Aspirante allevatore illustra le nozioni necessarie per fare milioni con le carpe koi

Investire somme di denaro significative? In questo clima economico? Se siete stanchi di seguire l’andamento del mercato… Se non riuscite a reperire l’hardware necessario per creare un numero ideale di Bitcoin ed Ethereum. Se tutti gli immobili della vostra città sono ormai abitati, oppure cadono a pezzi o ancora, hanno perso l’ancestrale merito e valore: di sicuro, non è facile immaginare un investimento migliore per quelli che potrebbero essere 1.000, 5.000 dollari. Ma anche 10.000 e perché no, 200.000. Ce ne sono per tutte le tasche, i gradi d’esperienza o l’appartenenza a particolari categorie protette, come “capo di una multinazionale”, “sceicco del petrolio saudita” oppure “oligarca del petrolio russo-cinese”. Personaggi che ormai stanchi di andare semplicemente in giro con la Maserati o la Lamborghini, si considerano ormai pronti a fare il grande passo… E qualcosa di simile, vorrebbero vederlo nuotare nella fresca e dolce acqua del loro giardino! Perché soprattutto, questo è il pesce che più di ogni altro rappresenta il sogno; di riuscire a possedere la bellezza; che è il perfetto incontro tra l’incredibile ingegno della natura e l’arbitraria manipolazione degli allevatori umani. Capaci di perfezionare, attraverso le generazioni, tutti quei tratti in grado di massimizzare quel valore intrinseco nascosto sotto tali e tante scaglie, code, baffi che si arricciano sotto i magnifici occhi privi di alcun tipo di sopracciglio. Così come ce li mostra, con puntualità ed entusiasmo coinvolgenti, il giovane protagonista di questa nuova serie di YouTube CoralFish12g, esperto acquarista “con oltre 10 anni d’esperienza”, avendo cominciato a coltivare questo hobby fin dalla remota età della quinta elementare. Il quale cogliendo l’occasione di un bisogno assai specifico (comprare delle carpe giapponesi per sua madre) ha scelto di riprendere e narrare l’intero viaggio figlio-genitore, destinato a condurli entrambi fino alle radici ancestrali di quella che costituisce una vera e propria arte nazionale giapponese. Fondata sulla stessa ideale attenzione per i dettagli, e l’interminabile ricerca della perfezione, di molti altri celebrati prodotti intangibili di tale cultura senza pari al mondo.
L’idea di partenza, nei fatti, è piuttosto semplice: rimpiazzare il gruppo di piranha rossi, originariamente tenuti nella pozza esterna del villino familiare a schiera, con qualcosa di più raro e prezioso. Scelto sulla base del puro ed innocente gusto estetico della donna, ma anche prelevato direttamente là, dove sia stato possibile apprezzare prima il vero significato delle cose. Ed è già nel primo video della serie, che conduce i due a prendere il volo verso l’isola nipponica di Honshu e parla di VERITÁ, GUADAGNO e INVESTIMENTO che l’effettivo portata del piano inizia a prendere forma sotto gli occhi stessi dello spettatore. Un progetto fondato sulla collaborazione dei contatti del figlio, per acquisire almeno in parte le basi necessarie a rendere questa occasione di svago l’inizio di un nuovo processo aziendale. In altri termini, carpire almeno in parte il fulmine in bottiglia, che ha permesso ad alcuni piccoli villaggi tra le montagne di Nagaoka, nella prefettura di Niigata, di raggiungere il Prodotto Interno Lordo di una piccola nazione dell’Est Europa (o due). E di sicuro, se qualcuno avesse provato a vendere prima del XIX secolo un qualsivoglia esemplare della stolida e affidabile carpa del fiume Amur (Cyprinus rubrofuscus) per somme cospicue di denaro, la reazione più probabile che avrebbe incontrato sarebbe stata l’incredulità e forse, qualche accenno di estrema ed improvvisa ilarità collettiva. Almeno finché nell’anno 1912, con l’Esposizione Universale di Tokyo, il pubblico internazionale non ebbe modo di apprezzare coi propri stessi occhi le notevoli vette estetiche raggiunte da questa particolare branca della selezione artificiale, così indirettamente ispirata all’allevamento cinese del jīnyú o tipico pesce rosso (Carassius auratus) creatura in realtà soltanto imparentata alla lontana con i ben più massicci pesci domestici giapponesi. La nuova varietà venne chiamata quindi nishikigoi (ニシキゴイ oppure 錦鯉)dall’unione di termini capace di significare “gioiello che nuota”. Per una metafora assolutamente rappresentativa, delle vette già raggiunte a quel tempo dai più rinomati allevatori della zona di Ojiya e Yamakoshi. Dove ormai ben pochi in percentuale, tra i molti cultori di questa preziosa arte, possono affermare di essere stati in prima persona…

Brevemente narrata nel corso dei video di CoralFish, la triste vicenda del terremoto del 2004 di Chūetsu, costato la vita ad oltre 60 persone, portò a un danneggiamento significativo di molti allevamenti di pesci koi, presso cui proprietari furono impossibilitati a ritornare causa il danneggiamento delle strade montane. Dopo un lungo periodo di flessione, tuttavia, l’industria è ritornata oggi allo stato ideale, e non sembrerebbe esserci stato un momento migliore per investire.

Il tour percorso da CoralFish12g e sua madre si configura quindi sulla specifica offerta turistica dell’agenzia KoiTrips, rappresentata dall’esperto statunitense Tim Waddington, che da oltre 25 anni organizza viaggi esplorativi per gli interessati all’acquisizione diretta di uno di questi formidabili pesci proprio nella loro terra d’origine, potendo scendere tra alcune delle linee ereditarie più stimate e pluri-premiate sulla scena ittica internazionale. Con una ricerca che conduce, senza alcuna esitazione, l’intero entourage presso l’allevamento di Yamakoshi di proprietà della famiglia Shintaro, il cui slogan commerciale “Maker of Dreams” non potrà certo essere smentito, dinnanzi all’incomparabile selezione di splendenti carpe appartenenti alla più vasta selezione di dimensioni, forme e colori. A partire dalle varietà considerate le gosanke (御三家) ovvero “Tre Famiglie Nobili” per analogia con la discendenza pluri-secolare del potente primo shogun Tokugawa, che rappresentano ormai da tempo il non-plus-ultra dei pesci koi, causa l’eccezionale qualità raggiunta attraverso le generazioni nell’aspetto e le caratteristiche della loro pinnuta maestà. Rispettivamente suddivise in base alla quantità di macchie nere, in aggiunta a quelle rosse e bianche tipiche della varietà domestica della carpa, tra assenti (Kōhaku – 紅白) presenti solo sulla schiena del pesce (Taishō Sanshoku – 大正三色) o predominanti al punto di parlare di una creatura soprattutto nera, con l’aggiunta di macchie d’inchiostro bianco ed arancione (Shōwa Sanshoku– 昭和三色). Ma senza dimenticare altre specialità particolarmente apprezzate degli allevamenti Shintaro, tra cui le gialle Bekko (鼈甲) dal “colore del guscio di una tartaruga” altrettanto notevoli nella forma, ma considerate meno preziose in quanto eccessivamente simili alla naturale colorazione marrone della C. rubrofuscus. Il tour quindi prosegue quindi tra le vasche degli esemplari più giovani, dopo una breve sosta presso uno dei tori domestici usato nei bonari combattimenti bovini messi in atto durante alcune ricorrenze locali, nella spiegazione del concetto di azukari (預かり) prassi assai diffusa nell’ambiente dell’allevamento dei koi, e più volte messa in pratica con cospicui guadagni dalla stessa guida Tim Waddington. Che spiega come sia considerato desiderabile, per i nuovi aspiranti investitori di questo segmento, pagare la somma necessaria affinché l’allevatore stesso tenga al sicuro un certo numero di esemplari per proprio conto, garantendone la sopravvivenza (o eventuale sostituzione) per almeno un anno di tempo. Al termine del quale, come una sorta di scommessa biologica, sarà possibile raccogliere i guadagni di una carpa idealmente in grado di vincere concorsi, vedendo lievitare in modo significativo l’originario valore d’investimento. Il che presenta anche il vantaggio ulteriore di mantenere alta la visibilità per i possibili futuri acquirenti, personaggi dalla straordinaria ricchezza come l’ignota industriale cinese, che nel 2018 acquistò famosamente un eccezionale esemplare dei koi di Nagaoka per la somma assolutamente fuori parametro di 1,8 milioni di dollari.
Non che cifre simili, considerata la mole impressionante di lavoro necessaria al fine di raggiungere i risultati migliori, appaiano del tutto ingiustificate. Viste le letterali centinaia di migliaia di figli prodotti ogni anno da uno di questi pesci, molti dei quali dall’aspetto ordinario e privo di valore nonostante le qualità genetiche ereditate, tra cui l’allevatore dovrà attentamente selezionare laboriosamente i poco più di 10-15 piccoli dotati di migliori potenzialità, per spostarli attraverso passaggi successivi nelle vasche adatte all’esposizione e la vendita. La quale interesserà, di preferenza, i soli esemplari femminili, generalmente più grandi e dotati di una forma particolarmente desiderabile. Ma saranno solamente i più ineccepibili pesci della congrega, dopo attente considerazioni e valutazioni strategiche, a poter finalmente accedere al laghetto fangoso di proprietà dell’azienda Shintaro, letterale Shangri La sperduta in mezzo alle foreste montane dell’entroterra, in cui potranno vivere svariati mesi in un’approssimazione ragionevole dello stato brado, culminante con l’accoppiamento e l’auspicabile produzione di una nuova ondata di pinnuti campioni. In una ragionevole versione terrena di quella continua e impossibile ricerca della serenità spirituale, che potremmo definire la finalità più irrinunciabile di tante discipline filosofiche dell’Estremo Oriente.

Custodire le carpe presso quello che in gergo viene chiamato il mud pond richiede, comprensibilmente, difficili trasferte occasionali a bordo di appositi furgoni con vasche al seguito. Di sicuro, tenere pesci tanto preziosi così lontano dalla sorveglianza continuativa dei proprietari è un qualcosa di possibile soltanto in Giappone…

Completato l’appassionante visita, e commentato ogni aspetto possibile della stessa (davvero questi sono video, che andrebbero guardati più volte) CoralFish12g conduce la stimata genitrice verso il coronamento ultimo della missione, agevolandone l’attenta selezione di due particolari carpe (“Voglio proprio… QUELLE LÌ!”) faticosamente pescate dalla vasca degli esemplari di medie dimensioni grazie alla gentile collaborazione dello staff, e che potranno senza dubbio trovare un ambiente placido dove trascorrerei prossimi 25-35 anni, se conformi alla durata media della vita di questa longeva e resistente specie.
Per l’inizio di quello che potrebbe anche diventare, un giorno, l’inizio di una letterale fortuna familiare, visto come non sia realmente possibile capire in anticipo il preciso sviluppo futuro della livrea di una di queste carpe, ponendo le basi di un’eventuale crescita e il raggiungimento di qualità rare in qualsivoglia rappresentante della variopinta specie. Il che potrebbe anche creare il caso, improbabile ma non del tutto senza precedenti, che i due pesci nella pozza giungano a valere un giorno anche più della casa che li ha tenuti in ombra. Ed anche questo può succedere, persino al giorno d’oggi! Dove ogni altro ritorno d’investimento sembrerebbe a questo punto essere perfettamente calibrato su livelli “ragionevoli” per non dire, in altri termini, del tutto deludenti. Perché la vita è piena di sorprese ed ancor più ciò riesce ad essere vero, qualora si orientino le nostre aspettative su qualcosa che va oltre le razionali regole del mercato finanziario. E vive le sue quotazioni fluide, tra i gamberi ed i granchi di quell’umile fondale di fango.

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