L’abbraccio del ponte curvo che sovrasta la foresta malese

Come per le statue regali poste ai lati di un passaggio lacustre, nelle scenografie geografiche del mito e della fantasy contemporanea, la porta d’Oriente possedeva in tempi storici un angusto luogo di transito, configurato come due lingue di terra che soltanto con considerevole ritardo, e conseguente dispendio di risorse, le flotte dei mercanti avrebbero potuto evitare. Quel distante braccio di mare che prendeva il nome di stretto di Malacca, perlustrato da un’intera società di pirati, dove ciò che apparteneva ai detentori di un copioso capitale, molto spesso, non ci metteva molto a passare di mano. Attraverso l’applicazione di un metodo non propriamente privo di brutalità e violenza. Ma diversi secoli dopo l’Era della Società delle Indie Orientali, quando il percorso che compete alla potente città stato di Singapore si è ormai trasformato in un importante punto di riferimento per i commerci su scala globale, almeno un’isola più a settentrione ha mantenuto l’aspetto selvatico di un tempo; quella che gli scopritori cinesi chiamavano Lóngyájiāoyǐ (龍牙交椅 – Primo Punto di Approdo) e gli indonesiani Pulau Lada (Isola del Pepe) ma che fin dall’alba dei tempi, per la sua popolazione indigena di etnia austronesiana, gli Orang Laut, avrebbe preso il nome di Langkawi o “Terra del Nibbio Bramino”. Il rapace diurno dal piumaggio marrone, fatta eccezione per la testa bianca, che oggi campeggia nella piazza dell’Aquila del principale insediamento Kuah, impostante meta per il turismo locale e proveniente da molto lontano. Così come il vicino “Villaggio d’Oriente”, curiosa attrazione a 30 minuti di distanza costituita da un accogliente centro commerciale dislocato tra edifici costruiti nello stile architettonico di diversi paesi dell’Asia Orientale. Un luogo, questo, da cui i turisti più avventurosi potranno beneficiare di una delle opere ingegneristiche più celebrate di tutto il paese, la lunga e quasi verticale funivia SkyCab, inaugurata il primo novembre del 2002 al fine di raggiungere il secondo picco più alto dell’isola, il picco di Gunung Machinchang. Se non che, a partire da quel giorno, le autorità locali dovettero pensare che l’impiego del servizio non era sufficientemente frequente, quando con lo stanziamento dell’equivalente di 1,2 milioni di dollari posero le basi di un futuro pretesto per chiunque avesse l’ambizione di sperimentare un panorama tanto distintivo ed appassionante. Tre anni dopo sorse quindi, da una collaborazione tra una compagnie ingegneristica europea ed acciaierie locali, la forma iconica dello SkyBridge, struttura in grado di raggiungere gli ambiti fasti di almeno un primato: il ponte pedonale curvo sospeso (da un singolo pilone!) Più lungo ed alto al mondo. Il che neanche inizia a rendere palese i significativi meriti ulteriori, garantiti dalla sua collocazione strategica a strapiombo su una delle baie più notevoli del suo contesto geografico apparente…

lo SkyBridge risulta dotato di alti parapetti metallici con tanto di rete incrociata, rendendolo ragionevolmente sicuro anche per i bambini. Ciò detto, l’esperienza è necessariamente sconsigliata a chiunque soffra di vertigini o conosca il doloroso fascino del cosiddetto appel du vide.

Una volta pagato il biglietto per accedere alla funivia, quindi, l’aspirante scalatore delle circostanze intraprende una trasferta di 15 minuti circa all’interno di un’angusta cabina per fino a sei passeggeri, resa alquanto gelida dalla presenza di due prese d’aria nella parte superiore dell’abitacolo. Nel mezzo del tragitto è presente una stazione intermedia all’altitudine di 650 metri, dove la corsa del veicolo effettua una stretta curva, prima d’intraprendere il segmento con l’inclinazione di 45 gradi, che rientra anch’esso in una categoria particolarmente estrema tra i simili meccanismi dislocati nell’interno settore d’appartenenza. Senza quindi scendere nel punto di sosta, scelta sconsigliata poiché non è detto che una cabina parzialmente vuota per riuscire a proseguire possa sopraggiungere tanto presto, i passeggeri potranno presto raggiungere la vetta in corrispondenza di una piattaforma sopraelevata, da cui proseguire per un angusto sentiero fino all’ingresso del ponte panoramico, oppure se lo preferiscono completare la trasferta mediante l’impiego del pratico SkyGlide, un ascensore inclinato installato nel dicembre del 2015. Con un ulteriore costo del biglietto, tuttavia valido a raggiungere senza ulteriori ritardi la prima delle due piattaforme triangolari del ponte, da cui dare inizio alla propria passeggiata conoscitiva di questo spettacolare luogo di vantaggio, situato sopra l’incontaminata foresta isolana e da cui è possibile scorgere anche la cascata dei Sette Pozzi, Telaga Tujuh. Attraverso una lunghezza complessiva di 150 metri, sostenuti da un sistema di 8 cavi d’acciaio posti a dipanarsi dalla torre centrale, un pilone inclinato dell’altezza di 81,5 metri. In maniera non dissimile da quanto osservabile presso la First Cliff Walk, una piattaforma panoramica posizionata sopra la montagna svizzera di Jungfrau, ma su una scala decisamente più notevole ed imponente. Così come maggiormente accogliente risulta essere il clima, nella maniera valorizzata dal progetto dell’ingegnere Peter Wyss della Wyss Planning Consultants, che collaborando con la CEPAS Plan AG ha fornito il metodo e le competenze alla Alam di Langkawi per assemblare l’innovativa costruzione. Attraverso un approccio non propriamente semplice, poiché necessariamente basato sul trasporto d’imponenti componenti pre-fabbricati mediante l’impiego dei potenti elicotteri russi della Kamov. Il che gli sarebbe valso, pochi mesi dopo l’inaugurazione, il prestigioso premio dello Swiss Steel Design 2005, un riconoscimento raramente insignito ad opere situate fuori dal territorio elvetico dei suoi ideatori. Senza purtroppo poter prescindere da alcune problematiche di tipo strutturale, presumibilmente configuratosi come vibrazioni eccessive del sentiero sospeso, lo SkyBridge è stato quindi chiuso per un lungo intervento a partire dal 2012. Durante il quale non soltanto i suoi sostegni sarebbero stati rafforzati, ma si sarebbe proceduto all’installazione di una pavimentazione trasparente nel mezzo del suo percorso, da cui scrutare l’altitudine in maniera ancor più viscerale e diretta. Fino alla tardiva riapertura nel 2015, comunque più rapida di quanto temessero le analisi meno ottimistiche di tali impreviste circostanze.

L’isola di Langkawi: una gemma sfortunatamente poco conosciuta all’estero, nonché uno dei luoghi rimasti maggiormente incontaminati a largo della penisola malese. Il cui paesaggio, montagnoso e distante, difficilmente può lasciare del tutto indifferenti.

Con un’altezza della cima del pilone posta a 687 metri sopra il livello del mare, ed una capacità massima di 250 persone allo stesso tempo, il ponte in questione costituisce dunque ad oggi una delle meraviglie ingegneristiche più distintive ed interessanti di tutto l’ambito malese, situata non a caso sulla terra emersa di un’isola, quella di Langkawi, con significativi incentivi normativi al turismo, inclusa l’assenza di tassazione per gli acquisti successivamente espatriati. Condizione particolarmente degna di nota, che potrebbe tuttavia in futuro risentire dell’implementazione di una normativa, più volte paventata, per il divieto dell’assunzione di alcolici, secondo i precetti della religione musulmana, particolarmente diffusa nel suo territorio.
Ma quello che nessuno potrà mai cambiare, per quanto concerne questo antico luogo, è la sua posizione strategica a poca distanza da uno dei passaggi obbligati più importanti nella storia della navigazione. Così come esemplificato, ancora oggi, dalla bandiera nazionale presa in prestito dallo stendardo della Compagnia stessa. Per cui le Indie erano soltanto l’inizio, prima di accedere ai distanti luoghi del potere e della ricchezza, riportando indietro spezie dal valore pari o superiore a quello dell’oro stesso. Sotto l’occhio sempre attento d’innumerevoli vedette poste sopra simili montagne. Il cui obiettivo, al termine dei giochi, risultava essere ben lontano dall’odierno concetto di benevolenza. Ma nessun antico pirata può restare per sempre tale, quando si trova al cospetto di una simile bellezza del paesaggio. Fonte di guadagni ancor più significativi, previo allestimento della quantità minima d’accorgimenti infrastrutturali. Ed almeno un paio di “pezzi forti” capaci di stupire, costringendoli allo sbarco, i passeggeri delle distanti crociere…

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