Un anfitrione per 100 colibrì

Colibri

Un singolo cucchiaino di zucchero bianco granulato ogni quattro bicchieri d’acqua. Da servire in grandi quantità, possibilmente. Si prende la dolce mistura, la si bolle per pastorizzarla, poi si lascia raffreddare e si aggiunge del colorante alimentare rosso, prima di versarla nell’apposito recipiente. Qualcuno usa una semplice caraffa, altri dispongono di contenitori più specializzati, costruiti per uno scopo ben preciso: appendere quanto si è realizzato a una grondaia, presso l’accogliente ombra di casa propria, in attesa che la natura faccia il suo corso. Semplicemente stupendo. Fatelo anche voi e verranno dozzine di mosche, vespe o formiche, più l’occasionale passero solitario. Potreste attirare persino un peloso pipistrello, se siete davvero fortunati. Poi riprovateci nel sud degli Stati Uniti ed avrete un risultato di tutt’altra caratura. Prima però, assicuratevi di aver messo in radio la Cavalcata delle Valchirie e di avvicinarvi bisbigliando “Adoro il profumo del nettare di prima mattina!” Perché sta per iniziare l’ultimo capitolo di una vera e propria guerra, accompagnata dal tintinnare di mille cinguettii. Il colibrì possiede la suprema specializzazione di un elicottero, riproposta a misura d’animale. Può volare all’indietro, ha il metabolismo iperveloce di un toporagno ma non lo svantaggio della sua breve vita, un becco pensato per succhiare e piume lucenti ricoperte di cellule prismatiche, in grado di riflettere la luce in un arcobaleno di colori armonici e gaudenti. È ferocemente territoriale e scaccia i suoi simili da ogni fonte di buon cibo, almeno che non ve ne sia una spettacolare, incalcolabile abbondanza. Per questo si mettono le mangiatoie, come fatto in questo campeggio vicino Creede, nel Colorado. Nel video, realizzato da Jason Garren, youtuber, e Aldertree, cameraman cum redditor, si osserva la rara contingenza di un paio d’uomini che si ritrovino circondati da un turbine di colibrì affamati. Tutti d’accordo, per una volta, nel perseguire un singolo obiettivo. Deliziosamente succulento.

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Pappagallo che fischietta la sigla di Totoro

Poko

Poko ha visto, Poko ha sentito e per finire si è pure innamorato. Stimolato dalla simpatia fiabesca di un coniglio gigante, ha scelto quindi di mettere in musica tutto il suo profondo entusiasmo. E il sentimento di quel sensibile pappagallo, candida calopsitta, coinvolge e trascina gli animi di chi lo ascolta, mentre, appoggiato sulla pianola del suo padrone, lui riproduce alla perfezione il tema principale del film Tonari no Totoro, uno dei cartoni animati giapponesi più famosi al mondo. Tutta l’armonica composizione, l’ironia narrativa, lo stile delicato di un simile capolavoro sono stati ottimizzati per un pubblico umano, eppure in quel film c’era una chiarezza d’intenti e un messaggio di fondo che potrebbero dirsi, appropriatamente, eterei, fluttuanti; lo spirito della foresta non passava certo il suo tempo all’interno di un albero di canfora. Era molto più che un roditore orecchiuto col pancione da matrioska, immagine ulteriormente rafforzata dalle due versioni in scala che sempre lo accompagnavano, costituendo una sorta di bizzarra trinità pelosa. Ogni notte, da quella svettante casa vegetale si alzava in volo, grazie all’ombrello magico, in cerca di boccioli da far dischiudere e nodi gordiani da sciogliere, seguìto talvolta anche dal suo fedele gatto gigante, un mezzo-autobus assolutamente non convenzionale. Molti degli esseri pennuti di quei luoghi, sentito il suo ruggito, presa coscienza dell’aspetto del suo entourage, devono essere fuggiti in tali spaventevoli occasioni. E il pappagallo Poko, il pappagallo Poko? Totoro affonda le sue radici nel folklore tradizionale del popolo giapponese. I kami, le antiche divinità Shintō degli alberi, dei fiumi e delle grandi rocce non erano certo entità puramente buone; in perfetta coerenza con le credenze animiste di ogni altro paese del mondo, secondo il ricchissimo leggendario che li riguarda erano anzi caratterizzati da un grado variabile di malignità e avversione ai loro “vicini”, fossero questi persone, uccelli o altri animali. Imparando a conoscerli, tributandogli un giusto grado di rispetto, dagli occasionali incontri con tali esseri era possibile trarre un qualche tipo di giovamento. Vedendo il film 10, 100 volte, ascoltando pazientemente il suo padrone impegnato di continuo sugli sfuggenti tasti del pianoforte, guadagnandosi una conoscenza musicale davvero approfondita di quel particolare, indimenticabile brano, Poko ha di gran lunga acquisito i requisiti minimi per entrare nelle volubili grazie del coniglione. Lui, crestato volatile senza un pensiero al mondo, non chiamerà magari il nome del kami per farsi aiutare nel ritrovamento di una sorellina smarrita, imitando la protagonista umana della storia originale. Forse gli basterà il piacere di poter sentire l’adorabile melodia, ancora e ancora. Facendosi eco da solo (quasi) in eterno.

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La cavalcata dello scoiattolo rotante

Twirl a Squirrel

La dieta dello scoiattolo rosso americano (tamiasciurus hudsonicus) è sostanzialmente monotona e ripetitiva. Quando gli va bene, si nutre delle bacche o nocciole selvatiche che riesce a trovare nel sottobosco…Altrimenti dovrà accontentarsi di pigne, boccioli d’acero o larve di scarafaggio. Per questo ci riesce facile immaginare, con un certo grado d’empatia, la gioia dell’animale all’avvistamento di questa magnifica mangiatoia per uccelli, appesa da Viteacher alla grondaia di casa sua. Scalare una parete, saltellare fra una tegola e l’altra e poi discendere lungo il filo di sospensione è un gioco da ragazzi, per chi come Hardiman ha fatto dell’acrobatismo un credo, della destrezza uno stile di vita; il problema, semmai, è lo snodo. Infilata la zampetta nell’apertura pensata per il becco di un melodioso passero o cardellino, il roditore si accorge presto di aver fatto un grave errore: perché la struttura ricolma degli agognati semi è in realtà assicurata mediante l’impiego di un moschettone, in grado di girare liberamente a 360 gradi. Per effetto della stazza dell’ospite inatteso, decisamente più pesante di un visitatore convenzionale, la mangiatoia si abbandona quindi spontaneamente agli effetti della forza centrifuga, accelerando vieppiù. Al compiersi del primo giro, Hardiman appare ancora all’oscuro degli eventi, troppo preso dal gesto totalizzante di riempire il suo stomaco di materia commestibile. Fra il secondo e il terzo, la sua coda si trasforma nella pala di un elicottero peloso, mentre tenta in ogni maniera di bilanciarsi e continuare l’ebbra scorpacciata. A quel punto, è troppo tardi. Lo scoiattolo sta ormai sperimentando gli effetti stupefacenti di un trip allucinogeno: decolla insieme a un razzo della Nasa, sogna un dialogo con l’universo, gira senza posa verso l’infinito. Raggiunta la velocità di fuga, o un qualche tipo di massa critica, perde finalmente la presa e finisce all’interno di un cespuglio. Niente paura: secondo quanto raccontato dagli spettatori di una tale incredibile contingenza, lo scoiattolo ne è uscito poco dopo, senza aver subìto alcuna apparente conseguenza. Se non l’aver acquisito un certo senso di rispetto verso le imprevedibili creazioni dell’uomo, ben presto dimenticato.

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I discorsi sconnessi del parrocchetto parlatore

Disco Parakeet

Disco è un piccolo pappagallo di New York che sembrerebbe aver assunto sostanze psichedeliche. Con voce metallica e gracchiante, molto caratteristica, produce un’ampia gamma di suoni, musiche e parole, mescolate tra loro in un caos cacofonico che oscilla tra il simpatico, il bizzarro e l’inquietante. Se la lingua parlata avesse il potere d’influenzare il mondo materiale, come le rune degli elfi o le formule degli incantesimi stregoneschi, lui sarebbe il pennuto più pericoloso del pianeta Terra; intanto per il semplice fatto che, almeno a giudicare da questo variegato video-catalogo sonoro, non la smette mai. Ma soprattutto per l’assurdità inconsulta del suo metodo espressivo, completamente slegato da ogni logica, eppure dotato di una certa imperscrutabile coerenza. Fortunatamente la padrona, MsJumpinJude, si è prodigata nel sottotitolare il grazioso animale, permettendoci così di apprezzare a pieno la sua introduzione auto-celebratoria, completa di dichiarazione d’intenti e beat-boxing inaugurale. Per non parlare di ciò che viene dopo…. Molti, fra coloro che hanno tenuto in casa un parrocchetto, l’hanno sentito produrre, al massimo, il verso della rondine o qualche squillo del cellulare. Gli strani discorsi di questo folle pappagallo dimostrano però che nulla è impossibile, purché ci si applichi con l’adeguato studio giornaliero.

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