La ruspa tirannosauro nel pozzo della miniera

Non amate anche voi il profumo del bitume rovesciato di prima mattina? Quell’aroma di petrolio grezzo, mescolato a residui di gas e carbone vegetale. La terra umida intrisa di grandiosa energia potenziale, pronta per l’uso da parte di chiunque abbia il coraggio, i mezzi ed il potere di sfruttare i depositi sabbiosi dell’Athabasca, nella parte nordoccidentale del Canada, non troppo vicino dalla vivace cittadina di Fort Murray. Un luogo dove il cielo è sempre limpido, e l’aria per lo più tersa, mentre gli allegri minatori si recano di buona lena sulle pendici del cantiere di scavo, ben conoscendo i luoghi preposti alle loro mansioni di giornata. Piccoli capannelli di persone allegre, qualcuno che fischia un motivetto sentito in televisione, il canto leggiadro degli uomini abituati a dare il massimo tutti i giorni, perché credono nell’utilità del proprio lavoro (o quanto meno, l’utilità personale di un buono stipendio). E poi, c’è Jim. Che ha una mansione particolare, persino all’interno dell’eterogenea compagine dell’industria d’estrazione nordamericana: lui deve domare, sussurrando dolci parole, la maestosa presenza della Grande Signora. Con parole come “Buona, buona” seguìto da “Ayyy” e “Piano, adesso” rivolte a quello che sembra, a tutti gli effetti, un enorme ed incontrollabile animale, ma risponde in realtà al suo minimo tocco, con una precisione e una propensione all’obbedienza che lasciano sospettare la sua vera natura. È forse questa la scavatrice 6090 FS, ex RH 400 “Terex” (Capito il doppio senso? T-Rex) della Bucyrus, ulteriormente potenziata e migliorata dal suo attuale produttore di larga fama, la CAT/Caterpillar? Si ode una vibrazione improvvisa, mentre la coppia di cingoli inizia a muoversi di pochi centimetri. Allo squillare della sirena del turno, il lungo braccio idraulico compie una rapida piroetta, quasi a salutare gli ultimi bagliori dell’alba, mentre la scaletta d’accesso viene sollevata dal primo, e più piccolo, dei sistemi idraulici presenti a bordo della mostruosa “creatura”. Questo è un chiaro segno che Jim si trova a bordo, ormai. Nessun altro avrebbe avuto il coraggio di impugnare le leve del potere. Un lieve tocco sul touch-screen della spaziosa cabina corrisponde a un tono di risposta da parte del cervello centrale. La scritta READY-READY lampeggia sul quadro centrale. Il guidatore indossa le cuffie, selezionando sul suo cellulare la Quarta di Mahler. Una piccola concessione da parte del suo supervisore, visto che tra pochi attimi diventerà del tutto impossibile raggiungerlo per via auditiva. Mentre il frastuono del doppio motore diesel Cummins QSK60, per una potenza complessiva di circa 4.500 cavalli, inizia a girare a pieno regime, Jim si appoggia delicatamente sullo schienale. Tempo di mettersi all’opera…
La scavatrice 6090 rappresenta l’ultima evoluzione dell’antico concetto di fare a pezzi la montagna, per sollevare poi tali pezzi e caricarli a bordo di grossi camion, prima di trasportarli fino alle industrie di lavorazione e trasformarli in risorse. Un’attività piuttosto violenta non proprio gentile verso la natura, che tuttavia costituisce uno dei fondamenti stessi della corrente civiltà industriale. E risulta interessante notare come, nonostante il peso operativo di 980 tonnellate circa, sufficiente a renderla il più massiccio implemento della sua categoria, essa risulti piuttosto piccola, persino minimalista, nel contesto fuori misura dell’estrazione mineraria. Un valido appiglio descrittivo potrebbe trovarsi, a tal proposito, nell’indovinello tradizionale della sfinge: cos’ha quattro zampe quando si sveglia, due a mezzodì e tre nell’ora del vespro? Volendo far partire tale cronologia verso gli anni ’50 del 900, avremmo trovato presso il deposito dell’Athabasca un antesignano di Jim all’opera con la power shovel, un dispositivo formato da una benna ed un contrappeso, operante grazie a un sistema di tiranti connessi alla sovrastruttura principale. Tendenzialmente fuori misura, come i dinosauri a cui sembra ispirarsi la nomenclatura di categoria: pensate che la più grande power shovel della storia, Marion 6360 a.k.a. The Captain di proprietà della Southwestern Illinois Coal Corporation, pesava 12.700 tonnellate, per una lunghezza del suo braccio di ben 66 metri. Simili dispositivi, utilizzati tutt’ora, sono dotati di cingoli, benché la loro mobilità risultasse essere comprensibilmente limitata. Anche per questo, nel giro di qualche decennio, si sono trovati sostituiti dal sistema del dragline excavator, un apparato fornito di un secchio legato ad un cavo, simile a una gru e capace di “lanciarlo” a distanza, prima di iniziare il trascinamento lungo il terreno pietroso, al fine di raccoglierne ingenti e proficue quantità. Si tratta di macchine molto difficili da spostare, visto il peso di fino a 13.000 tonnellate, che tuttavia compensano tale limitazione grazie all’ampia area raggiungibile dal secchio. Ma è soltanto a partire dal 1997, che qualcuno ha pensato di tentare un’approccio radicalmente diverso al problema: l’agilità della lucertola preistorica di Bitumen Park. E non è affatto un caso, che ciò sia avvenuto in pieno territorio canadese…

Questa classe di scavatrici può riempire in due o tre sole “cucchiaiate” il più grande camion prodotto dalla Komatsu, uno dei mezzi su ruote più imponenti del pianeta. Non fatevi ingannare dalle proporzioni: quel cassone ha la larghezza approssimativa di un campo da tennis, e due volte la sua lunghezza.

Provate a chiedere ad uno qualsiasi dei minatori dell’Athabasca, cosa determini i ritmi estrattivi del suo importante giacimento, e quello vi risponderà senza esitare un attimo e con un certo grado di rassegnazione: le stagioni. In nessun altra fonte mondiale d’idrocarburi, in effetti, esiste a tali livelli la stessa problematica, di un suolo le cui condizioni di durezza cambiano sensibilmente in funzione del grado di congelamento, e vengono modificate dalla quantità di umidità dell’aria. Proprio per questo, il vantaggio apportato da una flotta di scavatrici di “sole” 980 tonnellate, capaci di spostarsi in caso di necessità alla stessa rapidità della camminata umana (che vi garantisco essere, in questo settore, un’obiettivo tutt’altro che semplice da raggiungere) fu sempre considerato un vantaggio significativo e valido d’esportazione alle attività simili di mezzo mondo. Ecco perché, il primo ordine significativo di scavatrici RH400, allora prodotte dalla Bucyrus dell’Ohio né portò ben 4 in questa regione a vantaggio di svariate compagnie private, aprendo la strada alla successiva vendita di ulteriori 6 entro il 2002. E per quanto sembrasse impossibile, che un mezzo dotato di sistema idraulico potesse competere con i sollevatori elettrici degli anni precedenti (power shovel e dragline excavator) ben presto i capi delle miniere si resero conto che i vantaggi offerti dalla Terex, in quel contesto, superavano di gran lunga ogni possibile rallentamento in termini di volumi.
Una singola RH400 (o CAT  6090 FS che dir si voglia) può del resto sollevare con la sua poderosa benna ben 103 tonnellate di materiale, per un carico di svariate migliaia nel corso di una singola giornata di lavoro. Oltre alla versione con doppio motore diesel ne esiste un’altra fornita di generatore elettrico, meno veloce negli spostamenti ma più economica dal punto di vista dei consumi. Un elemento costituivo essenziale della meccanica di funzionamento nei modelli odierni è il sistema brevettato della CAT del rocker triangolare, un elemento posto in corrispondenza dell’articolazione del braccio, la cui rotazione spontanea durante il funzionamento previene la necessità di mantenere a pressione i cilindri di articolazione della benna, impedendo inoltre a quest’ultima di orientarsi in maniera da arrecare un pericolo per il guidatore. Sono certo che Jim, durante le sue molte giornate di lavoro, deve aver apprezzato particolarmente quest’ultima funzione. Ogni aspetto ingegneristico, nella Terex, è stato del resto concepito per la massima semplificazione, dimostrando ulteriormente l’imprecisione dello stereotipo secondo cui la forza bruta possa prescindere dalla furbizia e l’intelligenza operativa di chi è pagato per trovare soluzioni il più efficienti possibili a qualsivoglia tipo di problema. Anche la ridondanza ha un ruolo: nella versione dotata di due motori, ad esempio, è possibile operare con uno solo a circa il 65% dell’efficienza totale, il che dovrebbe bastare, idealmente, a togliere il macchinario di mezzo in caso di avaria, senza rallentare ulteriormente le operazioni della miniera. Potete facilmente immaginare, del resto, l’ingombro potenzialmente portato da un monumento di quasi un migliaio di tonnellate, una volta portato ad immobilità proprio nel mezzo di un importante punto di passaggio del materiale. Non che simili problematiche, data l’eccellente affidabilità di questa classe di macchinari, abbia luogo a verificarsi in maniera particolarmente frequente. Ma la prudenza, si sa, nobilita il proprio lavoro…

Il rocker triangolare è una dotazione standard di tutte le scavatrici di classe super-pesante della CAT/Caterpillar, nonché il principale elemento che le distingue dalla concorrenza. Si tratta di un’innovazione che accresce notevolmente la sicurezza d’impiego di simili attrezzature.

È difficile immaginare che cosa ne avrebbe pensato Edipo con tutti i suoi problemi, lui che rispose senza alcun tipo di esitazioni alla sfinge posta di guardia: “L’uomo!” Anche perché, bisogna ammetterlo, il parallelismo è labile: che cosa sono “le gambe” per creature non-viventi simili a queste, il cui unico scopo è assolvere a una specifica mansione, portando importanti propositi di guadagno a tutti coloro che hanno studiato abbastanza da prenderne in mano i delicati comandi al centro della questione? Si potrebbe affermare, volendo, che la power shovel avesse quattro punti di appoggio concettuali, intesi come i due cingoli, il braccio ed il cavo di supporto. Mentre il dragline excavator facesse affidamento principalmente su due pilastri operativi: la corda ed il secchio. Ma dov’è la triade, corrispondente al prototipico bastone+gambe dell’anziano, nel moderno scavatore a energia idraulica Terex RH 400?
Probabilmente, a tal fine sarà opportuno rivolgersi a concetti più astratti ed aleatòri: 1 – L’energia del desiderio 2 – La scienza orientata agli obiettivi 3 – La conoscenza del moto e l’insistenza dei fluidi all’interno di un percorso obbligato!? Ma forse scegliendo questo sputo d’analisi, ci stiamo comportando in maniera ingiusta nei confronti del meccanismo. Perché non c’è niente di anziano, in questo entusiastico dinosauro dei nostri tempi. Il suo rombo potrebbe anzi venire paragonato, per tutto quello che ha ancora da dirci e da dare, al vagito di un tenero neonato. Benché l’uso delle cuffie per l’assorbimento del rumore, allo stato attuale dei fatti, resti altamente consigliabile ed opportuno.

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