L’ineluttabile potenza distruttiva di una torre radio AM

Fin da principio, fu il Caos. Successivamente alla casuale “riscoperta” e sperimentazione da parte di Guglielmo Marconi del comportamento dei campi elettrici e magnetici già descritti da Maxwell, Hertz e Tesla, dimostrando come fosse possibile impiegarli con successo per la comunicazione radio senza fili attorno all’anno 1894, un turbinio di brevetti iniziò a sovrapporsi in merito a chi fosse il legittimo inventore, e quindi degno depositario del guadagno derivante da una tale rivoluzionaria scoperta tecnica. Anticipando quella che sarebbe stata, all’inizio del secolo incombente, la guerra informale per il predominio delle frequenze. In tutta Europa e gli Stati Uniti prima, quindi anche in Asia e nel resto del mondo, chiunque possedesse le risorse necessarie e una ragione al fine di parcheggiare il proprio segnale in onda nell’etere senza nessuna regola, eresse il suo traliccio e cominciò, senza esitazioni degne di nota, a gridare. Il che giustificò e favorì la progressiva costruzione di antenne sempre più grandi e potenti, affinché ciascuna stazione potesse raggiungere le centinaia o migliaia di chilometri come inusitate lampadine nell’oscurità, prevenendo il controllo di territorio ad opera di potenziali luci concorrenti presenti o future. Cos’è un’antenna costruita dagli umani, dopo tutto, se non un’arma? Strumento concepito per emettere verticalmente un disturbo elettrico, in grado di propagarsi naturalmente attraverso l’atmosfera. La quale continua a possedere, per fortuna, una pessima conduttività dell’energia propriamente detta. Perché non abbiate alcun dubbio, in merito: a chiunque fosse abbastanza folle da avvicinarsi, come l’ala autodistruttiva della falena, al cartello del “Chi tocca muore” irrinunciabile in presenza di tali punte di lancia… Verrà immediatamente ricordata la natura transitoria della nostra esistenza su questo pianeta. In altri termini, morirà immediatamente ancor prima di poter elaborare l’ombra minima di un pensiero.
Questa è la DIMOSTRAZIONE, niente meno che PRUDENTE, di quanto sia orribilmente pericoloso un qualcosa che fino qualche tempo fa tendevamo a dare per scontato nel paesaggio urbano, mentre oggi tende (per fortuna) a diventare progressivamente più rara: quel tipo di torre per le trasmissioni che non SOSTIENE un’antenna bensì costituisce ESSA STESSA tale orpello, alimentato da una dose di corrente sufficiente a colmare il mare impercorribile dell’atmosfera terrestre. Ed è senz’altro una visione al tempo stesso memorabile e terrificante, quella che ci viene proposta all’interno del video di Aaron sull’omonimo canale di YouTube, spericolato elettricista di giornata, che con casco protettivo e guanti rigorosamente di plastica avvicina la sua pinza ad una torre da 50 Kw, prudentemente non accompagnata da un nome e un luogo, generando istantaneamente una cacofonia di suoni: fuoco che sfrigola e scintille, accompagnate dalla voce articolata di una trasmissione radio. Egli sta ascoltando, in altri termini la radio direttamente alla Fonte. Benché un solo passo falso possa giungere a costargli mostruosamente caro.
Prima di analizzare, dunque, la natura e portata di un simile problema tecnologico, sarà opportuno risalire alla fondamentale distinzione tra i due modi contrapposti di trasmettere a distanza, quest’oggi, un segnale elettrico a distanza. AM ed FM, due lati della stessa moneta. Due poli della stessa calamita. Due pericoli per la suddetta falena metaforica dalla portata, e immediatezza, chiaramente distinte…

Di sicuro, possiamo sempre contare sui video amatoriali di provenienza russa per vedere cosa sia assolutamente meglio NON azzardarsi a fare. Anche ammesso di trovare una torre radio AM ancora operativa, non esiste filo d’erba sufficientemente lungo da rischiare la propria stessa vita soltanto per divertire un pubblico di sconosciuti sul Web…

Prima che diverse emittenti negli Stati Uniti, al principio degli anni ’30, iniziassero a scoprire il modo in cui la frequenza dell’onda elettromagnetica potesse essere impiegata per codificare un segnale audio, l’unico modo per applicare l’invenzione di Marconi ad un uso commerciale e governativo era la sua modulazione d’ampiezza. Ovvero, in altri termini, quanto l’onda si ampliasse o restringesse in funzione delle oscillazioni introdotte nell’antenna di trasmissione, affinché le ricetrasmittenti distribuite tra il vasto pubblico in ascolto potessero riprodurre la musica, notizie o comunicazioni introdotte alla fonte. Il che richiedeva, per sua implicita natura, l’utilizzo di frequenze più basse rispetto alla sofisticazione delle metodologie attuali ed in conseguenza di ciò, antenne comparabilmente assai più grandi, fino a giganti di letterali centinaia di metri, capaci di dominare arrogantemente il paesaggio. Così con numero crescente, i pinnacoli continuavano a spuntare lungo il territorio, favorendo di pari passo il moltiplicarsi degli incidenti. Con l’inizio della grande depressione ed il periodo della povertà economica incipiente, vaste fasce di popolazione iniziarono a cercare un qualche tipo di sostentamento dalla pratica di attività illegali. Tra cui il furto di prezioso rame, particolarmente facile da individuare in tutti quei luoghi in cui l’eccitante e nuovo mondo della radio aveva modo di elevarsi dalle grigie valli della nullatenenza… E le morti, settimana dopo settimana, cominciarono ad accumularsi. Poiché non c’è guanto sufficientemente isolante, gabbia di Faraday improvvisata o metodologia ed approccio, che possa permetterti di lavorare su un’antenna AM senza spegnerla, sperando di concludere la tua giornata ancora in un sol pezzo. E non è facile, per il corpo umano, rimanere totalmente integro quando percorso da una siffatta e inarrestabile energia.
Necessità, disperazione, morte: un destino che continua paradossalmente a toccare in sorte a poveri malcapitati ancora al giorno d’oggi, come nel caso riportato su Internet nel 2019 da diverse pagine locali, di una coppia di opportunisti che avevano scavalcato la recinzione di un’antenna radio AM della KRMG in prossimità di Sand Springs, Oklahoma, per procedere all’impiego dell’unica strumentazione protettiva di due paia di guanti per lavare i piatti. Il che avrebbe causato, senza nessun tipo di preavviso, l’istantanea morte di uno di loro ed il grave ferimento del secondo. Con una punizione letteralmente spropositata rispetto all’entità di un crimine in potenza, che comunque non avrebbe avuto modo di essere portato a compimento. Un solenne monito? Un’importante lezione di vita? In una certa apprezzabile misura, benché altrettanto giusto sia affermare che una tale informazione abbia raggiunto i suoi principali destinatari troppo tardi ed in maniera di gran lunga eccessivamente diretta, considerate le alternative.
La questione fondamentale di cui dovremmo tener conto, dopo oltre un secolo d’impiego, è proprio come la natura potenzialmente distruttiva di simili arredi paesaggistici sia stata largamente fatta passare sotto silenzio. Mentre la moderna concezione dell’antenna radio, vista la limitata disponibilità dei permessi di costruzione, vede spesso la stessa struttura funzionare come trasmettitore AM, sostenendo in aggiunta gli assai più piccoli modulatori di frequenza FM sulla sua sommità distante. Il che genera il fatale fraintendimento che la loro parte inferiore, di contro, debba risultare totalmente inoffensiva al tocco. Un errore del quale nessuno ha mai potuto sperimentare su di se, per più di un singolare attimo, le orribilmente drammatiche conseguenze.

Il più alto traliccio radio AM sul territorio italiano è stata per lungo tempo l’antenna Rai di Caltanissetta, con i suoi 286 metri di altezza finalizzati a raggiungere col suo segnale il Nordafrica e gli altri paesi del Mediterraneo. Spenta definitivamente nel 2004, la struttura viene oggi preservata in un parco naturale come importante manufatto storico dell’omonima provincia siciliana.

Col trascorrere degli anni, naturalmente, diversi tentativi di contromisure sono stati messi in atto. La prima e più efficace delle quali resta senz’altro la collocazione della base dell’antenna sopra la cabina di trasmissione stessa, ponendola possibilmente fuori dalla portata più immediata del pubblico eccessivamente interessato alla propria autodistruzione per un desiderio di guadagno facile o l’acquisizione di un transitorio momento di gloria. Il che purtroppo riesce ad essere una soluzione praticabile soltanto nel caso di tutti quei tralicci sostenuti da tiranti, e per questo dotati di un territorio d’isolamento già sufficientemente ampio alla disposizione di una serie di recinzioni altrettanto valide allo scopo; mentre assai più arduo farlo se non addirittura impossibile risulta essere, inerentemente, per la torre in grado di reggersi sul proprio stesso basamento quadrangolare. Purtroppo raggiungibile, in un’ampia varietà di casi, con la stessa facilità ed immediatezza dimostrata da Aaron e gli scriteriati ragazzi russi.
Fortuna vuole che, rispetto al successivo segnale radio con modulazione di frequenza, la trasmissione AM risulti possedere un’ampiezza di banda notevolmente inferiore, con conseguente minore qualità del suono e una totale incompatibilità con le trasmissioni video ad alta risoluzione dei nostri giorni. Ragion per cui, con il trascorrere degli anni, ciascuna torre della morte sta andando incontro progressivamente alla propria dimissione e in certi casi, anche demolizione, riducendo in modo esponenziale l’effettiva diffusione di un pericolo così criticamente sottovalutato. Mentre infrastrutture sempre più nascoste, per non parlare dei segnali fatti rimbalzare con la precisione di un cecchino sui satelliti nell’orbita remota, sostituiscono le antiche e rozze armi di un conflitto che non ha mai realmente raggiunto l’armistizio finale.
Poiché non c’è guerra maggiormente continuativa nel tempo, di quella per la comunicazione tra menti e personalità distinte. Finché non sia raggiunto quello stato di grazia che appartiene ad api, vespe o formiche: singole sfaccettature, incomparabilmente indivisibili, di un singolo diamante.

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