PS3, Xbox 360 game review: Bayonetta

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L’iter evolutivo degli action game trova connotazione nella duplice deriva contrapposta delle sue potenzialità espressive. Ad un’estremo dello spettro si trova il tentativo di coinvolgimento diretto del giocatore, attraverso la piena ed immediata riconoscibilità delle situazioni proposte.
In questi casi è opportuno che il protagonista del racconto sia incolore e facilmente riconducibile all’uomo comune. Dovrà indossare una divisa, uniforme o armatura, non verrà inquadrato a meno che abbia un casco sulla testa, è di poche parole e si relaziona di preferenza attraverso l’uso indiscriminato di armi. Non porta gli occhiali da vista, non ha la barba o altri segni di riconoscimento. Non dispone di risorse in aggiunta al suo addestramento militare o alla preparazione fisica individuale, e viene attentamente motivato a combattere nemici della collettività come il terrorismo, i soldati tedeschi, gli alieni, i demoni fiammeggianti non-morti, i robot pieni di astio verso i loro creatori o le bestie selvagge preistoriche.
Bayonetta invece è una strega immateriale che uccide schiere di angeli dorati e consegna le loro aureole al signore dell’inferno. I suoi tacchi sono pistole, salta con ali di farfalla,  cammina sui muri e ferma il tempo. Evoca strumenti di tortura, brandisce serpenti vivi, si trasforma in pantera, pipistrello o corvo ed avvia le motociclette infilandoci due dita della mano e girandole di 90 gradi. Il suo sangue è fatto di petali di rose, e quando viene ferita si riprende succhiando caramelle a bastoncino. I suoi capelli formano in un qualche modo imperscrutabile il tessuto dell’abito aderente che indossa, ma spesso prendono vita come draghi o mostri colossali. Non fanno le due cose allo stesso tempo.

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I migliori videogiochi dell’anno in un grande show americano

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Si è recentemente conclusa la settima edizione dei Video Game Awards di Spike TV, l’equivalente degli MTV Music Awards per il mondo dei videogames.Il programma viene prodotto annualmente da una diversa sussidiaria della Viacom per l’uso esclusivo della TV via cavo americana. L’evento ha avuto luogo lo scorso 12 dicembre, presso il Live Complex di Los Angeles ed in presenza di numerose personalità musicali e dello showbiz. Per la prima volta nessuno di loro ha avuto il ruolo di ospite principale, onore generalmente riservato a Samuel L. Jackson. L’attore si è infatti limitato a figurare come presentatore per il nuovo episodio di Star Wars – The Force Unleashed, una delle più interessanti tra le numerose anteprime esclusive che hanno coronato la serata, in cui assisteremo alla continuazione della storia dell’apprendista segreto di Darth Vader. E così lo show si è aperto con la lotta spettacolare tra l’acrobatico Starkiller ed una sorta di rancor gigante cornuto ed assetato di sangue. Forse, non poteva esserci modo migliore.

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Arriva adhocParty e tutte le PSP vanno online

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Con una mossa a sorpresa, il blog ufficiale della Sony per i prodotti della linea Playstation ha annunciato finalmente l’estensione ai paesi occidentali del servizio adhocParty, previsto entro Natale. Potrebbe trattarsi di un’operazione a sostegno dei nuovi sistemi PSP Go! pur avendo gia costituito da mesi una risorsa funzionale per tutta la base installata dei loro clienti più smaliziati, dotati di account giapponese. Si tratta di una infrastruttura server e del relativo software per console PlayStation 3, dall’interfaccia accattivante e di notevole semplicità d’uso, che permette di effettuare il tethering, o tunneling, dei sistemi portatili PSP. Questo al fine di ampliare notevolmente le potenzialità della maggior parte dei titoli multigiocatore già disponibili e certamente di molti di quelli futuri.  Clicca qui e scoprirai come.

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BlazBlue vs. King of Fighters XII

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Il post-modernismo è un canone espressivo che sembrerebbe ancora ben lontano dai videogame di azione. In un ambito dominato dall’aspetto tecnologico e visuale, con giochi tesi massimamente ad utilizzare l’ultimo engine tridimensionale o le innovazioni più significative di gameplay ed interattività, difficilmente può trovare posto la reinterpretazione soggettiva di modelli ed idee. Sulla base di meccaniche immutabili ed apparentemente comuni, il picchiaduro bidimensionale è quanto di più vicino ad un filo conduttore ininterrotto possa trovarsi in questa sotto-classe di videogiochi,  spesso affiancato ma mai sostituito dalla sua naturale evoluzione in  3D. Quest’estate, tra luglio ed agosto, il mondo occidentale riceve finalmente l’adattamento di due giochi simili per gameplay e nel loro approccio tradizionalista: l’uno costituisce innovativa chiave di lettura di una serie decennale e largamente affermata, mentre l’altro  viene direttamente dagli autori di Guilty Gear, coloro che hanno saputo portare mostri, demoni e creature bizzarre dove prima trovavano posto unicamente guerrieri ed esperti di arti marziali.

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