Mai provato a scaricare 100 chili di mercurio nel WC?

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Il Pericolo è un Veleno che conduce alla Follia. Chiunque abbia mai sperimentato l’esperienza di rompere accidentalmente il vecchio termometro in vetro, con il suo contenuto tristemente noto di una delle sostanze più potenzialmente nocive presenti nelle nostre case, ben conosce il senso di panico generale che un simile evento può diffondere tutto attorno a se. “Hai versato il MERCURIO? Portate via il bambino! Aprite tutte le finestre! Cani al guinzaglio, gatto via dalla finestra! E tanti saluti. Ormai è troppo tardi…Per te.” Il che forse, è un filo esagerato. Benché sia vero che l’elemento chimico recante il simbolo Hg, unico metallo liquido a temperatura ambiente, possa causare nell’organismo umano effetti neurotossici e una larga serie di esiziali condizioni, quali perdita della coordinazione muscolare, calo dell’udito, restringimento del campo visivo, parestesia. Molte furono, secondo gli storici, le grandi figure che persero la sanità mentale a causa di questa sostanza, un tempo ritenuta panacea di tutti i mali: primo fra tutti l’imperatore cinese Qin Shi Huangdi (regno: 246-221 a.C.) che secondo i precetti della medicina taoista, ne assumeva grandi quantità credendo che allungassero artificialmente la durata della propria vita. Condividendo quello che sarebbe stato anche il fato, secondo alcuni storici, di Ivan il Terribile, Carlo II d’Inghilterra e Napoleone. Ma quando mai la prospettiva di una sofferta ed infelice vecchiaia, trascorsa a rimembrare i propri errori fatti in gioventù, ha frenato l’estro creativo dei registi e sperimentatori di Internet, che tutto (o quasi) farebbero per acquisire un maggior numero di clicks… Persone come Cody di Cody’s Lab, al servizio di originali idee in linea con ciò che segue: “Sarebbe possibile, in caso di necessità, usare una comune toilette per scaricare un proiettile di piombo, o addirittura una barretta d’oro?” Due metalli tra i più densi con cui abbiamo abitualmente (occasionalmente?) a che fare, il cui peso risulta generalmente eccessivo, anche in condizioni ideali, per poter seguire la via d’uscita della nostra acqua sifonata, verso un destino assai peggiore della Fossa Settica. Ora naturalmente, nessuno vorrebbe mai inviare simili sostanze nella rete fognaria, per numerose ed ottime ragioni. Così Cody, come primo passo del suo esperimento, ha messo insieme un gabinetto sopraelevato, il cui scarico conduce ad un pratico secchio di raccolta ove osservare il risultato delle sue tribolazioni. Eugh!
Quindi, ragionando, è giunto ad una pronta considerazione: “Se l’acqua non scarica il proiettile, il problema può essere soltanto l’eccessiva densità dell’oggetto. Per riuscire nell’impresa, quello che mi serve è un fluido PIÙ denso di lui.” O in altri termini, sul quale il piombo, anche senza spostare una grane quantità di fluidi, possa semplicemente galleggiare, alla maniera di una papera di gomma nella vasca da bagno. E tale sostanza, chiaramente, era il… Ora prima di lasciarsi andare alla pazza gioia, o in altri termini alla fase culminante dell’esperimento, Cody ha fatto una serie di prove, iniziando con qualche goccia del temutissimo metallo. Le quali, una volta adagiate sul fondo del WC, si sono subito raccolte in un unica massa informe, e quindi, all’attivazione dello scarico, sono semplicemente andate via, nel secchio sottostante. “Bene, sembra funzionare!” Ha esclamato lui, per proseguire subito chiedendosi: “Chissà se continuerà a funzionare con una quantità maggiore di MERCURIO?” A questo punto sarebbe anche lecito porsi la domanda del perché, esattamente, quest’uomo disponga di una quantità pressoché illimitata di una sostanza tanto insolita nonché, in determinati periodi e in forza delle fluttuazioni del mercato, anche relativamente costosa. Cody è in effetti una celebrità di YouTube con centinaia di migliaia di iscritti al suo canale, celebre per le sue strane iniziative (più o meno) scientifiche ed i rischi che corre in maniera (più o meno) ragionevole, ma la sua fonte pressoché inesauribile di Hg in realtà è un altra. Si tratterebbe della miniera presente sul terreno della sua famiglia, nella quale a quanto ci è dato di sapere, sono presenti tra le altre cose alcune ricche vene di cinabro, il minerale che nasce dall’unione naturale tra zolfo e mercurio.
Così prova e riprova, con quantità progressivamente maggiori del metallo liquido, finché alla fine gli riesce con incomparabile ed insolita gioia di bloccare totalmente il gabinetto. Il mercurio, più denso dell’acqua, è anche più pesante, ed alla fine raggiunge una massa complessiva esagerata perché il meccanismo del WC possa riuscire a scaricarlo. Il che ci porta al nocciolo dell’intera questione: “E riempiendo tutto il serbatoio dell’argentea meraviglia, invece, che cosa mai succederebbe?” Il dado è tratto; dopo uno, due viaggi nel capanno per prelevare i poderosi cilindri metallici in cui Cody tiene il suo prezioso Hg, il gabinetto si ritrova presto pieno fino all’orlo del venefico elemento, il più temuto dalle madri nel momento di misurare la febbre prima dell’ora di andare a scuola. 240 libbre, ovvero 106 Kg: càspita, che invidia (e che fatica)…

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Gli stupendi palazzi sui laghi del Rajasthan

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Fluttuando lievemente tra l’onde, dietro il collo del cigno di legno, compare sull’acqua un maestoso edificio. Decine di finestre, quattro grandi padiglioni al centro delle mura ed altrettanti chhatri (gazebo decorativi) più piccoli agli angoli, con sullo sfondo un filare d’alberi piantati nel misterioso giardino. Sito nel punto in cui l’acqua ed il cielo s’incontrano, poggiato sul proprio riflesso, l’imponente Jal Mahal (palazzo dell’Acqua) conduce lo sguardo e il pensiero ad un tempo passato, quando la dinastia dei re di Amer mandava qui i propri giovani per svagarsi, a caccia d’anatre e d’altre conquiste. Ma guardando più attentamente la vasta struttura, come un turista dovrebbe pur fare, ad un certo punto ci si rende conto di qualcosa di molto strano: sotto le antiche mura, nei fatti, non c’è alcun appezzamento di terra. È come se queste mura galleggiassero, in effetti, sull’acqua stessa. O in altri e più probabili termini, proseguissero al di sotto della superficie, per poggiare più o meno saldamente sullo stesso fondale sabbioso del lago Man Sagar.
È universale il senso di desiderio che l’uomo prova, dinnanzi a una gemma di preziosa, di raccoglierla ed ornarsi del suo splendore. Così come un famoso archeologo raccoglie l’antica moneta, e la trasporta fino al museo che riporta il suo nome, colui che scava per raccogliere risorse non può fare a meno, ad opera compiuta, di edificare un qualcosa che dichiari ai posteri la propria esistenza. Una meraviglia dei secoli. L’edificio che è il frutto, sopra ogni cosa, dell’ambiente e delle circostanze presenti. Per questo Jaipur, città capoluogo dell’omonimo distretto nello stato indiano del Rajasthan, che fu fondata nel 1728 dal Maharaja Sawai Jai Singh II, è oggi nota in modo particolare col nome di “Città Rosa” per il colore predominante dei propri edifici, costruiti principalmente nella pietra d’arenaria e quarziti che da sempre affioravano, invitanti, sul suolo selvaggio di questa regione. Mere curiosità geologiche, forse, nell’occhio dei semplici mercanti che di qui passavano verso regni più ricchi e allettanti, ma le fondamenta stesse, in attesa di essere edificate, per l’intenzione di un ambizioso governante alla ricerca di terre presso cui imprimere la propria visione del mondo. Nei secoli successivi, dunque, la città fu attentamente pianificata e gradualmente ingrandita, secondo un progetto planimetrico molto preciso e moderno, mentre mano a mano si arricchiva di luoghi di riferimento degni di essere per lo meno citati: il Jantar Mantar, un osservatorio stellare all’aperto, costruito sul modello di analoghe strutture a Delhi; l’Hawa Mahal, palazzo dei venti, così definito per le mille merlettature e finestre da cui le donne di corte potevano osservare, non viste, la gente comune sbrigava le proprie faccende in strada; il Chandra Mahal, l’enorme reggia del capo del clan rajput dei Kachwaha, con sette piani letteralmente pieni di dipinti, sculture, specchi sui muri e decorazioni floreali. Eppure niente di tutto questo, per certi versi, avrebbe mai potuto eguagliare il fascino silenzioso dell’edificio abbandonato nel Man Sagar.
L’origine esatta del Jal Mahal, in effetti, resta tutt’ora un mistero irrisolto. Si ritiene che sia stato costruito agli albori della dinastia, per far fronte alla tradizione per cui la corte della vicina Amer doveva viaggiare in estate, recandosi presso diversi luoghi e residenze dal notevole splendore e gli scopi più diversi, benché spesso legati alla caccia. Qui sostano, infatti, numerose specie di uccelli migratori, probabile fonte di piume e di carni straordinariamente pregiate. Mentre ciò che sappiamo per certo, invece, è la ragione dell’esistenza del lago stesso, in realtà un serbatoio artificiale creato secondo dei piani tutt’altro che insoliti in quest’area geografica, le cui carenti piogge non furono mai sufficienti a far fronte al fabbisogno agricolo della popolazione. Fu dunque determinato a seguito di una grave carestia, avvenuta nel 1596, che una diga sul fiume Darbhawati fosse la perfetta soluzione al problema, in quanto ne avrebbe deviato le acque in prossimità di una depressione nel terreno già naturalmente non permeabile, garantendo una riserva a cui attingere per tutto il corso della stagione più secca. Il fatto che lì fosse presente il pregiato palazzo dei trascorsi Maharaja di Amer, alquanto comprensibilmente, non fu considerato un problema del tutto insormontabile…

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Il sismometro vivente della Valle della Morte

Earthquake Devil's Hole

Voci fuori campo che si scambiano opinioni. Un gruppo di scienziati del Nevada, così riuniti presso uno dei luoghi più caldi e secchi del pianeta. I loro sguardi puntano verso il basso, in un buca di due metri per sei, che da sempre si spalanca tra le rocce della Valle. Dentro questa depressione, ma tu guarda! C’è dell’acqua, polverosa e carica di alghe, e odorosa di zolfo e… Che si agita, presa da una sorta d’improbabile moto ondoso.  D’un tratto, il tono della conversazione cresce e aumenta di velocità. Finché progressivamente, dal quieto interesse si è passati alle battute per sdrammatizzare, poi all’agitazione, quindi a un silenzio di contemplazione per comprendere le implicazioni di quanto si sta verificando. Non c’è nessuno dentro l’acqua, niente ci è caduto dentro. Non c’è vento, non c’è pioggia. Non c’è neanche il terremoto; qui, ed ora… Perché guarda caso ce n’è stato, invece, uno in Messico del grado 7,3 della scala Richter, a 2.842 Km di distanza, circa 7 ore prima. IMPOSSIBILE che possa esserci un collegamento…
L’uomo che cammina nel deserto è un’essere sperduto alla ricerca di fondamentali informazioni. Spinto da una parte all’altra per l’impulso di mangiare o bere, sale su una duna, getta sguardi tutto attorno, verifica la forma e la presenza d’ulteriori depressioni tra le sabbie senza tempo. Al di là delle quali, può esserci qualsiasi cosa: un’oasi, una flemmatica sfilata di cammelli. La carovana che procede, silenziosamente, verso il vortice della remota civiltà. Se egli guarda in alto, invece, sarà rincuorato. Dalla presenza delle nubi provenienti da lontano, aggregazioni di vapore e umidità, che viaggiano veloci dando il tempo di una musica che suona senza alcuna melodia. Ma ciò che egli non può contemplare, perché la natura lo ha privato di una tale abilità, è il “sotto”. Il mondo ctonio dell’allucinante oscurità. Dove scorrono ad ettolitri, centinaia di migliaia, fiumi carichi dell’invisibile ma dolce acqua, perfetta da bere proprio perché proveniente da lontano. Sgorgata, da dove? Quanto distante è la sua fonte? Nessuno, realmente, può saperlo. Ma è proprio l’esistenza di luoghi come il Devil’s Hole (Buco del Diavolo) in prossimità del parco naturale della Valle della Morte, a dimostrare che nel mondo è tutto collegato. E nel contempo che le linee naturali che trasmettono le informazioni, da un’ambiente ben preciso ai continenti più distanti, sono la materializzazione fisica del vecchio detto popolare, secondo cui: “Una farfalla che batte le ali può generare un’uragano all’altro lato della Terra.” Tutto ciò può giungere a costituire, certe volte, un bel problema. In quanto i lepidotteri che fanno questo, nella realtà dei fatti, non sono lievi e piccole creature, che leggiadre appoggiano le zampe sopra i fiori, ma dragoni incatenati, ruggenti ed agitati, che al risveglio dal torpore scuotono e distruggono ogni cosa che non riconoscono come di loro proprietà. Compresa, a volte, la stessa natura.
Perché per la cronaca, le voci che sentite non appartengono a geologi, sismologi o altri studiosi dei fenomeni appartenenti al quarto elemento (terra: sempre l’ultima, chissà se esiste una ragione) bensì gli addetti all’acquisizione di dati sulla più preziosa e delicata colonia di pesci al mondo: cento, duecento pupfish del Devil’s Hole (Cyprinodon diabolis) da 2,5 centimetri l’uno, costituenti gli unici rappresentanti della loro specie rimasti in vita, benché mai possano esserne vissuti in maggior numero di così. Perché è soltanto in quella pozza, in mezzo al nulla, o per meglio dire nei circa 30 cm verticali e pochi metri quadri in orizzontale in cui è possibile ricevere la luce del Sole al suo interno, che essi vivono naturalmente. È soltanto lì, che si sono evoluti, in un’epoca che può variare tra i 300 oppure 60.000 anni fa: si, si. C’è una “lieve” incertezza in merito! Ma sarà meglio non formalizzarci. Visto come, ogni qualvolta la terra trema anche a mezzo mondo di distanza, si tratti di Giappone, Indonesia o Cina… La sacra pozza si agita come lo sciacquone di un gabinetto, e l’acqua si ritira vistosamente, tra l’ansia dei custodi con sonda idrica alla mano. Ed ecco quindi la ragione…

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L’aspetto insospettabile degli iceberg capovolti

Tasman Iceberg

Il suono come un soffio di balena, dovuto alle particelle d’aria che si liberano dalla dura scorza d’acqua eternamente congelata, mentre questa si crepa e spacca in più punti. All’orizzonte dalla nave, tutto quello che si vede da principio è quella preminenza acuminata, simile alla pinna dello stesso, enorme mammifero marino. Ma è di tutt’altra cosa che si tratta: un grande oggetto inanimato, se così vogliamo giungere a ridurlo, o ancora meglio un essere di tipo minerale, privo di cervello, cuore, muscoli e quant’altro, eppur dotato di quel desiderio di spostarsi alla ricerca di un qualcosa, assieme a un soffio dell’arcaica ed incancellabile vitalità. La storia non è meno speciale di quella di un qualsiasi altro suo simile, benché l’esatto tempo trascorso dall’epoca del varo/nascita  debba necessariamente eluderci o in altri termini, restare un segreto, ahimè.
A differenza della precisa modalità generativa di un tale evento, che invece ci è ben nota: tutto ebbe inizio in alta montagna, presso i picchi dei Tasman ed Aoraki dell’Isola del Sud, paese: Nuova Zelanda. Ove esiste praticamente da sempre, questa impressionante scia di neve congelata, lunga 27 Km e larga 600 metri, che per via dell’effetto della forza di gravità deve fluire sempre verso il basso, sviluppando una pressione per centimetro simile a quella di una pressa colossale. Mentre da sotto, le ruvide rocce del massiccio premono ed abradono, generando un fondo granulare e straordinariamente ben compattato. Per la letteratura scientifica, il termine riferito ad una simile esistenza è ghiacciaio. Ma ben presto questo qui diventerà soltanto un semplice “ricordo”. Il fatto è che il 22 febbraio del 2011, un terremoto 6,3 della scala Richter si è abbattuto nella zona di Christchurch, arrecando enormi danni alla popolazione e causando la morte più o meno indiretta di 185 persone. E causando pure, lassù presso le vette più vicine, lo smuoversi di circa 40.000.000 di tonnellate di ghiaccio e neve, improvvisamente spinte a valle per l’effetto della loro stessa massa impressionante. Superato quindi il lago Tasman, dove le nevi dell’omonimo ghiacciaio s’incontrano ancor oggi con quelle del Murchison, il serpente candido ha raggiunto il bordo massimo del mondo. Quindi, senza un attimo di esitazione, si è buttato giù. Il fenomeno in questione, con le guglie e i contrafforti che si staccano uno per uno per poi ritrovarsi  a galleggiare nell’azzurro mare, trova l’identificazione anglofona di calving, ed è all’origine della costituzione di un particolare tipo di iceberg. Che include anche quello del nostro video, ripreso da un turista facente parte del Wombat Studio, canale con apparenti finalità promozionali tra gli innumerevoli di YouTube. Niente di nuovo sotto il Sole. Ed allora perché, tra i commenti al video, il consenso collettivo pare essere quello che grida alla falsificazione? Avendo nei fatti costretto l’autore a pubblicare un secondo spezzone, in cui egli ci mostra l’iceberg molto più da vicino… Il fatto è che l’estetica di questo ammasso di ghiaccio sottoposto ad un momento di fondamentale rinascita risulta essere, per usare un eufemismo, straordinariamente inusuale. Ciò che è capitato di riprendere al nostro eroe in questo frangente, infatti, è il preciso momento in cui la montagna vagante si è sciolta nella sua parte superiore in modo e con priorità tali da essersi trovata instabile, e prendendo il via da un lato all’improvviso si ribalta. Per mostrare un lato sottostante totalmente differente dalla controparte. Perché liscio e globulare, innanzi tutto, ma poi soprattutto di un colore azzurro intenso, costellato di brillori e sfolgorii. Davvero, il grande essere non-vivente-ma-quasi, pare all’improvviso risvegliarsi per mostrarsi in tutto il suo splendore inaspettato. Dunque, non vorreste sapere PERCHÈ può succedere una tale cosa?

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