Nella nuova Düsseldorf, un bosco di siepi ricopre il centro commerciale

Braccati e sotto assedio per la pandemia, gli esseri umani si chiusero all’interno delle loro case per mesi e mesi, nell’attesa dell’arrivo di un momento migliore… Un qualche presupposto di possibile riscossa. E mentre le città diventavano deserte, fatta eccezione per i fotografi costantemente intenti a immortalare le “Città Diventate Deserte” coi loro delfini, orsi e scimmie ribelli tale natura continuava a fare il suo corso, entrando in occasionale rotta di collisione con il mondo di cemento che avevamo usato, senza troppe cerimonie, al fine di ricoprirla. Così come Gustaf-Gründgens-Platz, nella capitale della Renania Settentrionale-Vestfalia, un letterale tappo carrabile edificato sopra la voragine fatta dall’uomo, contenente uno dei principali parcheggi sotterranei della regione. Luogo fino a pochi anni fa fa percorso da una strada di scorrimento, qualche anno fa dismessa a favore di altri più pratici, e meno ingombranti, sentieri di collegamento urbano. Ecco dunque comparire in maniera surreale, a poca distanza dallo storico teatro un letterale parallelepipedo di colore verde, dell’ampiezza di 42.000 mq e il punto più alto collocato a 27 metri dal suolo, oggetto totalmente fuori dal contesto perché i parchi pubblici, nella maggior parte dei casi, si sviluppano al livello del terreno. E soprattutto, non vengono portati a termine durante i periodi di quarantena…Giusto? Fatta eccezione per il caso del Kö Bogen (arco) 2, che non è il frutto di un cespuglio rampicante replicato casualmente a oltranza, né l’effetto dei semi di kudzu trasportati dal vento, bensì un’opera cosciente, e desiderabile, frutto della commissione data allo studio architettonico locale di Christoph Ingenhoven, per il rinnovamento dell’eponimo quartiere cittadino e la trasformazione dello stesso in un diverso polo di attrazione del turismo e il traffico locale, costruito per la prima volta sul principio della corrente Land Art, un movimento nato negli Stati Uniti del 1967, mirato a “restituire alla Terra” più di quanto siamo soliti pretendere da essa, mediante strutture o opere d’arte che in qualche maniera si integrano nel paesaggio, piuttosto che tentare di dominarlo. Ecco dunque l’idea, nata nelle prime fasi del progetto, d’integrare nel vero e proprio pièce de résistance 8 km di siepi ordinatamente disposte in filari paralleli, fino all’ottenimento della più estesa ed imponente facciata verde d’Europa. Fatti da parte Bosco Verticale di Milano dunque, per un’interpretazione dell’intera faccenda che risulta essere assai più prevedibile e ordinata, data l’installazione assolutamente geometrica dei trogoli ricolmi d’erba che ospitano questo solenne omaggio alla natura vegetale. Terreno fertile per le radici di Carpinus betulus o “bianco” pianta scelta per la sua capacità di rimanere verde l’intero anno e proprio a causa di questo particolarmente amata in urbanistica, assolvendo con particolare efficienza allo scopo di mantenere eretta e solida una desiderabile barriera contro gli sguardi di natura inappropriata. Laddove in questo caso, piuttosto, la sua funzione dovrà essere quella di offrire lo spunto per piacevoli passeggiate iniziate al livello del terreno e portate al culmine mediante il lieve declivio dell’edificio triangolare antistante, parte del complesso ospitante a sua volta un prato sopra cui rilassarsi, prendere il sole o conversare amabilmente. Ragionevolmente lontano, eppure fisicamente a contatto, con la più chiara conseguenza dell’urbanizzazione a oltranza…

Interessanti rendering, spesso, accompagnano progetti ancora allo stato embrionale destinati ad essere realizzati un giorno, non si sa dove né quando. L’esatto opposto, d’altronde, è osservabile nel caso della rinnovamento di Düsseldorf, in cui l’effettivo completamento di quanto promesso ha precorso la pubblicità e l’immagine con finalità celebrativa, persino in un periodo d’incipiente pandemia.

La funzione effettiva del Kö Bogen 2 dunque, la cui costruzione è iniziata nel 2016 dopo l’approvazione da parte del consiglio comunale del progetto di Ingenhoven, rientra nella categoria degli edifici ad uso misto, con una parte dedicata ai negozi ed un’altra affittata con finalità d’ufficio. In una commistione d’ambienti certamente avveniristici le cui caratteristiche, purtroppo, risultano al momento misteriose al di là delle ampie finestre osservabili dall’esterno, probabilmente a causa dell’apertura posticipata fino al termine a tutti gli effetti dell’emergenza sanitaria. Il tutto inserito nel contesto di quello che potrebbe diventare il nuovo polo commerciale della città, con numerose attrazioni estetiche e funzionali frutto dell’applicazione di diverse branche della concezione architettonica modernista. Dal punto di vista tecnico, inoltre, l’intero progetto ha visto una progressione particolarmente rapida dal momento in cui la strada di Gustaf-Gründgens-Platz è stata demolita successivamente alla creazione di un nuovo sottopassaggio, mentre il parcheggio sotterraneo veniva ampliato fino alla profondità di quattro piani con il sistema di scavo del cut-and-fill, sufficientemente sicuro da permettere, nel 2019, di effettuare una singola cerimonia per l’inaugurazione di entrambe le strutture. Benché all’epoca, effettivamente, il Kö Bogen 2 fosse ancora tutt’altro che completo soprattutto per quanto riguardava le siepi di carpino, ancora situate presso i vivai di provenienza in attesa del raggiungimento di un grado di resistenza idoneo al trapianto.
All’intero vasto e complesso progetto di rinnovamento denominato anch’esso Kö Bogen, relativo all’importante polo cittadino sulle rive del Reno portatore tradizionale di questo nome, non sono mancate prevedibilmente le critiche, orientate maggiormente verso la vendita degli spazi vitali a investitori privati e la presunta mancanza di un progetto di viabilità adeguato, destinato a creare grandi problematiche per gli abitanti delle zone limitrofe. Ciononostante, secondo gli studi di compagnie di settore pubblicati dal quotidiano RP Online lo stimolo da parte del progetto all’intero settore immobiliare cittadino può essere commisurato alla creazione di un valore tra i 70 e gli 80 milioni di euro, contro i 60 spesi fino ad ora. Il tutto a fronte di una vera e propria rivoluzione del commercio al dettaglio, idealmente rivitalizzato rispetto all’acquisto contemporaneo a distanza grazie alla creazione di una vera e propria esperienza per i clienti, stimolati dalla visita di un ambiente creato per affascinare la fantasia e sorprendere in tal modo lo sguardo. Le aree verdi, di lor conto, hanno sempre costituito il polmone dei vasti centri urbani ed è perciò doppiamente interessante il fatto che oggi, grazie all’innovativa interpretazione di Ingenhoven, abbiano trovato un diverso significato nell’economia di un mondo tragicamente in bilico, come purtroppo risulta esserlo il nostro successivamente agli eventi di questa drammatica prima metà del 2020. Anche il parco antistante sulle rive del laghetto Landskrone, adiacente al progetto di rinnovamento e mantenuto in vista grazie alla limitazione dell’altezza degli edifici, è stato del resto ampliato e migliorato con l’aggiunta di un ponte pedonale, capace di ridurre sensibilmente il tragitto da percorrere per transitare da una situazione di shopping all’immancabile passeggiata nella natura. Un qualcosa che mai e poi mai potrà essere sperimentato (realtà virtuale permettendo) dalla visita incorporea al catalogo di un venditore online.

Durante la fase finale della sua costruzione e in mancanza delle siepi di carpino, il nuovo edificio ricordava una ziggurat di antiche civiltà, in attesa di rivaleggiare a suo modo i giardini pensili di Babilonia.

In un periodo al termine della fase acuta, mentre tutti cercano le ragioni di un nuovo inizio dunque, ciò che finisce per diventare più utile risulta essere la continuazione di quanto era stato messo in moto Prima del disastro.
Il mantenimento delle promesse fatte, con l’ultima pietra (e radice) deposta a vantaggio di una popolazione che forse non potrà beneficiare tanto presto di quanto disposto a coronamento delle loro esistenze quotidiane, causa comprensibili precauzioni che ancora minacciano la riapertura in tutta Europa, ma potrà per lo meno sperare in un domani più affascinante, imprevedibile o persino coinvolgente. Perché non importa se le formiche prudenti si ritirano in massa nelle regioni occulte. Quando i semi continuano a trovare terreno fertile e le siepi a crescere verso il cielo, fino al momento catartico della fioritura. Che ci accoglierà tutti con auspicato splendore al termine di una spiacevole notte lunga ma destinata, presto oppur tardi, a farci conoscere nuovamente le luci dell’alba.

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