Il convoglio ci portava un futuro migliore. Al suo arrivo, la città iniziò a vibrare

Cinque camion della spazzatura avanzano a ritmo cadenzato lungo schiere di palazzi vuoti ed impersonali. Alla ricezione di un segnale a noi ignoto, si fermano all’unisono e cominciano a calare verso terra un dispositivo. Sostanzialmente una colonna senza capitello, concepita per poggiare sull’asfalto senza il benché minimo spazio residuo. Passano alcuni secondi di solenne aspettativa. Quindi un suono ritmico e profondo inizia a far distorcere l’atmosfera. “Qualcosa” in “Qualche modo” sta vibrando! Onde si propagano in maniera circolare verso il sottosuolo. Un mondo sconosciuto sotto i cavi della luce interrati, sotto i condotti della rete fognaria, sotto i tunnel dalla metropolitana e perciò mai soggetto all’insinuante sguardo di ricercatori umani, sembra quindi risvegliarsi, per rispondere alla voce di quel richiamo.
Il tipo di concept prodotti dagli istituti di ricerca mostra spesso un tipo di ottimismo che conduce all’obiettivo di un miglioramento procedurale, l’implementazione per processi che potranno consentire l’organizzazione per sistemi complessi, proiettati verso il cambiamento di un paradigma che limita la progressione verso il futuro. Inteso come vita quotidiana che abbia superato uno, o più problemi significativi dell’esistenza. Ed in tal senso può essere anche visto come un pindarico volo d’immaginazione, eppure al tempo stesso tanto affascinante, il breve video pubblicato dal produttore tedesco di macchinari pesanti per lo scavo Herrenknecht, finalizzato a far conoscere la loro collaborazione degli ultimi tempi con il dipartimento geofisico del Karlsruhe Institute of Technology (KIT) che ha saputo rimbalzare, non senza un senso d’entusiasmo latente, da un lato all’altro delle principali testate divulgative internazionali e anche la stampa generalista. Questo perché il tipo di idea esposta figurava essenzialmente e indisputabilmente come priva di precedenti, infusa di quel “nuovo” che parrebbe in grado di mostrare nuove vie o sentieri verso l’illuminazione dell’energia copiosa, economica e a disposizione di ognuno di noi. Il che potrà anche esser vero per il contesto ma lo è molto meno per quanto concerne la tecnologia in questione, in realtà in uso, in varie forme, almeno dall’inizio del secolo scorso. Essendo non dissimile da un punto di vista concettuale dal procedimento medico di una risonanza magnetica, in cui il soggetto risulti essere di contro niente meno che la Terra stessa. Riuscite a comprenderne le più Profonde implicazioni?

L’effettivo impiego di camion vibroseis in ambienti urbani è stato dimostrato almeno in un caso, presso la città svizzera di Basilea nel 2022. Non è chiaro se l’indagine abbia effettivamente rilevato alcunché di prezioso.

Trattasi dunque, per attribuirgli un termine formale, di ricerca nel sottosuolo mediante l’utilizzo della sismica a riflessione. Ma ricerca di cosa, esattamente? L’idea è piuttosto semplice da definire e proprio per questo, tanto più accattivante: i nostri antenati e predecessori, secoli se non millenni a questa parte, fondarono le loro città in luoghi giudicati utili al raggiungimento della prosperità: vicino a fonti d’acqua utilizzabili, con ampi spazi per l’agricoltura e qualche volta, fonti di risorse minerarie semplici da sottoporre a sfruttamento. Molti secoli dopo, con l’invenzione dei carburanti fossili, metodi avanzati per la prospezione hanno permesso d’individuare in modo simile i perduti giacimenti d’idrocarburi. Laghi di petrolio o sacche di gas capaci di costituire l’effettivo carburante dell’odierna civiltà industriale. Ma chi dice che le seconde casistiche non possano trovarsi in sovrapposizione alle prime? Dopo tutto, molto noto è il caso della città di Los Angeles, dove torri di estrazione sono mascherate tra le palme e i grattacieli, costituendo fonti di arricchimento ulteriori per i proprietari degli immobili circostanti. Al che la Germania sembrerebbe aver pensato: “Perché non io?” Ed è sostanzialmente questo, il fondamento dell’idea fin qui dimostrata. Mediante l’adattamento di uno dei metodi di prospezione contemporanea più interessanti, quello del camion vibroseis. Un sistema composto da squadre multiple di ricerca, ciascuna dotata di mezzi pesanti ed (in genere) fuoristrada, adibiti al trasporto di una speciale piastra vibrante motorizzata, creata per inviare verso il basso un ragionevole approssimazione delle onde P generate dai terremoti. Ad un ritmo ed un’intensità minore, naturalmente, ciò affinché il tipo di sensore chiamato comunemente geofono, disposto in quantità multipla e configurazioni attentamente calibrate, possa captare in superficie il segnale di ritorno causato da spazi vuoti o cavità sottostanti. Stiamo parlando, in altri termini, di un’applicazione alternativa del concetto di un dispositivo radar o sonar, capace di osservare per inferenza determinate situazioni troppo distanti, o comunque irraggiungibili per l’occhio di un osservatore umano. Un tipo di studio del sottosuolo che ai tempi della sua introduzione nel 1910, da parte del prospettore minerario tedesco Ludger Mintrop, prevedeva l’impiego di metodologie ad alto impatto come significative quantità di dinamite fatte esplodere strategicamente all’interno di un foro di carotaggio. Sistema destinato a risultare di suo conto assai difficilmente implementabile, e per fortuna del tutto al di fuori della portata del progetto, nel caso del sopra descritto impiego urbano del meccanismo.

Una prospezione vibrante in zone rurali dell’Austria, mediante l’utilizzo di un più convenzionale fuoristrada pesante. Questo tipo di dispositivo, usato in squadre ben coordinate, può generalmente condurre ad ottimi risultati.

Che tipo di disagi potremmo in tal senso aspettarci in futuro, qualora l’approccio della Herrenknecht dovesse trovare l’effettiva opportunità di raggiungere la fase di prototipo funzionale? Le opinioni in materia divergono, ma paiono non di meno tendere all’ottimismo. I camion in questione, altamente ottimizzati e dotati di otto ruote sterzanti, vengono esplicitamente dichiarati come fonti di rumore non superiore ai 65 decibel, ovvero pari al rumore di una conversazione ad alta voce. Dal che parrebbe ragionevole aspettarsi che possa trattarsi di veicoli a propulsione elettrica. E per quanto concerne l’effettivo piatto vibrante o P-Wave Shaker, il video parla di un picco di forza pari a 280 kN con frequenza massima di 150 Hz. Il che dovrebbe portare a un frastuono udibile non superiore a quello di un camion o treno che percorre in pieno giorno le strade cittadine, per di più estendendosi in tempi non superiori ai pochi minuti alla volta. Difficile d’altronde immaginare, senza un’estensiva fase di test, il tipo di usura o danneggiamento a lungo termine che potrebbe derivare dall’impiego ripetuto di tale metodologia, soprattutto in città dal vasto patrimonio architettonico pre-moderno. Eppure non dovremmo, soltanto per questo, distogliere gli occhi dal risultato. Laddove l’individuazione di cavità sotterranee potrebbe risultare un domani utile non soltanto all’ottenimento di idrocarburi, ma anche l’incameramento e seppellimento di emissioni inquinanti, come il CO2. Notoriamente concentrato proprio negli ambienti cittadini, a causa dell’industria e l’eccessivo impiego di veicoli privati. Almeno fino all’imposizione a largo spettro, un po’ forzata ed un po’ necessaria, dell’automobile elettrica. Ma anche allora, in un modo o nell’altro, sarà pur necessario trovare il modo di caricarla…

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