Tra tutti gli animali domestici, considerando lati positivi e negativi, il più intrigante rettile arrampicatore, l’occhio che identifica il bersaglio con la lingua che colpisce. E poi… Chi non vorrebbe accarezzare un piccolo camaleonte? La sua schiena ruvida di spine, la cresta acuminata sulla testa e il muso graziosamente barbuto, simile alla bocca di un lanciafiamme. C’è un motivo se giravano simili voci, a proposito dei draghi… Purché via riesca, chiaramente, di trovarlo. Perché lui… Si mimetizza. Beh, più o meno. Diciamo che il più delle volte è una erronea convinzione popolare, portata avanti da diverse decadi di fiabe, cartoni animati e ogni possibile vie di mezzo tra le due cose. Benché esista una singola specie, il Bradypodion taeniabronchum che risulta effettivamente in grado di modificare la colorazione in base alla minaccia percepita in un dato momento, tra le due alternative: anti-uccello, oppure, anti-serpente. Ma non aspettatevi, neppure allora, la capacità d’interpretare l’ambiente di contesto e rendersi praticamente trasparente. Le lucertole non sono COSÌ intelligenti. E poi, basta guardare questo video dell’ahimé defunto Gringo, beniamino dell’erpetofilo ed utente youtubiano Alex Perez, per comprendere come la sua reazione in caso di ferocia scatenata sia notevolmente differente: attaccare, piuttosto che nascondersi, ed aprir la bocca rosa per mostrare i denti e far udire il sibilo mostruoso. “Pare di essere in Pacific Rim!” esclama l’esasperato, ma bonario proprietario, tentando in qualche modo di prenderlo in mano, avvicinare il dito, almeno dargli da mangiare o chi lo sa?! Se io avessi un simile vendicatore con la coda a spirale, nella gabbia che occupa il salotto, preferirei probabilmente interfacciarmi da lontano. Però a quel punto, l’animale, che cosa te lo sei comprato a fare?
Il problema in effetti non è solamente il come, ma anche e soprattutto il cosa. Perché Gringo in effetti, prima che soccombesse in tarda età per un malanno qualche tempo dopo questo video, era un Chamaeleo calyptratus o C. Velato, originario della penisola araba e dello Yemen, piuttosto che il solito Madagascar. Trattasi di un animale molto diffuso nelle case degli appassionati, principalmente per la facilità nel farlo riprodurre e le condizioni di salute generalmente migliori, superando in questo persino il Chamaeleo chamaeleon dell’area del Mediterraneo, anch’esso molto famoso. Si, in parole povere, è il camaleonte più “facile” da tenere, ma di certo non il più “facile” da tenere in mano. Poiché a quanto si racconta online si tratterebbe, a dire poco, di un tremendo diavolo sempre pronto a usare i suoi dentini dolorosamente appuntiti. Riconoscibile dalla particolare altezza della cresta e le dimensioni in media tra i 43 ed i 61 cm con coda srotolata (35 la femmina) tutto quello che il Velato sembra voler fare nel corso della sua vita domestica è occupare un angolo della sua gabbia, aspettando il cibo e spaventando con la sua ferocia (o almeno questo pensa) l’invadente mano del suo padrone. Ma poiché uno di questi animali può raggiungere facilmente gli 8 anni di vita, nel corso del tempo non è impossibile che l’indesiderato umano finisca per voler trasformarsi in un amico, o qualcosa di simile, guadagnandosi finalmente la fiducia del piccolo piranha con le zampe a forma di pinza. Ed allora, in genere, sono dolori. La prassi apparentemente consigliata dagli esperti consiste nel fornire da mangiare al camaleonte direttamente dalle proprie mani, avvicinandole molto lentamente e permettendogli di vedere chiaramente cosa gli si sta porgendo: generalmente un grillo o uno scarafaggio vivi, acquistati appositamente allo scopo nel più vicino pet-store. Quindi, occorre restare perfettamente immobili per tutto il tempo necessario affinché il pasto venga consumato. E ripetere l’operazione per almeno due settimane. A quel punto, se si è sufficientemente fortunati, il cham dovrebbe essersi abituato alla vista del corpo estraneo a cinque dita, e dandogli modo di spostarsi autonomamente dovrebbe, prima o poi, salirci sopra. Ah, che meraviglia! Quale profondissimo senso d’invidia… Ora, posso esprimere un opinione? Forse approcciarsi direttamente all’altezza degli occhi del rettile, parlando a voce alta, non costituiva l’approccio migliore. Ma esiste anche l’esasperazione, o il desiderio comprensibile di realizzare un video divertente o due. Del resto, per chi preferisce un’approccio maggiormente sereno alla convivenza, esiste pur sempre l’alternativa della via più “facile” a disposizione…
Il camaleonte pantera (Furcifer pardalis) nonostante il nome temibile costituisce il non-plus-ultra nel settore delle lucertole mansuete. Originario dell’area nord-est del Madagascar, esclusivamente nel bioma della foresta tropicale, rappresenta perfettamente lo stereotipo del cacciatore immobile, che aggrappato saldamente agli alberi attende il suo momento per colpire la preda. Ciò lo rende particolarmente lento e cauto nei movimenti, oltre che naturalmente propenso ad aggrapparsi a qualsivoglia cosa gli venga posta davanti, inclusa la mano o il braccio umani. La lunghezza si aggira in genere sui 50 cm, non troppo diversa dall’alternativa medio-orientale. Il prezzo, in funzione della rarità e delicatezza della creatura, risulta essere superiore: si va dai 200 ai 300 dollari contro contro gli appena 40 del Velato. Ma ciò che colpisce in modo particolare, fin da subito, è la straordinaria colorazione dell’animale. Che può variare, da una regione all’altra dell’area geografica di provenienza, da toni dominanti del rosso e del rosa, dell’arancione, verde o giallo. Sempre connotati, almeno in parte, da una livrea discontinua, per migliorare le capacità di mimetizzazione. Le quali sono, come dicevamo, per lo più idonee ad un singolo e specifico ambiente. Perché si, il camaleonte pantera può ovviamente cambiare colore, variando più che altro l’intensità delle sue armonie innate. Egli è solito farlo, tuttavia, per una sola ed unica ragione: sfidare gli altri maschi per il possesso di una femmina, o in alternativa attrarre direttamente quest’ultima, grazie agli ottimi propositi di vincere una qualsivoglia sfida. Proprietari non troppo rispettosi sono in effetti soliti fare questo, per mostrare le capacità del loro ospite casalingo: prendere il camaleonte e metterlo di fronte allo specchio. Soltanto in questa maniera, l’animale inizierà a modificare la propria tonalità, grazie all’impiego dei nanocristalli in grado di riflettere la luce presenti nello strato superiore della loro pelle, di concerto con degli organelli specifici in grado di spostare i pigmenti. A seguito del confronto tra i due aspiranti conquistatori del territorio, quindi, il perdente è solito assumere una colorazione più spenta ed anonima, per segnalare che il combattimento è finito e l’ora della resa è ormai giunta.
Per poter meglio interpretare questo sofisticato sistema di segnali sociali, i camaleonti sono dotati di un senso della vista molto più sviluppato di quello di qualsiasi altra lucertola, con i celebri occhi sporgenti e specializzati dalle palpebre unite, con soltanto un minuscolo buco per la pupilla. Questi organi, in grado di individuare insetti minuscoli da oltre 10 metri di distanza, possono orientarsi e rilevare la distanza anche separatamente, benché prima di estendere la lingua appiccicosa tramite un complesso sistema di muscoli boccali, l’animale sia solito focalizzarli entrambi sul bersaglio, per metterlo perfettamente a fuoco. Uno spettacolo talmente appassionante a vedersi, che alcuni proprietari sono soliti liberare i grilli nella gabbia, piuttosto che porgerli direttamente al divoratore.
Ciò detto, mantenere in perfetta salute un camaleonte in casa è un’impresa titanica, che finisce per rivelarsi impossibile per molti acquirenti dell’animale. La lucertola in effetti, come tutti gli animali tropicali, richiede condizioni climatiche mantenute artificialmente su una particolare temperatura e grado d’umidità, generalmente tramite l’impiego di luci ad alto potenziale, che dovranno essere programmate per la simulazione di un ciclo diurno e notturno. La mancanza di un’adeguata circolazione dell’aria, inoltre, potrebbe causare l’insorgere di infezioni respiratorie. Il camaleonte, a differenza dei serpenti, deve mangiare ogni giorno e per di più non è naturalmente propenso a bere da una ciotola. Questo significa che occorrerà, almeno due volte all’alba e al tramonto, nebulizzare nella gabbia una certa quantità d’acqua, affinché lui possa assorbirla con la lingua spalmandola su questa o quella superficie. Non vi venga assolutamente in mente, dunque, di lasciarlo solo per un tempo superiore a una singola giornata lavorativa (ed anche allora, facendolo di continuo…Rischiate!) A questo si aggiungono le possibili complicazioni di salute che possano richiedere l’intervento di un veterinario, particolarmente probabili nel caso della femmina, che continuerà a deporre le uova regolarmente anche se non fecondata. Un’attività talmente estenuante per il suo fisico che lei finirà, normalmente, per morire soltanto 1-2 anni dopo il raggiungimento della maturità riproduttiva.
Sarà a questo punto chiaro che come spesa ed impegno, siamo molto al di sopra di quelli richiesti per gli altri rettili che vengono normalmente tenuti all’interno di una casa. E tutto questo… Per ritrovarsi minacciati e sentirsi fischiare addosso con un odio palese e terrificante? Beh, dipende…Perché la gente si prende un gatto? Perché un cane? Perché mettere un pesce nel proprio acquario, esattamente quel pesce, che magari desideri da una vita? Il bello di convivere con gli animali, è che si tratta di un gesto il cui significato varia da persona a persona. Io sono sicuro che coloro che possiedono un camaleonte, lo hanno acquistato principalmente per una ragione: lo trovano bello. Difficile dargli torto e poi…Vuoi mettere! Poter mostrare a tutti come NON cambia colore. Applicandosi per sfatare personalmente, con impegno profondamente sentito nonché quotidiano, la più erronea concezione dell’intero regno animale. Fare della propria vita, un documentario…