L’uomo assediato dalle vedove nere

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Nella concezione universale dell’utilità oggettiva di possedere un giardino, si prendono generalmente in considerazione vari punti positivi e negativi. Tra i secondi, questo è noto, rientra la problematica potenziale che lo stesso venga preso a residenza da un esercito di piccole creature, siano queste poco gravi (formiche) problematiche sul medio termine (termiti) oppure “assolutamente ter-rific-anti” (RAGNI). Si ma la paura dopo tutto, perché? Dal punto di vista di un europeo, il terrore memetico internettiano per tutto ciò che abbia otto zampe e corre sulla propria ragnatela lascia in genere perplessa più di una persona; cosa mai potrebbe farmi, un animale tanto sfavorito nelle dimensioni che potrei schiacciarlo con la punta del mio dito, cancellandolo da questa Valle di Lacrime al solo costo dell’innocenza karmica di una giornata…Oh, bé. Dipende! Ci sono paesi in cui, se è il RAGNO a vedere prima noi, egli potrebbe fare la stessa cosa a noi. Mors, exitum, kaput; chiamiamola, se vogliamo, la rivincita dei veleniferi innocenti. Certamente avrete conoscenza, per lo meno teorica, del pericolo italiano dei ragni appartenenti al genus Latrodectus, comunemente detti nella nostra lingua marmignatte, o in modo assai più affascinante le vedove nere del Mediterraneo. Esse sopravvivono coi loro splendidi puntini rossi, l’enorme sedere e le zampe affusolate, nella più profonda campagna del Centro e Sud Italia, sulle coste del Tirreno, in Puglia e Sardegna. I casi di contatto diretto con l’uomo, tuttavia, sono piuttosto rari. E meno male. Guardate qui cosa succede, invece, nella terra più remota d’Australia…
Leokimvideo è uno YouTuber con sede nell’area di Sydney famoso per la sua originale trattazione dei giocattoli collezionabili, con più di un figlio piccolo, un’amabile moglie che lui chiama mommy, la quale non compare in genere su schermo e una villetta, del tipo il cui valore immobiliare gravita verso la soglia superiore dello spettro della sicurezza finanziaria. La sua vita tuttavia, contrariamente a quanto si potrebbe presumere, non è perfetta. Principalmente per un piccolo problema, diciamo assolutamente da nulla: detta gradevole bicocca è sita proprio nel mezzo di una delle più impressionanti infestazioni ricorrenti di ragno dalla schiena rossa, ovvero Latrodectus hasseltii, denominato sulla base della striscia uniforma che prende il posto sulla loro schiena delle coppie di puntini delle nostre più familiari della nostra zona. Ora ci sono molti modi, per affrontare un problema come questo. Incluso quello (presumibilmente favorito “per scherzo” dagli americani) di bruciare tutta la casa e trasferirsi altrove (ah, ah, ah, ehm) tra i quali il nostro eroe di oggi ha scelto quello più interessante per noi: affrontare il problema personalmente, fida telecamera alla mano, quindi catturare i ragni e metterli nel suo terrario. Assolutamente condivisibile. Credo che chiunque di noi, al suo posto, avrebbe fatto proprio così.
Nelle fasi d’apertura del video pare di assistere alla preparazione di un Rambo dei nostri tempi. L’armamentario previsto per affrontare il pericolo include infatti: barattolino con tappo perforato per contenere i prigionieri, spazzola nera per stanarli, un bel paio di spessi guanti (ma va?) insetticida che purtroppo pare non sia particolarmente efficace (e ti pareva) lanciafiamme fatto in casa con la bomboletta di aerosol (escono dalle fottute pareti, Ripley!) e un intrigante gancetto creato all’apparenza con una stampella, deformata sulla base di una specifica visione personale e in funzione del quale l’autore afferma, semi-serio, che potrebbe diventare un giorno miliardario. Ad un tal punto risulta efficiente l’oggetto nel perpetrare l’ardua mansione designata, di stanare gli aracnidi dagli oscuri pertugi in cui essi vanno a nascondersi durante il giorno, per sfuggire al Sole come orribili vampiri zampettanti. Controllato nuovamente lo stato d’efficienza del kit, è giunto quindi il momento d’immergersi nel verde-marroncino, per portare a compimento l’opera di atroce sterminio…

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Attenzione! Il gatto di famiglia ha scovato un misterioso buco nel vialetto, forse realizzato da una talpa che passava di lì. Possibile che al suo interno ci sia un miliardo o due di ragni? Mentre i cani sembrano godere di un qualche tipo d’immunità al veleno dei redback, tra l’altro, questo non vale per i felini. Sarà meglio agire in fretta col sacro fuoco sterminatore…

Vediamo dunque, un attimo, che cosa comporti nei fatti l’avvenuto morso ed inoculazione del veleno di una vedova nera. Si tratta di una condizione tanto caratteristica, nonché sfortunatamente diffusa nel mondo, da aver giustificato la classificazione di una specifica sindrome, definita latrodectismo. Essa inizia a palesarsi con un dolore estremamente intenso nell’area colpita, che nell’ora successiva inizia a diffondersi lungo gli arti assieme al gonfiore e la pelle d’oca. È possibile che si sviluppi una sensazione di bruciore localizzata sulla pianta dei piedi, assieme a una sofferenza localizzata nei linfonodi di tutto il corpo. Generalmente, nessun arrossamento è visibile nella zona della puntura, fatto che rende difficile comprendere l’origine di questa condizione. La capacità di diagnosticare autonomamente i sintomi e recarsi presso un ospedale per ricevere cure adeguate diventa, quindi, niente meno che essenziale: un morso di questi ragni, se non trattato nelle prime ore successive all’evento, può portare a un’infezione sistemica, con nausea, vomito, mal di testa, debolezza, dolore al petto, agitazione, sudori ed alla fine, in particolari sfortunati casi, anche la morte. In Italia la scienza medica riconosce almeno quattro casi di persone decedute in epoca moderna per causa loro, mentre in Australia quattordici, tutte antecedenti al 1956. Data in cui fu finalmente sviluppato il siero che costituisce, ad oggi, la sostanza più utilizzata nella sua classe. I ragni dalla schiena rossa amano infatti, più di ogni altra cosa, gli ambienti creati dall’uomo ed aggirandosi durante le lunghe notti, tendono a dirigersi con estrema insistenza verso qualsivoglia fonte di luce elettrica. Ed è proprio in tale modo, che ci siamo ritrovati così.
Il clima pare più che mai gradevole e il cielo sereno, mentre Leokimvideo si dirige per combattere l’ultimo episodio della sua perenne guerra agli artropodi assassini nel giardino di una casa che, altrimenti, non avrebbe alcun tipo di problema significativo. Lo scenario appare, tuttavia, fin da subito, piuttosto grave. La cara mogliettina (mommy) pare infatti avere una passione smodata per le piante in vaso, recipianti tra i quali le vedove sembrano aver costituito l’equivalente appiccicoso di un vero e proprio condominio. Le ragnatele sono ovunque, e con esse gli esemplari femmina che sono i più temuti, misuranti in media la lunghezza di un centimetro esatto. I maschi, dal canto loro, grandi meno di un terzo, risultano difficili da individuare e non sono generalmente pericolosi per l’uomo. Le signore, ad ogni modo, richiedono un intervento con il pugno di ferro, anzi, fuoco. Scovata una vittima avvolta nella seta (probabilmente un millepiedi) lo sterminatore lancia una lingua fiammeggiante all’indirizzo dell’area sospetta, ottenendo subito la soddisfazione di un ragno che cade a terra stecchito, prontamente dato in pasto al più vicino formicaio. Risultati altrettanto validi si ottengono con l’uncino-stampella, grazie al quale Leo inizia ad estrarre aracnidi copiosi dal risvolto in plastica dei vasi, disponendoli gioiosamente nel suo orribile barattolino. Uno, due, tre…

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Le sfere marroncine, della grandezza approssimativa di un mirtillo, sono le sacche delle uova dei ragni redback, ciascuna contenente in media 200 piccoli esemplari dell’orribile, meravigliosa creaturina. Una volta immerse nell’acqua per assicurare lo stermino, ad ogni modo, nulla ci impedisce di aprirle in tempo per Pasqua o Natale, allo scopo di svelare la sorpresa…

Le grandi infestazioni di questa famiglia di ragni, diffusi in cinque dei sei continenti ma generalmente piuttosto localizzati, sono dovute alla loro specifica strategia riproduttiva. Come ampiamente esemplificato dal nome, infatti, il maschio della vedova nera produce il proprio sperma soltanto una volta al raggiungimento dell’età adulta, raccogliendolo attentamente all’interno dei propri appositi palpi cavi, organi di fecondazione simili a zanne. Egli quindi si costruisce una sorta di piccolo paracadute, talvolta definito un aquilone, e si lancia via dalla ragnatela materna grazie alla forza del vento, andando alla ricerca di una femmina pronta a ricevere il suo prezioso tesoro, che inietterà nelle apposite aperture gemelle del carapace di lei. Al termine della trasmissione di materiale genetico, che basterà a produrre uova per fino a due anni (ovvero l’intera durata di vita del ragno femmina) avviene quindi un evento del regno animale tra quelli maggiormente in grado di colpire la nostra fantasia: il maschio, soddisfatto di aver portato a termine il suo compito evolutivo, si ribalta ed offre letteralmente il suo stesso ventre in pasto alla consorte, che inizia gioiosamente a fagocitarlo. Prima ancora di aver portato a termine l’accoppiamento, quindi, lui viene letteralmente fatto a pezzi, smembrato e masticato, quindi risucchiato dall’interno con l’apposito apparato boccale, alla stessa maniera in cui questi ragni suggono una deliziosa mosca, millepiedi, o altra vittima della loro attività predatoria. Il finale apparentemente orribile della vita di lui, in realtà, assolve ad almeno due utili funzioni: intanto prolunga la durata dell’amplesso, aumentando quindi le probabilità di una riuscita inseminazione. Ma soprattutto sazia la femmina, rendendo meno probabile che ella accetti di accoppiarsi di nuovo prima di un lungo periodo, per un migliore benessere della prole selezionata. Il maschio tra l’altro, una volta usata la sua unica dose di sperma era diventato dal punto di vista evolutivo letteralmente inutile, e non avrebbe avuto alcun desiderio, né ragione di sopravvivere.
Dove sarebbe la crudeltà, il “nero” in tutto questo? La ragna uccide, perché è fatta per uccidere. E lui l’accetta dal profondo del suo cuore, assieme al fato che l’ha segnato, perché è totalmente cosciente di ciò che è. Questo ha deciso la natura e chi siamo noi, per inorridire? “Ma non c’è una singola ragione per cui tutto questo debba avvenire…” verrebbe da far eco al malcapitato australiano: “…Nel mio dannato giardino!” Giovani ragni pieni di sperma e veleno. Non c’è più rispetto per niente e nessuno, neanche la proprietà privata.

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