Con un buco nel cortile verso il sottosuolo della Cornovaglia

Recita un vecchio proverbio, trasformato recentemente in canzone: “I ragazzi della Cornovaglia sono pescatori e minatori di stagno. Ma quando i pesci e lo stagno saranno esauriti, che cosa faranno i ragazzi della Cornovaglia?” Gli uomini con la lunga barba, assieme alle consorti, figlie ed altri abitanti sufficientemente anziani della zona, ancora ricordano quando furono posizionati i cartelli: “Pericolo miniera, possibile voragine a seguire”. Giorni o letterali settimane, dopo la trasformazione cataclismica che avrebbe ricreato l’intero paesaggio. Da valle desolata e priva d’erba, punteggiata dalle macchine svettanti con i loro sbuffi di vapore, a semplice ritaglio di campagna inglese, punteggiato di campi, abitazioni e strade verso i più vicini e popolosi tra gli hundreds o cento [comuni] della Cornovaglia. E fu al suono di un tale silenzio, mentre i picconi e gli altri attrezzi ritrovavano uno spazio dentro i magazzini, oppur venivano svenduti ai centri di riciclo dei rottami, che la gente ricevette la notizia: “É finito, è finito. Non c’è più traccia di stagno nei recessi accidentati e più profondi dell’Opportunità di Wheal.” Così come si erano esaurite di recente, presso la Fortuna ed il Tesoro, parte di quel dedalo che dalla parte finale del XVIII secolo, avevano costituito la ricchezza della zona di Scorrier, verso la punta estrema della sottile penisola sud-orientale verso l’immensa vastità oceanica che ci separa dal Nuovo Mondo. E fu allora che la gente, con intento certamente positivo, scelse di affrontare quel problema nell’unico modo possibile: uno spesso coperchio d’assi di legno e ghiaia, successivamente ricoperto da uno strato di terra. Affinché, al posto di ciascuna pompa dismessa, potesse trovare posto non tanto l’abitazione futura, posta sul terreno solido con l’adeguata cautela del caso, bensì il suo cortile o campo coltivato, al massimo il parcheggio per gli abitanti. Ma come spesso capita attraverso i casi della storia, la memoria della gente non può durare in eterno, mentre persino i cartelli vengono abbattuti dal vento per non essere mai più ricostruiti. E ciò che per l’occhio tanto risultava soddisfacente, ben presto si trasformò nella mente delle persone in assoluta verità situazionale, mentre le mura delle case tornavano ad avvicinarsi, con viepiù insistenza, al baratro perduto delle antiche vie d’accesso. Ed è questo, dopo tutto, che ci porta dritti all’incredibile verificarsi dell’Evento.
Voglio dire, non è totalmente inaudito: permessi edilizi che vengono rilasciati a sproposito, presso luoghi dal terreno eccessivamente friabile, finché ad un certo punto i nodi non possono far altro che venire al pettine. E proprio in mezzo al prato delle idee tranquille, all’improvviso, si palesa l’orribile geologica realtà. Di quel profondo spazio cavo e orribilmente pericoloso… Se ogni persona coinvolta dunque risulta sufficientemente fortunata, come nel caso della casa almeno in apparenza condannata nell’ormai trascorsa primavera del 2016 presso il succitato luogo, si riescono a evitare le conseguenze peggiori del caso. Ma non per quanto la veranda e parte del garage, inviati senza nessun tipo di rimorso verso le oscure profondità del mondo. Fu una notizia piuttosto discussa in patria, benché ragionevolmente fatta passare in secondo piano qui da noi nel Meridione europeo. Del resto, nessuno vorrebbe mai pensare che ciò possa accadere, tranne forse le involontarie, accidentali cause dell’evento, la compagnia specializzata Mining Eye di Redruth, alla perenne ricerca di simili residui di un’epoca lungamente trascorsa. I cui rappresentanti si trovavano a trapanare alla ricerca di potenziali pericoli, come esplicitamente concesso dai proprietari del terreno e la villetta ancora temporaneamente invenduta, quando innanzi ai loro occhi increduli si spalancò un pozzo profondo all’incirca 90 metri. Probabile presa d’aria, oppure foro d’estrazione per quei ragazzi ormai cresciuti che oggi, dopo tutto, non potevano far altro che guardare fuori dal confine dei cantieri dismessi…

Simili edifici furono una vista estremamente comune nella zona tra il XVIII e il XIX secolo. Finché d’un tratto, come per le ciminiere del resto d’Inghilterra, all’improvviso non lo furono più. Ma i buchi sottostanti, dal canto loro, non furono altrettanto facili da eliminare…

Il motore a vapore della Cornovaglia, o cornish engine, fu probabilmente il primo esempio di miglioramento tecnologico di un tale approccio alla creazione delle macchine sbuffanti a lato della strada della Rivoluzione Industriale. Per la prima volta, fatto funzionare a una pressione tale da permettere all’aria di uscire dal cilindro in modo naturale, piuttosto che all’interno di un’apposita camera del vuoto, con conseguente risparmio e sfruttamento dell’energia residua fino all’ultimo pezzetto di carbone. Finalità, quest’ultima, straordinariamente importante per una regione come quella di Scorrier, dove un tale prezioso carburante doveva essere trasportato da lunghe distanze a dorso di mulo o sopra interi convogli nei canali delle fluttuanti narrow boat. Così divennero visioni assai frequenti nel paesaggio desolato & derelitto, con la loro grande ruota di metallo o il proverbiale beam (asse) in progressivo moto di alternanza su e giù, su e giù, funzionale alla risoluzione dell’essenziale faccenda: drenare le falde idriche preesistenti, per permettere ai “ragazzi della Cornovaglia” di scavare fino alle profondità più estreme della Terra. Verso la ricerca di quel metallo di cui l’intera penisola era stata famosamente ricca, fin dai tempi più remoti succeduti immediatamente all’Età del Bronzo. L’autore in lingua greca Diodoro Siculo (90-27 a.C.) fu uno dei primi a parlarne, nel suo testo Bibliotheca historica, all’interno del capitolo incentrato sui popoli della Britannia. Dell’estrema cautela con cui gli abitanti ormai culturalmente distinti di queste terre un tempo appartenute ai Celti erano soliti calarsi negli oscuri pertugi (che oggi definiremmo prossimi alla superficie) per estrarre il minerale impuro pronto alla fusione, separazione e successivo mescolamento nelle giuste quantità col rame. Processo alla base della creazione di armi, attrezzi ed altri oggetti costruiti in una delle leghe più importanti della storia umana, il bronzo. Verso l’istituzione di determinate norme d’autonomia amministrativa e sociale che avrebbero trovato il coronamento nel corso dell’intera epoca medievale, quando il re Enrico II il Plantageneto (1133-1189) mettendo mano all’originale censimento fatto stilare da Guglielmo il Conquistatore circa un secolo prima stabilì l’esistenza indivisa delle due regioni della Cornovaglia e del Devon, riconoscendo preziosi diritti alle loro classi di estrattori professionali, importante motore economico del regno. In un idillio destinato a durare almeno fino al 1497, quando l’imposizione di tasse più elevate con il pretesto della guerra di Enrico VII in Scozia, avrebbe dato luogo a una ribellione capace di giungere fino alle porte di Londra stessa, soltanto per venire sconfitta nella battaglia di Deptford Bridge. Perciò fu chiaro, da quel momento e via da lì a seguire, che cosa fossero disposti a fare i ragazzi una volta lasciati privi di ogni speranza di legittima realizzazione personale: impugnare le armi, come avevano fatto i loro stessi predecessori, alle nebbiose origini di quel mondo. Finché l’invenzione della succitata macchina ad opera dell’ingegnere minerario Richard Trevithick (1771-1833) ed il suo impiego proficuo nel far funzionare le relative pompe, avrebbe aperto l’accesso a nuove vette (o profondità) di efficiente sfruttamento.
Storicamente quindi la lunga storia estrattiva della Cornovaglia trovò la sua conclusione nel 1998, con la chiusura dell’ultima miniera di stagno presso South Crofty dietro il villaggio di Pool, tra Camborne e Redruth. Vicenda attraverso il quale, il paese avrebbe visto condotte con profitto anche le attività minerarie a margine di sostanze come l’arsenico, l’argento e lo zinco. Ciò detto e come spesso avviene, i segni residui di un così lungo processo avrebbero impiegato una lunga quantità di giorni per scomparire…

Qualche settimana dopo la diffusione pubblica della voragine, avvenuta soltanto a marzo del 2017, la compagnia di esplorazione sotterranea dei Carbis Crew è stata chiamata presso la casa di Scorrier assieme ai contractors della 3C Carpentry and Construction. Per porre rimedio alla pericolosa contingenza, ma non prima di averne documentato, per quanto possibile, il complicato procedere verso le viscere smarrite del mondo.

Perciò dimenticare non è sempre una scelta corretta, poiché più trascorrono i giorni, maggiormente aumenta il rischio di eventi che possano riportare, improvvisamente, il passato al centro dei pensieri e le preoccupazioni di tutti. Vedi il caso della casa di Scorrier, ormai pienamente recuperata e possiamo soltanto presumerlo, abitata da un (coraggioso) acquirente. Oppure l’incedente, anch’esso di portata nazionale, vissuto dall’uomo precipitato a settembre del 2017 in un pozzo profondo 15 metri presso la cittadina di St. Just. Costato alle autorità locali molte ore, ed ingenti risorse per un difficile ma fortunatamente riuscito processo di salvataggio. Eppure il peggio, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe ancora venire; questo potrebbero chiaramente testimoniare, i membri della compagnia chiamata a risolvere l’apertura di una voragine simile giusto in mezzo al cortile della scuola elementare di Biscovey a St. Blazey, non lontano da St. Austell. Proprio mentre i bambini erano in vacanza, e ciò fu senz’altro una grande fortuna. O forse il volere del Fato pregresso, da noi ereditato dai nostri operosi, indefessi antenati che fecero la storia e la fortuna dell’Industria.
Perché se lo stagno della Cornovaglia non fosse mai esistito e con esso i validi perfezionamenti di Trevithick alla pompa a vapore della più importante rivoluzione, probabilmente qualcun altro sarebbe giunto alle stesse conclusioni verso la ricerca delle magnifiche ricchezze del sottosuolo. Ma chissà dove, e quando!

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