Formiche nate schiave nelle tenebre di un sottosuolo ignoto

Considerando il senso della più efferata e pervasiva malvagità, apparirà fondamentalmente chiaro come tale intento non possieda simboli, ideologie o bandiere. Essendo il risultato totalmente naturale, forse l’unico possibile, di un semplice senso del bisogno percepito, il desiderio di risolvere i propri problemi, anche se a discapito della sopravvivenza, serenità o prosperità d’altri. Da un simile punto di vista sarebbe assai difficile riuscire a mantenere l’opinione vaga secondo cui gli animali sarebbero “migliori delle persone” a meno che, biologicamente e tassonomicamente parlando, le creature oggetto di tale stereotipo debbano essere soltanto cani, gatti domestici, pacifici bovini o spensierate capre della fattoria. Poiché certo, il leone mangia la gazzella mentre è ancora viva, ma agisce “In modo totalmente privo di malizia”. La vespe sanguinaria depone le sue uova dentro il bruco, destinato ad essere sbranato lentamente dalle larve risultanti, solo perché “Non conosce alternativa”. E 270 diverse specie di imenotteri sociali dei generi Formica e Polyergus sottraggono centinaia o migliaia di pupe dei propri vicini con una sorta di sanguinaria spietatezza istituzionalizzata dall’evoluzione, soltanto per trasformarle nelle schiave della propria occulta società. In forza di… Un istinto senza provenienza? La scelta imposta dalle circostanze? Oppure il bisogno di… Non essere cattive, soltanto disegnate in questa orrida maniera?
Ci sarebbe molto da dire, su questo particolare atteggiamento e il modo in cui ricordi, anche troppo da vicino, la pratica umana portata avanti e concessa dai governi di particolari zone geografiche fino ad epoche scomodamente recenti. Ed invero praticata nei tragici fatti, ancora oggi, sebbene forse in modo meno schietto ed evidente. Oppur sulla maniera in cui i figli non ancora autosufficienti di un diverso formicaio vengono afferrati con la forza, da formiche con mandibole perfezionate a tale scopo, e trasportate fino al buco nero di un diverso luogo dell’artropode esistenza. Dove, al raggiungimento dell’età lavorativa, si metteranno semplicemente a fare ciò per cui erano venute al mondo, però per il benessere dei loro stessi catturatori: servire, riverire, trasportare il cibo ed imboccare, addirittura, chi ebbe l’ardimento di modificare il senso stesso della loro semplice vita. Il che pone inerentemente il fondamentale interrogativo di come, esattamente, tutto questo sia possibile, specie quando si considera le complicate contromisure previste dai diversi formicai, per riconoscere gli appartenenti a una specifica nazione, mediante odori feromonici o altri segni chimici perfettamente calibrati. Ed ecco, dunque, perché l’età dei servitori sottratti ai loro padri e madri debba essere per forza tanto giovane. Affinché gli agenti di un simile misfatto possano praticare l’imprinting in tempo utile, mediante l’impiego di un cocktail d’ingredienti il più possibile simile a quello della specie trascinata, volta per volta, sotto la propria inviolabile autorità. Ed è proprio per questo che ciascuna specie schiavista, in genere, deve specializzarsi nel rapimento e la “programmazione alternativa” di una specifica genìa, il più possibile simile geneticamente e chimicamente alla propria stessa implicita natura, secondo la cosiddetta regola di Carlo Emery, dal nome dell’entomologo italiano che per primo ebbe ad elaborarla nell’ormai distante 1909. Perfettamente rappresentata nel caso delle Polyergus mexicanus rossastre mostrate nel video di apertura, riprese presso il sito californiano della Sagehen Creek Field Station da ricercatori dell’Università di Berkeley, e delle loro vittime appartenenti alla specie cosmopolita delle simili, ma ben più scure Formica fusca. Nella scena tipica di un incontro che infinite volte dev’essersi ripetuto, nell’intero vasto e variegato territorio nordamericano…

L’osservazione in laboratorio o all’interno di un habitat privato di un formicaio di formiche schiaviste permette facilmente di notare come i loro soggetti, di colore spesso più scuro, siano presenti in maggior numero rispetto ai crudeli catturatori. Ciò detto, sono soltanto questi ultimi a possedere la chiave feromonica che potrebbe condurle alla libertà.

Al fine di comprendere l’effettivo funzionamento del processo di schiavitù sociale degli imenotteri costruttori di città sotterranee, sarà quindi quindi necessario effettuare una fondamentale divisione. Corrispondente in larga parte, ma non del tutto, a quella tra i due generi sopra citati, di Formica e Polyergus. Tra cui i primi risultano essere schiavisti elettivi, ovvero in grado di sopravvivere anche in assenza di operaie sottratte da altri formicai, sebbene facendo una fatica decisamente maggiore. Mentre i secondi, senza poter disporre di un simile approccio, periranno nel giro di poche settimane, del tutto incapaci di provvedere a loro stesse. Ed è proprio per questo che la storia delle origini delle protagoniste del video di Sagehen parte sempre dall’evento, assai specifico, di una regina che s’insinua subito dopo il volo nuziale entro una tana dei suoi futuri schiavi F. fusca, uccidendo la sovrana pre-esistente e ponendo le basi del suo primo regno del terrore, in un processo che prende il nome d’inquilismo. Poco prima che i suoi partner co-specifici, seguendola a distanza di sicurezza, possano prendere le redini del comando. Evento a cui fa seguito, generalmente, il successivo assalto sin qui descritto di assaltare un ulteriore formicaio, mediante cui accrescere la servile moltitudine dei propri soggetti involontari. Studi scientifici hanno dimostrato, a tal proposito, come l’assassinio regale abbia un’importanza primaria nell’intero stile di vita delle Polyergus, in quanto comporterebbe per l’intrusa governante l’occasione di sottoporre a decodifica il sistema feromonico di riconoscimento in uso da parte dei futuri schiavi. Prima di comunicarlo, gradualmente e in modo inesorabile, alle proprie fiere amazzoni guerriere.
Proprio un simile approccio, sostanzialmente diverso da quello di appartenenti alla specie Formica sanguinea che costruiscono una colonia con mezzi convenzionali, prima di mettersi a rapire i piccoli d’altre specie, fa delle P. Mexicanus delle aderenti particolarmente strette alla regola di Emery, per cui la stessa continuazione dell’esistenza dipende essenzialmente dal trovare l’accesso ad una quantità di schiave sufficientemente elevata, senza essere tuttavia esagerata. La storia degli studi pregressi conserva la memoria, effettivamente, di casi in cui la casta schiavizzata ha realizzato l’inganno all’origine della propria vita, mettendo in atto delle vere e proprie rivolte capaci di portare al collasso dell’intero formicaio. Nell’effettiva realizzazione della funzione programmatica inerente nelle vittime di tale prassi, le quali in tale modo, sacrificandosi, potranno promuovere la sopravvivenza dei propri “veri” genitori e fratelli. Questione d’altra parte molto meno probabile nel caso delle schiaviste aderenti ad una regola di Emery meno stringente, appartenenti al genere Formica, le cui gallerie dei servitori sono solite ospitare appartenenti anche a una pluralità di specie differenti. E per questo incapaci di accordarsi tra di loro, al fine di scegliere il momento adatto a sollevarsi come gladiatori ribelli dell’Antica Roma. Già: Divide et Impera, diceva qualcuno…

Una guerra tra formicai è sempre un evento caotico, soprattutto quando gli assalitori dovranno lasciare il luogo della battaglia trasportando ciascuno, nelle proprie mandibole specializzate, un esemplare quasi-adulto della specie oggetto di una simile aggressione. Poiché allora i rimanenti adulti al termine della propria generazione ben sapranno che possono soltanto combattere, o perire.

In tempi recenti, si è cercato a più riprese di sostituire il cupo binomio di “formiche schiaviste” con terminologia meno enfatica, come quella di pirati, rapinatori o addirittura hacker, in funzione della loro abilità nell’imitare la combinazione feromonica delle specie trascinate sotto la propria autorità. Dopo tutto, se il destino nella vita di una formica era comunque quello di lavorare, che differenza vuoi che faccia, per loro, affrontarlo tra le mura ed il contesto di un diverso tipo d’autorità?
Un pensiero quest’ultimo, decisamente pericoloso nelle sue implicazioni più profonde, poiché allude ad un fondamentale fato ereditario, derivante dal solo fatto di possedere il pool genetico appartenente all’una o l’altra linea genetica di provenienza. Strada intraprendendo la quale, diventerà sin troppo facile cercare distinzioni tra “razze” anche laddove, è stato chiaramente dimostrato a plurime riprese, la natura non le aveva in alcun modo previste né sanzionate. Senza tuttavia premurarsi, nel contempo, d’instillare alcun innato meccanismo preventivo di avversione nei confronti della malvagità… In creature della piccola o maggiore dimensione, ahimè.

Lascia un commento