Perché occorre controllare che la lingua non abbia gli artigli

Ovvero la crudele legge che vige negli abissi, ovvero la peggior giornata possibile di un pesce, ovvero la zampettante condanna dei sapori che percorrono le alterne strade della fame pinnuta. Riuscite ad immaginare nulla di più terribile? Rispetto a quanto la natura, nella sua infinita saggezza, si è fatta carico di progettare, al tavolo da disegno della lunga evoluzione pregressa. In cui è la sopravvivenza a farla da padrona, senza nessun tipo di rispetto nei confronti dell’estetica o percezione di gradevolezza, che d’altronde corrispondono a pensieri di esclusivo appannaggio della sensibilità umana. Come se gli umani, al posto di siffatte creature, non sarebbero perfettamente inclini a fare di molto peggio. “Ecco, guardami prima che l’apertura si chiuda di nuovo: sono la femmina di Cymothoa exigua o pidocchio mangiatore della lingua. Adesso puoi vedermi, fra poco sparirò di nuovo. Dietro l’uscio di quei denti utilizzati da viventi, l’ittico passaggio per il cibo e… Me.”
L’orrore in questo mondo può senz’altro assumere diverse forme. Poche tra le quali, tanto chiare ed oggettive quanto quella di una timida creatura aliena, nascosta nell’ingresso di un malcapitato sistema digerente. Saldamente abbarbicata là, dove idealmente si sarebbe collocato l’organo del gusto per eccellenza. Che in effetti non è particolarmente simile a un crostaceo come questo ma se lei/lui non è incline a formalizzarsi, perché mai dovremmo fare gli schizzinosi! Dopo tutto, si tratta essenzialmente della linea comportamentale di qualcuno che ha l’intento di serbare il proprio privilegio. Nella scelta di cosa mangiare e cosa, invece, lasciar scendere giù dentro l’esofago della creatura che si è ritrovata a contenerlo. Perché di sicuro, come ogni buon parassita che si rispetti, il pidocchio non vorrebbe mai che la sua casa morisse. Fin da quando, qualche mese prima, vi era entrato in guisa e dimensione di larva o mancae, assieme a vari altri rappresentanti della sua specie. Tutti rigorosamente maschili poiché nessuno nasce femmina, nell’universo circostanziale dell’isopode mangiatore di lingua. Ma ciascuno, purché degno, può aspirare un giorno a diventarlo.
Vita, morte e miracoli, come quello che conduce uno soltanto, tra milioni di spermatozoi, verso l’ovulo splendente che costituisce un simbolo del suo trionfo. Ed allo stesso modo, un occulto mangiatore tra dozzine d’altri, giù dentro la gola ittica e quindi fino all’agognata posizione di preminenza. Dove iniziare, un poco alla volta, a mettere in pratica il gesto terribile da cui prende il nome…

Il versatile Cymothoa Exigua infesta primariamente pesci dell’ordine dei Perciformes: tre tipi di Lutjanidae, una specie di Haemulidae, tre Sciaenidae. Cui si aggiunge un esponente degli Atheriniformes: un grugnone. Successivamente alla sua comparsa nelle acque circostanti Puerto Rico, si è inoltre adattato alla predazione del Lutjanus colorado ed il L. jordani.

Può essere produttivo, a questo punto, applicare un importante distinguo. Poiché la femmina adulta appartenente alla famiglia dei Cymothoidae, in realtà composta di oltre 200 varietà molte delle quali soltanto preventivamente classificate, non può essere lunga più di un terzo di centimetro e per questo avrebbe certamente dei problemi nel consumare per intero tale sobbalzante appendice. Laddove ella piuttosto, con l’ingegno che deriva dall’istinto, impiega i propri arti acuminati per recidere i principali vasi sanguigni, per poi inizia a suggerne avidamente il sangue. Ben sapendo come, entro un tempo ragionevolmente breve, sarà la lingua stessa a decomporsi, staccandosi dal pesce di cui era un’importante, benché non vitale organo sensoriale. Un’esperienza indubbiamente spiacevole per il suo possessore, ma che permette alla femmina di pidocchio di proseguir nel fare ciò che gli riesce meglio, abbarbicandosi in maniera inamovibile al coronamento del moncone che ne risulta. Così da sostituirsi, in modo pratico e funzionale, all’oggetto incolpevole di tanta crudeltà creativa. Ora il pesce, qualunque sia la propria specie e perciò l’isopode che gli è toccato in sorte, vista l’effettiva specializzazione di ciascuna varietà per una particolare tipologia di vittime nel vasto catalogo delle acque marine, non risentirà in modo piuttosto sorprendente di un così traumatico, orripilante evento. Potendo continuare a sopravvivere e nutrirsi con la sola controindicazione di una lieve perdita di peso, causa l’insignificante quantità di cibo “prelevata” dal parassita. Potenzialmente problematica, di contro, la situazione all’interno delle sue branchie. Questo perché i maschi arrivati dopo, ed altri che continuano ad accorrere, singolarmente grandi circa 4-14 mm non se ne andranno affatto ma continueranno piuttosto a ricercare vie d’accesso fino al punto della lingua perduta. Con l’esplicita e del tutto ragionevole aspettativa di riuscire ad accoppiarsi con l’ideale consorte, avendo cura di non restare trafitti dai suoi appuntiti artigli. Evento a seguito del quale, in base agli studi biologici pregressi, ella produrrà una certa quantità di uova, rigorosamente contenute all’interno di un marsupio ventrale vagamente simile a quello di un canguro. Per poi lasciare, finalmente, la presa, gettandosi di nuovo nelle vaste correnti marine. Ove provvederà a deporre, lietamente, la prossima generazione di questo orrore.
E il pesce senza lingua, con le branchie parzialmente intasate dallo sciame di minuscoli crostacei denutriti? Il suo destino può variare. Si hanno a tal proposito notizie di esemplari che hanno continuato serenamente la propria esistenza, pur dovendo fare a meno per qualche tempo del possesso di alcun tipo di lingua. Almeno finché, s’intende, uno dei maschi non si dimostri in grado di cambiare anch’egli sesso, per tornare ad occupare il posto di sua famelica ed esclusiva competenza. Facendo quello per cui è stato messo al mondo fin dall’ultima ora di un oceano che avremmo forse definito migliore. Dal punto di vista della pietà, se non quello dell’efficienza.

Non così terribile una volta che è stato tirato fuori dalla bocca, giusto? Come un’appendice retrattile, senza l’alieno xenomorfo intorno. Per cui è del tutto possibile che l’illustratore H.R. Giger, collaborando con Ridley Scott per gli eponimi classici del cinema si fosse, almeno in parte, ispirato al ciclo vitale di siffatte creature.

Volendo in conclusione analizzare il pericolo che tali incubi viventi potrebbero costituire per l’uomo, possiamo anche utilizzare una singola parola: nessuno. A parte quello di essere morsi mentre lo si maneggia per girare un video su YouTube. Il pidocchio mangiatore di lingua non può infatti adattarsi ad infestare specie diverse da quelle per cui risulta essere specializzato, che raggiungono un massimo di sette nel caso del temibile C. exigua. Ed è difficile immaginare uno scenario in cui un’imponente essere senziente, per di più incline a trascorrere la maggior parte propria vita sopra il livello delle acque, potrebbe costituire una preda percorribile per tale ben collaudato parassitismo. Permettendo semmai d’identificare il problema nella sua ottima capacità di proliferazione, e la conseguente capacità di fare la sua comparsa in ambienti nuovi, trasportato dalle migrazione dei suoi stessi ospiti nuotatori. Il che ha senz’altro favorito, in casistiche pregresse come un particolare caso a Puerto Rico nel 2013, un’occorrenza reiterata nel pescato con conseguenti proteste ed azioni legali contro una catena di supermarket, che era stata rilevata vendere dei pesci con la lingua sostituita. Magari non propriamente “velenosi” come suggerito da qualcuno, benché in fondo non sia così difficile condividerne il punto di vista: perché voglio dire, che orrore! Giusto?

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