Scoperto nel cratone l’animale con più zampe d’Australia e del mondo

Un modo molto strano per pescare, quello in uso presso Yilgarn nell’Australia Occidentale, in quelli che prendono il nome niente affatto casuale di Goldfields: Campi Dorati. Prima si scavano dei pozzi verticali nella nuda roccia, tra i 60 e 150 metri di profondità ed appena 150 mm. Quindi si lasciano passare diversi anni, se non decadi, scavando ed estraendo materiali da quel sito e negli immediati dintorni, provvedendo a trasformare l’area in una ragionevole approssimazione del formaggio Emmenthaler. Quindi un giorno in apparenza come tutti gli altri, un gruppo di scienziati provenienti da diverse università australiane e il politecnico della Virginia statunitense immettono all’interno del pertugio un lungo filo verticale. All’estremità del quale è situata quella che viene comunemente definita come trogtrap, un tubo in PVC traforato, ricoperto a sua volta di fori e pieno di pezzi di foglia, muschio e mucillagine di vario tipo. Questo perché non c’è alcun tipo di verme, a fare da esca, in quanto il verme se vogliamo è proprio il bersaglio di una simile attività. Una creatura lunga e serpeggiante, sotterranea, ma che non possiede anelli ma segmenti in grado di sovrapporsi l’uno all’altro, né risulta particolarmente incline a strisciare. E perché mai dovrebbe farlo, quando la natura l’ha dotata di ALMENO 1.306 zampe distribuite in appena una decina di centimetri e meno di un millimetro di diametro, perfettamente in grado di fungere all’unisono, come addestrati soldati di un’esercito silente dall’alto livello di disciplina? Oh Eumillipes Persephone, il primo “vero millepiedi” che vanta il nome della regina dell’Oltretomba nell’antica Grecia, rapita ogni anno dal dio Ade al solo scopo di essere la sua consorte per i lunghi mesi dell’inverno metafisico apparente. Una stagione che potrebbe facilmente non finire mai, così come le verdeggianti terre d’Australia diventarono, all’altro lato del pianeta, luoghi aridi ed inospitali, dolorosamente privi di pioggia, convincendo un’antica genia d’artropodi a trasferirsi armi e bagagli nelle più umide profondità del sottosuolo. Per assumere caratteristiche di tipo troglomorfico, come la colorazione pallida, una testa priva d’occhi ma dotata di un gran paio d’antenne dai sensilla sia meccanici che chemioricettivi, dalla forma conica abbastanza resistente da riuscire a incunearsi tra fessure e crepe di quel mondo privo di luce. Il che lasciava, essenzialmente, un singolo problema operativo: come fare per poter vantare forza sufficiente a farsi strada nei pertugi maggiormente resistenti, affidandosi alla meccanica implacabile della sua stessa persistenza? Se non vedendo crescere grazie al meccanismo della selezione naturale, una generazione dopo l’altra, il numero dei propri arti nell’unico senso possibile visto il suo stile di vita; quello longitudinale. Una soluzione in realtà tutt’altro che rara in questo clade dei colobognati, famiglia Siphonotidae, sebbene siano molto poche le creature in grado di poter vantare lo stesso successo in tal senso. O per essere ancor realistici essenzialmente una soltanto, il millepiedi imparentato alla lontana della specie Illacme plenipes, riscoperto nel 2005 dopo ben 80 anni dall’ultimo avvistamento, da un altro membro del politecnico della Virginia, Paul Marek. Dotato di appena 3 cm di lunghezza negli esemplari di tipo femminile, oltre a un record rilevato di “appena” 750 zampe, comunque più del doppio dei più dotati millepiedi conosciuti fino a quel momento. Ma per il resto morfologicamente simile in parecchi aspetti, inclusa la dotazione di gonopodi simili a pugnali al nono e decimo segmento, arti specializzati nella fecondazione e deposizione delle uova, nonché il dimorfismo tra i due sessi che vede il maschio maggiormente lungo (e zampa-dotato) della sua controparte femminile. Una notevole ancorché innegabile prova dell’antichità di questi esseri, potenzialmente riconducibili ad un antenato comune risalente a quando ancora l’Australia faceva parte di un’unica massa continentale indivisa, epoca durante la quale questo stesso sito oggetto del notevole ritrovamento avrebbe avuto d’altra parte un aspetto ragionevolmente simile a quello attuale. Questo implica in effetti il nome stesso di cratone, il più antico ed immutato tipo di crosta continentale, contrapposto all’orogene inteso come punto instabile dove si formano le montagne. Una massa per lo più granitica situata nella parte centrale dei continenti, collegata direttamente a una sezione del mantello superiore. Fonte assai frequente di notevoli ricchezze minerarie, nonché in rari casi come questo, veri e propri tesori biologici provenienti dalle occulte regioni del sottosuolo…

In questo segmento mostrante l’Illacme plenipes, ripreso vivo a differenza del suo cugino agli antipodi, è possibile individuare lo stesso tipo di comportamento sinuoseggiante. Descrivibile come quello di un lungo spaghetto che tenti di sfuggire al piatto candido della sua condanna.

Lo studio in questione, riferito a una scoperta del settembre 2020 ma pubblicato soltanto lo scorso 16 dicembre 2021 sulla rivista Scientific Reports, vede la partecipazione tra gli altri del biologo Bruno A. Buzatto dell’Ente per la Consulenza Animale dell’Australia Occidentale, che non ha tardato a diventare il portavoce del gruppo composto da sei colleghi, dichiarando finalmente corretta l’antonomasia del concetto stesso di millepiedi, potendo fare affidamento sulla realtà acclarata di una creatura letteralmente dotata d’arti superiori alla fondamentale cifra. Grazie all’approccio probabile di una lunga sessione di conteggio macrofotografico sugli esemplari catturati ed in seguito preservati nella formalina, due femmine, un maschio e due immaturi. D’altronde, non tutto è difficile come potrebbe sembrare: direi sarebbe stato totalmente ragionevole contare unicamente le zampe su di un SINGOLO lato del millepiedi, prima di procedere ad un pratico raddoppiamento. Molto più complesso, per non dire impossibile, qualsiasi tentativo di comprendere l’effettiva ecologia o comportamento della creatura, situata in una nicchia ecologica così assolutamente irraggiungibile, nonché impossibile da sottoporre ad alcun tipo d’osservazione. Sebbene sia possibile approcciarsi all’argomento con alcuni accenni d’ipotesi, come quella che il millepiedi in questione possa essere abituato a trarre nutrimento dai funghi che crescono sulle radici degli alberi, oltre alla fauna microbica che riesce ad insinuarsi fin quaggiù assieme alla rara acqua piovana. Assolutamente fondamentale, nel confermare l’ipotesi di parentela con il distante cugino nord-americano, è stata d’altra parte un’analisi approfondita del suo genoma, sostanzialmente l’unica procedura effettuabile oltre alla descrizione fisica su esemplari che erano già transitati a miglior vita. La quale si è dimostrata sufficiente a desumere, coerentemente, un altro aspetto sicuramente degno di nota: la capacità simultanea di camminare allo stesso tempo in fino ad otto direzioni contemporaneamente, sicuramente un altro record, nonché dote assai probabilmente necessaria visto la complessità dei cunicoli che costituiscono il suo naturale ambiente d’appartenenza, ove orientarsi unicamente grazie al feedback tattile del gran paio d’antenne. Assieme alla soluzione particolarmente valida di un corpo telescopico, la cui corazza chitinosa riesce a scivolare un pezzo sopra l’altro, modificando all’occorrenza la lunghezza complessiva dell’animale. Praticità e convenienza, due delle doti maggiormente ricercate dai processi evolutivi. Poiché se c’è un qualcosa che l’Universo non può fare a meno di abborrire è lo spreco inutile d’energia, sia questo inteso come mutazioni geologiche in sezioni di crosta lontane dai processi di sommovimento tettonico come l’attribuzione di capacità energetiche sproporzionate a quei piccoli ed inoffensivi esseri che vivono al loro interno. Il che lascia intendere, per quanto possiamo immaginare, un ciclo vitale non dissimile da quelli dei loro colleghi miriapodi di superficie, intesi come altri millepiedi e non le scolopendre (o centopiedi) artropodi in realtà marcatamente predatori e molto spesso velenosi. Con la fecondazione in questo caso ottenuta grazie alla deposizione assai poco romantica di uno spermatoforo, che difficilmente possiamo immaginare seguìto da alcun tipo di rituale di corteggiamento vista la difficile situazione sensoriale di questo particolare ambiente d’appartenenza. Evento al quale segue un periodo dalla durata ignota di maturazione delle uova, senza nessun tipo di partecipazione della femmina, al termine del quale il piccolo di millepiedi viene al mondo con in genere appena 4 paia di zampe. Perciò sarà il trascorrere dei giorni, delle settimane e potenzialmente anche molti anni (gli animali troglomorfici tendono a vivere più a lungo dei loro colleghi di superficie) a vederlo crescere in lunghezza ed aumentare progressivamente il numero delle sue zampe man mano che si nutre, in una sorta di versione tangibile dell’antico videogame Snake. Il che lascia immaginare la possibile esistenza da qualche parte del miriapode più antico e lungo del pianeta, che potrebbe facilmente circondare l’intero porto di Sydney o magari la città stessa, con la propria estesa e immisurabile magnificenza…

Un “volto” dalla morfologia molto chiaramente funzionale, dotato di arti utili a sminuzzare e trangugiare pezzettini di materia biologica, come muffe o licheni. Difficilmente qualcuno, anche di estremamente piccolo, dovrebbe giungere a temere una simile creatura.

Scoperte come questa, purtroppo necessariamente rare, offrono una finestra significativa sulla straordinaria biodiversità terrestre che possiamo individuare in alcuni dei luoghi al di fuori di quello che potremmo definire il contesto planetario a noi noto. Senza dover per forza raggiungere pianeti o sistemi stellari distanti, così come narrato in innumerevoli epopee letterarie del genere space opera, in cui il ritrovamento di piccoli pacifici abitanti ctoni si trasforma spesso nel preambolo di un duro conflitto fantasiosamente militarizzato. Poiché chi può dire veramente quali possano essere i limiti, evolutivi e comportamentali, per qualcosa che semplicemente esula dalle pregresse nozioni sulla vita che possiamo dire largamente comprovate scientificamente per lo studio pregresso della nostra specie… Nient’altro che una configurazione, tra le molte possibili dal vasto catalogo della vita? In cui due gambe bastano per muoversi da un luogo all’altro della propria lucida esistenza… Chi l’ha detto? La verità è narrata dalla voce che riecheggia nell’immane zampettare del millepiedi. In una lingua che attende soltanto, un giorno assai probabilmente lontano, d’essere decifrata.

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