L’enorme stella marina costruita per il 70° anniversario della Repubblica Popolare Cinese

Quale ondata di marea, quale tempesta, quale vento di bonaccia ha trasportato il frutto di un’Oceano fuori scala fino alle propaggini meridionali della Megalopoli, con sei tentacoli a raggiera che si allargano nelle altrettante direzioni? Grossi organi per catturare la sua preda, con la bocca trasparente al centro, spalancata nell’attesa dell’ora di cena. Mentre piccoli animali alati, ciascuno con la coda riflettente in posizione verticale verso il cielo, sembrano intenti a cercare protezione tra le ciglia di quegli arti. Traendo nutrimento dai microrganismi che quest’essere lascia transitare, l’uno dopo l’altro, verso il cielo della limpida (o nebbiosa) Libertà. Ma le apparenze, come a volte capita, possono trarre in inganno. E dove un wormhole verso luoghi oceanici distanti può sembrare averci messo lo zampino, in ultima analisi, potremmo ritrovare il segno di una mano asiatica, artificiale ed attentamente “motivata” sin dall’anno 2011, quando fu decretato che attorno alla gargantuesca creatura spiaggiata scorressero otto piste di decollo civili, oltre ad una militare (dài a Cesare..)
Osservando il progredire di un’impresa pubblica verso l’avvicinarsi di un significativo evento, è possibile comprendere le numerose maniere in cui un simile lavoro può essere accelerato, senza per questo perdere la necessaria attenzione nei dettagli. Mentre il tempo necessario a scaricare, collocare e implementare i materiali si trasforma in quello che originariamente sarebbe servito solo per la prima di queste tre operazioni, e la struttura necessaria inizia a prendere forma, sorgendo gradualmente innanzi ai nostri occhi non del tutto preparati. Dieci, cento, mille pali delle fondamenta. E molti metri di soffitto dall’andamento stranamente sinuoseggiante: costituisce tutto questo, se vogliamo, la prova maggiormente significativa per la rinomata efficienza “a discapito di ogni possibile ritardo” che il mondo tende ad associare alla nazione e alla cultura cinesi. Eppure non è solo una questione d’orgoglio, questa di arrivare a completare il nuovo aeroporto di Pechino-Daxing giusto in tempo per le attese celebrazioni del settantesimo anniversario da quando Mao Zedong, investito dell’autorità derivante da aver sconfitto in battaglia le truppe del partito nazionalista Kuomintang, dichiarò conclusa la sofferta liberazione del suo grande paese, dando inizio a una nuova lunga marcia mentre l’eco dei cannoni si perdeva in lontananza, esattamente alle 15:00 del primo ottobre 1949. Bensì l’essenziale necessità di poter disporre di un hub di collegamento realmente efficiente per la prima volta dopo molte decine di anni, al fine di accogliere gli ufficiali di governo, le personalità celebri e i numerosi turisti in visita desiderosi di partecipare alla festa, dopo le cinque decadi attraverso cui il precedente aeroporto di Pechino-Capitale ha infranto tutti i record d’inefficienza burocratica e lentezza procedurale. Senza che a nessun particolare individuo, nei fatti, fosse possibile attribuirne la colpa: dopo tutto stavamo parlando, fino all’inizio della settimana scorsa, del secondo maggior scalo al mondo per numero di passeggeri, situato in un’area d’importanza strategica e governativa decisamente superiore a quella dell’Atlanta-Hartsfield-Jackson negli Stati Uniti, e frequentato in questo da oltre 100 milioni di persone interessate alla capitale della Cina nel solo anno 2018.
Verso un primato che ora non sarà più ragionevole pensare di perseguire, visto il completamento della nuova appariscente struttura, che si è comunque già guadagnata un posto di pari prestigio nel grande albo dei record dell’aviazione: quello di maggior aeroporto con un singolo terminal al mondo. Il che, considerati i circa 72 milioni di passeggeri annui previsti entro il concludersi del prossimo ciclo di stagioni, dovrà necessariamente aver comportato soluzioni tecniche decisamente fuori dal comune…

Oltre la natura e organico al tempo stesso, il nuovo scalo di Pechino si dimostra notevolmente conforme allo stile spesso attribuito nei film di fantascienza a varie tipologie di luoghi o strutture aliene. Ma non c’è proprio nulla d’irragionevole, nel suo progetto di partenza…

Il nuovo aeroporto di Pechino-Daxing costato l’equivalente 11 miliardi di dollari, se non fosse già evidente all’occhio degli esperti, fa comunque parte della serie di edifici ed opere sparse in giro per il mondo, originariamente progettati dall’architetto inglese di fama mondiale Zaha Hadid e gradualmente portate a termine in forma postuma dal suo studio, dopo la prematura dipartita della grande innovatrice a seguito di una malattia cardiovascolare nel 2016. Con uno stile generalmente ricondotto al Decostruttivismo, causa il rifiuto delle forme razionali della nostra tiepida epoca moderna, verso estremi dall’armonia irriconoscibile e persino avveniristica, come quello di una gigantesca stella marina posta in bilico sopra i confini di una vasta città cinese. Tanto che proprio per lei il quotidiano New Yorker scelse famosamente di coniare, famosamente nel 2009, il nuovo termine architettonico di “astrattivismo”. Benché non manchino, in questo specifico caso, vaste cognizioni di estrema praticità e logica nella sua idea di disegnare una singola struttura da 313.000 metri quadri, entro cui significative fasce di popolazione di ogni età e condizione fisica avrebbero dovuto camminare, qualche volta faticosamente, fino al volo prenotato, attraverso quella configurazione a stella che costituisce forse la più conveniente immaginabile in tale contesto. Oltre a concedere, aspetto niente affatto trascurabile, l’opportunità di collocare un punto d’incontro centrale multilivello sovrastato da un gigantesco lucernario e coerente con la cognizione tipicamente cinese del cortile di palazzo, entro cui far ritrovare passeggeri, familiari e semplici curiosi, in mezzo a negozi, ristoranti ed altre attrazioni colorate di ogni tonalità del lusso e del divertimento, inclusi una serie di non meglio definiti “pet hotel” (dovrebbe trattarsi di piccoli zoo presso cui interagire con animali, più o meno domestici, di varia provenienza). Tutto questo circondati da 8 spettacolari colonne curvilinee a forma di C, usate per sostenere una struttura multilivello la cui configurazione si riflette nelle stesse aree dedicate al terminal propriamente detto, fornito di un vero e proprio ponte di osservazione sopraelevato, da cui osservare le aree d’imbarco e salutare ancora una volta i propri familiari o amici in partenza verso destinazioni lontane.
Per quanto concerne invece i sei bracci propriamente detti della “stella marina” essi sono stati concepiti per guidare in modo naturale i visitatori verso la zona del terminal facente parte del loro programma di partenza, tramite altre vaste vetrate attraverso cui viene fatta passare la luce solare, mentre al termine di ciascuna camminata (non più lunga di 600 metri) i più stanchi tra loro potranno riposarsi in altrettanti placidi giardini dall’impronta marcatamente tradizionale. Una concessione alla dimensione umana e non-particolarmente-commerciale che forse pochi si sarebbero aspettati, all’interno di una struttura protesa in modo tanto evidente verso il futuro. Completa l’opera portata a termine giusto in tempo per l’anniversario, un linea metropolitana sotterranea con treni capaci di spostarsi a 150 Km/h, concepiti per coprire in soli 20 minuti i 47 Km che separano questo nuovo hub decentrato dal centro cittadino di Beijing, accorciando notevolmente le distanze previa installazione di una vasta serie di pilastri stabilizzanti sotto la struttura dell’aeroporto, al fine di annullarne le vibrazioni aumentando nel contempo il rating anti-sismico della struttura.

Il generoso impiego di lucernari dona all’aeroporto un’atmosfera molto accogliente, mentre l’ampia dotazione di pannelli fotovoltaici posti dall’altro lato del soffitto garantisce un’alimentazione elettrica dall’impronta ambientale ridotta al 50% degli approcci convenzionali.

L’aeroporto di Pechino-Daxing è stato quindi inaugurato all’inizio della scorsa settimana, alla presenza del presidente Xi Jinping e col decollo di 7 voli (numero particolarmente propizio) condotti da alcuni dei piloti e membri dell’equipaggio di maggior esperienza di alcune delle principali compagnie aeree cinesi. Entità tra le quali, in modo particolare, la China Southern e China Eastern hanno vissuto un lungo conflitto che negli ultimi anni ha colorato, non sempre positivamente, l’epoca di costruzione dell’aeroporto, mentre l’uno o l’altro uomo politico d’incerta identità interveniva da dietro i paraventi, per attribuire all’una oppure all’altra le preziose concessioni d’utilizzo del nuovo punto d’accesso metropolitano. Finché non fu proprio la Eastern, a sorpresa, ad annunciare alle autorità di volo civili che avrebbe preferito mantenere il suo vantaggioso monopolio sulla tratta Pechino-Shanghai, in partenza e rientro dal vecchio aeroporto della Capitale, dando conseguentemente in concessione un 10% dei suoi spazi alla terza rivale Air China, aprendo di fatto un nuovo capitolo nei conflitti dalle forti implicazioni commerciali.
Retroscena non sempre visibili di un mondo in cui niente di straordinario può essere costruito, senza che la ricerca del guadagno ne condizioni o in qualche modo vada ad alterare l’impiego. Il che è non solo prevedibile & giustificato, persino in un paese formalmente non-capitalista, ma rende un evidente omaggio a quel mondo in cui pesce-piccolo deve fuggire dal suo collega super-dimensionato. Nella speranza che un colossale echinoderma, in modo totalmente inaspettato ed imprevisto, non serri i suoi tentacoli cigliati sulle scaglie di entrambi.

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