Il più alto edificio in legno mai costruito dall’uomo

Se raggiungere una determinata statura comporta effettivamente, come affermato in un celebre detto popolare, l’immediato incremento del proprio fascino esteriore, perché non applicare un simile principio anche alle strutture architettoniche? Laddove l’imponenza, tra tutte le caratteristiche di quest’ultime, finisce per costituire un importante valore aggiunto per i futuri utilizzatori del caso. Perché se lo spazio in termini di metratura può tradursi in ergonomia, perseguendo la desiderabile proporzione aurea della cosiddetta “misura d’uomo”, ciò non significa che sviluppare la propria struttura in senso verticale comporti esclusivamente un guadagno d’immagine del tutto privo di sostanza. Tutto ciò dimostra, senza ombra di dubbio, l’eccezionale edificio del culto Ortodosso che costituisce il principale simbolo della Karelia e oltre a questo, uno dei monumenti storici più riconoscibili di tutta la Russia. Pur essendo, in maniera piuttosto insolita, raramente discusso nei paesi di quello che un tempo era stato il Blocco d’Occidente. Il suo nome: Tserkov’ Preobrazheniya Gospodnya (Chiesa della Trasfigurazione) anche se tutti la conoscono per antonomasia come Kižskij Pogost (Complesso dell’Isola di Kizhi) in diretto riferimento alla torre campanaria ottagonale e la sua consorella posta a pochi metri di distanza, quella Pokrovskaya tserkov’ (Chiesa dell’Intercessione) che pur essendo meno eccezionale in termini numerici, condivide con essa alcuni aspetti notevoli della sua architettura. In primo luogo, quello di essere stata costruita interamente in legno, secondo la leggenda attraverso l’opera di un singolo maestro d’ascia di nome Nestor, del quale non sarebbe “mai più nato l’eguale”. Benché la cronologia storica sia in effetti piuttosto chiara, e veda tutti e due gli edifici attuali come frutto dei lavori portati a termine nel corso del XVIII secolo (1714 e 1764) a seguito di altrettanti incendi che li avevano gravemente danneggiati, forse a causa di fulmini caduti in corrispondenza delle loro alte croci.
E davvero elevate risultano essere quest’ultime ad oggi, soprattutto per gli equivalenti lignei di veri e propri grattacieli, misuranti rispettivamente 37 e 32 metri, posizionati nel mezzo di un ampio spazio privo di rilievi, alberi o altri punti d’attrazione elettrica nel corso dei temporali, in corrispondenza di una delle sottile strisce di terra in mezzo al lago Onega, a qualche centinaio di chilometri dal confine con la Finlandia e la grande città di San Pietroburgo. Nonché numerose, vista la cognizione dei progettisti che sembrerebbe essersi impegnata nel dimostrare la quantità massima di cupole a forma di cipolla, ciascuna sormontata dal simbolo religioso d’ordinanza, un’importante caratteristica dell’architettura russa di cui possiamo qui complessivamente trovare 31 esempi, di cui 22 collocati nel solo edificio maggiore dell’importante complesso. Si tratta di un approccio i cui risultati possono essere osservati in molte delle strutture d’importanza pubblica, e non soltanto ecclesiastica, costruiti per rispondere a un gusto estetico tipico della tradizione russa, che piuttosto che subire una corrente contraria con l’insorgere del governo socialistica, riuscì successivamente a trovare una riconferma sulle ali di un certo senso d’orgoglio nazionale. Tutto inizia, generalmente, con la creazione di un  bochka (soffitto a) barile dal caratteristico fregio appuntito, sul quale trova collocazione una complessa struttura di sostegno, concepita per sostenere l’equivalente sovradimensionato di uno dei più popolari ortaggi sotterranei. Che tra l’altro del tutto incidentalmente, parrebbe costituire una delle esportazioni più rinomate dell’intera regione di Karelia…

Osservato dall’alto mediante l’utilizzo di un drone, il complesso dell’isola di Kizhi presenta un aspetto altamente caratteristico e privo di corrispondenze nella Russia o altrove. Possiamo soltanto sperare che l’uso di moderni parafulmini possa preservarlo intatto, stavolta, per molte generazioni a venire.

Ciò che immediatamente differenzia entrambe le chiese del Kižskij Pogost dalla visione più tipica del loro progetto di partenza, è l’assoluta mancanza di elementi metallici all’interno di tale apparato ingegneristico, permettendo all’intera struttura delle numerose cipolle di reggersi attraverso incastri a coda di rondine e tacca tonda, rendendole essenzialmente una delle più ineccepibili opere di falegnameria che siano giunte integre fino all’epoca contemporanea. Dopo oltre tre secoli, nel corso dei quali le due chiese si sono trasformate da importante punto di riferimento locale in un luogo di pellegrinaggio, acquisendo la fama internazionale che le avrebbe fatte inserire, a partire dal 1990, nella lista dei patrimoni dell’umanità tutelati dall’UNESCO. E questo sebbene nella sezione “autenticità” sia stato necessario riportare i numerosi interventi di restauro e parziale ricostruzione, di cui l’ultimo nel 2017, a cui sono state sottoposte attraverso le generazioni, sostanzialmente inevitabili per degli edifici costruiti con questo tipo di materiali.
Le pareti della Preobrazheniya Gospodnya Pokrovskaya sono infatti nient’altro che un’ampia serie di tronchi intagliati di Pinus sylvestris, in effetti alcune migliaia, incuneati l’uno nell’altro attraverso l’uso ingegnoso di asce (ben più di una, probabilmente) e sormontati dalle cupole costituite da un vero e proprio puzzle di elementi romboidali, frutto di un più leggero e malleabile legno di pioppo (fam. Populus). Per quanto concerne la chiesa della Trasfigurazione propriamente detta, essa è costituita da quattro vani superiori rivolti alle diverse direzioni cardinali, con tre navate e un nartece, il corto atrio d’ingresso delle principali basiliche cristiane. Un elemento tipico della tradizione ortodossa è rappresentato invece dalla parete situata a metà della struttura e detta iconostasi, letteralmente ricoperta da 102 figure d’icone rappresentanti santi e figure della bibbia, al di là della quale vengono tenuti tradizionalmente i sacramenti. La chiesa dell’Intercessione risponde invece al progetto meno ambizioso della cosiddetta forma di nave, tipica di queste regioni, riassumibile in un prima ottagonale sormontato da un cubo, meno riccamente decorato e ricco di ornamenti architettonici sorprendenti. Entrambi gli edifici, tra l’altro, vengono ancora oggi utilizzati ogni settimana per dire la messa, con l’edificio più piccolo soprannominato “chiesa invernale” in funzione della maggiore facilità con cui può essere riscaldato in occasione di tale importante ricorrenza. Mentre gli ampi spazi della svettante controparte vengono da sempre, secondo la convenzione, preferiti soltanto nel corso dei mesi più caldi dell’estate. In epoca recente, dopo un lungo periodo di abbandono dovuto all’egemonia dell’ideale sovietico, il complesso dell’isola di Kizhi è stato trasformato in un museo all’aria aperta delle tecniche di carpenteria russe, con il trasporto e la ricostruzione integrale a rispettosa distanza di altri edifici considerati rappresentativi, per una ragione o per l’altra, delle tecniche di carpenteria della Karelia. Arrivando a costituire, essenzialmente, una delle mete turistiche più irrinunciabili dell’intera regione.

La parete dipinta dell’iconostasi rappresenta una delle caratteristiche più importanti delle chiese ortodosse, usata per separare il naos dal presbiterio. Ovvero in altri termini, la parte sensibile del luogo di culto da quella che, secondo il dogma, diventa intelligibile soltanto attraverso una sincera professione di fede.

Cemento, acciaio, vetro, plastica… Ogni materiale utilizzato nel campo dell’architettura, attraverso le molte generazioni trascorse dalla codificazione di un simile disciplina funzionale ed artistica, sembra implicare un particolare tipo di rapporto con la natura, i suoi abitanti e le necessità di questi ultimi, nello svolgimento quotidiano della vita, i propri riti e le tradizioni ereditate da chi c’era prima. In tale ottica, la mera esistenza di un complesso come Kižskij Pogost dimostra l’esistenza di un filo conduttore privilegiato tra gli abitanti di questi luoghi ed una delle risorse più tipiche e rappresentative del loro territorio, il legname. Che pur dovendo abbandonare la capacità di crescere e riprodurre se stesso, a seguito dell’abbattimento del grande tronco centrale, potrà iniziare a fare affidamento su una certa perseveranza dei concetti…. Se non della mera burocrazia dei fatti.
E in tutto questo, una cosa è certa: ogni tronco che dovesse marcire, verrà sostituito. Ogni pezzo di cupola caduto a terra, come l’involucro esterno della cipolla cui tanto assomiglia superficialmente, verrà raccolto e riportato con cura al suo originale incastro. Chiese come queste sono di gran lunga troppo preziose, e rappresentative per il loro paese, perché l’entropia naturale di tutte le cose possa essere lasciata libera d’imperversare ai danni della loro esistenza. Permettendo il raggiungimento di un diverso tipo, altrettanto efficace, d’immortalità.

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