Dice lo scoiattolo: del nido di vespe non si butta via nulla

Crunch, CRUNCH, gustosa nocciolina. Gulp, singulto dell’animaletto che ne ingoia il contenuto dalla mano del padrone, con la folta coda che serpeggia in segno di riconoscenza. Sotto le sue morbide manine, all’improvviso, un movimento! Il favo fatto a pezzi, precisione di una geometria perduta, subito voltato per scoprirne la ragione: nient’altro che una larva, quasi pronta a sfarfallare, fatta fuoriuscire dalla cella per l’effetto di un simile scuotimento. Con squittio inaudibile, il grazioso roditore fissa il proprio sguardo sull’insetto condannato, senza più una casa, la famiglia e i genitori. Quindi fa scattare le sue fauci, momentaneamente trasformato nella morte misericordiosa.
Il fatto che le ostile volatrici a strisce gialle e nere appartenenti alla famiglia Vespidae vengano considerate, nella maggior parte dei casi, inutili o persino dannose, non trova l’origine soltanto nella loro propensione battagliera, accompagnata dal dolore offerto da un potente pungiglione usato all’occorrenza. Quando dalle abitudini gastronomiche che ne fanno, a differenza delle api impollinatrici, frugivore, carnivore opportuniste, mangiatrici di carogne, parassite di altri esseri minuti… Odiate con enfasi estrema, laddove nella maggior parte dei casi, nessuno s’interroga sulla convenienza di far sopravvivere leoni, iene, leopardi o altri grandi predatori. Essi semplicemente esistono, pere ricordarci il nostro posto nella catena che governa la natura e le complicate relazioni tra i diversi esseri che la compongono. Ma per quanto si possano “amare” le vespe, e vi assicuro che ci sono persone in grado di dar seguito ad un tale sentimento soprattutto negli Stati Uniti, con i gesti, con lo studio per sincero interesse scientifico, resta il fatto che in particolari circostanze, esse debbano essere del tutto eliminate. Come nel frangente di un contro soffitto infestato dalle temute yellowjacket (ad es. Vespula maculifrons) oppure, eventualità ancor peggiore, il piccolo buco comparso all’improvviso nel mezzo del giardino causa una colonia di pericolose vespe introdotte dall’Europa (Vespula germanica) passando sopra il quale con il tagliaerbe, si scatena all’improvviso una ronzante cavalcata verso l’alto, al cui confronto non regge neanche la carica dell’esercito francese ad Agincourt. Pericolo a seguito del quale, persone abituate ad affrontare i casi della vita di campagna in genere non esitano a far uso di copiose quantità d’insetticida o anche una semplice tanica di benzina e un paio di fiammiferi, avendo cura di portarsi dietro l’estintore preventivo. E c’è della saggezza in tale approccio distruttivo, ma anche il senso lieve di una splendida occasione mancata. Perché distruggere, senza criterio, non è un gesto che potremmo riferire al comune desiderio di comprendere le cose, così come l’uso di veleni chimici riesce ad interrompere, nel 100% dei casi, l’infinito ciclo che trasforma tutti gli esseri viventi in qualche cosa di utile, dopo la morte.
Ecco dunque l’utilità e i meriti dell’approccio usato da Hornet King, disinfestatore, muratore free-lance, cantante imitatore dei Beatles (di cui apprezza tutta l’opera con grande enfasi) e negli ultimi tempi, un eccellente creatore di contenuti originali su YouTube. Stipendiato, neanche a dirlo, dal finanziamento dei suoi molti fan grazie alla piattaforma GoFundme, dove gestisce una pagina dagli oltre 100 donatori, al momento in cui scrivo. La cui principale invenzione e contributo all’universo largamente inesplorato dell’annientamento sistematico degli imenotteri, è un particolare approccio che potremmo definire olistico, nella maniera in cui riporta in essere il concetto filosofico del gastronomico Pánta rheî

Non tutti i video di Hornet King giungono al culmine col glorioso pasto della sua piccola fattoria, come nel caso di questo nido di V. Germanica semplicemente troppo perfetto dal punto di vista geometrico, ed atipico nella quantità e disposizione di celle contenenti larve di regina, per rischiarne la distruzione ad opera di zampette un po’ troppo operose.

Siamo in effetti abituati a vedere all’opera gli apicoltori, chiamati sulla scena di una problematica infestazione con l’intento di rimuoverne la causa collettiva, fatta traslocare con la massima attenzione nelle arnie trasportate sulla scena, ciascun singolo peloso individuo dopo l’altro. Mentre assai più rara tende a risultare la scena di chi debba affrontare situazioni simili, però causate da vespe o calabroni. Esseri nel confronto dei quali, come dicevamo, si preferisce impiegare la metodologia della Distruzione Preventiva Totale. A meno che… S’intenda farne oggetto di studio, oppure come dimostrato in apertura dal sempre esauriente Hornet King, trasformarle nel pasto per il suo beneamato animaletto Humphrey, scoiattolo adottato in circostanze ancora misteriose. Dal preciso momento in cui si è aggiunto, negli ultimi video, al letterale piccolo zoo di creature possedute da questo eclettico risolutore di problemi artropodi, inclusivo oltre al roditore delle due galline Ducky ed Amber (in origine, ce n’era una terza di nome Angel) e la coppia di opossum Anne e Margaret custodite in modo forse temporaneo, dato il modo in cui il proprietario ne evidenzia l’indole tutt’ora niente affatto addomesticata, in grado di portarle a “fare il morto” ogni qual volta si avvicina troppo all’improvviso. Creature le quali, l’una dopo l’altra e indipendentemente dalle storie molto diverse, mostrano la stessa notevole efficienza nel tuffarsi con i propri becchi, mani o lingue nelle singole cellette delle case delle vespe riportate presso casa loro, da un Re dei Calabroni ritornato, ancora una volta, vittorioso.
E quale modo straordinario, affascinante e innovativo al tempo stesso, risulta essere la scena risultante in cui il favo fatto a pezzi si ritrova avvicinato all’obiettivo della telecamera, mentre all’ecatombe di vespe non nate viene fatta corrispondere la gioia di altre più simpatiche creature. Mentre l’impiego di una tale ispirazione, di per se, costituisce la base di un approccio alla disinfestazione assai particolare. Nel quale l’individuo in tuta protettiva, piuttosto che spruzzare l’insetticida velenoso direttamente nel nido o attorno ad esso, impiega un semplice aspirapolvere ricolmo d’acqua saponata, altrettanto valido nel togliere di mezzo le vespe guerriere, trasformandole in poltiglia inanimata (da lui orgogliosamente ripescata a due mani per il macabro ludibrio collettivo, ma tant’è). Il che garantisce al Re dalle magliette a tema l’assoluto mantenimento della commestibilità delle larve, per la maggiore sicurezza e gioia dei suoi variegati beniamini. Altri strumenti del mestiere, frutto di una dotazione per lo più frutto dell’esperienza pregressa, includono una bomboletta d’insetticida da usare direttamente sulle volatrici più aggressive e un piccolo frullino elettrico manuale usato per aprire i muri in cartongesso o la corteccia degli alberi, al fine di arrivare fino al cuore del nido. Benché maneggiare quest’ultimo coi guanti della tuta protettiva si sia dimostrato, almeno in un pregresso caso, ancor più pericoloso del contatto diretto con le imenottere avversarie, portando ad un taglio piuttosto profondo sul lato della sua mano sinistra.
Ferita ben presto rimarginata, assieme alla saldezza e sicurezza dei propri metodi, fondati sul bisogno di capire ciò che si ha intenzione di distruggere, proprio perché il destino ineluttabile assieme a una chiamata della specialista ne ha decretato, purtroppo per loro e meno male per il giardiniere, l’imminente trasformazione in spuntino per domestiche, o semi-domestiche creature.

Anne e Margaret, opossum, sono magnifiche mentre portano a termine la loro specifica missione, infilando la loro efficace lingua all’interno di ciascuna cella contenente le succose larve d’insetto. Peccato solo che negli ultimi video abbiano smesso di comparire, lasciando forse presumere che l’autore le abbia (giustamente!) restituite alla natura.

Grazie alla naturale indole curiosa degli esseri umani, Internet si è trasformata negli ultimi anni nel sentiero d’accesso per conoscere una larga varietà di mestieri. Considerati forse un tempo umili e privi di troppe pretese, laddove oggi possono costituire il veicolo verso una fama pervasiva quanto meritata, oltre all’occasione di diffondere nozioni utili a incrementare la comprensione tra l’ambiente e la modernità Perché tra tutte le idee sbagliate di quest’epoca, forse, andrebbe fatta figurare anche l’ostilità a priori verso l’intera famiglia delle vespe, in realtà un prezioso agente biologico in grado di regolare la diffusione sistematica di altri insetti, potenzialmente nocivi.
Perché tra il bruco mangiato vivo dalle larve deposte al suo interno e la madre di simili orrendi alieni, non siamo certo propensi a instradare la nostra benevolenza nei confronti della seconda, piuttosto che l’erbivoro privo di aggressività. Nonostante sia in effetti il primo, tra i due, a fare incetta delle foglie e i frutti del nostro orto, mentre è proprio la seconda a impedirne la diffusione a oltranza e del tutto priva di limiti generazionali. Sia dunque ribadita l’importanza delle impollinatrici senza alcun pelo sulla lingua e le zampe portatrici di un diverso futuro. Così forse un giorno ormai non troppo lontano, anche noi mangeremo vespe come faceva lo scoiattolo, ricordando la varietà sulla tavola, di un’epoca in cui esistevano ancora le api.

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