Le immagini che appaiono nelle risaie di un villaggio giapponese

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Samurai alti 150 metri, completi di armature, vessilli e persino lo scorcio di uno yagura, il seggio fortificato del clan, che scrutano pensierosi negli occhi i loro spettatori. Non sono affatto dipinti sulle piante. Ma FATTI effettivamente, di piante! Chi li ha creati e in quale modo, per quale misteriosa ragione? Possibile che si tratti di una semplice attrazione turistica, oppure c’è una funzione meno apparente e transitoria? Forse questi uomini hanno un legame con la terra di un simile luogo, che si estende fin dall’epoca degli antenati… Certo: una fortezza è resistente solamente quanto le persone che la difendono ed in questo, in bilico sul termine di un era, la Sanada Maru fu leggendaria. Nient’altro che un barbacane in legno del castello di Osaka, costruita in fretta e furia nell’inverno del 1615 con mura alte l’equivalente di due piani e piattaforme per qualche cannone e catapulta, che riuscì a fermare per quasi 10 anni l’avanzata della storia. E gli riuscì soltanto perché il samurai che l’aveva costruita poco prima di dargli il nome, secondo alcuni il più forte e onesto della sua Era, restò fino all’ultimo fedele all’ideale del Taikō Hideyoshi, il reggente ormai defunto dell’imperatore. Ma Sanada Maru è anche il titolo di una serie televisiva storica della NHK ambientata a cavallo tra il XVI e XVII secolo, che molto prima di arrivare a un simile momento della verità, segue le vicende del clan da cui provenne Yukimura attraverso oltre 50 anni di storia, a partire dalla presa di potere di suo padre Masayuki, grazie alla cui flessibilità strategica, intelligenza politica e carisma, il vessillo delle sei monete sovrapposte sarebbe riuscito a rimanere alto fino al termine dell’epoca delle guerre civili. Sebbene con la guida del fratello Nobuyuki, che al momento dello scontro finale, scelse di schierarsi dalla parte dell’astro nascente dei Tokugawa.
Ma c’è un altro castello, di cui desidero parlarvi oggi, che dal 1996 si trova nella ridente comunità rurale di Inakadate, nella prefettura di Aomori, settentrione estremo del Tōhoku e dunque, per inferenza, della stessa grande isola dello Honshu. È un edificio assai particolare perché sorge, nonostante lo stile desueto e la struttura architettonica degna di un’epoca ormai remota, dal secondo piano di un edificio semplice e moderno: nient’altro che il municipio cittadino locale. A volerla fu l’allora sindaco di questo luogo (che nonostante la definizione amministrativa di “villaggio” conta oltre 8.000 abitanti) per lo specifico scopo di ammirare dall’alto un qualcosa di normalmente privo di caratteristiche speciali, ovvero i fertili campi di riso in mezzo ai quali passa una strada di scorrimento provinciale, sostanzialmente la principale ricchezza della regione. E tutto ciò perché, a partire dal 1993 era stata istituita una nuova tradizione, che a partire dall’agosto di ogni anno decorava questi appezzamenti di terra di un qualcosa di davvero speciale: un’immagine stilizzata, tracciata con le piante stesse, pensata per raffigurare il profilo del vicino monte Iwaki. Ma quando le circa 20 persone incaricate di questo compito, sotto la guida del consigliere comunale Koichi Hanada, presero ad includere delle scritte calligrafiche sotto questa figura, la via sembrò spalancarsi verso nuove vette di potenziale complessità. Nacque così, quasi per caso, la sublime arte delle risaie giapponesi.
Che è una pratica davvero fuori dal comune perché non si basa, come alcuni potrebbero pensare, sul semplice tracciare le figure con la vernice sulle piante di riso. Ciò sarebbe, in effetti, niente meno che una bestialità, in un luogo in cui la sacralità di questo cereale può esser fatta risalire fino all’epoca preistorica degli Yayoi (250 a.C. – 300 d.C.) quindi no, tutt’altro: ciascun vegetale usato in questa titanica raffigurazione di Sanada Masayuki e il suo amico ed alleato Ishida Mitsunari, capo della coalizione anti-Tokugawa all’epoca della battaglia di Sekigahara (1600 d.C.) nella versione estetica del telefilm della NHK, è assolutamente commestibile, appartenendo ad una delle 7 specie, dalle colorazioni lievemente differenti, che il villaggio coltiva a partire da varietà tradizionali ed OGM. Gli abitanti del villaggio che si occupano dell’impresa, cresciuti fino a circa un migliaio di individui nelle ultime edizioni dell’evento, le hanno piantate una per una, secondo uno schema elaborato grazie all’impiego dei computer. Questo perché la vera sorpresa dell’intera questione, come state per scoprire, si trova in realtà nella prospettiva…

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Con un frullìo insistente, il drone si solleva dalle antiche distese dei feudi samurai. Quante divinità dei fiumi o del vento, quanti spiriti della natura distorceranno l’espressione per un senso di fastidio a questo segno d’insensibile modernità?

Spesso si è parlato, qui da noi in Occidente, della questione dei cerchi nel grano che sarebbero stati tracciati, secondo alcuni, da entità visitatrici extra-terrestri. Mentre osservando il vero aspetto ripreso dall’alto dei due samurai raffigurati per quest’anno nelle risaie di Inakadate, si ha la netta sensazione di trovarci noi, di fronte alle teste enormi degli omini grigi di X-Files. Questo perché l’immagine, come si giunge in un tal modo a scoprire, è in realtà spiccatamente anamorfica, ovvero concepita per essere osservata unicamente da una posizione: quella, nello specifico, del finto castello edificato sopra il municipio cittadino. Questa è una soluzione a cui si è giunti, in realtà, soltanto negli ultimi anni a partire dal 2003, quando il primo tentativo di ampliare la portata d’immagine dell’evento annuale portò gli abitanti di Inakadate a sostituire per la prima volta la loro amata montagna con una riproduzione essenziale del più famoso dipinto di Leonardo Da Vinci, niente meno che la Gioconda. La quale, tuttavia, apparve affetta da una condizione imprevista: molti tra i visitatori, infatti, ritennero che la Monna Lisa fosse stata rappresentata, per qualche ragione inspiegabile, come una donna incinta. Il che, in realtà, ha una spiegazione geometrica ancor prima che relativa alla filosofia dell’arte: dalla terrazza della torre d’osservazione, infatti, la parte bassa dell’immagine appariva più grande, esasperando e distorcendo le apparenti proporzioni del disegno. Certo, un elicottero di passaggio avrebbe avuto modo di vedere la realtà. Ma gli elicotteri non si fermano nelle locande del paese, non provano la cucina locale e non spendono per acquistare un souvenir.
Anno dopo anno, dunque, l’arte del riso fu progressivamente migliorata. Ogni volta qualche altro proprietario sceglieva, di sua iniziativa, di offrire il suo terreno per l’evento (dopo tutto, il riso restava pur sempre vendibile) ed i disegni diventavano così più grandi. Tra le creazioni di quel periodo, degni di nota sono Fujin e Raijin, gli dei guardiani delle tempeste (2006) l’imprescindibile Grande Onda di Hokusai (2007) ed un’intrigante giustapposizione di Napoleone a cavallo ed un guerriero dell’epoca delle guerre samurai (2009). Non sono poi mancati i riferimenti alla cultura pop moderna, con soggetti come Guerre Stellari, Via col Vento e Marilyn Monroe (2013-2015). A più riprese, il villaggio ha tentato di trasformare la festa in un’occasione di guadagno per le casse dell’amministrazione, benché l’operazione non sia sempre riuscita a pieno: la maggior parte dei visitatori infatti, che si stimano attualmente sui 100.000 annuali, si limitano a far la fila per salire sul ponte di osservazione, scattano le loro foto e poi ritornano da dove sono venuti. Riportando con se, al massimo, un buon ricordo di questa comunità del remoto nord.

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Uno dei soggetti del 2011 fu l’iconico scontro tra il monaco guerriero Benkei e il samurai Yoshitsune del clan dei Minamoto, avvenuto attorno al XII secolo d.C. Dopo essersi affrontati sul ponte di Gojo a Kyoto, i due diventarono grandi compagni di avventure, iniziando a viaggiare per il paese per liberarlo da mostri, fantasmi ed altre creature fantastiche di vario tipo.

Un punto di svolta, nell’intera questione, si ebbe nel 2008, quando all’ufficio del sindaco venne malauguratamente l’idea di far sponsorizzare l’evento. Fu allora deciso, ad insaputa anche degli addetti alla gestione delle risaie, che il disegno annuale avrebbe incorporato il logo delle Japan Airlines, assieme allo slogan Dream Skyward (sognando verso il cielo) e del quotidiano locale To-o Nippo, per un guadagno complessivo di due milioni di yen. Fu allora subito formato un comitato, guidato dall’ex-sindaco recentemente sostituito, con finalità di bloccare l’iniziativa, ritenuta indegna del ruolo di tradizione moderna in qualche modo “riscoperta” ovvero parte di un patrimonio intangibile, da sempre facente parte di questa piccola ed unita comunità. Così le loro proteste furono tanto veementi e ben articolate, non soltanto da riuscire a bloccare ogni accordo futuro nell’immediato, ma da portare gli stessi organizzatori ad ordinare che le piantine di quell’anno, già piantate nella forma desiderata, fossero sradicate e sostituite una per una, sulla base di un disegno alternativo preparato in fretta e furia. Che in quel caso finì per rappresentare Ebisu, figura facente parte dei Sette Dei della Fortuna, legato ai miti sulla creazione della religione shintoista e con mansioni di nume tutelare dei pescatori. Una più che valida alternativa, se vogliamo, alle figure storiche onorate fra questo riso negli anni precedenti e quelli ancora da venire. Eppure…
Le lecite domande sul fatto che il villaggio di Inakadate abbia, effettivamente, rinunciato del tutto ai finanziamenti esterni per il suo evento annuale, restano più che mai attuali. Dopo tutto, la serie tv di Sanada Maru è una venture commerciale con ricco merchandising, prodotti accessori e persino un videogioco di alto profilo in uscita, basato sulla popolarissima serie della Koei, Samurai Warriors. E poi volete sapere, in conclusione, cosa ha campeggiato (è proprio il caso di dirlo) nel 2016 sulla risaia opposta a quella mostrata nel video di apertura? Si, proprio lui, Shin Gojira: il Nuovo Godzilla del film uscito a luglio in Giappone, con la direzione di niente meno dell’enfant terrible degli anime Hideaki Anno, celebre per il suo simbolismo e le vicende narrative particolarmente difficili da districare. Quindi, certo, si può affermare che le figure storiche di Ishida Mitsunari e Sanada Masayuki abbiano un effettivo legame storico con la regione del Tōhoku (nonché molte altre…) Ma che dire, invece, del titanico lucertolone radioattivo?!

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“RAWR” significa “ho fame” nella lingua dei dinosauri. Fame di profitti o fame di pubblicità?

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