Un guizzo nel torrente montano: la preziosa storia dell’ornitorinco europeo

Colonizzata in ogni angolo e modificata fin dai tempi antichi per accogliere gli umani e dare spazio alle loro esigenze, l’Europa è il regno non così selvaggio di mammiferi largamente simili tra loro: piccoli mustelidi, qualche timido ungulato, i pochi orsi e/o lupi rimasti in remote valli fluviali o montane. Poche tracce della biodiversità tipica degli altri continenti sopra e sotto l’Equatore, sebbene molte delle linee di discendenza possano essere remotamente ricondotte ad antenati comuni. Con pochissime, ma estremamente significative eccezioni. A cosa potrebbe mai davvero assomigliare, a tal proposito, il Galemys pyrenaicus, desman o rat-trompette non più lungo di 25 cm, originario della cordigliera situata sul confine tra Francia e Spagna? Con un’altra specie simile, sebbene grande il doppio e appartenente a un genere tassonomicamente distinto, individuabile nel Desmana moschata della Russia europea, che abita negli elevati torrenti degli Urali, oltre a svariati affluenti del Volga e del Don. Creature con la simile abitudine di dare la caccia a larve d’insetti ed altri invertebrati subacquei, un compito per il quale l’evoluzione sembrerebbe averlo attrezzato con notevole perizia. Trovandoci effettivamente innanzi, in entrambi i casi, a creature composite degne di un illustratore medievale dalla fantasia particolarmente sviluppata: con una parte posteriore simile ad un ratto comune, fatta eccezione per le zampe palmate adibite al nuoto, mentre quelle anteriori dotate di artigli lo rendono effettivamente simile a una talpa scavatrice, laddove la caratteristica ed articolata proboscide ricorda, in modo superficiale, il muso tipicamente rappresentativo di un toporagno. Sebbene l’efficacia sensoriale della stessa, molto più grande anche in proporzione e fornita di mobilità eccellente, si trovi letteralmente all’apice si quanto il mondo animale abbia saputo produrre, soprattutto dal punto di vista della percezione tattile dei movimenti delle sue microscopiche prede. Ciò grazie alla presenza in quantità preponderante delle cellule specializzate note come organi di Eimer, delle papille innervate dalla precisione eccelsa e coadiuvata, nel presente caso, da un giro di vibrisse alla radice di tale organo tanto caratteristico ed importante per la sopravvivenza del piccolo predatore. Completa la dotazione un organo di Jacobson o vomeronasale, calibrato per la percezione di una gamma di odori e sostanze chimiche che noialtri non potremmo neppure cominciare ad immaginare. Il tutto facente capo ad un sistema cognitivo in alcun modo inferiore a quello degli intraprendenti topi domestici ed urbani, capace di permettergli la decodificazione di segnali complessi, la memoria delle forme, la deduzione finalizzata ad individuare possibili fonti di nutrimento…

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Nove cozze nel torrione che convoglia l’acqua della Vistola fino a Varsavia

Nel film commedia polacco del 1966, Pieczone gołąbki (Involtini di cavolo) il protagonista con aspirazione canore Leopold Górski vive in un appartamento vicino ai binari del treno e sogna di conquistare l’amore dell’affascinante Kasia. Sul piano professionale, le sue giornate trascorrono come impiegato della società idrica, presso la recentemente costruita Gruba Kaśka (La “Grassa” K.) torre fluviale modernista dell’Ing. Vladimir Skorashevsky, parte visibile di un sistema per la captazione delle acque a beneficio dell’interconnesso acquedotto cittadino. Un lavoro monotono ma rilevante, e non privo di un certo prestigio, ove gli riuscirà di contrastare la negligenza dei colleghi trasformandoli in un equipaggio modello. La Polonia costituisce d’altra parte, nel panorama europeo, una delle nazioni con la singola dotazione di riserve idriche minore in proporzione alla popolazione complessiva. Il che ha sempre reso le peripezie di chi svolge simili compiti inerentemente interessanti, particolarmente a partire da quando nel 1851 per ordine dello Zar Nicola I di tutte le Russie venne posto in essere il primo sistema di approvvigionamento moderno per la capitale, Varsavia. Problemi destinati a includere il modo in cui, durante l’occupazione tedesca della seconda guerra mondiale, molte stazioni di pompaggio sarebbero state danneggiate e saccheggiate dai soldati, proprio con finalità di sabotaggio e pressione psicologica nei confronti della popolazione. Ma la storia dell’ingegneria polacca, ricca di personalità dotate di una mente elastica e tendenza a contrastare le convenzioni, avrebbe nel corso delle decadi individuato plurime maniere per riuscire a contrastare tale vulnerabilità inerente, di cui la seguente rappresenta forse il più innovativo cambio di paradigma per questo settore dai limitati mutamenti generazionali: molluschi sottovetro con sensori a molla. Conchiglie dei bivalvi custoditi nella stessa torre verde di quella pellicola nostalgica, destinate a chiudersi seguendo norme comportamentali frutto dell’istinto. Trasformate, in questo modo, nell’impulso in grado di cambiare totalmente la portata dei rischi contestuali rilevanti.
Il progetto gestito dalla MPWiK Warsaw (Società Municipale di Acqua e Fognature) prende il nome di SYMBIO e vede la partecipazione a partire dalla seconda metà degli anni 2000 della compagnia di profilazione dei rischi ambientali PROTE, che l’ha inserito in un ricco contesto di approcci al biomonitoraggio per la quantità d’inquinamento presente nei flussi idrici veicolati a beneficio dei polacchi nelle loro zone urbane più densamente abitate. Un sistema ingegnoso e destinato, a suo modo, a far da esempio nel panorama tecnologico internazionale…

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Di mostri preistorici che insistentemente ruggiscono nei remoti fiumi australiani

“I grandi imperi durano raramente più di 250 anni” è un detto storiografico, empiricamente verificabile, che trova riscontro nella vicenda pregressa di una grande maggioranza dei paesi di questo mondo. Ed è in effetti risaputo che prima del sopraggiungere di una quarta o quinta generazione di regnanti, nazioni che hanno espanso oltre i confini il proprio territorio tendono generalmente a vacillare, per il palesarsi di problemi economici, conflitti interni, guerra coi propri vicini. Aprendo in questo modo l’uscio all’annichilimento dei propri sistemi di valori, filosofici e credenze ereditate dalle istituzioni continuative nel tempo. Ma quanto possono davvero risalire, simili tesori, addietro nel pregresso di una singola ed ininterrotta civilizzazione? Dipende. Nella caverna di Challicum vicino alla città di Ararat nella parte occidentale dello stato australiano di Victoria, campeggia il dipinto realizzato da mani umane di una singolare creatura. La cui storia viene ancora ripetuta quasi quotidianamente a molti bambini aborigeni, così come avveniva all’epoca in cui pigmenti naturali vennero impiegati per ritrarla sulla nuda roccia da un artista ignoto. Nato, vissuto, e ritornato alle iperboree regioni del Sogno, approssimativamente 60 millenni prima della data odierna. Comprendete la scala cronologica di cui stiamo parlando? Gli eventi narrati nell’Esodo del Vecchio Testamento sono stati datati al 1447 a.C. La costruzione del tempio di Re Salomone, al 968 a.C. Mentre nel momento in cui le genti di Wimmera impugnavano per la prima volta pezzi di carbone e studiavano le proporzioni degli animali, esseri del Pleistocene ancora camminavano sulla Terra.
Quando i primi paleontologi occidentali giunsero nelle colonie nel corso di tutto il XVIII secolo, le ossa ritrovate degli antichi carnivori risalenti a tale epoca furono mostrate ai nativi di diverse comunità tribali dislocate sul territorio. Ed ogni volta, non mancava un saggio che puntando il dito pronunciava l’ancestrale parola originaria della lingua dei Wemba-Wemba: Bunyip. Mostro, nume tutelare, vendicatore, occulta ed ostile presenza fluviale. Un criptide nella misura in cui gli europei a loro volta si fecero suggestionare finendo per avvistarlo più volte, nel corso dei lunghi anni a venire e fino all’insorgere dell’Era contemporanea. Ma accomunare tale essere a creazioni immaginifiche come il plesiosauro di Lochness o l’ominide del Minnesota sarebbe come limitare la nostra percezione del Demonio cristiano unicamente alle vicende folkloristiche sull’incontro di un gallo nero al crocevia di un villaggio medievale. Laddove tale bestia, menzionata nel corpus mitologico d’innumerevoli tribù del continente, appartiene all’antichissimo e complesso sistema di credenze noto come Età del Sogno. Un tempo collegato alla creazione dell’umanità ma privo di una data temporale esatta. E proprio per questo visitabile dagli sciamani, lontano dalle ore limitanti della veglia o tramite l’uso di sostanze stimolati adeguate. Ritornando tanto spesso con l’ammonimento, da rivolgere soprattutto a donne e bambini del villaggio: “State sempre attenti, quando vi recate per pescare al fiume/lago/torrente/billabong dei nostri antenati…”

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L’incipiente disastro in Alaska dei fiumi che si tingono d’arancione

In un memorabile sketch, fin troppo vicino alla credibilità, del vecchio telegiornale satirico The Onion, gli abitanti di una città si riuniscono presso una diga prossima alla tracimazione. Il sindaco con luttuoso contegno, pronuncia il discorso in memoria delle vittime dovute all’allagamento, che nel giro di alcuni giorni spazzerà via un intero quartiere abitato dai suoi elettori meno abbienti. “Faremo tutto il possibile, ma con supremo rammarico ci renderemo conto che ormai sarà troppo tardi per l’evacuazione.” Se soltanto fosse stato possibile intervenire in qualche modo per alterare il corso degli eventi! Aggiunge il reporter, mentre gli addetti tolgono il telo che copriva il monumento commemorativo, dedicato alle decine di vittime destinate a morire prima della fine della settimana. Questa stessa inquietante immagine risulta perfettamente applicabile alla situazione corrente del mutamento climatico terrestre. Una “teoria” secondo alcuni, capaci di convincere le masse fondamentalmente disinteressate, grazie alla preponderante idea che se pure i segni esistono, possono essere variabilmente interpretati. Che se malauguratamente ci fosse qualcosa di vero, forse i nipoti dei nostri nipoti (che ci importa?) Potranno iniziare a percepire, con estremo senso di pregiudizio, un “lieve” aumento delle temperature nei mesi più caldi dell’anno. Certo, se davvero le cose fossero così semplici… Nel frattempo a partire almeno dal 2018, gli addetti al servizio forestale, i ricercatori ed altri utilizzatori abituali di mezzi volanti nel vasto territorio alaskano degli Stati Uniti d’America, hanno notato qualcosa di precedentemente inusitato. Una perdita di sfumature nella vastissima rete idrologica di tale stato, che ha visto il naturale cromatismo azzurrino delle acque incontaminate verso l’aspetto riconoscibile di una zuppa di piselli condita col pomodoro. Punto nodale di un fenomeno di causa ed effetto, le cui conseguenze non subito evidenti, prima di essere approfondite nel corso dell’ultimo mezzo decennio, colpivano già per la loro assoluta mancanza di precedenti. Perché di certo nessuno, prima di allora, aveva mai visto e neppure sentito parlare di un evento simile con portata così straordinariamente ampia: il Salmon River e i suoi affluenti, così come 75 corsi e torrenti nell’area fluviale del Brooks Range, con un’area complessiva ragionevolmente incontaminata dotata dell’estensione geografica del Texas intero, trasformati nel disegno fatto con l’evidenziatore su un’ideale mappa satellitare delle vagheggianti distese nordamericane. Ora è del tutto naturale pensare che se un cambiamento tanto esteso avviene in maniera così repentina, debba necessariamente costituire un effetto diretto o indiretto della mano dell’uomo. Il che lasciò inizialmente perplessi gli scienziati poiché come possiamo ampiamente testimoniare, l’Alaska è uno degli ultimi luoghi privi di fabbriche o industrie di sfruttamento al di là di specifiche zone importanti per l’industria mineraria o del petrolio. Quasi mai effettivamente adiacenti, sul territorio, alle zone coinvolte da una simile deviazione spontanea verso lo spettro vermiglio dell’arcobaleno. Lasciando così lo spazio a numerose teorie empiriche, finalmente confermate soltanto verso la metà di quest’anno con un paio di studi indipendenti pubblicati su riviste scientifiche, che il nodo del problema corrisponde effettivamente alla sua stessa fonte. Gettando l’ombra di notevoli e significative preoccupazioni future, che potrebbero anticipare di molto lo spettro incombente della conseguenza inesorabile dei nostri gesti…

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