L’attrezzatissimo percorso di metallo lungo il fianco della scogliera irlandese

Sia perciò chiaro a tutti che la forma più naturale di turismo è l’escursione, e il tipo di montagna più accessibile, soprattutto per chi vive sulle coste di un’isola rocciosa come l’Irlanda, è la scogliera. Questo è scritto a lettere palesi nell’universale repertorio delle umane cognizioni, ed ancor maggiormente appare chiaro se si osserva la casistica pregressa di un’attrazione tanto insolita e notevole, come potremmo definire al tempo stesso l’incontro funzionale di occasione, tradizione e tecnologia di “The Gobbins” nella contea di Islandmagee, rigogliosa penisola che si protende verso la Scozia e il resto dell’arcipelago che forma il Regno Unito. Un punto di passaggio, se vogliamo, posto al confine tra i pianeggianti campi di un territorio civilizzato e quello più selvaggio e inconoscibile, per sua implicita definizione, del tempestoso Mare del Nord. Non per niente si consiglia, a chiunque intenda visitare un tale luogo longilineo, di documentarsi approfonditamente in merito alle previsioni del tempo per il rischio di restarne esclusi, così come si tante volte è capitato per l’intero periodo di 113 anni dalla sua ormai remota inaugurazione. E potrà sembrarvi forse strano che una simile serie di strutture, effimera come soltanto uno zigzagante sistema di ponti e camminamenti di metallo bagnati continuamente dall’acqua salmastra possono riuscire ad essere, sia giunta intonsa fino ai nostri tempi fin dall’epoca Vittoriana, così come appare, splendida e brillante, nelle numerose testimonianze videografiche facilmente reperibili online. Il che costituisce l’assoluta verità ed apre l’immediata via verso una breve rassegna storica, per quella che potremmo facilmente identificare come una delle attrazioni maggiormente visitate di tutta l’Isola Verde.
The Gobbins nasce quindi all’inizio del Novecento, quando l’idea della sua genesi venne preventivamente ordita dall’ingegnere ferroviario di ottima carriera Berkeley Deane Wise, originario di New Ross e figlio di un avvocato operativo localmente, almeno finché l’intera famiglia ebbe l’occasione, qualche anno dopo, di trasferirsi presso la città di Dublino. Luogo presso cui avrebbe intrapreso gli studi universitari a partire dal 1871, sebbene non sarebbe mai riuscito a conseguire la laurea sperata. Fatto sta che all’epoca, esso costituiva un valore aggiunto piuttosto che necessario, se è vero che soltanto l’anno successivo sarebbe stato assunto dalle Ferrovie delle Midlands, dando inizio al percorso professionale che l’avrebbe portato a implementare e revisionare una lunga serie di tragitti, inclusivi di ponti e tunnel, oltre ad introdurre per primo una segnaletica di sicurezza per il suo paese che potesse dirsi realmente efficiente. Ma poiché la specializzazione a quell’epoca non era un concetto in alcun modo auspicabile, Wise sarebbe rimasto famoso soprattutto per l’incarico ricevuto a più riprese, e portato a termine con comprovata efficacia, di trasformare le diverse stazioni presso cui avrebbe lavorato in veri e propri punti di riferimento, per l’estetica architettonica e la varietà di servizi offerti tra le loro mura riccamente ornate. A partire dal 1988, con l’assunzione presso le Ferrovie di Belfast (BNCR) era ormai giunto a fare di tutto ciò una vera e propria arte, come esemplificato dalla passeggiata creata attorno alla fermata ferroviaria di Whitehead nell’Irlanda del Nord, capace di condurre i visitatori per uno spettacolare quarto di miglio fino al promontorio di Blackhead. Chiunque, interrogato sull’argomento, converrebbe tuttavia nel definire una tale opera come nient’altro che un prototipo, rispetto alla creazione d’ingegneria civile che costituisce, molto evidentemente, il suo capolavoro antologico più celebrato.
Le prime testimonianze che abbiamo del percorso panoramico dei Gobbins sono quindi databili al 1902, quando aperta la prima sezione incompleta dei camminamenti i giornali iniziarono a parlare di una nuova cliff walk (camminata sulla scogliera) del tutto impareggiabile in Europa e nel mondo, con dirupi, caverne e straordinari “acquari naturali” entro cui ammirare la notevole vita oceanica di questi luoghi. In breve tempo, la passeggiata acquisì un enorme valore scientifico e commerciale per il maggior benessere dell’intera penisola di Islandmagee…

Le riprese dall’alto, come tanto spesso avviene, costituiscono un’occasione impareggiabile di apprezzare le effettive proporzioni di un punto di riferimento. Ringraziamo per questo il nostro vecchio amico tecnologico, un ronzante drone.

Non soltanto i Gobbins offrivano infatti l’opportunità di attrarre una grande quantità di turisti, che soprattutto nei primi tempi si rivelarono capaci di rivaleggiare per numero quelli della celebre Scalinata dei Giganti, la formazione basaltica situata ad “appena” 143 Km di distanza; essa costituiva, sotto molti apprezzabili punti di vista, la prima occasione di guardare tanto da vicino una scogliera di tale conformazione, senza ricorrere all’impiego di alcun tipo d’imbarcazione. Per di più accessibile, grazie alle pratiche scalinate, a chiunque potesse avere il transitorio desiderio di sperimentarla! L’ingegnere Wise quindi, che all’epoca aveva 51 anni, venne nominato nel 1906 capo della commissione ed amministratore dell’attrazione se non che di lì a poco, al sua salute iniziò immediatamente a peggiorare e dovette lasciare la compagnia. E di lì a poco, purtroppo, passò a miglior vita, perdendo l’occasione di vedere il suo magnum opus completo a tutti gli effetti, per un risultato che sarebbe stato raggiunto soltanto nel 1908. Poiché ogni creazione dell’uomo vive un suo arco naturale composto di creazione, utilizzo e declino, la cui estensione cronologica può sensibilmente variare sulla base del contesto, i turbolenti avvenimenti del secolo più tormentato della storia umana avrebbero contribuito ad un destino particolarmente sfortunato per la passeggiata dei Gobbins. Che con la dissoluzione della compagnia ferroviaria BNCR all’inizio degli anni ’30, vide cessare il considerevole investimento annuale necessario per garantire il suo mantenimento, fino alla chiusura a tempo indeterminato successivamente allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1940. Evento al risolversi del quale, soltanto nel 1951, l’Autorità dei Trasporti di Ulster tentò brevemente di aprirla di nuovo, con un costo d’ingresso di uno scellino a persona. Se non che l’evidente stato di rovina e pericolo costante in cui ormai era precipitata, avrebbe portato entro breve tempo a fare frettolosamente marcia indietro su tale progetto.
Visitata abusivamente per oltre due decadi da occasionali squadre di alpinisti ed avventurieri di una sorta di versione rurale dell’urbex, l’incrollabile passerella sarebbe quindi stata ripresa soltanto nell’anno 2011 dal Concilio Regionale di Antrim, che con un investimento non trascurabile di 7,5 milioni di sterline avrebbe ricostruito l’intero sito, per un totale di sei passaggi riportati allo stato originario e 15 nuovi ponti, alcuni dei quali lunghi più di 30 metri. Ed è questa la forma in cui si presenta, oggi, la passeggiata dei Gobbins virtualmente visitabile su Internet, anche grazie ad esaustive riprese a 360 gradi ed un ricco repertorio di recensioni, da parte di un pubblico generalmente più che soddisfatto di aver fatto una così originale esperienza. Il che permette ancora una volta, alle nuove generazioni, di apprezzare passaggi memorabili come l’arco di pietra chiamato Occhio di Wise, che costituisce il portale d’ingresso al percorso, seguito dalla prima e sabbiosa caverna, che si apre direttamente su uno dei passaggi più spettacolari dell’intero pellegrinaggio: il ponte tubolare di 21 metri, fedelmente ricostruito dall’originale vittoriano, che conduce fino al faraglione Man O’War (“il galeone”) da cui ammirare il mare agitato dall’altezza approssimativa di 10 metri. Si prosegue dunque con la lunga serie di camminamenti della “galleria” fino al cosiddetto “acquario”, uno spazio di acque placide tra due speroni di roccia, entro cui sono soliti raccogliersi diverse specie di pesci. Quindi un altro tunnel e ulteriori due caverne di cui la seconda detta un tempo “grotta del Kraken” (oggi attribuita a una più pacifica lontra) fino alla serie di ponti che, senza particolari difficoltà, condurranno i visitatori all’altro capo del tragitto di oltre 3 Km di lunghezza. Un’esperienza come poche altre, nel già ricco carnet offerto dalle meraviglie paesaggistiche delle isole situate a nord d’Europa…

Interessante racconto fotografico di un’escursione andata a finire in modo piuttosto spiacevole in qualche momento imprecisato degli anni ’90. Quando uno dei partecipanti esploratori, per sua sfortuna, venne colpito alla testa da una pietra franata dalla scogliera; la più evidente ragione per cui, attualmente, ai visitatori dei Gobbins viene fatto indossare un casco.

Dal punto di vista storico, in conclusione, lo stesso concetto di quella che non esiteremmo a definire una vera e propria via ferrata se soltanto si trovasse in corrispondenza dei territori alpini, costituisce un tratto di distinzione particolarmente notevole di questa località ingegneristicamente attrezzata. Come già avremmo potuto definire, all’inizio del secolo scorso, l’intero territorio corrispondente all’area dove si era sviluppata la Rivoluzione Industriale, un momento capace di trasformare non soltanto le aspettative dell’uomo, ma il suo rapporto stesso, profondo e inscindibile, con le risorse ed il mondo naturali. Che sia possibile apprezzare tutto ciò ancora oggi, mediante la visita diretta di un’esperienza tanto fedele all’originale, è senz’altro un’occasione ed un privilegio importante. Degno di essere riscoperto, come un ritrovamento archeologico fuori dal contesto, al termine della tragica situazione pandemica che ci coinvolge tutti. Quando finalmente, all’uscita del più lungo ed oscuro tunnel degli ultimi 50 anni, ci verrà concesso nuovamente di tornare a viaggiare.

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