La danza folkloristica dell’airone bianco giapponese

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La danza degli aironi bianchi, detta Sagimai (鷺舞) è un’affascinante tradizione culturale, in origine parte delle festività shintoiste praticate presso il tempio di Yasaka, a Kyoto, dove antichi dipinti la raffigurano a partire dal XVI secolo. Parte della lunga serie di rituali che si tenevano annualmente in questo importante centro religioso, costituisce la rappresentazione di una leggenda importata dalla Cina, romantica e al tempo stesso un pò malinconica, in cui l’elegante uccello diviene il simbolo dell’amore impossibile tra una dea e un comune essere umano.  La più famosa versione moderna di questa danza, qui ripresa da un inviato del portale Photoguide.jp, viene occasionalmente messa in atto ad Asakusa, uno dei quartieri più caratteristici di Tokyo.

Si narra di come la figlia dell’Imperatore di Giada, principessa del cielo, fosse incaricata di tessere i raggi del Sole insieme a quelli della Luna. Dal suo lavoro scaturiva un fiume d’argento in grado di illuminare la Terra, e gli straordinari tessuti che creava diventavano nubi colorate e abiti per gli dei. Zhinü, questo era il suo nome, aveva un mantello magico, ricevuto in dono dal padre, che le permetteva di fluttuare nell’aria e discendere tra gli uomini ogni volta che lo desiderava. Durante una di queste spedizioni però, mentre era intenta a fare il bagno in un ruscello, un pastore di nome Niu Lang restò colpito dalla sua bellezza irreale, prese il mantello e lo nascose in una scatola. Quindi, accompagnando la dea presso la sua semplice dimora, le mostrò il fascino della vita terrena e riuscì dopo qualche tempo a conquistarla. Fatto sta che i due finirono per sposarsi, secondo alcuni all’insaputa del padre di lei, secondo altri per sua riluttante concessione. Allora per farsi perdonare la principessa, figlia rispettosa e devota, continuò negli anni a visitare l’Imperatore presso il suo palazzo nei cieli. Ma un giorno il sovrano offeso, decidendo che era ora di vendicarsi dell’affronto ricevuto, creò un vorticoso e invalicabile fiume cosmico chiamato Via Lattea, con il preciso scopo di separare gli amanti per l’eternità. Tuttavia la storia si chiude con un barlume di speranza: sembra infatti che il settimo giorno del settimo mese un’uccello magico possa allargare le ali e costituire un miracoloso ponte verso la Terra per Zhinüperchè ella possa trascorrere almeno una notte l’anno assieme all’amato pastore.

Tale uccello nella versione originale della storia era un merlo. Ma poichè i sacerdoti del tempio di Yasaka non ne avevano mai visti, la danza Sagimai prevede invece raffinati costumi basati sull’airone bianco, un visitatore piuttosto comune dei fiumi e degli specchi d’acqua giapponesi. Originariamente la danza veniva eseguita da una coppia, uomo e donna, l’uno con il becco chiuso e l’altra aperto, al fine di richiamare con movenze complesse, scandite dal suono ritmico di flauti e tamburi, la triste storia d’amore tra la divina Zhinü e l’umile pastore Niu Lang.

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