Il bruco che sa fingersi cheerleader per sfuggire a uno spiacevole destino

Carnoso tubulo artigliato si avvicina lentamente, inesorabilmente. Al ritmo impressionante di un centimetro al secondo, mentre il possessore gigantesco di quell’arto guarda interessato, gli occhi attenti e un broncio lieve sopra il volto. Cosa può succedere? Che potrà accadere? Quale… Strano… Evento, si potrà verificare in quel momento? Il bruco lieve, sopra la sua foglia, non si sposta ma rimane immobile, in attesa. Perché sa che nel momento in cui avverrà il contatto, potrà fare affidamento su uno stratagemma, utile a cambiare il corso degli eventi. Il tempo sembra rallentare, quindi sosta per un attimo. Quel delicato polpastrello, tra un momento, raggiungerà il bersaglio prefissato! La verde pelle della piccola presenza, poco più di un paio di centimetri ed un sogno, all’orizzonte: di riuscire a chiudersi nel bozzolo e poter spiccare il volo, un giorno non troppo lontano. E questo pensa mentre il dito, il dito tocca, finalmente, l’increspata superficie della sua schiena. Orribile, tremenda sensazione. Da cui resta solo una possibile compensazione. Con tutta la sua forza l’esserino tenta di gridare. Si concentra, spreme i muscoli all’interno del suo corpo bulboso, mentre quello che si trova “dentro”, all’improvviso, ricompare “fuori”. Due organi o arti che si vogliano denominare, ed in effetti gli unici che abbia mai posseduto, propaggini tentacolari emerse dai tubercoli simili ad antenne di rappresentanza. Che presso la parte terminale si dividono in molteplici piccoli tentacoli a raggera, tale da sembrare il pappo del tarassaco in attesa di essere soffiato via dal vento. O ancora, se volessimo impiegare un più vicino termine di paragone, lo stesso sfolgorante agglomerato o ciuffo, di strisce di stoffa, fibre variopinte, che il mondo dei tifosi è solito chiamare pompon. “Datemi una P, datemi una U! Datemi una S, S, A. V-I-A! VIA! VIA!” È la forza persuasiva che deriva da una sceneggiata di precisa progressione. Che potrebbe, a conti fatti, avervi già tratto in inganno. Sono certo che pensaste, a tal proposito, che QUELLO potesse essere il davanti!
Ci sono d’altra parte molti significativi vantaggi, per un’inerme larva di lepidottero, nel confondere il più possibile le cose. Ed è per questo, soprattutto, che gli appartenenti alla famiglia dei Lycaenidae diffusa in buona parte dell’Asia, e tra loro le farfalle “raggio di sole” del genere Curetis, vantano una collocazione dei propri organi tentacolari nella parte posteriore del corpo, facendo si che in posizione di riposo sembrino, a chi osserva da lontano, degli strumenti sensoriali facenti posti al culmine della sua stessa testa. Che si trova invece all’altro lato, non vista ed ancor meno considerata, con immediato e assai tangibile vantaggio per l’animale. In primo luogo perché questo gli permette, in situazioni di pericolo non troppo estreme come l’attacco di un artropode dalle dimensioni ridotte, di aver più tempo per mettersi in salvo mentre aspetta che l’agitazione dei tentacoli sortisca l’effetto desiderato. Ma ancora più spesso e contro uccelli, rettili e famelici mammiferi ed altri insettivori di passaggio, di scorgere in anticipo il pericolo che credeva di avvicinarsi di soppiatto. Ed iniziare a pronunciare tra se e se quelle parole magiche e risolutive: “Sono una foglia, soltanto una foglia. STOP!” Il che costituisce dopo tutto la sua più importante dote d’autodifesa, essendo privo di alcun mezzo per combattere, fuggire o avvelenare il suo avversario. Diversamente dal più noto tipo di bruchi dotati di un organo eversibile, i papillionidi con il loro osmeterio a forma di Y, ornamento vagamente simile all’emblema su di un elmo da samurai. Nonché dotato della capacità di secernere, ogni qualvolta lo ritiene necessario, un liquido maleodorante che respinge ragni, mantidi e formiche. Mentre anche in assenza di dati specifici per quanto concerne la specie Curetis acuta mostrata nel breve video d’apertura, possiamo ragionevolmente affermare per inferenza come nel suo caso l’obiettivo sembri collocarsi nei fatti diametralmente all’opposto. Titillare, piuttosto che respingere. Sedurre invece che allontanare. L’esercito operaio di coloro che abitano i rami più elevati di quegli alberi, mandibole che tagliano senza riposo. Chiunque ma non lui/lei, che attraverso elaborate coreografie, possiede la preziosa cognizione di cosa dovrebbe essere, idealmente, il tifo da stadio…

Esperimento piuttosto spietato, quando si considera quanto riesca a spaventare il piccolo animale. Benché ci voglia ben altro, per chi si veste della sua fame come un’emblema e da quella viene guidata innanzi. Essendo colorato nella riconoscibile maniera di una foglia, cercando salvezza e sazietà allo stesso tempo.

Molti bruchi del genere Curetis rientrano a tal proposito nell’ampia categoria biologica degli organismi mirmecofili, ovvero coloro che hanno imparato a sfruttare, a proprio immediato e imprescindibile vantaggio, i comportamenti prevedibili del più diffuso insetto eusociale al mondo. Proprio mediante un uso estremamente calibrato dei suddetti tentacoli a forma di pompon, agitati nel momento del bisogno innanzi a un punto di passaggio delle abitanti del formicaio, potenzialmente con l’ausilio di un comparto feromonico capace di attirare immediatamente la loro attenzione. Il che porta non soltanto ad un comportamento benevolo delle fameliche soldatesse nei confronti del bruco, ma può giungere in determinate circostanze a richiamarle verso di lui, coprendolo completamente nella ragionevole approssimazione di un’impenetrabile armatura. Poiché tutti sanno tra gli insetti, che l’unione fa la forza ed è per questo che nessuno sfiderebbe, se possibile, il più organizzato degli eserciti a sei zampe, sempre pronto ad iniziare, e a concludere se necessario, le proprie battaglie. Allargando quindi la nostra lente d’analisi all’intera famiglia delle farfalle Lycaenidae altrimenti dette gossamer-winged (“ali lievi come una ragnatela”) possiamo trovare un dato statistico secondo cui circa il 75% delle oltre 3.000 specie che vi appartengono goda di un qualche tipo di associazione proficua con il mondo sotterraneo delle formiche, potendo contribuire alla loro alimentazione mediante la produzione di nettare ricco di zuccheri, prodotto da apposite ghiandole posizionate sulla schiena del bruco. Per ricevere in cambio nutrimento tramite il processo della trofallassi, durante cui le formiche contraccambiano passando il cibo dalle loro stesse bocche in quella del verde visitatore dei dintorni. Una metodologia conviviale e cortesia reciproca che giunge ad estendersi, quando le condizioni sono ideali, anche alla fase riproduttiva della futura farfalla, le cui uova saranno prese in custodia e trasportate dentro il formicaio stesso. Per poi nutrire, durante tutte le prime fasi della sua vita, il bruco nascituro finché successivamente alla creazione del bozzolo, e l’avvenuta metamorfosi, quest’ultimo potrà finalmente ritornare sotto l’accogliente luce dell’astro solare. Per aprire le sue ali e decollare incontro al suo destino predestinato.
Il che non è d’altra parte stato sottoposto a studi specifici per quanto concerne la nostra C. acuta benché possiamo affermare a tal proposito che il suo ciclo vitale sia composto da cinque stadi successivi, di cui soltanto i tre centrali possiedono gli organi tentacolari a forma di pompon e soltanto il penultimo, li vede perfettamente sviluppati al massimo della loro efficacia scenografica contro il nemico/dito che avanza.
Frequentemente avvistate nell’intero areale di Cina, Giappone, Sud-Est Asiatico ed India, le farfalle adulte del genere Curetis presentano quindi alcuni tratti riconoscibili tali da renderle creature esteriormente notevoli ed appariscenti. Con un’apertura alare raramente superiore ai 4-5 cm, ma una colorazione appariscente nella parte superiore delle ali, tendente al nero, arancione, marrone scuro. Questi insetti presentano quindi un marcato dimorfismo sessuale con gli esemplari femmina dotati di una livrea di tipo monocromatico, bianca, nera o grigia, mentre la parte inferiore delle ali risulta essere in entrambi i sessi di un bianco riflettente utile a mimetizzarsi quando l’insetto le solleva in posizione di riposo. Menzione a parte merita la forma vagamente squadrata o romboidale di queste creature, tale giustificare la frequente presenza nel loro nome scientifico delle diverse specie di parole come angulata o acuta, tali da alludere alla morfologia molto evidentemente geometrica di questi notevoli rappresentanti di una eclettica diramazione evolutiva. Di quell’albero vasto e inconoscibile quanto il mondo stesso, le cui radici, per quanto ne sappiamo, potrebbero anche estendersi oltre i confini dell’universo.

Ogni cosa fatta per volare, nella maggior parte dei casi, ci appare come magnifica, splendida, elegante. Il che costituisce, forse, il chiaro simbolo di quale sia una delle massime aspirazioni dell’uomo.

Il che d’altra parte non è di alcun tipo d’aiuto per il singolo esemplare, qualora non dovesse riuscire a raggiungere l’epoca fondamentale della sua riproduzione. Ed è per questo che il piccolo bruco agita, continua ad agitare i suoi tentacoli dalla posizione retrograda, disegnando archi dall’estrema evidenza per ottenere l’obiettivo desiderato. Mandare via lontano chi ha ragione di temerti. Richiamando nel frattempo i suoi alleati più vicino, sempre più vicino. Tutti per il bruco e il bruco per tutti. Non c’è ragione di temere l’acido formico, quando si è nati con uno specifico destino! Il che non vuol dire che sia opportuno appendere al chiodo i pompon, al termine dell’epoca scolastica e liceale, in cui si era giunto a farne l’uso maggiormente rappresentativo. Poiché tutte le ragioni di un ottimo trionfo, nella mente, sono sempre al centro dei pensieri di chi ha piani per un miglior domani. Nel giorno stesso in cui potremo, finalmente, liberarci dalla gravità che instrada laboriosamente il nostro fato predestinato. In altri termini, “V-O-L-A-R-V-I-A”.

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