Teschi surreali in porcellana giapponese

Katsuyo Aoki
Via

Bianchi come la morte, inespressivi e vacui, questi teschi misteriosi non ospitano più alcun barlume di coscienza. Chissà quale mente aliena li abitava, cosa sognava… E come poteva essere l’aspetto di creature tanto diverse da noi? L’unica a conoscere queste risposte è Katsuyo Aoki, la giovane ceramista giapponese che le ha immaginate, disegnate e ricostruite, con una notevole abilità tecnica e metodologie di lavorazione originali. Il teschio, come simbolo, si ritrova nel mondo con un’ampia varietà di aspetti: quello sacro, frequente nel culto dei defunti; l’emblema di spietati fuorilegge o società segrete, con l’accompagnamento di ulne o femori incrociati. Quando ritratto su tombe e lapidi, il suo aspetto stolido diventa l’allegoria della mortalità umana. E poi c’è tutto l’universo del fantastico, dei mostri gotici e delle ipotesi pseudo-scientifiche; molte delle creature terrestri hanno una scatola cranica, ma la nostra è ben distinta dalle altre. Difficile confonderla con quella di una scimmia, praticamente impossibile con qualsiasi altra. Purché il rapporto tra gli elementi venga mantenuto, un cranio umano rimane tale, indipendentemente dal numero di aggiunte fantasiose, quali zanne, corna o altre improbabili escrescenze. Per questo costituisce da tempo immemore un soggetto amato dagli artisti. Divinità oscure, apparizioni inquietanti e fantasmi si presentano spesso con il più essenziale e pallido dei volti, ovvero il teschio stesso.

Leggi tutto

La tecnica segreta del dito impressionista

arte100cia

Windows: guardare il panorama da lontano, attraverso un vetro. Fingerpainting: dipingere il paesaggio direttamente come ci verrebbe naturale, ovvero senza pennelli e tavolozza, imprimendo il colore con la sola forza delle nostre dita. Possibile che le due cose abbiano trovato, finalmente, un perfetto punto d’incontro? Si può praticare tale arte su di una superficie trasparente? Forse, in tempi recenti, nessuno ci aveva mai provato. Stiamo parlando, dopo tutto, della tecnica usata dai bambini per avvicinarsi al mondo della creatività. Basta il concetto di tale approccio per evocare immagini di giovani scolaresche, tutte concentrate su grandi fogli bianchi, all’interno di rumorose aule o sparsi direttamente on-location, anzi, en plen air. Studenti dell’asilo, magari in giro per i parchi primaverili, alla ricerca di un qualche albero o lampione da fare oggetto del loro entusiastico talento. Come per ogni altra attività umana, tuttavia, ci sono diversi livelli di fingerpainting: quello di chi scrive il proprio nome sulla pagina di un quaderno, ricercando al massimo il merito di una qualche vezzosità calligrafica o vagamente espressionista. C’è chi si applica su di una vera e propria tela, impiegando le dita nel perseguire un qualche obiettivo più complesso e difficoltoso….E poi c’è Arte100cia, al secolo Fabian Gaete Maureiral’unico maestro che può produrre quadretti di paesaggi in poco più di due minuti, senza impiegare altro che un semplice rettangolo di vetro, due mani e dieci agili dita. Più l’appropriata selezione di colori a tempera, ovviamente.

Leggi tutto

Il modo antico per forgiare una tenaglia

Fire Tongs

Attraverso il filtro del mondo moderno, in cui tutto è automatico e meccanizzato, ci scordiamo talvolta che ogni forma nasce da un preciso movimento. Ciò si verifica in natura, con fenomeni come la crescita degli alberi, la formazione di conchiglie e l’evoluzione delle specie, così come avviene per ogni creazione o invenzione umana: se una cosa, o una creatura, è lunga e diritta, vuol dire che si è protesa verso un fine; se è circolare o tondeggiante, inevitabilmente serviva ad un preciso scopo. Nell’arte di lavorare i metalli, così come nei processi biologici,  non c’è generazione immediata da parte di un’artefice ma un graduale perfezionamento, guidato dalle leggi della logica e dell’evidenza. E la branca di tale ambito in cui ciò traspare ai massimi livelli è la ferratura del cavallo. Gli inventori di tale procedura, i popoli nord-europei dell’epoca medievale, scelsero un animale che era già di per se nobile, forte e mansueto, riuscendo a renderlo attraverso le arti umane una parte inscindibile della loro civiltà; al punto che oggi, se vediamo un cavallo, siamo pronti a dare per scontato che sia in grado di sopportare il nostro peso. Trasportarci a destinazione, come una moto o un’automobile. Una dote che proviene, in realtà, dal miglioramento artificiale dei suoi zoccoli, frutto di sapienza e abilità manuale. Il ferro di cavallo, e con esso gli altri attrezzi necessari a crearlo e maneggiarlo, proviene da una serie di complessi rituali, riconducibili fino a un’essenziale concetto primitivo: infondere la propria competenza in ciò che è grezzo, riuscendo così a renderlo utile.

Leggi tutto

Il grande volto fatto con le cose, un’opera di Bernard Pras

Bernard Pras 000

In questo ritratto dell’importante attore malese Sotigui Kouyaté c’è di tutto, in senso veramente letterale.  Rami, ossa, corna di animali, coperte, indumenti, stoviglie, feticci, foglie di palma e pezzi di botti. Un’intera stanza, nel caos più completo. E ad una delle sue estremità, seduto a un tavolo con il suo laptop di alluminio, c’è Bernard Pras. Questo è l’artista francese, fotografo e litografo, che ha perfezionato all’inverosimile le tecniche dell’anamorfismo e del trompe-l’œilriuscendo a delineare immagini con metodologie improbabili, capaci di sorprendere e affascinare l’osservatore. La sua serie con volti e raffigurazioni di personaggi della storia e del mondo dello spettacolo, realizzati a partire dal 1994 con cumuli di oggetti apparentemente casuali, costituisce un’espressione di quella forma di arte contemporanea che trascende le semplici definizioni di genere. Molto più che semplici dipinti o sculture, i suoi ritratti aggiungono, infatti, carattere ed implicazioni al soggetto selezionato, in grado di riemergere spontaneamente a un’analisi dei singoli componenti. La sua Marylin Monroe, ad esempio, nasce da teste di bambole e confezioni di detersivi. Bruce Lee è fatto di giocattoli e lanterne cinesi. Luigi XIV, il Re Sole, si profila come un insolito tripudio di carta igienica e merendine. E poi, una volta contemplata la fotografia di ciascuna installazione, non si può fare a meno di girarci, metaforicamente, tutto intorno: perché allora si capisce, davvero, la misura del suo genio…

Leggi tutto