Dieci zampe per saltare, un granchio, e la sua danza contro il mare

Orgogliosa e immobile, saggia e silente, la draconica creatura sugli scogli delle Galapagos osservava intenta l’orizzonte. Scura quanto il concludersi del meriggio, con due occhi come braci e l’irta cresta simile a un pinacosauro, pareva momentaneamente indifferente da ogni aspetto della Terra e quello che la occupa, finché non sobbalzò improvvisamente. Che cosa, esattamente, aveva disturbato la meditazione dell’iguana marina? Uno screzio policromo dorato, l’agile operoso Dio degli spazzini, se soltanto essi volgessero lo sguardo e le venerazioni verso il mare. Sulla lunga costa di quel continente, e le sue isole connesse o annesse, il cui nome s’identifica in America Meridionale. Mentre i granchi, tutto questo, non interessa in alcun modo. Mentre vengono e puliscono dai parassiti, così come spazzano le alghe dalla cima delle rocce scivolose, così come tale stirpe ha fatto fin da immemore generazioni. Buongiorno dunque Grapsus grapsus, o “Sally piè leggero” come tendono a chiamarti dalle tue parti, e buongiorno anche alla voce familiare di David Attenborough. Che con il piglio della consuetudine, commenta ed accompagna l’avventura di un piccolo manipolo d’eroi… Di tutti i giorni. Come definire in altro modo i crostacei al centro della serie di vicissitudini qui dimostrate, sotto l’occhio scrutatore delle telecamere della BBC, mentre compiono la traversata verso i propri pascoli elettivi, costituiti da rocce sporgenti oltre il confine costiero… Effettivamente raggiungibili, o almeno così sembra, unicamente grazie ad una serie di sobbalzi e salvataggi all’ultimo secondo, in confronto a cui persino l’avventura del protagonista idraulico dei videogiochi apparirebbe niente più che una tranquilla passeggiata. Ivi incluso il qui mostrato comportamento di colei che occupa un livello superiore nella catena alimentare, niente meno che l’Echidna catenata o murena dalla distintiva livrea, che neppure il più ambizioso game designer avrebbe mai pensato di ritrarre nel protrarsi di una simile contingenza: mentre salta, come niente fosse, sopra e fuori dall’acqua, strisciando alla maniera di una serpe surreale nella ricerca della sua croccante preda. Incubus da cui salvarsi, dunque, sfidando a propria volta l’ordine costituito e la forza di gravità stessa. Nell’esecuzione di quel gesto che, tra tutti, meno sembra affine a un compatto e variopinto carro armato della natura: proiettarsi dal suolo, via nell’aria e verso l’iperboreo accenno all’indomani…

Normalmente osservati sulle spiagge del Pacifico, i granchi Sally sono stati sottoposti ad uno studio in acque dolci soltanto una volta, nel 2017, dopo che li avevano trovati all’interno di un ruscello sull’isola di Trinidade.

Con un carapace lungo non più di 8-10 centimetri, a cui aggiungere cinque paia di zampe incluse le taglienti chele manipolatorie, il granchio al centro di queste salienti scene può essere immediatamente identificato grazie alle notevoli armonie cromatiche degli esemplari adulti. Con una sfumatura andante dal rosso al giallo passando per l’arancione, effettivamente non così efficace nel mimetizzarlo contro le spigolose superfici del suo habitat d’appartenenza, il pietroso bagnasciuga. Questo perché il nostro amico “Sally”, così chiamato a quanto pare per analogia con una misteriosa ballerina dei Caraibi, risulta effettivamente in grado di evitare gli assalti di una vasta gamma di predatori. Inclusa la sopracitata bocca-di-murena, assieme ai suoi colleghi ed egualmente dimostrati polpi che sobbalzano fuori dai flutti, per non parlare di pesci, uccelli e l’occasionale gatto di proprietà di un pescatore. Il cui muso incuriosito, il granchio è in grado di colpire con un getto d’acqua in grado di spiazzarlo per qualche secondo, giusto il necessario per scattare via con le sue zampe, verso un pratico pertugio o ruvido punto d’atterraggio incrostato dalla forza stolida del mare. Il che non significa, d’altronde, che simili distintive creature possano sopravvivere a tutti, o persino la maggioranza dei pericoli che tendono a insidiarli, giustificando pienamente dal punto di vista ecologico una capacità di proliferazione superiore alla media. Così che la femmina di tale specie, fortunatamente lungi dall’essere minacciata nonostante le pressioni occorse nei suoi legittimi luoghi d’appartenenza, è solita produrre tra le 20-100 uova ad ogni sopraggiungere della luna piena, per tutto il corso dell’anno, nella sapiente ed informata ricerca di un partner capace di fecondarle. Al che segue l’ingegnosa deambulazione, della decapode materna con il proprio carico di nascituri attaccato all’addome, fino alla schiusa dopo circa un meso agevolata e indotta con un particolare tipo di manovra. Molto singolare a vedersi, durante cui ella si strofina energeticamente contro la pietra, affinché le larve lunghe ormai 0,5 centimetri e per questo pronte a sopravvivere si stacchino, cadendo tra i flutti del bagnasciuga. Andando lì, verso l’imponente colonna oceanica, dove continuando a nutrirsi di plankton rimpiazzeranno rapidamente un certo numero di volte il proprio carapace, fino al compiersi della metamorfosi che porterà all’atrofizzazione del loro telson (pinna natatoria posteriore) assumendo l’essenziale aspetto di un adulto in miniatura. Ma NON ancora, almeno fino al raggiungimento dei 51 millimetri di lunghezza per i maschi, 33,8 per le controparti, la capacità e funzione riproduttiva, garantiti successivamente alla pubertà con l’ingrandimento delle chele di lui e del petto della controparte femminile, al fine prototipico di trasportare le suddette uova. Sempre che uno dei numerosi pericoli, così eloquentemente dimostrati nel documentario di Attenborough, non sopraggiunga ad interrompere la loro corsa verso la feconda realizzazione delle loro transitorie esistenze in Terra. Interessante notare, nel contempo, come il granchio adulto possa risultare a sua volta un predatore d’occasione trucidando per esempio i poveri neonati delle tartarughe marine. Un gesto che giustifica, se volgiamo, il suo karma sconveniente nella maggior parte delle successive occasioni.

Normalmente socievoli coi propri simili, forse per la convenienza imprescindibile della sopravvivenza del gregge, i maschi del granchio Sally inscenano frequentemente brevi combattimenti simili a una danza al fine di conquistare la femmina, soltanto al termine dei quali vengono reputati degni di depositare il proprio sperma a destinazione.

Il che costituisce certamente un’occasione sprecata, vista l’aspettativa di vita capace di raggiungere in cattività fino ai venerabili 7-10 anni, un tempo drammaticamente lungo per un decapode di siffatta natura. Non che ciò si verifichi particolarmente spesso in circostanze naturali, dinnanzi al prolungarsi reiterato ed instancabile dei già citati processi di predazione. Il che lascia come unica arma, al granchio ballerino intento a ricavarsi e sorvegliare il proprio spazio in un’ecologia senza riposo, la sua capacità di piegare il tempo e lo spazio, il destino stesso, grazie all’utilizzo di muscoli potenziati dall’allenamento pressoché costante. E come potrebbe andare, d’altronde, in qualsivoglia altra maniera? L’uccello è incomparabile nel volo, proprio perché non può farne a meno. E lo stesso vale per il pesce nelle occulte profondità della sua salmastra piscina. Soltanto non avremmo immaginato, di poter mettere i granchi nella stessa categoria dei batraci e le cavallette nelle loro impegnative circostanze naturali. Dove un solo balzo può fare la differenza tra la vita e la morte, molte volte nel corso di una giornata. Poiché proprio questo, in ultima analisi, è la Natura.

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