Strana lucertola depone uova e partorisce al termine della stessa gravidanza

Con l’imminente occorrenza dell’annuale festività dedicata al risveglio climatico della primavera, laicamente associata alle peripezie del cosiddetto coniglio pasquale, torna a porsi l’annosa questione di quale dovrebbe essere, materialmente parlando, l’associazione tra l’orecchiuto piccolo mammifero e il contenuto del cesto che costui trasporta, nient’altro che il pegno interconnesso all’attività riproduttiva di pesci, rettili e uccelli. L’oggetto sferoidale, o per meglio dire ovoidale, che risulta naturalmente associato a specifiche occorrenze della ricombinazione biologica in Terra: giacché avete mai sentito parlare di un scoiattolo che si mette a covare, un cane, o cosa vieppiù maggiormente improbabile, mucche, cavalli o elefanti? “Assurdo!” Griderebbe vendetta la cognizione acquisita del senso comune, più che mai pronta a distinguere le bestie da un grado di sofisticazione “maggiore” che mai e poi mai, si abbasserebbero a separarsi dalla propria prole prima che possa muoversi e in qualche modo, sopravvivere in autonomia. Laddove l’effettivo studio dell’evoluzione, condotto sui fossili e le creature tutt’ora viventi, da tempo ci ha chiarito l’essenziale faccenda. Che passare all’approccio viviparo (partoriente) da quello oviparo, è una trasformazione di metodi relativamente breve, come tutte quelle interconnesse alle pratiche riproduttive, che avviene nel giro di appena una manciata di generazioni. Poiché comporta il disuso, e conseguente atrofia, di organi che possono coesistere con la placenta e talvolta, addirittura, essere impiegati in parallelo ad essa, in base al bisogno e il desiderio di una singola specie animale.
Che non può certamente essere, questo è palese, il fin troppo familiare coniglio, corrispondendo piuttosto (nel caso più celebre) ad un particolare aspetto della più comune lucertola, che tende immancabilmente ad essere scambiato per il suo cugino serpente: quel gruppo di scincidi (piccoli sauri cosmopoliti) dotati di zampe assai piccole e usate soltanto col fine di arrampicarsi, strisciando in modo sinuoso nel resto del proprio tempo, esattamente come il deprecabile essere che causò la nostra cacciata dal Paradiso terrestre. Notoriamente distinguibili, l’uno dall’altro, oltre che per la livrea delle loro caratteristiche strisce sulla pelle lievemente corazzata, in base al modo in cui sono soliti mettere al mondo la propria prole. Ed ancor più atipici nello stupefacente caso dello scincide australiano tridattile dal ventre giallo (Saiphos equalis) che addirittura mantiene entrambe le modalità disponibili a seconda dell’effettiva collocazione territoriale. Giacché, a quanto chiarito attraverso approfondite indagini, questa specie è solita mantenere i suoi piccoli fino alla nascita all’interno del proprio corpo, quando può godere dell’abbondanza di cibo delle pianure della parte costiera occidentale del suo paese. Preferendo piuttosto lasciarli relativamente al sicuro nell’uovo lassù, tra le montagne e colline dell’entroterra, dove avrà bisogno di tutta la propria sveltezza ed agilità per garantirsi adeguate speranze di sopravvivenza. Una questione già largamente approfondita da lunghi studi scientifici condotti attraverso svariate università. Immaginate dunque la sorpresa della biologa dell’Università di Sydney Camilla Whittington quando, durante uno studio di routine sulle caratteristiche del già noto animale, in versione ovipara, ne vide un’esemplare femmina mettere al mondo un figlio già perfettamente formato e del tutto privo di guscio, alcune settimane dopo che… AVEVA GIÀ DEPOSTO TRE UOVA. E il tutto senza ulteriori occasioni d’accoppiamento, potenzialmente in grado di sovrascrivere la sua preferenza genetica ereditaria. Riuscite ad immaginarlo? Il suono rimbombante delle certezze acquisite che s’infrangono, lasciando una pagina completamente da riscrivere sul funzionamento della vita animale. Un evento le cui radici potrebbero aver trovato l’origine secoli, per non dire millenni prima di questa fatidica scoperta…

A parte il video di apertura girato nel piccolo allevamento di “Coop’s Reptiles”, sono assai pochi i video disponibili su YouTube relativi al più importante scincide australiano. Considerate dunque, come analogia funzionale, l’evento la nascita di questa cucciolata di gongili (Chalcides ocellatus) loro distanti parenti vivipari diffusi anche da noi in Italia.

Chiunque abbia mai avuto modo di meditare sulla serie a fumetti e cinematografica degli X-Men, dunque, non dovrebbe aver dubbio alcuno in merito all’annosa domanda “È venuto prima l’uovo o la gallina”. Immaginate a tal proposito un mutante capace, grazie al suo potere speciale, d’infondere la propria energia negli umani, creando degli altri esseri simili lui. Ma soltanto dopo un periodo di temporanea sparizione dal mondo e integrazione all’interno del micro-universo prodotto dalla sua mente. Chi potrebbe mai porsi un dubbio relativo all’ordine delle due cose? Chiaramente, “il Potere” di “diffondere il Potere” dovrà essersi manifestato per prima cosa senza un’evidente ragione tecnica, all’interno di una creatura già del tutto autosufficiente. Un’analogia, questa, molto più simile al caso dello scincide australiano, di quanto si potrebbe essere indotti a pensare. Già da tempo, in effetti, il mondo accademico considera questa creatura serpentiforme dalla lunghezza di 18 cm al massimo come l’evidente caso di un animale prossimo all’abbandono dell’oviparità senza stadi intermedi, per un passaggio allo stato inerentemente considerato più “avanzato” dagli esseri viventi più sofisticati di questo nostro variegato pianeta. Semplicemente perché, a quanto ci è dato di capire, deve necessariamente essersi sviluppato in un’epoca successiva. Mediante l’esistenza di un gruppo d’individui speciali (nel caso odierno, le lucertole di pianura) per cui la vita è stata più prodiga d’occasioni, permettendogli accantonare le strutture biologicamente dispendiose che calcificano e danno forma all’uovo. Le quali hanno trovato l’affiancamento da parte di un vero e proprio utero, benché continuassero ad esistere, inutilizzate, anche all’interno dei “più strani supereroi” rettiliani.
Il fatto che lo stesso esemplare femmina, tuttavia, abbia potuto far ricorso ad entrambe le modalità, per ragioni indirette o semplice confusione dovute alle specifiche circostanze del laboratorio, dimostra qualcosa che nessuno, prima d’ora, aveva mai neppure considerato: ovvero che una singola creatura possa effettivamente effettuare la scelta cosciente, caso per caso, di quanto presto gli convenga separare la propria esistenza da quella dei propri piccoli, al fine di preservare se stessa, e loro. Un compito materno difficilmente immaginabile come una scelta nel caso degli indolenti, più che mai adagiati umani: riuscite ad immaginare in effetti, quale comodità avrebbe per le future madri potersi rimettere alla pratica del coniglio che corre fuori dalle sue buche stringendo improbabili doni di cioccolata, piuttosto che a quella ben più problematica e faticosa della prototipica cicogna? Ma come in molte altre cose del mondo naturale, per il momento, tutto quello che possiamo fare è osservare. E trarre le debite conclusioni, per applicarle forse un giorno nella più vertiginosa ingegneria genetica del futuro.

Un altra lucertola strisciante piuttosto comune in Italia è il cosiddetto orbettino o serpente di vetro (Anguis fragilis) in cui le zampe, successivamente al disuso, sono del tutto scomparse. Un caso ancor diverso, per cui la riproduzione avviene mediante l’approccio intermedio dell’ovoviviparità, in cui i figli vengono partoriti vivi dopo essersi sviluppati all’interno di un uovo, mantenuto però dentro l’organismo materno.

La Dott.sa Camilla Whittington ha quindi pubblicato verso l’inizio di aprile uno studio sulla rivista di settore Biology Letters della Royal Society, intitolato “Oviparità facoltativa in uno scincide viviparo (S. equalis) destinato ben presto a fare il giro del Web. Non capita molto spesso, dopo tutto, di riuscire a scuotere l’intera serie di cognizioni largamente date per acquisite sui metodi e gli approcci situazionali della vita stessa. Il che d’altra parte, possiamo ben sperarlo, incrementerà l’interesse generalista nei confronti di questa specie non molto conosciuta, al di fuori delle lunghe estati d’infanzia, nel corso delle quali i bambini amano osservare le loro guizzanti peregrinazioni attraverso il suolo ineguale dei giardini e del sottobosco.
Un’attività da condurre con auspicabile cautela, nell’ambiente non sempre accogliente della straordinaria biodiversità australiana. Ma che ha concesso di accedere al primo stadio educativo di più di una carriera nel campo delle scienze e dell’etologia. Perché ciò che resta più che mai comprensibile sul tema degli animali, non importa quanto strani ed atipici, è che potremmo effettivamente essere noi. Anzi che un tempo, erano proprio come noi. E in essi permane la gemma segreta, che nasconde il percorso, il quale attraverso le Epoche ci ha condotto fin qui. Adesso, ad interrogarci sul come e il perché delle cose. A mangiare magnifiche uova di cioccolato… Con molte sorprese che ancora ci aspettano, per numerosi anni a venire.

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