L’esigenza di proteggersi dai predatori, saccheggiatori, conquistatori ed estremisti di varia natura ha portato nei secoli alla costruzione di alcune delle strutture più notevoli nella storia dell’architettura. Capaci di svettare con formidabile imponenza, molto prima che l’invenzione del cemento armato potesse rendere una tale qualità comune quanto l’aria che respiriamo. Non è per questo una carenza tecnica, di porre in essere qualcosa di simile ed al tempo stesso più imponente delle opere degli antichi sovrani o proprietari del feudo, a fermarci, bensì l’apprezzabile assenza di una ragion d’essere nell’era per lo più civilizzata dei nostri giorni. E se del resto a una fazione organizzata dovesse venire voglia di violare il nostro forte, oggi esistono elicotteri, esplosivi, cannoni dall’incalcolabile potenza d’assedio. Immaginate perciò la sorpresa degli abitanti del villaggio di Stobnica, sui margini della principale foresta relativamente vergine rimasta entro voivodato della Grande Polonia, nello scorgere un torrione alto 50 metri fare capolino oltre le cime degli alberi, appena qualche settimana dopo l’erezione di una gru del tipo utilizzato normalmente per la costruzione dei grattacieli. Con grande risonanza mediatica (poteva essere altrimenti?) Ed immediate voci di corridoio, in base a cui lo sproporzionato complesso in costruzione dal 2015 sopra l’isola artificiale in un laghetto vicino, facente parte del complesso sistema idrografico del bosco di Notecka, dovesse costituire una sorta di emblema appariscente, o magnifica residenza estiva, della famiglia del recentemente scomparso miliardario Jan Kulczyk. Forse persino il suo mausoleo. Come ogni altra strampalata teoria popolare, tuttavia, non ci sarebbe voluto molto affinché la stampa generalista si affrettasse a smentirla nella sua costante ricerca di uno scoop, attribuendo effettivamente l’opera all’imprenditore immobiliare Dymitr Nowak, presidente della società JDT nonché figlio del facoltoso fondatore dell’azienda di abbigliamento Solar Company SA. Per ragioni… Ad oggi non ancora dichiarate, sebbene non ci voglia molto ad applicare l’uso della logica all’intera faccenda, immaginando una cittadella fortificata con 46 alloggi, in assenza di bandi di reclutamento per le compagnie armate prima dell’arrivo dei barbari da Oriente, come un qualche tipo di struttura ricettiva o di albergo. Mentre nel corso degli ultimi anni l’improbabile costruzione continuava a crescere fino all’aspetto attuale, non così lontano da quello dell’inaugurazione prevista entro l’anno 2025, esattamente una decade dopo la posa della prima pietra. E l’inizio delle polemiche, tutt’altro che ingiustificate…
Perché vedete, il problema del castello di Stobnica non è meramente relativo al buon gusto o l’effettiva necessità di costruire qualcosa di simile. Quando si considera l’effettivo posizionamento nel bel mezzo di un parco naturale di notevole rilevanza, tutelato dall’iniziativa internazionale Natura 2000, dietro l’ottenimento di una serie di permessi regionali e governativi con procedure in seguito soggetto di approfondite analisi da parte delle magistrature. Al punto che nel luglio del 2020, con notevole risonanza in tutta la Polonia, si è giunti all’arresto di sette persone legate alla costruzione, inclusi gli impiegati statali che avrebbero rilasciato, accettando dichiarazioni e studi di fattibilità chiaramente non sanzionati o del tutto mendaci, il terreno come adatto a tale opera ingombrante molto al di sopra dei due ettari dichiarati inizialmente. Nonostante l’esigenza di drenare parzialmente il lago prima ancora d’iniziare a porre le fondamenta, in una zona considerata fino ad oggi come un intoccabile santuario per gli uccelli migratori, ed altre creature terrestri dell’Europa Centrale. Le successive e reiterate udienze in tribunale, coadiuvate dalle tardive proteste dei gruppi ambientalisti ed ecologici (i quali fino a quel momento, non sapevano semplicemente dell’esistenza del “castello”) non furono tuttavia a quel punto sufficienti ad arrestare i lavori in corso d’opera, senza considerare come l’eventuale demolizione futura dell’opera avrebbe portato assai probabilmente ad ulteriori e significativi danni per il territorio. Perciò poiché nulla può esistere in uno stato d’immobilità continuativa, l’impossibile fortezza ha continuato a crescere, avvicinandosi progressivamente al suo aspetto finale. Un traguardo, tutto considerato, niente affatto trascurabile: poiché il cosiddetto castello di Stobnica riesce ad essere, nonostante i presupposti di un letterale ecomostro, un qualcosa di oggettivamente affascinante, persino fiabesco nel suo stato corrente. Esso è stato concepito dal rinomato architetto polacco Waldemar Szeszuła, il quale non rilascia dichiarazioni ma si dichiara fiducioso nelle verifiche legali del suo committente, come un vero e proprio insediamento medievale dotato di una lunga storia, con gli evidenti segni di strati sovrapposti di restauro ed ampliamento. Elementi fortificati in grado di richiamarsi all’austerità dello stile gotico, con una fila di bifore dal vago aspetto rinascimentale, integrate in quello che poteva aver costituito una sorta di monastero incorporato nelle mura, prima che il signore del feudo locale si occupasse di far crescere verticalmente ed abbellire ulteriormente la sua antica e prestigiosa residenza. Più volte paragonato al castello di Malborok dell’era della guerra dei tredici anni (1454 – 1466) combattuta contro l’ordine Teutonico a tutela della Confederazione Prussiana, per le sue dimensioni paragonabili pari a 100 x 150 metri, il futuro resort presenta piuttosto una vaga somiglianza a cittadelle fortificate come Mont Saint Michel, il castello di Volterra o il centro storico di San Gimignano. Una sere di aspirazioni che lo pongono, alquanto prevedibilmente, fuori dal tempo e dal contesto geografico di collocazione, rendendolo del tutto privo di alcuni degli aspetti che potrebbero dirsi maggiormente rappresentativi delle fortezze polacche medievali, tra cui le facciate di mattoni rossi e i grandi tetti spioventi circondati da torri aguzze a pianta circolare.
Così risulta difficile non restare colpiti, almeno in parte, dall’imponenza e la soltanto relativa incoerenza dell’improbabile opera, per quanto costruita in una zona che avrebbe meritato un ben più alto grado di tutela. Dopo tutto, è stato dichiarato in relazione alla faccenda: “La foresta di Notecka fu in buona parte piantata dall’uomo nella seconda metà del XIX secolo” e questo, pare… Dovrebbe renderla un bersaglio lecito per le presenti o future mire d’urbanizzazione. Senza contare come, ci ha pensato lo stesso architetto Szeszuła a dichiararlo: “Gli uccelli amano le strutture sopraelevate piene di angoli ed anfratti. Magari chi può dirlo, un falco pellegrino potrebbe addirittura fare il nido sulla cima della torre più alta.”
Praticamente come capita ogni tanto al Pirellone di Milano, ad ulteriore concessione araldica di chi è capace di apprezzarne le ducali implicazioni. O magari richiamandosi, in modo pressoché diretto, all’aquila che campeggia come simbolo dell’opulenza sull’attuale moneta da 5 złoty. Chi ha detto i vecchi Dei vengono accantonati, con il susseguirsi delle alterne ed incessanti generazioni? C’è sempre tempo per tornare a tessere le lodi di Mammona, sopra il trono ingioiellato dei dorati sotterranei consacrati al “bisogno”.