La casa che si costruisce da sola nel giro di 10 minuti

La questione e tecnologicamente notevole e senza alcun dubbio, di pubblico interesse. Qui non si sta parlando di rispondere soltanto ad uno dei bisogni primari della società civile, bensì di farlo con una prontezza e rapidità tali da consentire, in caso di necessità, di annullare semplicemente la cognizione stessa del desiderio. Per una popolazione disagiata, colpita da un disastro naturale. Per chi ha lasciato il proprio luogo d’origine, causa le ragioni più diverse. Per tutti coloro che amano trasferirsi più volte nel corso della loro vita. Per costoro, ma soprattutto per i suoi stessi figli costretti a pagare un affitto spropositato in prossimità della city di Londra, l’architetto David Martyn di Abingdon-sul-Tamigi ha creato Ten Fold Engineering, la compagnia di brevetti proprietari basata sull’elaborazione di una singola idea: che gli edifici possono essere compressi, letteralmente rimpiccioliti e caricati sopra il rimorchio di un camion. Ribadisco e sottolineo: edifici. Qui non stiamo parlando di caravan glorificati, in cui la minuscola “cucina” è in realtà parte del soggiorno, bensì vere e proprie case, o in alternativa luoghi di lavoro per fiere, cantieri, compagnie minerarie… Dalla misura di 8 metri per 8 metri (questo, nel caso del modulo standard TF-64) e per di più collegabili in serie, per la creazione di veri e propri condomini degni di trovare posto nel centro di una città. E tutto questo, con una rapidità e semplicità disarmante: tutto quello che occorre è fermare il mezzo di trasporto impiegato nel caso, recarsi sul retro della struttura in posizione chiusa e inserire un trapano avvitatore nell’apposito scompartimento. All’accensione dello stesso dunque, nel giro di pochissimi minuti, il pavimento e le pareti laterali inizieranno ad allontanarsi dal centro, fino alla posizione in cui sarà possibile estendere i supporti ai vertici del quadrato. A questo punto, con la struttura in grado di sostenere il suo stesso peso, il camion potrà proseguire per la sua strada, mentre l’addetto calerà verso terra la casa tramite l’impiego di una serie di jack idraulici non troppo diversi da un cric. Un quarto “piede” centrale aggiungerà stabilità. A questo punto, recandosi nell’ambiente che si è creato, sarà possibile far ruotare manualmente in posizione le pareti di fronte e sul retro, il pavimento e il soffitto. Esattamente come se si stesse montando una sorpresa dell’uovo di Pasqua, oppure un mobile dell’Ikea.
Ma questa descrizione non copre in realtà altro che il modello di base già costruito dalla compagnia, avente un prezzo stimato di circa 100.000 dollari (al momento in cui scrivo, il prezzo futuro è stato rimosso dal sito ufficiale, benché molti articoli sembrino riportarlo uguale). La quale, in un fenomenale catalogo di rendering computerizzati, ha immaginato e animato le versioni più diverse che sia possibile immaginare: strutture che si aprono verticalmente, formando piccole torrette adatte a scrutare l’orizzonte. Altre che agiscono in diagonale, formando dal nulla gli spalti per assistere a un evento sportivo. Tavoli da pic-nic e persino un grande arco decorativo con sopra il logo di Ten Fold, la cui utilità potrà anche essere facile da metter in dubbio, ma che per metodo di messa in opera ed effetto estetico del prodotto finito non ha nulla da invidiare ai più giganteggianti cartelli pubblicitari. In questo approccio del “chi più ne ha, lo metta” in cui ogni spunto viene analizzato approfonditamente ed in qualche maniera dimostrato ai futuri possibili acquirenti, l’azienda tradisce il suo sistema improntato al giovane dinamismo, merito forse dei quattro ingegneri, più o meno neolaureati, assunti dal cinquantaseienne Martyn per dare forma al suo sogno di vecchia data. Per sette anni, e con un investimento di circa 4 milioni di sterline, senz’ombra di dubbio provenienti da alcuni validi finanziatori, l’architetto ha lavorato alacremente al fine di ottenere il brevetto nei principali paesi del mondo. E ora che la sua IP è protetta, finalmente, ne ha liberato l’immagine attraverso le pieghe di Internet, ottenendo una risposta virale che dimostra l’interesse del grande pubblico sull’immediato. Benché non manchino come al solito i critici, a cui lui comunque risponde, attraverso una nutrita sezione Q&A del suo spazio web…

David Martyn alle prese con il suo sistema di giunzione ed ampliamento esclusivo, in cui due sistemi di leve si equilibrano a vicenda. Proprio per questo, una delle forze principali di attivazione risulta essere null’altro che la pura e semplice gravità.

“Ma se si chiude con me ancora dentro, potrà schiacciarmi?” È forse la più pregna questione di tutte, a cui la semplice quanto breve riposta è che no, assolutamente impossibile su tutta la linea. Questo perché le Ten Fold sono concepite per aprirsi con facilità, ma richiedono l’attivazione di un argano traente per tornare il container super-piatto che erano da principio. Inoltre metà delle pareti, soffitto e pavimento devono essere ripiegati manualmente ed a quel punto, per forza di cose, ci si troverà fuori dalla casa. Un’altra domanda frequente è quanto l’edificio possa adattarsi a situazioni climatiche o ambientali avverse. In questo, la guida professa un grande senso di sicurezza: le case apribili sono infatti costruite prevalentemente in metallo, presentano soluzioni di isolamento dalle intemperie e per prevenire la formazione di un ponte termico, portando i grandi caldi o freddi tra le quattro comode mura della famiglia. Per quanto concerne invece acqua, gas e luce, le case offrono predisposizioni a soluzioni diverse. Tutti gli allacci possono essere effettuati tramite appositi alloggiamenti, oppure si può decidere di sfruttare soluzioni completamente off-the-grid, stimolando così il potenziale interesse dei survivalisti statunitensi, che amano prepararsi all’incombente fine del fondo, soprattutto di questi tempi difficili e turbolenti. La questione dell’usura e il mantenimento in stato ottimale dei meccanismi di apertura e chiusura, un altro punto dolente nell’opinione dei soliti critici, viene invece garantita dalla “solida costruzione in acciaio” e dichiarata semplicità nella sostituzione di singoli componenti. A patto, ovviamente, di averla posizionata su terreno solido e pianeggiante: data l’assenza di fondamenta oltre alle piattaforme o “piedi” piramidali, la casa è inerentemente propensa a sprofondare nel tempo. Ma in condizioni ideali, Ten Fold viene dichiarata future-proof, nonché potenzialmente valida a trovare impiego nel corso di una vera e propria seconda vita, ben dopo il termine del suo ciclo operativo previsto. In questo, probabilmente, Martyn puntava al successo pluri-generazionale dei tradizionali prefabbriccati della sua nativa Inghilterra, costruiti dopo la seconda guerra mondiale per far temporaneamente fronte alla mancanza di spazi abitabili ma che invece furono costruiti talmente bente, da resistere intonsi tutt’ora. Ed anzi, alcuni di loro hanno persino acquisito l’invidiabile status di edifici dall’importanza storica, che li preserverà integri per le prossime generazioni.
Ma l’aspetto domestico, come dicevamo poco più sopra, è soltanto una parte delle potenzialità di un simile sistema, che potrebbe in effetti sostituire le attuali soluzioni impiegate per le scuole con sovrabbondanza di alunni. In Australia, in modo particolare, il demountable è un tipo di edificio smontabile che viene considerato l’antonomasia della classe extra posizionata presso il giardino del’istituzione. Ma i tempi di messa in opera per simili soluzioni sono sempre relativamente lunghi, vista la natura articolata degli implementi, e poi vuoi mettere? Quanto sarà più lieto un bambino o ragazzo di dover andare a far lezione in un parallelepipedo privo di fondamenta, se l’avrà visto creare se stesso con tutta la fulminea rapidità di una base militare del videogioco Command & Conquer…

Tra i rendering più affascinanti della Ten Fold, forse proprio questa “casa sull’albero” in cui il solito sistema di articolazione brevettato trova un’applicazione a sviluppo verticale. Il risultato è una casa piuttosto avveniristica, con un solo punto d’ingresso nel “fusto” centrale.

L’inventore ha una grande visione per il suo progetto, come si confà a chi realmente crede nelle sue idee: nelle interviste, parla di un doppio canale di distribuzione della licenza annuale di costruzione, concessa a pagamento ai produttori commerciali e pro-bono (o quasi) a tutti coloro che vorranno farne un impiego umanitario. Descrive un mondo futuro in cui le popolazioni nomadi, trasportando le loro case attraverso vallate, pianure o deserti, potranno aprirle in determinati periodi dell’anno formando delle vere e proprie città. Mai troppo distanti dal suo pensiero,risultano inoltre essere le due questioni degli sfollati per cause di forza maggiore e i migranti, per cui la rapidità nell’approntare un valido rifugio, specie in luoghi geografici freddi, può costituire l’unica speranza di arrivare a domani. Mentre per chi pagherà le intere 100.000 sterline o giù di lì, la casa diventerà nella sua stessa definizione un “asset immobiliare portatile” da posizionare volta per volta dove più risulterà utile allo scopo. Sempre pronto, mai ridondante, sebbene un po’ scarno nell’aspetto esteriore, nient’altro che una scatola con gli estensori proprietari a vista. Ma davvero, c’è qualcuno che passa le sue giornate ad osservare il fuori di casa propria? Ciò che conta è che sia confortevole, sufficientemente spaziosa e dotata di arredamento adeguato. Se poi può giungere a destinazione e trovarsi pronta all’uso nel giro di pochi minuti, che cosa potreste volere di più dalle logiche di mercato?
Allo stato attuale dei fatti, la casa apribile di Ten Fold non può ancora essere acquistata. L’azienda sta infatti cercando qualcuno che si interessi al brevetto e all’autorizzazione alla produzione in serie, che considera al di fuori dei suoi interessi e possibilità commerciali. Tra gli accordi già stipulati, quello con G3Festivals, compagnia olandese organizzatrice di eventi, che userà gli edifici in occasione delle sue prossime venues, come sistemazione temporanea o persino per gli uffici full-size del personale di supporto. Che tutto questo riesca effettivamente a cambiare il mondo, è senz’altro presto per dirlo. Ma in determinati settori, può davvero avvicinare l’arrivo della prossima Era della cuccagna. Tutti, ben presto, potremmo sognarci di andare in campeggio. Non con una tenda sopra la testa, ma piuttosto le stesse solide mura che ormai da tempo, siamo soliti chiamare “casa”. E questo, fra tutti gli effetti sulla società nell’immediato, potrebbe senz’altro essere il più affascinante.

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