L’orologio concepito per terrorizzare gabbiani, corvi e piccioni

“È di nuovo lui, è di nuovo l’uomo con la pistola.” Un mistero che riecheggia nel silenzio della campagna inglese, tra verdeggianti siepi ed alberi che ondeggiano nel vento. Chi ha sparato? E chi ha sparato ancora per un certo numero di volte, a intervalli regolari lungo l’arco disegnato dalla lancetta delle ore sul quadrante dell’orologio? Perché la ragione in questo placido 1902, di sicuro, non può essere un segreto: tutti conoscono presso il rurale Cumbereland il più gran dilemma dell’agricoltore. Come fare, per proteggere i suoi campi dal passaggio di visitatori ingrati… Mangiatori alati. Di tutti quei semi e teneri virgulti, ovvero il massimo tesoro, in fieri, del mezzo di sostentamento di costui. Ed hai voglia a mettere spaventapasseri, ghirlande che si muovono nel vento e figure di rapaci sopra i piedistalli, attentamente ricavate da un singolo pezzo di legno. Ci sono uccelli che semplicemente non capiscono il pericolo, o hanno scelto che nel corso della vita esistono questioni più importanti. D’altra parte, esistono segnali di minaccia che semplicemente nessuno, non importano le dimensioni delle sue meningi, può sforzarsi fino a fondo d’ignorare. Ed è proprio sul sentiero di una simile mansione, perseguendo la necessità di preservare il frutto potenziale della propria terra, che il contadino di quei tempi poteva ritrovarsi ad impugnare il pratico moschetto di suo nonno, o addirittura l’archibugio del bisnonno, per dar voce roboante all’esasperazione. Chiunque avesse mai tenuto conto cronologicamente, nel procedere di questi primi pomeriggi, l’intervallo esatto del tuono distante, si sarebbe presto reso conto di una strana regolarità: quasi come se l’autore del frastuono, nel suo tentativo di fare la guerra agli animali, avesse scelto di seguire uno scientifico regime scritto nelle pagine di un’enciclopedia. O stesse utilizzando un qualche tipo di apparato…Ad orologeria.
Nella celebre e sempre accurata serie di trattazioni prodotte dall’esperto storico Ian McCollum per il suo popolare canale di YouTube, Forgotten Weapons (Armi Dimenticate) è passato praticamente di tutto: pistole rare, fucili per usi altamente specializzati, attrezzatura discreta concepita per le spie, implementi costruiti in casa da parte di membri delle gang… Tanto che, al giorno d’oggi, risulta estremamente difficile vederlo alzare un sopracciglio, di fronte ad un qualcosa che neppure lui aveva mai avuto modo di conoscere o sentir nominare. Eppure leggendo il primo paragrafo del brevetto concesso all’inizio del secolo scorso per l’orologio che prende il nome del suo creatore John Hall, si percepisce qualcosa di fondamentalmente inaspettato: che non soltanto l’oggetto fosse stato concepito per essere prodotto in serie, ma che rappresentasse addirittura, grazie all’ingegno del suo creatore, un sensibile miglioramento di un approccio meccanico al problema che già aveva trovato applicazione pratica, sebbene in modo saltuario e privo di un’ampia diffusione sul territorio inglese. Un dispositivo per segnare il tempo in maniera udibile che invece che ricorrere al suono di una campanella o la fuoriuscita di un uccellino in legno, faceva qualcosa di potenzialmente utile allo scopo: sparare un colpo di fucile. Ma era veramente tanto rivoluzionario, almeno nel suo campo dall’alto grado di specificità, il metodo concepito grazie a un ingegno degno del più famoso coyote dei cartoons?

I cannoni di mezzogiorno del castello di Edinburgo emettono un suono che riescono, generalmente, a ripulire la piazza d’armi dai pennuti. Qualche volta capita, persino, che uno di loro si trovi accidentalmente investito dallo spostamento d’aria dell’attimo predestinato.

Osservandolo dall’esterno, l’orologio/fucile di John Hall del Cumberland si presenta come una semplice scatola di metallo resistente agli elementi, con una serratura per evitare che qualcuno possa decidere di andare a manometterne il funzionamento (ad esempio, perché no, un vicino comprensibilmente esasperato). Inciso direttamente sull’involucro, da una parte figura il nome del dispositivo, mentre dall’altro una chiara scritta DANGER sotto la quale campeggiano una serie di fori equidistanti della misura esatta di una cartuccia di fucile. E credo che a questo punto, sia piuttosto chiaro dove vogliamo arrivare… L’utilizzatore, all’inizio della sua giornata, avrebbe sbloccato e sollevato il coperchio, per rivelare la macchina contenuta al suo interno. Composta da una serie di colonne verticali cave, concettualmente non dissimili da quelle di un’organo da chiesa, ciascuna delle quali attraversata in senso orizzontale da una sottile cordicella di juta, fatta passare e bloccata con un nodo nelle apposite fessure disposte attorno al quadrante di quello che potremmo definire, effettivamente, l’orologio. Al di sotto di quest’ultimo, quindi, campeggia un blocco di legno, usato per tenere ferma una sbarra metallica, dietro la quale trova posto l’altro lato dei fori visibili dall’esterno del cassone. Che a questo punto apparirà assai chiaro, costituiscono nei fatti nient’altro che una versione accorciata di canne di fucile prive di rigatura (il cosiddetto shotgun) ciascuna delle quali caratterizzata da una tacca sulla parte superiore. Questo perché le cartucce con cui dovranno essere caricate, una ciascuna, dovranno idealmente essere del tipo con percussore esterno, già considerate obsolete verso l’inizio del Novecento. Le quali, tuttavia, presentavano un significativo vantaggio: la facilità a detonare una volta colpite dall’alto, ad esempio da un peso d’acciaio fatto scivolare all’interno delle succitate colonne attraversate dai corrispondenti cordini. Per comprendere quello che dovrà succedere nell’arco delle successive dodici ore, un limite imposto dalla convenzione dei costruttori d’orologi fin dall’invenzione di un simile implemento, occorrerà descrivere un’ultimo, affilato dettaglio: la lametta posizionata sulla lancetta delle ore, sufficientemente lunga perché si trovi ad attraversare, con assoluta regolarità, le tacche sul quadrante in cui sono state annodati gli spaghi, ciascuna situata a 15 minuti esatti dalla precedente.
“Costruire un orologio capace di far fuoco ad intervalli regolari secondo la metodologia pregressa è un’impresa difficile, perché richiede l’installazione di una serie di leve dal grado di tolleranza ridotto le quali saranno soggette ad usura continua, con conseguente necessità di essere sostituite. Col mio metodo, invece…” Se ci pensate, si tratta di un punto fermo in molti campi dell’ingegneria: il progresso che semplifica, piuttosto che complicare le cose. Vedi ad esempio il caso dei moderni cellulari, in cui la pluralità di sistemi di input, tra cui tastiera, joystick e track-pad, ha lasciato repentinamente il posto al ad un singolo touch screen capacitivo, grazie a cui ogni singolo gesto umano può essere interpretato dal sistema operativo contenuto all’interno. Per un sistema che richiede strumentazioni tecnologiche produttive certamente più avanzate, pur presentando molte meno parti mobili o possibili punti di rottura nell’immediato futuro. Eppure per quanto siamo andati avanti sotto certi punti di vista, la nostra società deve ancora confrontarsi con uno dei problemi più antichi: come poter riuscire, finalmente, a tenere lontani i volatili più voraci…

Sostituisci cannone o fucile con una semplice pistola ad acqua con sensore di movimento, come proposto dall’avveniristico Hoont: Cobra Animal Repeller e potrai fare affidamento su un sistema decisamente più aggressivo per tenere lontano i visitatori. Efficace anche con cani, gatti, cervi ed eventuali bipedi indesiderati…

Sull’effettiva quantità di orologi a cartuccia di fucile che furono prodotti all’epoca da Mr. Hall & co, McCollum non si pronuncia nel corso della sua trattazione, benché osservi come svariati esemplari facciano la loro occasionale comparsa nelle case d’asta che lui è solito visitare, come parte del suo lavoro divulgativo sulle armi storiche dimenticate. Dove si trovano attribuite un prezzo generalmente piuttosto elevato, in funzione della natura estremamente curiosa e rara. L’esemplare mostrato nel video di apertura, ad esempio, è stato venduto dalla Rock Island Auction Company per ben 3.450 dollari, probabilmente anche grazie alla visibilità che gli era stata data online.
E forse neanche allora doveva trattarsi di oggetti particolarmente a buon mercato. Del resto, lo stesso esperto ipotizza, le cartucce rigorosamente caricate a salve dell’ordigno avrebbero potuto rendersi utili nel segnalare l’inizio di un turno di lavoro o la fine della giornata lavorativa, per molti lavoranti di opifici, fabbriche o perché no, situazioni all’aperto di tipo agricolo e forestale. Riuscendo a cogliere in quest’ultimo caso, quasi letteralmente, due (o più) piccioni con una sola fava. Perché per quanto si possano amare in linea di principio i nostri amici pinnuti, è ormai drammaticamente chiaro come convivere con loro possa talvolta risultare inerentemente complesso. E che in certi luoghi possa essere meglio sacrificare il silenzio, soltanto una volta ogni ora, piuttosto che ogni singolo minuto trascorso al di fuori di quattro solide mura.

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