L’esperto calligrafo di Istanbul si mette al lavoro

calligrafia_Instanbul

L’arte della scrittura ha la capacità unica di rappresentare chiaramente il suo stesso metodo di creazione. Il processo mentale all’origine di una grafia particolare o elaborata si attiva infatti non solo nel momento psicologicamente significativo della firma in prima persona di un disegno o documento, ma anche qualora si decida di prendere attenta visione dell’opera altrui, cercando di visualizzare chiaramente i singoli passaggi necessari al suo completamento. Tutti abbiamo tenuto in mano una penna con lo scopo, almeno in determinate occasioni, di creare un qualcosa di esteticamente proporzionato e gradevole: per questo possiamo ben capire, almeno in linea di principio se non talvolta in senso pratico, come nasca e venga ultimata una qualunque opera calligrafica. Una sensazione già di per se coinvolgente e significativa, che qualora si abbia la fortuna di vedere l’artista al lavoro non può che uscirne ulteriormente rafforzata. Come nel caso di questa dimostrazione finalizzata probabilmente alla vendita, messa in atto da un artigiano di Istanbul impegnato a scrivere per un cliente del suo negozio la parola italiana cambiare, impreziosendola con il più ricco e affascinante repertorio di complesse decorazioni.

Leggi tutto

Il mini-grattacielo creato con la grafica 3D

Vermeersch

L’utilizzo di macchinari a controllo numerico e dispositivi automatici per la produzione di alta precisione, un tempo appannaggio esclusivo di catene di montaggio e grandi realtà aziendali, grazie al progresso tecnologico sará presto un aspetto quotidiano della nostra vita. Così come la stampa digitale, ormai messa in pratica in tutte le case attraverso diffuse quanto economiche periferiche informatiche ha modificato (cartucce d’inchiostro a parte) il valore percepito delle creazioni tipografiche e pubblicitarie, i teorici non esitano a intravedere nelle sempre più popolari stampanti a estrusione e deposizione l’affermarsi futuro di una nuova rivoluzione industriale, non più creata da ingegneri specializzati e autorevoli fabbriche ma sfornata pezzo per pezzo, modello tridimensionale per creazione tangibile, dal nostro comune PC. Nessuno ancora sa se veramente un giorno tutti noi potremo “scaricare” soprammobili, modellini o parti di ricambio, producendoli semplicemente tramite l’applicazione tecnologica di polimeri e resine solidificate ma una cosa è certa: ciò che è virtuale, se veramente lo merita, fin d’oggi può assumere forma materiale e occupare a pieno merito le sale di un museo. Come nel caso del piccolo grattacielo PX-T-13, opera prima del grafico e artista olandese Pieter Léon Vermeersch.

Leggi tutto

Il bonsai subacqueo di Makoto Azuma, artista della botanica

azumamakoto

Nella filosofia tradizionale del Taoismo non esistono i concetti di aldilà o reincarnazione, perché niente ha mai fine. Al momento della morte ciò che era stabile diviene fluido, trasformandosi materialmente e spiritualmente per dare origine a esseri nuovi e differenti. L’anima e il sangue degli uomini generano piante, animali e creature fantastiche in base alle condizioni del cielo e della terra, in un ciclo infinito di partenogenesi e trasformazioni. Come raccontato dal maestro Chuang-tzu “Dai vecchi bambù esce l’insetto z’ing-ning, che diventa leopardo, poi cavallo, poi uomo. L’uomo torna nel telaio cosmico, per tessere”. Ma esistono fenomeni prodotti dalla nostra mano, come l’ikebana e la coltivazione dei bonsai, che nella ricerca del bello impiegano ciò che è naturale secondo gli schemi personali e soggettivi degli artisti. Nell’ultimo lavoro di Makoto Azuma, scultore di piante proprietario di un haute coutoure floreale nel quartiere di Moto-Azabu a Tokyo, il legno morto di un piccolo albero di ginepro, appartenente alla specie Sabina chinesis, è stato immerso in un acquario, dove ricoperto da muschio e alghe sembra ritrovare il fogliame della sua precedente esistenza. La pianta terrestre si è dunque trasformata in creatura acquatica, dimostrando in tale perfezione artificiale l’immortalità della sua essenza.

Leggi tutto

Da robot leggendari a eroi di cartone, i pepakura di Wakabua

wakabua_int

I mecha giapponesi e i guerrieri sentai non sono semplici supereroi tecnologici. Sarebbe facile guardare i cartoni animati di quel paese o i colorati, buffi e un pò kitsch telefilm d’azione del genere tokusatsu (Power Rangers…) ritrovando in essi un’espressione creativa equivalente ai più stereotipati tra i fumetti americani, in cui un giustiziere mascherato dai poteri soprannaturali agisce seguendo un proprio codice a vantaggio del bene comune. In realtà i combattenti fantastici del Giappone moderno sono qualcosa di molto più simile ai samurai delle loro leggende guerresche: personaggi con tecniche, armi o veicoli particolari, generalmente ereditati da parenti o appresi come mistiche cognizioni da un qualche tipo di saggio maestro, intenzionati ad elevarsi al di sopra dei propri umani, comprensibili difetti. E tra le più diffuse culture giovanili della corrente così detta degli otaku, spicca in modo particolare il collezionismo dei loro modellini, talvolta in scatola di montaggio, altre da dipingere o semplicemente da acquistare a caro prezzo e esporre su qualche mensola insieme alle immancabili collezioni di manga e videogiochi. Il designer Wakabua, grazie a un suo particolare talento, ha però deciso di fare tutto da solo: nel suo laboratorio di Warabi, prefettura di Saitama, realizza infatti modellini di cartone piegato e dipinto, in base alle procedure artistiche del pepakurao paper-crafting. Alcuni sono persino trasformabili.

Leggi tutto