce e direttive dell’ufficiale supremo, possano effettivamente essere udite dai suoi sottoposti? Chi se non l’aeneator, soldato veterano esperto suonatore di strumenti a fiato, esonerato dalle mansioni o i compiti eccessivamente rischiosi. Proprio perché sua, era la responsabilità di prolungare e ottimizzare l’opportuna ricezione della mente al comando. Figura nella fattispecie non dissimile, all’interno delle presenti circostanze, da quella del suonatore sperimentale Abraham Cupeiro, famoso in Spagna soprattutto per aver ricreato e portato in tour il corna o “corno di mucca”, desueto attrezzo sonoro utilizzato dai pastori della Galizia medievale. Ed ancor più di ciò, anche nel resto del mondo, grazie alla sua lunga passione nel dimostrare l’utilizzo specifico di taluni storici strumenti musicali tipici dell’Antica Roma, utilizzati in maniera continuativa almeno dall’introduzione della legione mariana (fine II sec. a.C.) fino alla caduta dell’Impero d’Occidente (476 d.C.). Come questo eccezionale cornu o grande tuba a forma di lettera G con asta di sostegno lignea centrale, qui utilizzato nel museo archeologico della provincia di Hispaniola per creare un’atmosfera unica capace di portare la mente ad antichi conflitti e le specifiche metodologie impiegate per risolverli a vantaggio della maggior gloria dell’Eterna capitale del mondo. Una prospettiva che val bene ricordare, in qualsivoglia tentativo di comprendere le circostanze in cui simili suoni rimbombavano sulla testa delle persone…

La tromba diritta era lo strumento maggiormente versatile dell’orchestra romana, utilizzata per veicolare messaggi di maggiore lunghezza o complessità. La sua origine etologica, per quanto è stato determinato, risulta essere la più antica, con il primo utilizzo accertato nei funerali del popolo Etrusco. Molti secoli prima che, sfruttando il suo suono, emergesse la prima superpotenza del contesto mediterraneo.

Per meglio contestualizzare l’utilizzo dei musici ed il loro ruolo all’interno dell’organizzazione delle antiche legioni, viene dunque frequentemente citato un passaggio del Re Militari, manuale dedicato dall’autore Vegezio vissuto nel IV sec. d.C. alla figura di un Imperatore mai citato per nome. Ma che si ritiene possa essere stato Teodosio I, ultimo sovrano dell’Impero prima della scissione amministrativa nelle due metà, d’Oriente ed Occidente, aprendo una tradizione secolare secondo cui testi dal tema e contenuti simili sarebbero stati associati alle figure d’importanti condottieri nella storia militare del Mondo Antico. Nel capitolo sull’argomento si parla dunque del modo in cui un saggio sovrintendente delle gesta delle moltitudini armate dovrebbe utilizzare gli strumenti degli aeneator per coordinare le sue manovre o dare l’ordine di compiere un assalto, riservando gli ordini maggiormente complessi ad armonie prodotte dalle trombe diritte o lituus, alternativamente costruite da corna d’animali o fogli d’ottone ribattuti fino alla forma tubolare simile a quella di una grande pipa. Laddove il più ingombrante e rumoroso cornu ricurvo, generalmente situato in prossimità dell’insegna dell’armata, veniva suonato da un musico di alto grado, talvolta prossimo o superiore a quello di centurione, nel momento cui l’attenzione degli uomini doveva essere richiamata ad un segnale visivo, come un insegna colorata corrispondente all’implementazione di una manovra predeterminata. Di tale implemento, nel frattempo, esisteva una versione con un calibro più piccolo del tubo principale ed una campana finale maggiormente allargata, chiamata buccina, il cui utilizzo maggiormente prosaico includeva il suono della sveglia o l’annuncio delle ore dei pasti. Prevedibilmente fatta risuonare dai polmoni di addetti il cui prestigio e privilegi risultavano simili a quelli di un soldato comune.
Le armonie prodotte da ciascuno di questi strumenti a fiato, d’altronde, venivano tenute in alta considerazione al punto da essere associate all’autorità o presenza dell’Imperatore in persona, che veniva spesso accompagnato dai loro suonatori di cornu quando supervisionava l’esercito a ritornava alla sua testa in un trionfo per le strade dell’Urbe. Nelle cui province una particolare ricorrenza del mese di Marzo dedicato alla guerra, citata estensivamente dallo storico Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) prendeva il nome di Tubilustrium, consistendo essenzialmente della benedizione istituzionalizzata delle trombe dell’esercito all’interno dei templi di Marte, Giove e le altre divinità facenti parte della religione di stato. Un passaggio giudicato fondamentale al fine di preparare l’esercito ai conflitti che lo aspettavano durante i mesi estivi, al fine di difendere e perché no, ampliare i confini del potente Impero.

L’utilizzo delle buccine in orchestre di epoca moderna è sostanzialmente sparito, con l’eccezione di alcuni componimenti scritti da Ottorino Respighi (“Pini” e “Fontane” di Roma) nel primo terzo del Novecento. Pur prevedendo, se necessario, di sostituirle con ottoni più facilmente reperibili al suo tempo.

Per quanto concerne la specifica versione del cornu suonato da Cupeiro nel video di apertura, esso è dunque una fedele ricostruzione di alcuni manufatti in bronzo ritrovati presso i resti della città di Pompei, databili al I secolo, ma anche diversi mosaici e bassorilievi di epoche successive, che continuarono lungamente a dimostrarne l’impiego in contesti d’azione. Come le figure dei musici ritratti sulla colonna di Traiano, mostrati mentre accompagnano l’eponimo sovrano durante il suo ritorno dalle vittorie in Dacia nel 101-106 d.C, o ancora le raffigurazioni rilevanti nelle ville di Zilten (Libia) e Nennig (Germania) dove intere orchestre si sarebbero esibite nel silenzio eterno dei frammenti architettonici capaci di giungere, ragionevolmente intatti, fino al principio della nostra Era. Mentre il suono, inevitabilmente, continuava a mutare. Per tutta l’epoca dell’Alto Medioevo, quando il testo di Vegezio diventò una lettura pressoché obbligata per gli uomini d’arme al comando, che nel contempo osassero definirsi anche ragionevolmente colti, e i suonatori militari d’Europa iniziavano a sostituire i loro lituus, corni e buccine con gli antenati dei moderni tromboni.
Togliere la guerra dalla musica significa, come in ogni altra circostanza dello scibile umano, raggiungere uno stato più elevato e significativo pertinente al suo continuativo miglioramento. Il che può condurre, come afferma lo stesso Cupeiro in alcune interviste, a un fondamentale fraintendimento. Poiché la ricerca del sublime, per quanto utile all’accrescimento della condizione umana, non rispecchia il nostro essere profondo né l’organizzazione della vita che caratterizza creature per loro natura imperfette. Come anticipo al ritorno verso il valore intrinseco nella ricostruzione della musica antica, con le sue metodologie maggiormente affini al nostro subconscio. E l’evocazione di uno stato mentale che potremmo definire, al tempo stesso, mistico e soprendente.

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