L’ingenuità delle formiche che augurano lunga vita al bruco usurpatore

Nell’osservazione protratta della natura, attraverso i caldi e i freddi e attraverso il succedersi delle stagioni, non è raro che maturi nella mente un’importante presa di coscienza, l’effettiva percezione che in molteplici e ripetitive circostanze, l’essere pensante abbia a suo vantaggio Molto da Imparare. Prendiamo, per esempio, la vicenda e storia eternamente ripetuta del genere Phengaris, normalmente definito per antonomasia in buona parte d’Europa come Alcon Blue. Lepidottero d’aspetto semplice e attraente, con ali diafane dalla colorazione grigio-cobalto, decorate da un disegno d’eleganti puntini. La cui prerogativa principale riesce ad essere in effetti, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, uno degli approcci più insinceri ed approfittatori dell’intero mondo animale. Paragonabile, su una scala di millimetri, al progetto parassitario del cuculo. Ruba un nido, ruba una colonia sotterranea, dopo tutto cosa cambia? Geometrie diverse che conducono allo stesso diabolico coronamento: l’opportunità di dare una migliore prospettiva al sangue del proprio sangue. Condannando, senza possibilità di appello, l’altrui prole malcapitata. Ed è proprio sotto tale aspetto che si scopre, in un certo senso, la fondamentale debolezza delle formiche. Soldati indefessi, perfettamente organizzate, costruttrici di strutture sociali utili ad alimentare l’opportunità di una fortezza migliore. In cui ciononostante, gli abitanti possiedono una grande debolezza: quella di essere temibili nella loro fondamentale compattezza dei gesti e le motivazioni operative. Così da poter essere, nelle corrette circostanze, sviate di concerto alla stessa identica maniera. Non sarebbe d’altra parte totalmente scorretto definire le nostre uova di farfalla deposte, al culmine della stagione, tutto attorno a sopra i nuovi boccioli di genziana. Affinché si schiudano permettendo ai bruchi appena venuti al mondo di nutrirsi delle foglie della pianta, fino al raggiungimento di una dimensione sufficiente per passare al successivo capitolo della propria esistenza. Quando spostandosi fino al margine di tali verdeggianti promenade, protendono le proprie pseudozampe verso il vuoto e senza un briciolo d’esitazione, si lasciano cadere verso il suolo distante. La gravità, come si dice, farà il resto. La gravità e l’implicita prerogativa, posseduta sotto diverse forme dagli esponenti di questo intero genere (o ben diversificato gruppo di sottospecie, a seconda del naturalista interrogato in materia) di emettere dei feromoni attentamente calibrati, tali da passare per un tipico rappresentante della nuova generazione d’imenotteri marcianti in linea retta, le inarrestabili ed incontenibili formiche della foresta. Che assolvendo all’istintiva programmazione che le contraddistingue, si affretteranno conseguentemente a sollevare l’intruso trasportandolo ingenuamente oltre il valico del proprio sancta sanctorum: la stanza friabile ove ha sede la nursery della regina per sempre sepolta. Ed è allora, se vogliamo, che ha inizio a svilupparsi l’effettiva interpretazione animale del concetto di un vero e proprio film dell’orrore…

Esistono come già dato ad intendere una significativa varietà di specie di Alcon Blue con area di distribuzione soprattutto paleartica, tradizionalmente divise nei due generi Maculinea e Phengaris, in tempi più recenti fusi unicamente nel secondo. Così come la tendenza in determinati ambiti accademici è oggi quella di ricondurre tipologie considerate un tempo distinte a significative variazioni nel comportamento e le prerogative della singola Phengaris alcon, distribuita in ampie fasce di popolazione nell’area che si estende tra l’Europa Occidentale, la Siberia e la Mongolia. Benché nelle diverse regioni geografiche di questo ampio contesto tenda a possedere caratteristiche comportamentali e specializzazioni nelle specie di formiche oggetto del proprio inganno estremamente diversificate, così come una tendenza a seconda dei casi ad essere maggiormente passiva, oppure predatoria nella propria onnivora forma larvale. Il che sottintende, per essere maggiormente specifici, una tendenza delle specie europee a imitare semplicemente le movenze ed i suoni emessi dalla regina stessa una volta trasportate all’interno del formicaio, acquisendo il proprio nutrimento principalmente tramite la prassi della trofallassi, consistente nel gesto tipico delle formiche operaie che rigurgitano il cibo nella bocca delle proprie inamovibili compagne. Mentre tanto più ci si sposta a Oriente, tanto maggiormente i bruchi delle Alcon diventano dei veri e propri assassini delle proprie ospiti involontarie, colpendo impunemente al fine di fagocitarle una dopo l’altra mentre aumentano progressivamente nelle dimensioni fino al caso estremo della Phengaris arion o “Grande Blu” i cui bruchi possono raggiungere i minacciosi 13 millimetri di lunghezza. Il che garantisce nondimeno l’assoluta impunità da parte delle formidabili moltitudini del formicaio, semplicemente grazie alla forza del convincimento garantita dai feromoni emessi dal crudele lepidottero. Che per ogni potenziale vittima presa singolarmente, comunica esclusivamente la fondamentale direttiva di proteggere e servire il proprio stesso torturatore. E non ha più importanza a questo punto l’effettiva forza collettiva dell’intero consorzio. Ma soltanto l’incapacità di quest’ultimo di comprendere o reagire a una minaccia creata in modo ingegnoso dall’evoluzione, con l’unico scopo di riuscire a fuorviarlo. Eppure in una sorta di legge del contrappasso o del karma, neppure tale perfetta via d’accesso alla prosperità e futura metamorfosi è del tutto priva di una significativa vulnerabilità inerente. Questo per un’altra ingannatrice, non meno diabolica, del bruco stesso: la vespa parassita Ichneumon eumerus, incline come molte delle sue simili ad iniettare le proprie uova all’interno del bruco stesso. Affinché al momento della schiusa, come alieni xenomorfi, possano fagocitarlo dall’interno! Ma è la maniera in cui essa riesce a penetrare fino alla camera più oscura dell’intero formicaio, raggiungendo lo strisciante bersaglio, a lasciare letteralmente senza parole. Di nuovo grazie all’hacking odorifero della semplice mente delle formiche, tramite il rilascio di un segnale feromonico capace d’indurre in loro la reciproca ostilità. Ovvero un caos collettivo di temporanee quanto inconcludenti battaglie tra fratelli e sorelle, mentre l’ingannatrice dell’ingannatore raggiunge con rapidità impressionante il proprio bersaglio. E lo contamina con i semi che porteranno, in seguito, alla sua tragica dipartita.

Un fato tanto complesso nella sua realizzazione da permettere, naturalmente, a molti bruchi di eluderlo sopravvivendo i circa nove mesi necessari al raggiungimento di un repertorio energetico sufficiente. Per la trasformazione in crisalide che anticipa, in maniera largamente nota, la loro fuoriuscita dopo un paio di settimane, nella forma finale di una farfalla dalle ali ancora accartocciate che dovrà, in questo caso, strisciare fino all’apertura del formicaio. Ancora emettendo un segnale pacificatore, ancora ignorata per il tempo necessario delle proprie inconsapevoli madri adottive, che continueranno a brulicarle attorno nella più totale indifferenza. Finché cominciando ad asciugarsi, ella emergerà alla luce limpida del sole d’estate. Decollando per la prima, esaltante volta della propria piccola ma ben architettata esistenza. Fermo restando che le resteranno, a questo punto, soltanto pochi giorni per trovare un partner riproduttivo, prima che si concluda il tempo che gli è stato concesso tra gli altri esseri viventi su questa Terra. Dopo tutto, che interesse avrebbero a osservare nuovamente quel ciclo? Il loro scopo si è compiuto. La vita degli artropodi, con tutta la sua crudeltà e terribile bellezza, si è dimostrata capace di continuare. Finché il pianeta continuerà a ruotare. Con il suo asse non del tutto perpendicolare, suggestivo del ripetersi di un ciclo parimenti ripetitivo. Parte di un copione che ci condiziona, volenti o nolenti, alla stessa identica e del tutto prevedibile maniera.

Lascia un commento