Scoperta l’altra rana che si nascondeva sotto il muschio di palude vietnamita

Quante volte, quanto tempo, quali giorni. Dei molti trascorsi allegramente, presso i margini più esterni della giungla nella florida regione di Việt Bắc. Con un sacco di amicizie, un sacco di cartine e un piccolo sacchetto d’erba, coltivata nei giardini della nostra pura sussistenza. Cibo…Fumo… Nutrimento, per l’anima e qualche volta la mente, utile al prolungamento dei momenti in cui dimenticare quel Difficile bagaglio di pensieri ereditati dalle circostanze. Questioni semplici & leggere, s’intende. Alterazioni lievi che non violino la legge di Hanoi. Niente che potesse giungere a creare un allucinazione… Come questa? L’erba che cammina? Quattro zampe ed una testa triangolare, un paio d’occhi neri che si affacciano dal bordo del sacchetto trasparente? E un suono tanto ripetuto ed insistente… Che riecheggia tutto attorno ai tronchi, senza nome e privo di una chiara direzione o provenienza. Come il canto stupefacente di un uccello, ma tradotto nella lingua dei roditori. “Ahimé ho visto un topo, un topo fatto d’erba.” Se non fosse per il modo in cui insisteva a muoversi, poco prima d’inoltrarsi fino al bordo di quel tronco. E quando con un balzo lieve, va per scomparire sotto il pelo dello stagno. Plof!
Questa una delle diverse circostanze, assai possibili ma non verificabili, in cui una siffatta creatura potrebbe essersi introdotta all’occhio degli spettatori umani. Accidentalmente, come si confà a creature tanto timide e incostanti, assai remote per l’estendersi del proprio habitat, tutt’altro che semplicemente raggiungibili, persino dalla scienza più determinata. Per cui se dici Theloderma fuori da un determinato ambiente, tutto ciò che ottieni è un senso di totale indifferenza, forse accompagnato dalla classica scrollata di spalle nei confronti di quel genere assai poco noto. Purché tu non stia parlando con figure professionali come quella del Dr. Tao Thien Nguyen del Museo Naturale del Vietnam ad Hanoi e i suoi diversi colleghi tedeschi, collaboratori dello studio pubblicato alla metà di marzo dedicato all’approfondita descrizione, e prima classificazione tassonomica, di quella che può soltanto essere una specie totalmente nuova: la T. khoii, trovata a 1.320-1.750 metri d’altitudine sopra il livello del mare. Una maestosa raganella, ricoperta di tubercoli sporgenti, la cui livrea su varie tonalità di verde appare totalmente indistinguibile da un pacco di muschio pressato venduto spesso nei negozi di modellismo. O altre… Più divertenti o alternativamente amorali concrezioni d’erba. Così come le altre sue parenti già note alla scienza, appartenenti a una ventina abbondante di specie diverse, assomigliano volutamente a strati di corteccia, foglie morte o addirittura guano d’uccello. Poiché chi vorrebbe mai provare ad assaggiare un simile rifiuto posto ai margini del sentiero? Fatta eccezione per l’eventuale cane… Coprofago… S’intende…

Tempo di nuovi arrivi, apertura dei secchielli e integrazione nel terrario di famiglia. Chi ha detto che l’acquisto il cellulare o computer nuovo siano le cose migliori che può portarti a casa il corriere?

Anche chiamate rane arboricole mimetiche del Vecchio Mondo, gli anuri del genere Theloderma, parte assai significativa della vasta famiglia delle Rhacophoridae, vengono convenzionalmente associate alle loro parenti più facilmente osservabili in natura per quanto concerne l’aspetto ecologico e comportamentale. Pur non disponendo di un alto numero di studi specifici, possiamo perciò affermare con ragionevole certezza comprovata dalla logica che debba trattarsi di mangiatrici opportuniste, primariamente insettivore, ma che non disdegnano di fagocitare occasionalmente materia d’origine vegetale come boccioli o semi, mentre per la protezione dai predatori si affidano all’innato mimetismo e la capacità di rendere difficile rintracciare la provenienza del proprio verso, causa la particolare forma dell’onda sonora che riescono a generare. Essendo prive di palato superiore o denti come tutte le rane, a questo punto, esse aprono la grande bocca più larga che alta per poi premere verso il basso chiudendo e stringendo gli occhi, l’unica modalità di cui dispongono al fine di riuscire ad ingoiare il cibo. La dimensione media di queste creature si aggira normalmente tra i 2 e i 7,5 cm, il che pone la nuova specie T. khoii nel gruppo delle varianti più corpose, vista la lunghezza di 52 mm nel maschio, 59 nella femmina. Entrambe creature fortemente allineate verso la parte acquatica della propria esistenza, che trascorrono i loro giorni nascoste in prossimità o dentro lo stagno, da cui fuoriescono senza falla nel momento fondamentale della loro riproduzione. Condotta mediante la deposizione di uova da parte di lei in un luogo riparato fuori dall’acqua, generalmente 4-20 in mezzo a rocce ricoperte d’erba o altri elementi del paesaggio lacustre, ove lui provvederà a fornire il proprio materiale genetico provvedendo all’importante rituale della fecondazione. Al momento della nascita, dopo un periodo di circa una-due settimane, i piccoli girini balzeranno quindi direttamente dentro l’acqua, fermo restando come l’eventuale attacco di un predatore possa indurre ad un disperato tentativo di mettersi in salvo mediante un tuffo anticipato anche di svariati giorni. Il tempo di maturazione fino alla trasformazione in vero e proprio anfibio può richiedere quindi fino a diversi mesi o quasi un anno, mentre la durata della vita complessiva può raggiungere in cattività anche i 15 anni, benché risulti essere probabilmente più breve nel contesto selvaggio. Un risultato, comunque, niente affatto trascurabile per una rana.

L’addomesticazione delle rane può apparire come una contraddizione in termini, sebbene sia del tutto possibile condividere dei bei momenti con le creature che si è imparato a conoscere ed ammirare. Anche senza pretendere, necessariamente, di toccarle con mano una volta che si sono ambientate nella loro nuova abitazione.

Le rane del genere Theloderma, pur essendo prevedibilmente minacciate nel loro vasto areale capace d’includere il Vietnam, la Cina, e buona parte del Sud Est Asiatico fino alle isole della Sonda, possiedono il significativo vantaggio di poter essere allevate facilmente in cattività. Il che ne ha fatto, prevedibilmente, degli animali da compagnia particolarmente apprezzati, nonostante la difficoltà nel mantenere il terrario (o ancora meglio, paludarium) alla temperatura e umidità corretta, nonché l’esigenza di limitare il più possibile le interazioni dirette. Trattandosi di animali schivi e solitari, infatti, il ripetuto stress causato dal contatto con gli umani può avere effetti negativi sulla salute dell’animale. Non che debba essere io a dirlo agli esperti in materia: visto il costo non proprio accessibile di fino 150-200 dollari l’esemplare che è possibile constatare presso alcuni rivenditori online, difficilmente l’acquirente di una simile creatura potrà configurarsi come un erpetologo alle prime armi. O quanto meno, imparerà in fretta.
Il fatto che la natura possa superare agevolmente le macchinazioni del nostro cervello fantastico è un dato largamente acquisito dal senso comune. Sebbene non siano davvero così tanti, persino al giorno d’oggi, a dirsi convinti che neppure un’allucinazione possa essere del tutto irraggiungibile dalle regole del tutto imprevedibili della realtà. Perché l’erba del canneto potrà anche trasformarsi in una rana… Ma questo non significa che debba esser giusto, o in qualsivoglia maniera conveniente provvedere all’arrotolamento e successivo avvicinamento alla fiamma viva del tuo accendino.

Alcune foto della rana mimetica e una sua parente per comparazione dallo studio del Dott. Nguyen: A, C, E. Theloderma khoii sp. B, D, F. Theloderma bicolor sp.

Lascia un commento