L’altro trono di Michele arcangelo che si affaccia sull’Atlantico del Nord

Sotto il velo delle nubi, oltre lo schermo della nebbia, dietro la barriera dei flutti, per oltre un millennio le due fortezze si sono guardate a vicenda. Come una linea divisoria, tracciata tra le sagome indistinte, ne ha permesso la continuativa comparazione: poiché laddove una cresceva, l’altra non era da meno. E quando una torre veniva aggiunta per guardare verso il mare innanzi alle rive della Normandia, lo stesso avveniva in Cornovaglia. Tutti conoscono, del resto, Mont-Saint-Michel. Molti conoscono, allo stesso modo, St. Michael’s Mount? Certo, se appartengono alla terra di Britannia. O vivevano tra i Greci ai tempi delle poleis, quando il siciliano Diodoro scrisse nelle proprie cronache dell’isola di Ictis, dove gli abitanti culturalmente remoti estraevano e commerciavano l’essenziale stagno, utilizzato per il bronzo necessario a combattere le guerre del Mondo Antico. Naturalmente molto sarebbe cambiato attraverso gli anni ed altrettanto naturalmente, l’isolotto costiero sarebbe stato a un certo punto fortificato. Come resistere, del resto, alla tentazione… Accessibile ad orari alterni, a causa dei flussi e riflussi di marea (altro elemento equanime con la condizione dell’omonimo in territorio francese) questo recesso dell’estremo meridione britannico fu lungamente visto come alternativa all’isola di Isola di Wight, in qualità di chiave d’accesso a un regno, o variegata quantità di essi, che non fu mai FACILE invadere. Partendo da sud. Non prima di aver lungamente assunto, di suo conto, un profondo significato ai fini della religione cristiana. Si parla a tal proposito già nell’ottavo secolo dopo Cristo, durante il regno di Edoardo il Confessore figlio di Etelredo II “lo Sconsigliato”, di un monastero benedettino che costituì per qualche tempo il priorato di tutta la penisola di Cornovaglia, per circa tre secoli e finché l’inizio della guerra dei cent’anni non portò alla dissoluzione dei monasteri in terra inglese. Ma non della sacralità per lungo tempo percepita, e attribuita da un gremito popolo, a località come questa. Sebbene privo per la prima parte della propria storia del tipo di estensive costruzioni monastiche che caratterizzavano il più celebre Monte di San Michele, già edificato attorno ai primi anni del ‘700, l’insediamento costiero britannico avrebbe dunque ricevuto in questi anni il suo primo castello inclusivo di chiesa e alloggi ecclesiastici, dimostrando un intento fortemente incline alla versatilità d’impiego. Soltanto in seguito, d’altronde, si sarebbe cominciato a motivare tale impresa con l’apparizione pregressa dell’eponimo arcangelo militante attorno a quegli anni, in realtà per mera e prevedibile analogia con la leggenda del sito simile all’altro lato della Manica Inglese. Il che non avrebbe fermato, ma piuttosto incrementato la quantità di pellegrini interessati ad avventurarsi presso questi lidi, il che avrebbe portato già nel Medioevo alla costruzione di una prima accezione del pratico viale sopraelevato in blocchi di granito, privilegiata via d’accesso ai prati erbosi che circondano il piccolo complesso d’edifici. Forse non estensivo o popolato quanto quello della vasta fortezza dei Franchi, ma cionondimeno formidabile in forza di un’altezza superiore sul livello del mare. E i molti condottieri che si avvicendarono, attraverso il succedersi delle generazioni, tra le sue forti e sacre mura…

Ogni escursione presso queste sacre sponde richiede una precisa cognizione del passaggio del tempo. Giacché al sollevarsi della marea, che avviene ogni 5-6 ore, il sentiero diviene totalmente inaccessibile e andarsene richiederà l’utilizzo di una (dispendiosa?) imbarcazione.

A partire dal primo, largamente leggendario eppure fortemente imprescindibile, per il tessuto stesso all’origine dell’arcipelago inglese. Sto parlando di Meliodas padre del cavaliere arturiano Tristano nonché il sovrano della nazione di Lyonesse, alternativamente situata in corrispondenza della terra sommersa di Doggerland, un banco sabbioso che fino all’ultima Era Glaciale aveva unito la Germania alla Danimarca, oppure tra la Cornovaglia e le isole di Scilly, per un simile fenomeno della modifica dei confini emersi. Associazione fortemente avvalorata dall’antico nome di St. Michael’s Mount in lingua cornica: Karrek Loos yn Koos, ovvero “la roccia della brina tra gli alberi della foresta”; quella che potenzialmente si trovava, in quei tempi remoti, tutto attorno all’area oggi coinvolta dal sollevamento della marea. Il che costituisce soltanto la prima delle molte leggende collegate a questo luogo, inclusa quella particolarmente celebre di Jack l’Ammazzagiganti. Eroe fiabesco il quale, armato di spada e cintura magica, chiamò a se dinnanzi alla montagna il temuto essere titanico che aveva il nome di Cormorano, ma non prima di aver scavato e nascosto un pozzo profondo innanzi al torreggiante uscio della sua dimora. Entro il quale egli cadde, liberando il popolo dalla sua lunga tirannia. Forse una metafora o allusione storica, se così vogliamo definirla, alla vicenda personale del barone Barry Pomeroy, ribellatosi assieme a Giovanni Plantageneto contro il regno del fratello Riccardo, destinato a suicidarsi nel 1193 proprio gettandosi dalla torre più alta del castello-monastero costiero di cui aveva ricevuto la custodia, alla notizia del ritorno del legittimo sovrano dalle crociate in Terra Santa. Iniziò dunque un lungo periodo di conflitti durante il quale il seggio dell’arcangelo non cessò mai di avere una certa significativa rilevanza, fino alla guerra dinastica delle due rose vinta da Edoardo IV, che restituì all’isola la sua antica funzione religiosa con la costruzione di un’abbazia. Siamo nel 1462, in un’epoca in cui la rilevanza politica dell’intera Cornovaglia, soprattutto per i rapporti con il continente, sembra essere passata in secondo piano. In questo periodo viene costruito sulla costa innanzi all’isola il villaggio di pescatori di Marazion, destinato anch’esso a subire tribolazioni non del tutto indifferenti nell’incedere impietoso della Storia. Incluso lo tsunami del 1755, concausa del tremendo terremoto di Lisbona dello stesso anno, che avrebbe visto il mare salire di ben due metri sopra il livello costiero dell’intera penisola, con gravi conseguenze narrate dal cronista e scrittore coévo Arnold Boscowitz. Già a quel punto di proprietà, da oltre mezzo secolo, dell’importante colonnello e politico John St. Aubyn, l’isola venne tuttavia ricostruita, il viale di accesso rialzato e buona parte delle mura dell’antico castello rinforzate e decorate con elementi romantici allusivi a storie di antichi sovrani e cavalieri, così come l’elegante giardino costruito su una serie di rocciosi terrazzamenti.

La visita al moderno castello di St. Michael, in buona parte il risultato degli ammodernamenti ed estensivi restauri realizzati dalla famiglia Aubyn durante il XVIII e XIX secolo, richiede il pagamento di un biglietto, così come l’accesso all’isola stessa fin dall’epoca del Covid. Una misura finalizzata al contingentamento, ma anche valida a raccogliere i fondi per mantenere il complesso in buono stato.

Oggi, con larga probabilità, il sito turistico più famoso e notevole di tutta la Cornovaglia, la montagna isolana di St Michael viene nondimeno trascurata da parecchi viaggiatori in terra d’Albione, che frequentemente si dirigono verso nord dopo essere sbarcati agli aeroporti di Londra. Il che costituisce, almeno in parte, la ragione dello stereotipo che parrebbe subordinarla alla controparte normanna, laddove i due castelli costieri furono altrettanto significativi per un periodo estremamente lungo della pregressa storia d’Europa E come avrebbe potuto essere altrimenti, con i lunghi e reiterati conflitti tra i rispettivi paesi d’appartenenza? Fino all’inizio del secondo conflitto mondiale, quando vennero entrambi dotati di cannoni e mitragliatrici, contro un nemico comune che costituì un punto di svolta per il futuro di un continente. Poiché nessun gigante circondato dal suo popolo può essere sconfitto, senza fare impiego dei corretti strumenti. E le leggende nascono, frequentemente, sulla base dei fatti riportati in modo fin troppo accurato sulle cronache di chi le ha vissute in prima persona. In tempi di gran lunga troppo interessanti… Eccessivamente memorabili, sotto il peso delle loro terribili conseguenze.

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