L’inveterata ostilità cromatica dei parrocchetti gialli nei confronti dei loro cugini

Nella narrativa coltivata dai principali bipedi terrestri del pianeta, il dinosauro è una creatura appartenente alla Preistoria che ha visto naufragare la propria discendenza in occasione di un evento catastrofico di molto antecedente alla sua venuta. Dal punto di vista di coloro che li studiano, d’altronde, i pennuti volatori sono triceratopi, diplodochi e tirannosauri dei nostri giorni. Questione facilmente accantonata, questa, quando ci si relaziona con il caro canarino o l’amichevole cocorita, occupanti delle gabbie che adornano le sale da pranzo. E non solo. Eppure a differenza del cane, gatto e addirittura pesce rosso, sono proprio quei pennuti ricordarci, qualche volta, le precise regole tenute vive nella loro mente, più complessa e articolata della media di molte altre creature. Quando combattono per il predominio territoriale, gli spazi, il cibo, l’attenzione. Certe volte, addirittura l’odio immotivato e privo di contesto nei confronti di un diverso… Colore.
Il caso analizzato, nella qui presente trattazione, è quello di un famoso video risalente a circa mezza decade fa, più volte fatto circolare presso i social media e le altre piattaforme digitalizzate della comunicazione d’intrattenimento contemporanea. Con due gruppi contrapposti di pappagallini, molto simili fatta eccezione per la livrea gialla e verde in un caso; gialla, verde ed arancione nell’altro; ai due lati di una soglia e chiaramente intenti a far valere per quanto possibile i rispettivi punti di vista. Producendo urla penetranti, stringendosi coi propri compagni d’arme e proiettandosi in avanti in una serie di accennati “assalti” la cui mimica ricorda quella di una guerra tra le stereotipiche gangs di New York. Tralasciando adesso lo specifico contesto di provenienza, probabilmente andato perso ormai da tempo nei meandri del grande fiume delle informazioni, può diventare chiara la conferma offerta nel presente caso di una percezione ragionevolmente chiara per ha mai tenuto nella propria abitazione simili compagni saltellanti: mai mischiare tra di loro i pappagallini. Per più di una singola, valida ragione. Creature più in dettaglio appartenenti alla macro-categoria definita in lingua inglese o francese come dei conure, categoria informale creata a partire dalla famiglia deprecata dei Conurus, contenente una vasta selezione di specie aviarie di dimensioni medio-piccole dai colori brillanti e le lunghe code, tutte provenienti dalla regione geografica del Nuovo Mondo. Ma NON, questione sempre degna d’essere portata innanzi, la stessa esatta ed identificabile discendenza esattamente come avviene per il termine parzialmente sovrapposto di parrocchetti. Il che potrebbe anche costituire, a conti fatti, la precisa origine del problema…

Di sicuro il posizionamento di questa vaschetta con l’acqua, molto amata dai parrocchetti del sole, soprattutto nei periodi in cui fanno la muta, sopra la gabbia di un paio di esemplari di altre specie non è particolarmente benefico per i livelli di stress di questi ultimi. Ma semplifica parecchio la pulitura degli ambienti, dal punto di vista dell’allevatore.

Sarebbe la cosa più intuitiva del mondo, in effetti, immaginare per i nostri piccoli protagonisti la differenziazione visuale a partire da un mero programma di selezione creato dall’uomo, con la precisa e dichiarata finalità di differenziare cromaticamente gli occupanti delle rispettive voliere, il che manca in modo pressoché totale la realtà dei fatti. Questo perché pur appartenendo allo stesso genere dal nome scientifico di Aratinga (dalla lingua Tupi: “pappagallo variopinto”) i testa gialla della nostra scena sono formalmente definibili come degli A. solstitialis di Roraima, Guyana, e Suriname, mentre i loro rivali dal corpo tendente all’arancione rientrano all’interno della stirpe degli A. jandaya, caratterizzati da una diffusione assai più ampia nell’intera parte nord-est del continente sudamericano. Creature biologicamente simili e del tutto capaci di generare ibridi fertili tra loro, benché proprio in funzione della relativa rarità dei primi, vengano preferibilmente mantenuti in gabbie separate. Ed è del tutto comprensibile, a questo punto, l’antipatia mostrata dai due gruppi di protagonisti della contingenza titolare, nel momento in cui siano stati posti improvvisamente a direttamente a contatto sotto l’occhio della telecamera, con il presumibilmente non del tutto etico intento di attirare il pubblico ludibrio e conseguente visibilità online. Chi alleva con trasporto i pappagalli di qualsiasi dimensione d’altra parte, ben sa ed ama spesso ripetere la fondamentale nozione di tenere separato ciascun singolo esemplare facente parte della propria collezione, fino all’implementazione di un formale intento d’accoppiamento. Giacché ogni proposito di “farsi compagnia a vicenda” come tendono a pensare i non iniziati, verrà presto o tardi sovrascritto dalle antipatie cristallizzate dalla prolungata convivenza e la condivisione di spazi percepiti da ciascuno come vitali. Ed ogni quarantena, avvicinamento preliminare, per giorni o addirittura settimane prima del formale ed ottimistico accoppiamento, generalmente decade alla prima tirata delle piume della coda o attacco con il becco all’indirizzo del coinquilino. Il che non significa che l’inserimento di più pappagalli o parrocchetti all’interno di una singola gabbia sia del tutto impossibile, particolarmente quando appartenenti alla genìa naturalmente socievole ed incline all’aggregazione in natura degli Aratinga. Ma tenete presente che ogni esperimento in tal senso dovrà essere strettamente monitorato, essendo pronti a intervenire ogni qual volta l’ostilità dovesse raggiungere la massa critica, sfociando nella violenza tra i due pennuti. I conure sono effettivamente in grado di ferire gravemente, o addirittura uccidere i propri simili senza il benché minimo rimorso. Essi rappresentano, dopo tutto, i più compatti e chiassosi dinosauri dei nostri giorni…

Naturalmente pacifici e con un’atteggiamento maggiormente conciliatorio, i parrocchetti dalle guance verdi sono spesso quelli che finiscono per avere la peggio nei confronti inter-specie. E questo indipendentemente dalla dimensione o quantità dei loro più agguerriti rivali.

La forzata convivenza di una nutrita pluralità di piccoli pappagalli può d’altronde generare più di qualche problema nel vicinato, particolarmente se si vive in un ambiente urbano. Caratteristica comune ai gruppi dei parrocchetti e dei conure è infatti la sproporzionata potenza dei loro richiami, concepiti al fine di riconoscersi a distanza di svariate centinaia di metri di una giungla naturalmente rumorosa. Oltre una soglia massima di 80-90 decibel, valore numerico conforme a quello per cui viene consigliato, in caso di esposizioni prolungate, l’utilizzo di una protezione per le orecchie all’interno dei contesti professionali.
Confermando dunque il detto: per quanto sia possibile togliere il membro di una gang pennuta dalle fronde dei bassifondi, non puoi tirare fuori le ombre frondose che soggiornano all’interno del suo cuore guerriero. Sempre pronto ad annunciare tra le strade metropolitane, con iconico e cantilenante tono di sfida, l’invito ad uscire fuori e “giocare”…

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