Primosten, l’isolotto con la forma di un pesce sulla costa della Croazia medievale

Attraverso i lunghi e complicati anni dell’antichità guerreggiante, molte furono le soluzioni ricercate per proteggere gli insediamenti dall’invasione, e conseguente conquista, da parte di collettività ostili. Così rovina degli eserciti, furono di volta in volta le alte mura, i fossati o le scoscese pareti di collina in cima alle quali intere generazioni di agglomerati urbani furono laboriosamente edificate, nella speranzosa consapevolezza che anche una semplice milizia di arcieri e combattenti all’arma bianca avrebbe potuto respingere una forza molto più numerosa. Mentre comparabilmente più difficile da sfruttare risultava essere, di suo conto, l’uso di quel territorio che risulta invalicabile per sua esplicita definizione. Per lo meno da parte di un’armata di terra dotata di mezzi per lo più convenzionali: sto parlando del mare salmastro e qualche volta tempestoso, ambiente adatto per lo più a pesci, crostacei ed altri esseri nettamente distinti dalla genìa militare umana. Ed ecco, se cercaste la conferma nettamente chiara ed altrettanto tangibile di un simile teorema, l’esempio pressoché perfetto all’altro lato dello stretto Mar Adriatico; la cittadina dell’ex-Jugoslavia che eravamo soliti chiamare per qualche ragione Capocesto (da Caput Cistae) ma che i suoi abitanti battezzarono fin da qualche anno dopo l’epoca della remota fondazione attorno al XV secolo, Primošten. Dal verbo in lingua locale primostiti che significa “gettare un tramite” su qualcosa, come il passaggio pedonabile costituito da quell’utile ponte levatoio, che al sopraggiungere di una situazione di crisi poteva essere immediatamente fatto scomparire, trasformando il piccolo borgo in una letterale fortezza particolarmente difficile da espugnare.
Per un’attenzione nei confronti della sicurezza che possiamo facilmente individuare, nella necessità da parte dei suoi primi abitanti di nascondersi e prosperare lontano da una civiltà ostile. Narra infatti il sito ufficiale della cittadina, gestito direttamente dall’amministrazione comunale, di come queste genti in cerca di rivalsa fossero dei seguaci della problematica eresia del Bogomilismo, che credendo nell’esistenza di due figli del Signore, Michael e Sataniel, attribuivano il mondo sensibile all’opera del secondo, princìpio malvagio dell’esistenza. Il che aveva generato non pochi conflitti con la chiesa ortodossa della Bulgaria e zone limitrofe, portando ad una piccola diaspora dalla quale sarebbe nata, secondo alcune interpretazioni, la corrente catara del pensiero cristiano. Avendo più volte ricevuto la protezione della locale nobiltà di Sebenico, soprattutto durante gli anni dell’invasione turca tra il XV e il XVI secolo, la popolazione dell’isolotto a forma di pesce crebbe esponenzialmente a partire dalle circa 80 famiglie del primo insediamento. Con il tempo, e un successivo lungo periodo di dominio da parte della Serenissima Repubblica veneziana, la situazione religiosa di Primosten si sarebbe normalizzata, portando alla costruzione della chiesa a San Giorgio che costituisce tutt’ora la più antica testimonianza storica dell’isolotto, assieme alla porta e le mura costruite mediante tecniche d’importazione italiana. Il cui pinnacolo tutt’ora si erge, al centro della piccola collina circondata dalle acque oggi collegata alla terraferma mediante l’impiego di un istmo artificiale, anche perché i circa 2.800 abitanti del paese hanno da tempo costruito abitazioni sulla costa stessa, in maniera molto più conveniente per continuare a gestire i propri allevamenti e campi. Accentuando ulteriormente quella connessione con la vita agreste che per lungo tempo fu il fondamento economico di questa intera regione, portando alla creazione e successiva diffusione del particolare sistema delle vigne di Šibenik, create mediante lo spostamento e successiva settorializzazione del terreno pietroso e infertile della regione, verso l’implementazione di una serie di appezzamenti progressivamente ordinati al fine di trarre il massimo da un suolo tutt’altro che ospitale. Il tutto, a partire dal recente del 2017, sotto la sguardo di una sentinella particolarmente attenta ed immediatamente riconoscibile per il suo distintivo aspetto…

Vista da lontano sembra un faro, sebbene la Madonna di Loreto abbia qui una funzione nettamente distinta e per lo più utile a guidare le anime dei fedeli. Interessante notare come il primo anello della statua, ricoperto di arzigogolati motivi a rilievo, dovrebbe rappresentare, secondo il materiale ufficiale a corredo, una letterale “astronave”.

La statua conica della Madonna di Loreto, costruita con il probabile intento d’incrementare ancor più il già considerevole valore turistico di Primosten, sorge dunque in cima alla collina antistante di Gaj, come un silenzioso pinnacolo in contrapposizione a quello della già citata chiesa di Sveti Juraj. Creata da una collaborazione artistica tra l’architetto Aron Varga e il mosaicista Milun Garčević, la tradizionale protettrice dell’insediamento si presenta con l’aspetto tradizionale di questa figura, coperta da un mantello che ne nasconde le braccia e dal volto nero, come le tradizionali icone che un tempo venivano illuminate dalla luce delle candele all’interno degli edifici sacri. Così collocata, con i suoi sette “anelli” ciascuno decorato con un diverso motivo simbolico o esplicativo, in una posizione strategica concepita per permetterne l’avvistamento, nei giorni di cielo sereno, fin dall’antistante cittadina omonima in provincia d’Ancona, dove secondo la leggenda sarebbe stata trasportata dagli angeli la residenza della santa Vergine trovando una lieta accoglienza da parte del suo popolo, in una netta contrapposizione con il pessimismo esistenziale delle correnti bogumil e catara.
In un ritrovato amore per la vita terrena che possiamo oggi trovare specchiato nell’attuale quantità di attrazioni mondane offerte dalla piccola cittadina, che includono oltre alle numerose strutture d’accoglienza e ristoranti anche una spiaggia pienamente attrezzata e numerose istituzioni per la pratica degli sport acquatici, particolarmente soddisfacenti da praticare qui come nell’intera costa della Croazia considerate le tiepide e tranquille acque del Mediterraneo. Verso l’ottenimento di uno status attualmente pacifico che non fu facile, né privo di un considerevole prezzo da pagare sul tortuoso sentiero della storia. Dopo il termine della prima guerra mondiale, tra il 1918 e il 1921, Primosten fu sottoposta al dominio italiano e con la successiva nascita del nazionalismo fascista, le cose non fecero nulla per migliorare. In un periodo di grande disagio economico e conflitti successivamente al colpo di stato da parte di re Alessandro I e la fondazione dello stato Jugoslavo, gruppi di partigiani locali assaltarono a più riprese le truppe d’occupazione. Fino all’assalto, in un drammatico 13 novembre del 1942, all’assalto di un reparto di marinai stazionati presso l’isolotto medievale, che ne avrebbe visto perire 14. Il che avrebbe portato, soltanto 3 giorni dopo, alla ritorsione di un letterale assalto militare da parte dei nostri connazionali contro la popolazione civile, mediante l’impiego di una nave cacciatorpediniere, cannoni di terra e persino due bombardieri. Episodio destinato a costare la vita di 50 persone per lo più innocenti, sebbene le vittime avrebbero potuto essere ancor maggiori, se soltanto il coraggioso carabiniere Desiderio Bagiera con il suo aiutante G. Cagosini, ignorando gli ordini, non fossero andati segretamente ad avvisare la popolazione, permettendo l’evacuazione parziale della cittadina presa di mira dagli italiani. Una piccola nota di speranza in merito alla bontà dell’animo umano, che persino nella truce spietatezza della guerra trova talvolta il modo di accendere una tenue luce di speranza.

Qualcosa di non autentico sembra trasparire dalle mura un po’ troppo perfette della città storica ed i suoi poligonali edifici, sebbene visti i trascorsi storici della regione ciò non possa che apparire giustificato. E non detrae merito, più di tanto, dal caratteristico aspetto di questo notevole insediamento costiero.

Di nuovo rimasta priva della popolazione ed andata parzialmente in rovina, durante i sanguinosi anni della guerra d’indipendenza croata tra il 1991 e il 1995, la cittadina di Primosten fu integralmente restaurata, verso l’attuale aspetto che potremmo forse definire non del tutto autentico, benché mantenga molto del fascino antico di un simile punto di riferimento. Espressione architettonica, ed urbanistica, di quella che potremmo definire a pieno titolo una regione incomparabile del Mar Mediterraneo, presso cui s’incontrano storia, bellezza naturale e i meriti culturali di un popolo, la cui storia fu tanto difficile e travagliata.
Che l’Italia abbia avuto una parte attiva in tutto questo, a conti fatti, può essere definita una delle pagine più oscure della nostra storia moderna contemporanea. Ma ciò non dovrebbe compromettere l’innata capacità di apprezzare ciò che di più prezioso esiste in questo mondo: il fascino senza tempo delle isole, letterali scatole della memoria. Anche nel caso in cui siano diventante ormai da tempo, tecnicamente, delle penisole. Visto come la loro spontanea capacità difensiva, causa l’avanzamento dei mezzi a disposizione, avesse ormai lasciato il posto al gusto intrinsecamente desueto dei trascorsi murari di un tempo. Il che non costituisce, in alcun mo(n)do, un’eresia.

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