A proposito degli scorpioni che le piogge hanno dislocato nelle case di Assuan, sulle rive del Nilo

Esiste un detto di suprema saggezza ripetuto nei più angusti meandri dell’Universo. Un’aforisma la cui pertinenza per lo meno trasversale non è stata mai neppure per un attimo soggetto di confutazioni, appelli o tentativi di sovvertimento. Esso recita: “Potrebbe anche andare peggio: potrebbe piovere.” E non c’è luogo maggiormente impreparato, dal punto di vista organizzativo, ad affrontare l’effettiva ricorrenza di un simile evento che una delle zone maggiormente secche della Terra, per un clima desertico che ha prevalenza fin da molto prima dell’arrivo della razza umana. Benché intendiamoci, da queste parti esseri del tutto uguali a noi sono vissuti da svariati millenni, come ben sappiamo grazie ai lasciti archeologici di una delle più antiche civiltà al mondo. Assuan, città egizia un tempo nota con il nome storico di Siene (o Swenett) fondata nel corso del terzo secolo a.C. dal faraone Tolomeo III, famosa per le sue cave granitiche che furono lungamente impiegate al fine di costruire le piramidi e altri giganteschi monumenti. Nonché in modo forse meno storicamente fondamentale, ma non meno caratterizzante, la quantità notevole di artropodi velenosi all’interno dell’ordine degli Scorpiones, superiori a 30 generi appartenenti a una significativa varietà di generi e famiglie. Tra cui i Buthus e Compsobuthus, generalmente non più grandi degli esemplari che saremmo indotti ad identificare tra i confini delle nostre case. O gli Orthochirus dalla forma compatta, la cui piccola quantità di veleno assai difficilmente potrebbe costituire un problema per l’organismo umano… A meno di essere affetti da condizioni preesistenti. Ma il catalogo finisce per espandersi eccessivamente, giungendo ad includere anche due delle creature più pericolose al mondo appartenenti ad una tale genìa, recentemente citate anche dal New York Times: i terrificanti Androctonus, di fino a 10 cm di lunghezza dalla coda spessa come un pugnale ed il Leiurus quinquestriatus, una specie di colore giallo la cui dose di veleno letale risulta essere abbastanza piccolo da giustificare il soprannome di deathstalker (“assassino in agguato”) la cui puntura è nota per avere conseguenze rilevanti dal punto di vista medico almeno una dozzina di volte l’anno. Ora, normalmente, simili creature sono solite rintanarsi in luoghi comparativamente umidi e ombrosi, il che tende a portarle talvolta all’interno dei confini urbani. Benché la ragione principale che li vede tanto ben adattati a un simile contesto geografico resti una e soltanto quella: le vaste distese sabbiose dei deserti nordafricani. Finché un qualcosa di supremamente inaspettato, e drammaticamente lesìvo, non finisce per accadere: la precipitazione meteorologica dell’intera quantità di acqua normalmente caduta in un anno, nel giro di appena un paio di settimane. Abbastanza per cambiare radicalmente, e drammaticamente le regole di un tale accordo non scritto tra creature senzienti e simili silenti cacciatori dei pertugi.
Andando perciò ben oltre le annuali piene del grande fiume Nilo, che per tanto del tempo trascorso avevano permesso la prosperità delle coltivazioni agricole egiziane, gli eventi piovosi di questi ultimi due anni hanno avuto un costo particolarmente significativo per l’amministrazione cittadina di Assuan. A partire dal maggio del 2020 e poi di nuovo l’estate successiva, con una casistica ancor più grave iniziata in questo novembre del 2021, tale da coinvolgere le abitazioni di una quantità stimata di 2.000 famiglie e causare il crollo di almeno 106 case rurali al conto attuale (cifre destinate, assai probabilmente, ad aumentare ancora). Per non parlare dei 5 morti fino a questo momento, uno dei quali sembra tuttavia riportare una causa d’inaspettata natura: la puntura di uno scorpione. Una brutta casistica vissuta a quanto pare da altre 400 vittime, fortunatamente destinate a sopravvivere all’esperienza. Già perché a quanto riportava ad inizio settimana l’emittente araba Al Jazeera, con una storia entusiasticamente ripresa dalle testate di tutto il mondo, la caotica propagazione delle acque ed i conseguenti sconvolgimenti ambientali hanno portato ad una letterale invasione di questi aracnidi all’interno della abitazioni umane, nel tentativo disperato quanto istintivo di salvare se stessi e la propria prole. Ora esistono molte tipologie di piccoli animali, per cui la convivenza a stretto contatto con la gente non potrebbe portare a gravi ed immediate conseguenze. Ed alcune delle specie fin qui citate, senza dubbio, rientrano all’interno di una simile categoria. Per le altre, invece, vale l’esatto contrario, scomodando l’esatto confine opposto dell’ideale scala della pericolosità corrente…

Alcune specie di scorpioni dalla coda spessa, come questo Parabuthus transvaalicus dell’Africa Meridionale, possiedono abbastanza veleno da riuscire a lanciarlo a distanza con un movimento a frusta del proprio metasoma. Ciononostante, gli effetti in tali casi sono al massimo irritanti sulla pelle umana, a meno di riuscire a centrare in un occhio il bersaglio.

Volendo continuare il novero della sapienza popolare traversale, capace di varcare i confini arbitrari tracciati tra le nazioni, ci troveremmo dunque a questo punto a presentare un’altra notazione largamente accettata. Quella secondo cui gli scorpioni con grandi chele, o pedipalpi che dir si voglia, soprattutto in proporzione alla grandezza del pungiglione al termine del metasoma, sarebbero tendenzialmente meno pericolosi, essendo il prodotto di un tragitto evolutivo finalizzato all’uccisione e autodifesa mediante il combattimento diretto, piuttosto che l’impiego di sostanze chimicamente letali. Dunque non esiste un termine di paragone maggiormente lontano, da una simile rassicurante nozione, di quello rappresentato dall’intero genere degli Androctonus, scorpioni il cui nome greco è letteralmente traducibile come “uccisori di uomini”, data la potenza notevole del loro veleno. Una mistura diabolicamente concepita di neurotossine, cardiotossine e myotossine capaci d’indurre la necrosi muscolare e conseguente paralisi, con una dose LD50 misurata attorno agli 0,32 mg per Kg di peso, intesa come quantità necessaria ad uccidere la metà delle vittime designate al fine dell’esperimento (topi, generalmente… Inutile dirlo). Creatura rigorosamente notturna benché in grado di resistere alle altissime temperature ed anche la forza più notevole del vento, tanto da non aver alcun bisogno di nascondersi durante le più potenti tempeste del Nordafrica, capaci di scrostare via letteralmente la vernice dalle superfici di metallo. Ciò grazie alla presenza di speciali granuli a forma di cupola sul suo esoscheletro, non più grandi di 10 nanometri e che potrebbero offrire prima o poi uno spunto interessante per la progettazione di nuovi veicoli ed aerei. Creatura stranamente comune nella scena globale dei padroni di terrari, in modo particolare la specie A. australis viene tanto spesso commercializzata anche al di fuori dei confini nazionali dietro verifica delle normative specifiche in merito al possesso di animali pericolosi nei diversi paesi, che richiede ad esempio in Italia la denuncia alle autorità e conseguente ottenimento di un permesso speciale. Ogni possessore risulta inoltre responsabile dell’implementazione di misure di sicurezza adeguate, visto quello che potrebbe succedere nel caso in cui l’aracnide riuscisse a fuggire dalla sua casa.
Diverso nei dettagli ma non per la sostanza risulta essere, nel frattempo, il caso del deathstalker o Leiurus quinquestriatus, scorpione di un acceso color giallo e anch’esso lungo mediamente tra gli 8 e i 10 cm, che tende progressivamente a scurirsi con l’avanzare del periodo della sua vita (3-5 anni). Notoriamente considerato anch’esso come uno degli scorpioni “più pericolosi al mondo” nonostante la puntura finisca per avere conseguenze sistemiche soltanto in una minima quantità dei casi, data la quantità di veleno iniettato mediamente molto inferiore a quello degli Androctonus. Il che non dovrebbe in alcun modo farne sottovalutare la pericolosità, dato il possesso di una LD50 ancora inferiore e fissata a un minimo di 0,16 per Kg, lasciando intendere una variabilità notevole degli effetti in base al peso e la massa corporea dell’individuo abbastanza sfortunato da trovarsi direttamente affetto dal suo veleno, così da costituire un pericolo particolare per i bambini. Causa la sostanza contenuta nel metastoma, soprattutto cardiotossica e con effetti immediati sul sistema cardiocircolatorio, tale da richiedere l’immediata visita di un ospedale prima dell’insorgere di possibili disfunzioni polmonari, talvolta capaci di condurre a un rapido decesso. Di nuovo molto di quello che sappiamo in merito al ciclo vitale, il comportamento di questo essere è merito dei numerosi esemplari tenuti in cattività, capaci di adattarsi facilmente alla vita domestica fatta eccezione per il momento delicato in cui devono effettuare la muta del proprio esoscheletro protettivo, durante cui un’umidità troppo elevata o bassa può facilmente condurre alla morte dell’animale. Una contingenza certamente molto triste, per tutti coloro che si erano dimostrati preventivamente capaci di amarlo.

Maneggiare un quinquestriatus come si trattasse di un tranquillo curculionide del riso: ecco un gesto imprudente, nonostante l’esperienza pregressa che si possa vantare in materia. Qualcuno tra i commenti scherza: “Quanto l’hai tenuto in frigorifero prima di realizzare il video?” Possiamo soltanto sperare che abbia ragione.

Nel corso del periodo successivo alla prima pubblicazione mediatica del nuovo pericolo vissuto dalla gente di Assuan, il Ministero della Salute Egiziano si è quindi prodigato nel rassicurare la popolazione, anche attraverso la pubblicazione di un messaggio sui canali Internet del Dr. Khaled Abd El Ghafar, relativo alla messa in campo di 2119 ambulanze e 48 SUV dotati di strumentazione di soccorso nel territorio della Repubblica, per contrastare gli effetti della grave inondazione. Molti dei quali anche dotati di una o più delle oltre 3000 dosi di siero antiveleno per gli scorpioni messe a disposizione nella sola zona di Assuan, e già somministrate a 503 cittadini (di nuovo, al conteggio attuale) soggetti allo sgradevole incontro con l’altrettanto sconvolta piccola creatura velenosa di turno. Contromisura, quest’ultima, già valsa assai probabilmente a salvare i soggetti da conseguenze gravi, tra cui la morte stessa.
Ogni considerazione in merito all’attuale e pregresso stato meteorologico dell’antico bacino del Nilo non può quindi prescindere dall’ovvia considerazione di fondo: quella di un luogo considerato attraverso i pregressi millenni come latore di vita e prosperità, e che soltanto in tempi recenti ha trovato la connotazione di rovesci tutt’altro che tropicali, ma piuttosto tipici di quei recessi maggiormente distanti dal punto equatoriale del nostro mondo. Almeno fino al verificarsi di sconvolgimenti dovuti all’alterazione degli stati di equilibrio pre-esistenti. Quel temuto e ormai largamente noto processo di mutamento, che sta minacciando in questi anni di diventare uno dei principali temi socio-politici delle generazioni presenti e future. Poiché non si tratta del morso di uno scorpione, metaforicamente parlando, che sia possibile contrastare con alcun tipo di semplice medicina. Ma soltanto l’accettazione di un profondo cambiamento delle priorità dettate dal bisogno di spostarsi unicamente in avanti. Una finalità più volte dimostratasi irraggiungibile, persino per i più potenti dei faraoni.

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