L’enorme macigno autografato della città di Guatapé

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Tra le formazioni monolitiche più grandi al mondo, forse nessuna può vantare una storia più movimentata e strana di El Peñón de Guatapé, massiccia roccia granitica risalente a ben 70 milioni di anni fa. Con i suoi oltre 200 metri di altitudine, costituenti il solo 70% emerso dell’intera mastodontica pietra, nonché un peso stimato di 11 milioni di tonnellate, l’atipico rilievo costituisce indubbiamente il più importante e celebre punto di riferimento della regione di Antioquia, nella Colombia settentrionale. Gli indiani Tahami, antichi abitanti del luogo, la veneravano come divinità chiamandola mojarrá o mujará (la pietra) mentre il conquistadores spagnolo Francisco Giraldo y Jimenez, visitando la zona nel 1811, scelse di identificare la comunità locale con il termine in lingua Quechua Guatapé, ovvero Rocce e Acqua. Perché poderoso masso poggia sull’antichissimo batolito antioqueño, uno strato geologico tanto solido da riuscire a sostenerlo e al tempo stesso non del tutto permeabile, sede di un grande lago, sfruttato dall’inizio del XX secolo per la generazione di grandi quantità di energia idroelettrica. E fu proprio il desiderio di sfruttare in esclusiva la preziosa risorsa che portò nei primi del ‘900 la municipalità di Guatapé ad intraprendere un progetto bizzarro e mai portato a termine, ovvero la personalizzazione della pietra firmandola, mediante l’impiego di candide e indelebili lettere cubitali.

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Il risultato si può facilmente osservare girando sul lato posteriore del massiccio, costituente nella sua interezza un beneamato monumento nazionale della Colombia: si scorgeranno infatti le due grandi lettere G I, la seconda delle quali doveva in teoria essere una U, scritte con l’obiettivo di comporre un giorno la parola “Guatapé”. L’opera dovette essere lasciata incompiuta per l’intervento di una folla inferocita proveniente dalla vicina città di El Peñol, oltraggiata dall’iniziativa. Dopo questi eventi, l’antica roccia rimase inviolata per diversi anni, finché la caduta di un fulmine non spaccò in due il lato nord, sotto gli occhi attoniti degli abitanti della regione. Oggi in corrispondenza di tale fessura è stato eretto un percorso quasi verticale di ben 644 scalini, finalizzato al raggiungimento da parte dei turisti di uno spettacolare punto d’osservazione, ovviamente dotato di negozi tipici, cartoline e souvenir. Il sito è particolarmente amato dai praticanti di sport estremi e per questo si sta valutando attualmente, con l’appoggio del governo, di aggiungere sulla sua cima un piccolo aeroporto per ultraleggeri. Qualche tempo fa un ciclista originario della regione, Javier Zapata, è salito in cima alla pietra usando la sua bici, saltellando coraggiosamente di scalino in scalino. A seguire il video-racconto di un viaggio nella regione, pubblicato sul canale YouTube di Jaime Betancur:

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