Perché i videogiochi non capiscono il silenziatore

I valori di produzione, e la qualità, di molto del materiale che si trova su YouTube variano sensibilmente in base all’autore. C’è un nuovo video sul canale di Destin Sandlin, l’ingegnere americano di Smarter Every Day, che prende in analisi un qualcosa che noi tutti conosciamo fin troppo bene, attraverso l’immagine romantica ed un po’ distorta che ne viene data dal cinema prima, dai videogiochi poi: l’unico strumento in grado di ridurre il rumore prodotto da un’arma da fuoco. O eliminarlo, come tendono a farci pensare le succitate opere d’ingegno da almeno una trentina d’anni o giù di lì. La differenza tra i due risultati perseguibili è in realtà anche oggetto di una pregna disquisizione linguistica, visto come l’accessorio in questione tenda ad essere definito in lingua inglese silencer, l’oggetto che “toglie il suono” (del tutto) piuttosto che suppressor, ovvero un qualcosa che lo riduce. Un fraintendimento che risale, volendo tornare alle origini, fin dalla prima versione commerciale dell’oggetto, prodotta dall’inventore newyorkese Hiram Percy Maxim, che nella prima decade del ‘900 lanciò una campagna pubblicitaria a tappeto sulle principali riviste di settore, ottenendo presumibilmente un ottimo ritorno d’investimento. Questo perché, contrariamente a quanto saremmo forse propensi a pensare noi non-iniziati del proiettile e la polvere da sparo, ci sono molte diverse assolutamente legali per possedere, e trarre soddisfazione, dall’impiego di un’arma da fuoco in grado di ridurre la sua udibilità: prima fra tutte l’impiego durante la caccia, potendo così eventualmente sbagliare il colpo, senza che il cervo o il tacchino di turno reagiscano scappando via nel profondo del sottobosco. Ma anche l’impiego durante il semplice tirassegno dentro il poligono, senza la necessità d’impiegare protezioni per le orecchie e restando quindi in grado di ascoltare i consigli del proprio istruttore, se non addirittura conversare amabilmente con gli amici o colleghi delle cabine a fianco. L’impiego militare del silenziatore viene convenzionalmente fatto risalire al presidente Franklin D. Roosevelt, che accolse con entusiasmo la dimostrazione di William Joseph “Wild Bill” Donovan, l’allora capo del servizio segreto OSS (quella che un giorno sarebbe diventata la CIA) il quale scaricò il suo intero caricatore contro un sacchetto di sabbia presente dentro lo studio ovale, mentre il capo della nazione dettava una lettera alla sua segretaria. Già il suo quinto cugino e precedente presidente, Theodore, era stato un utilizzatore assiduo dei silenziatori Maxim.
Piuttosto che considerare gli impieghi storici dell’attrezzo ad ogni modo Destin, che aveva fatto da portavoce del popolo internettiano nel 2016 ponendo alcune domande ad Obama assieme ai colleghi di YouTube, si concentra sulla dimostrazione pratica del suo funzionamento, grazie all’assistenza dell’amico Steve della Sotiria, una compagnia che ne produce una nutrita gamma del tipo monolitico in titanio, tra i più resistenti, solidi e facili da pulire sul campo. L’approccio è molto diretto e al tempo stesso ingegnoso: applicando quella che il celebre divulgatore di YouTube definisce con il suo consueto entusiasmo “ingegneria distruttiva” un componente specifico degli oggetti viene sostituito con qualcosa di meno resistente, allo scopo di studiare margini di miglioramento progettuale. Stiamo parlando della scocca, normalmente un tubo in metallo che dovrebbe contenere i gas in espansione del proiettile al momento dello sparo, qui sostituito con l’equivalente in acrilico, sostanzialmente nient’altro che plastica. Proprio così: trasparente. Il che è una vera fortuna, visto come il nostro eroe internettiano disponga da qualche tempo, ed utilizzi con grande soddisfazione, una telecamera per il super rallenty in grado di raggiungere i 110.000 frame al secondo, l’assoluto non-plus-ultra per quanto concerne la cattura su video degli eventi scientifici o tecnologici dal più alto tasso di velocità. Così tutto quello che la gang deve fare, per dimostrare al mondo quanto desiderato, è comportarsi da buoni abitanti dell’Alabama e recarsi presso un poligono all’aperto, per mettere alla prova quanto da loro teorizzato in merito all’intera dimostrazione. Per ottenere una serie di risultati che sono talvolta buoni, qualche altra non propriamente eccezionali, ma in ogni caso sempre degni di essere riportati e discussi.

Il famoso sparatore hickok45 dimostra la semplicità concettuale del silenziatore, usandone una versione tratta dal filtro dell’olio di un autoveicolo. Simili implementi, ad ogni modo, sono considerati anche in Italia come “componenti di arma da fuoco” e la loro costruzione viene severamente controllata dalle norme di legge vigenti.

Essenzialmente, un’arma da fuoco produce tre tipi di rumore, che sono in ordine di importanza: il boato dell’esplosione contenuta e direzionata dalla canna dell’arma; il boom supersonico prodotto dal proiettile in volo ed il suono endemico degli altri componenti, come il cane che impatta il meccanismo di percussione (click!) Tutto ciò che può ridurre un silenziatore è il primo dei tre segnali, creando uno spazio all’interno del quale il gas in espansione venga instradato in una serie di bafflers (deviatori) all’interno di un piccolo labirinto, che lo rilasci in maniera più graduale e quindi sostanzialmente inudibile o difficile da identificare. Esiste anche un secondo tipo di silenzatore, chiamato integrale e non separabile dall’arma, in cui la soluzione impiegata sono una serie di fori che permettono lo sfogo dell’onda d’urto all’interno di un’intercapedine. Tale soluzione, tuttavia, viene oggi considerata meno pratica e non è infatti conforme al prodotto della Sotiria. Il silenziatore tipo dei nostri giorni può adottare una serie di soluzioni strutturali, identificate generalmente con la lettera dell’alfabeto che maggiormente corrisponde alla forma in sezione dei bafflers, tra cui M, K, Z ed Omega. I modelli impiegati da Destin e Steve sono tuttavia di un tipo ancora diverso, completamente creato in-house dalla compagnia secondo le sperimentazioni e l’esperienza del suo team di progettisti. Essi risultano anche molto diversi tra loro: il primo, un modello superato ed estremamente semplice, ha soltanto delle aperture per il passaggio del proiettile oblique, che si rivelano ben poco efficienti nel ridurre il rumore. Inoltre la scocca in acrilico, assicurata con una filettatura piuttosto sottile, non fa altro che staccarsi per l’onda d’urto e partire assieme al proiettile dopo il primo tentativo d’utilizzo. Decisamente meglio va con il secondo e terzo esemplare, basati su silenziatori effettivamente venduti dalla Sotiria, il cui tubo in acrilico si dimostra perfettamente in grado di resistere allo stress test, permettendoci di assistere all’espansione dei gas incandescenti di sparo ed il loro conseguente contenimento dal labirinto monolitico del silenziatore. Ma a catturare davvero l’attenzione del grande pubblico sarà probabilmente il quarto test, effettuato con un silenziatore che doveva in realtà essere solamente esposto negli uffici della compagnia. Il quale, somigliante al primo impiegato per il test, era effettivamente dotato di un involucro in acrilico decisamente più sottile. Il quale, al momento dello sparo letteralmente esplode, offrendo un soggetto affascinante per la super-telecamera portata appositamente sul luogo dello show.
A parte la presa di coscienza della componente estetica nell’uso del silenziatore, ci sono diversi punti che si fanno notare nella nostra dimostrazione pratica: primo fra tutti, il fatto, che quest’ultimo non sia poi così privo di rumore. Basta andare lievemente più a fondo per comprendere che in effetti, questo accade per un’ottima ragione.

La differenza che possono fare i diversi tipi di munizioni durante l’impiego di un silenziatore viene chiaramente dimostrata in questo video di RimfireNZ. Anche nello scenario ideale, tuttavia, non si raggiunge l’assoluta inudibilità presunta da Activision e il cinema hollywoodiano.

Uno degli stereotipi più diffusi in merito all’impiego del suppressor, promosso in modo particolare dai videogiochi, è che esso influisca negativamente sul raggio dell’arma e la potenza di penetrazione dei suoi proiettili. Pensateci un attimo: perché mai dovrebbe farlo? Si tratta di un tubo, in cui essenzialmente non c’è una singola parte in grado di entrare in contatto o ostacolare in qualsivoglia modo il movimento del proiettile (*fatta eccezione per i silenziatori dotati di wipes o “tendine” dall’alto grado di usura, che per qualche utilizzo soltanto assistono ulteriormente nella riduzione del suono). Anzi, semmai il prolungamento della canna e l’accrescimento della camera di scoppio dovrebbero accrescere la precisione, un po’ come succede, questa volta correttamente anche nel mondo virtuale, con l’accessorio dei freni di bocca o compensatori. Inoltre l’accrescimento del peso, specie su un’arma piccola come una pistola, dovrebbe ridurre il rinculo. Il motivo per cui tali aspetti non sono correttamente rappresentati nel senso comune è che non viene mai preso in considerazione una necessità importante per chiunque desideri sparare passando realmente inosservato: l’impiego di un diverso tipo di munizioni, chiamate subsoniche, che non superano quella velocità di 1.237,68 Km/h a cui come dicevamo, si verifica il boom perfettamente udibile, anche una volta contenuti i gas dell’esplosione. Ed è esattamente questo ciò che succede, all’avvitamento di un silenziatore su un’arma di Call of Duty, Counterstrike, Playerunknown etc: tutti i proiettili nel caricatore si trasformano, come per magia, in munizioni subsoniche. Per poi tornare nuovamente quelle di prima, alla rimozione dell’accessorio. Straordinariamente conveniente, nevvero? Il problema, sostanzialmente, è duplice: in primo luogo nei videogiochi non si può cercare un assoluto grado di realismo, poiché ciò inficerebbe quella componente fondamentale che è la giocabilità. E chi avrebbe mai voglia, durante i propri exploit digitali, di stare a selezionare l’uno o l’altro tipo di munizioni al momento di non dare nell’occhio, per poi farlo di nuovo una volta concluso il (già di per se) noiosissimo livello stealth… E poi dal momento in cui è nato il concetto della competizione multigiocatore online, vige sempre la regola del bilanciamento: un gameplay competitivo in senso tradizionale presuppone che per ogni vantaggio ottenuto nelle sparatorie, un concorrente riceva di contro una penalità, che non lo renda troppo più forte degli avversari. Anche se negli ultimi tempi, col progressivo diffondersi del genere Battle Royale anche questo tabù sta perdendo la sua rilevanza procedurale.
Ciò detto, anche l’impiego di un supressor senza cambiare le munizioni può avere una sua utilità in battaglia: questo perché la distorsione delle onde sonore rende sempre più difficile determinare la direzione da cui proviene il fuoco nemico. Un detto coniato nel ’39 durante la guerra d’inverno tra Finlandia e Russia recitava: “Il silenziatore non basterà a rendere un soldato inudibile. Ma di sicuro, lo rende invisibile.” Ancor più se dovessimo iniziare a costruirli, effettivamente, con l’acrilico trasparente…

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