Il miglior Boeing 777 è quello in carta manila

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Il più grande e potente bireattore del mondo, persino oggi, non può prescindere dalla preziosa fibra della pianta di Luzòn, la cosiddetta carta manila (o di Manila). La usa il pilota per tenerci il piano di volo di giornata, in abbinamento alla tradizionale cartellina color crema, dotazione irrinunciabile della sua borsa. Nel campo dell’aeronautica full-size, che porta le persone in giro per i continenti, ciascun materiale ha un giusto ruolo, nelle ali, nella cellula e negli pneumatici del mezzo. Anche, perché no, negli ausili alla navigazione. Nessuno volerebbe senza carta, affidandosi soltanto alla memoria dei computer. Ogni cosa al suo posto, per ridurre i rischi d’incidenti di percorso! Ma nel campo del modellismo artigianale, ebbene, fai come ti pare. A qualcuno infatti, per tutto l’aereo sta bastando solo quella pianta, della canapa orientale. Nella sua espressione più apprezzata dagli umani, s’intende, ovvero in pura carta. Ne parlano da tempo, su diversi siti e in corso di realizzazione, questo perché l’opera non è completa.
Staccatosi per la prima volta da terra il 12 giugno 1994, un vero jet di linea Boeing 777 viene costruito nei più moderni materiali polimerici disponibili sul mercato, lavorati secondo tecniche d’avanguardia. Centinaia di persone, negli stabilimenti più diversi, lavorano a ciascun dettaglio rilevante. Luca Iaconi-Stewart, invece, basta a se stesso. Il suo modellino in scala 1:60 è una costellazione di minuzie sorprendenti. Ogni singolo sedile, finestrino, armadietto. La cabina di comando. Tutto è stato riprodotto nei suoi minimi dettagli. Alcuni meccanismi, come le sospensioni del carrello e l’apertura dei portelli di carico, sono persino funzionanti, benché molto delicati. L’autore racconta di come abbia iniziato la sua impresa quando frequentava il college, tra una lezione e l’altra di architettura, applicando le tecniche di modellismo facenti parte suo corso. Prima di diventare “designer 2D (grafico informatico, probabilmente) e dedicarsi, nel suo tempo libero, soltanto a questa attività. Un po’ di colla, cinque anni e il filo splendido di un taglierino a mano.Giudicate voi, se non è valsa la pena.

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C’è probabilmente stato un giorno, osservando il frutto carenato del suo titanico lavoro, in cui Iaconi-Stewart si è reso conto di avere un potenziale straordinario. Stava in effetti costruendo, con tecniche di sua esclusiva concezione, l’equivalente aeronautico dei favolosi galeoni in legno di una volta, più o meno messi dentro alla bottiglia. Per molti versi, una cosa simile non s’era mai vista. I primi video caricati sul suo canale di YouTube sono semplici e diretti, mentre il più recente, il time-lapse di apertura dell’articolo, dimostra un ottimo montaggio accelerato, con tanto di musica di sottofondo. Sta iniziando a comparire, proprio in questi giorni, la livrea: le strisce parallele del colosso Air India, uno dei principali compratori storici del mezzo.
Nel 1988, la Boeing si rese conto che aveva bisogno di realizzare un nuovo jet di linea, per contrastare la concorrenza delle sue rivali commerciali. Per il 777, scelse un approccio innovativo: interpellò direttamente i suoi clienti, le linee aeree, per conoscere quali fossero le reali esigenze, piuttosto che lavorare secondo i vecchi preconcetti. Questa storica innovazione, che coinvolse ben 8 compagnie successivamente denominate il “Working together” group, si rivelò determinante nel compiere un significativo passo verso il moderno approccio al volo civile.

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Il 777, inoltre, è stato il primo aereo progettato interamente al computer, attraverso un software CAD specifico, il CATIA, decisamente avveniristico per l’inizio degli anni ’90. I suoi utilizzatori, prima d’avviare la produzione dell’aereo a misura reale, avevano previsto la realizzazione di alcuni simulacri in scala, per verificare l’effettiva precisione del progetto informatico. Ciascuna rivetto, bullone o altro componente sarebbe altrimenti stato, fino all’ultimo momento, soltanto virtuale. Dopo la prima prova di prototipazione, che costituì nell’assemblare un mini-muso del jet, ci si rese tuttavia conto dell’inutilità di tale passaggio. Ogni cosa collimava fino al centesimo di millimetro, con una precisione senza precedenti. Il computer aveva fatto bene il suo lavoro.
Oggi il 777 ha la migliore autonomia della sua categoria, un’ottima sicurezza di volo, strumentazione aggiornata ed oltre 1.500 esemplari funzionanti. Quegli storici progetti, negli anni e decadi a venire, furono parzialmente pubblicati e Luca Iaconi-Stewart, in qualche modo misterioso, è riuscito a procurarseli. Lavorando gli schemi dell’aereo con il software Illustrator, li ha stampati, poi ritagliati e messi assieme. A partire dal vezzo e da un’idea, piuttosto che da attente considerazioni, ha iniziato un’odissea di puro modellismo.
Il suo aereo, per quanto dettagliato, di per se non potrà mai volare. Troppo diversa è la distribuzione dei suoi materiali, ben pochi polimeri e soltanto carta manila. Forse un giorno, magari per l’intercessione di un pilota, viaggiando verso qualche mostra, verrà messo nella stiva di un suo tecnologico predecessore. Come matrioska fra le nubi.

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