Soltanto un padre preoccupato, il suo telefono con videocamera, un canale YouTube da 58.800 iscritti. Tanti, tantissimi eppure mai davvero abbastanza. L’argomento del video di oggi: una di quelle cose che letteralmente ci circondano, pur trovandosi frequentemente oltre i margini della nostra coscienza. Ma guai, a farci finalmente caso. Poiché quanti tra gli onnipresenti corrugati metallici ai margini delle strade, spesso concepiti al fine d’impedire l’invasione di corsie opposte, sono davvero costruiti nella maniera ideale, ovvero completi in ogni loro significativo ed importante dettaglio? Aspetti come la consigliabile presenza di un sistema di ancoraggio al suolo, mediante cavo metallico imbullonato nell’asfalto, pena l’incapacità di mantenersi integri durante il colpo obliquo di un veicolo abbastanza pesante. Evento il quale, come qui ampiamente dimostrato ed anche documentato dall’associazione NCHRP (Programma Nazionale Cooperativo di Ricerca Autostradale) tenderà altrimenti a causare il disfacimento prematuro del dispositivo in questione, trasformandolo nell’equivalenza di un gigantesca lancia penetrante o micidiale katana. E nessuno vorrebbe che ciò potesse tendere a capitare…
Una delle maggiori contraddizioni nel campo della sicurezza stradale è la maniera in cui risulta essere del tutto impossibile progettare soluzioni utili a ridurre il rischio in ogni possibile circostanza, quanto piuttosto metodologie atte a ridurre l’incombenza statistica di gravi conseguenze, mentre si aumentano di contro le probabilità che qualcosa d’inaspettato possa causare l’effetto diametralmente opposto. Questo in parte per la problematica sempre presente dell’errore umano, che può portare a un’utilizzo inappropriato delle pur valide risorse a disposizione: vedi l’esempio degli ultimi imprudenti che ancora oggi, non volendo sopportare il “fastidio” della cintura di sicurezza, la indossano in modo tale da non ancorare la spalla sinistra, aumentando piuttosto che ridurre il rischio di gravi ferimenti agli organi interni. Vi sono tuttavia casistiche, di contro, in cui il guidatore non è incaricato né messo in condizione d’influenzare il proprio destino, semplicemente perché studi approfonditi hanno dimostrato come in particolari tratti di strada, gli apparati di sicurezza devono essere posizionati in un particolare modo tra i molti a disposizione, in base a norme necessariamente flessibili nella speranza di aver previsto il più ampio ventaglio di possibilità future. Eventi in linea di principio prevedibili, come il disgraziato giorno in cui nel 2017 la giovane Hannah Eimers alla guida della Chevrolet Silverado del qui presente padre perse il controllo sull’Interstatale 70 in Missouri, finendo per colpire la parte finale del guard rail correttamente ed appropriatamente installato ai margini di quella strada fatale. Mentre il particolare elemento a forma di T per l’assorbimento di questa tipologia d’impatti, progettato con largo profitto dalla X-Lite, che s’impunta contro il blocco motore dell’automobile. Spingendolo all’interno dell’abitacolo, e sbalzandola fuori dall’auto, senza lasciarle purtroppo alcun margine di salvezza. Morti evitabili ed un tipo di soluzione, quest’ultima, effettivamente poco usata fuori dagli Stati Uniti (e non è detto che le alternative siano migliori) proprio perché soprattutto valida nei confronti dei veicoli a quattro ruote, risultando potenzialmente peggiorativa per la sicurezza dei motocicli. E che a partire dall’ultimo anno, è stata non a caso proibita e rimossa, con gran dispendio di risorse, in due terzi degli stati americani che avevano precedentemente scelto di utilizzarla lungo il corso delle loro strade. Grazie, soprattutto, all’opera di quest’uomo…

Internet è la piattaforma che può dare un potere notevole al singolo, più di qualsiasi altro mezzo mediatico a disposizione delle attuali generazioni. Un approccio comunicativo, spesso manovrato ad arte dalle grandi compagnie, che tende a massimizzare la risposta nei confronti di coloro che producono contenuti inoffensivi o divertenti, mentre i grandi temi sociali e le questioni dei nostri tempi sono mantenute a distanza nel tentativo implicito di mantenere una sorta di pace comune, così enfaticamente ricercata da chi genera gli algoritmi matematici di diffusione. Benché possa talvolta capitare, per una contingenza di fattori o l’effettivo interesse della questione suscitata, che qualcuno possa fuoriuscire dalle maglie di quel sistema, riuscendo miracolosamente a far passare il suo messaggio, che può servire in ultima analisi a far cambiare davvero le cose. Il caso, nello specifico, di Steve Elmers e la sua crociata pluriennale non soltanto nei confronti dei guard rail creati in base alle linee guida del sistema X-Lite, ma ogni altra tipologia di errore o controindicazione tristemente palese nell’utilizzo di tanto discussi, benché inevitabili sistemi di sicurezza. E non è affatto complicato immaginare la terribile frustrazione di un padre che ha perso la figlia all’età di soli 17 anni, che inizia a visitare i luoghi d’incidenti simili che avvengono in giro per il paese, documentando per il proprio pubblico crescente la derelitta condizione in cui si trovano molte delle infrastrutture concorrenti a ciascuna di queste tragedie. Barriere prive di ancoraggio idoneo, con supporti mancanti, angolazioni poco consigliabili. Costruiti in base a linee guida che lasciano eccessivo spazio all’immaginazione, permettendo alle amministrazioni pubbliche di ultimare prima l’opera ed alle compagnie produttrici di ridurre al minimo i costi di gestione. All’interno di un settore già molto complesso e con margini di errore assai limitati. Nella maniera sottoposta a lunghi e reiterati studi nel corso delle ultime decadi, atti a cambiare il paradigma di sviluppo ogni qual volta il numero di morti superava le aspettative. Perché barriere come queste non possono essere eccessivamente flessibili, pena l’incapacità di fermare i veicoli in tempo utile, ma neppure troppo rigide se vogliono minimizzare il rischio per coloro che si trovano a subirne l’impatto. Mentre un aspetto da considerare ancor più critico è quello relativo alla loro estremità nel senso di marcia, poiché resta sempre possibile, nei casi sfortunati, che la suddetta colpisca in modo perpendicolare la parte anteriore di un veicolo lanciato a velocità elevata, con le conseguenze fin qui descritte. Da cui l’idea, molto diffusa fino alla metà degli anni ’90, di far piegare il corrugato verso il suolo e portarlo a scomparire nel sottosuolo, finché non si è scoperto come ciò tendesse a creare una letterale rampa di lancio, particolarmente valida a far sollevare e cappottare le automobili o persino scaraventarle in luoghi pericolosissimi, come la corsia opposta o il marciapiede. Il che ha indotto in particolare le autorità stradali degli Stati Uniti a fare largo uso di soluzioni di smorzamento, tra cui le cosiddette barriere Fitch, dal nome del pilota della Le Mans coinvolto nel terribile incidente costato la vita a 84 spettatori sugli spalti nel 1955, consistenti di barili gialli pieni di sabbia in configurazione triangolare. Laddove in assenza di quest’ultime, il sistema di assorbimento progettato dalla X-Lite avrebbe dovuto svolgere più o meno la stessa funzione. In teoria.

Il che alimenta un tipo di discussione che potremmo definire poco al centro delle preoccupazioni della classe politica della stragrande maggioranza dei paesi, inclusa l’Italia. Dove se non altro si sono compiute campagne, nel corso degli ultimi 10 anni, finalizzate a ridurre il rischio del guard rail per i motociclisti, che hanno portato all’installazione in diversi casi del secondo corrugato di contenimento inferiore, utile a impedire che costoro passino al di sotto, sbattendo contro i sostegni durante una caduta con scivolamento laterale.
Mentre per quanto concerne l’elemento iniziale di ciascuna affilatissima striscia di metallo, lascio che siate voi a giudicare. Quanto spesso avete notato nel nostro paese l’implementazione di una qualsiasi delle collaudate soluzioni valide a impedire la penetrazione dell’abitacolo di un’automobile davvero “molto” sfortunata? Ovvero che finisca per trovarsi nel punto sbagliato, andando ad impattare per un atto divino nell’angolazione esatta utile a condannare coloro che si trovano seduti all’interno. E di quanti cavi di ancoraggio, elemento spesso trascurato anche all’altro lato dell’Atlantico, avete potuto constatare l’effettiva corretta installazione al fine di prevenire un’altrettanto letale e misurabile quantità d’incidenti? Si tratta di una linea di pensiero scomoda, poiché tende a ridurre le ore di sonni tranquilli che potranno caratterizzare le nostre dure giornate di lavoro. Eppur soltanto se una quantità sufficiente di persone inizieranno a prendere atto dell’intera faccenda, potremo mai sperare di cambiare davvero in meglio le nostre probabilità di sopravvivere. In un mondo dove l’automobile, assieme a ciò che la circonda, condiziona e determina la durata della nostra stessa esistenza.