É difficile mancare di pensare che se il rabbioso Mad Max nelle terre di un’Apocalisse ormai da tempo consumata, invece che impiegare la benzina, avesse avuto le auto elettriche a disposizione, gli eventi si sarebbero conclusi in modo assai diverso. Poiché mantenere intatta la filiera di rifornimento dei carburanti fossili, senza una moderna società industriale a sostenerla, è un po’ come pretendere di continuare a mangiar carne quando si è rimasti totalmente soli, gli unici leoni ai margini della savana. E non affatto un caso, se alcuni dei primi veicoli a motore che potremmo definire dei moderati successi commerciali erano alimentati esclusivamente a batteria, così come ad ogni nuovo ciclo dell’evoluzione su questo pianeta, tutto è cominciato con gli erbivori, e così via da lì a seguire. Intrigante, catartico, risolutivo: questi, forse, alcuni dei sentimenti volutamente evocati dallo spot di poco più di un minuto creato verso il termine del 2017 dal conglomerato tedesco dell’energia specializzato nel campo delle rinnovabili E.ON, diffuso principalmente su Internet col titolo di “Freedom is Electric”. Nel corso del quale, il più eterogeneo gruppo di veicoli compete all’apparenza in una corsa in un deserto americano (dovrebbe trattarsi del Mojave) dopo essersi rifornito da alcune delle più improbabili colonnine dell’energia, per poi lasciare totalmente senza parole l’anziano proprietario di una (soltanto) lievemente meno improbabile stazione di servizio. C’è un gigantesco Monster Truck, che si rispecchia nell’auto telecomandata di una bambina e ci sono versioni elettriche di una Porsche 356 e della New Beetle. Precedute da una silenziosa moto da corsa ed accanto ad essa, uno dei veicoli più incredibili che abbiate mai visto.
Il suo nome è Tachyon, come la particella quantistica ipotizzata da Arnold Sommerfeld negli anni ’50, per spiegare l’evidente capacità di movimento iper-luce a cui appaiono soggetti alcuni aspetti della materia. Un nome originale ed appropriato, per la creazione portata recentemente a coronamento dopo oltre cinque anni di lavoro dalla start-up californiana RAESR (pron. racer) di Eric Rice (CEO) e Chris Khoury (CTO) concepita per dimostrare al mondo cosa sia effettivamente lecito aspettarsi dalla prossima generazioni di automobili, potenzialmente destinate a ritrovarsi prive di un motore a combustione interna. E tutto ciò, aderendo alla nuova corrente stilistica del design ultra-costoso delle cosiddette hyper-car, normalmente fatta risalire all’introduzione sul mercato della Bugatti Veyron nel 2005, verso la creazione di automobili per cui eventuali considerazioni di ragionevolezza o praticità d’impiego vengono semplicemente cancellate, nella ricerca di un aspetto che sarebbe degno di figurare all’interno dell’ultimo film fantascientifico o pazzesco videogame. Il che ha immancabilmente modo di riflettersi nella performance di simili mostri, ma in maniera ancor più chiara, nell’aspetto semplicemente epico delle loro carrozzerie, un ambito in cui la Tachyon non ha certo alcunché da invidiare, neanche ai mezzi usati nei più grandi inseguimenti dai migliori supereroi. Alta poco più di un metro, ma lunga 4,94 e larga 2,05, con un design ispirato in egual misura ad una Formula 1 ed un jet militare da combattimento, con l’immancabile alettone mobile e linee aerodinamiche dall’impossibile geometria spaziale. E se tutto questo già vi sembra una combinazione esplosiva, aspettate di vedere come si apre per lasciar entrare i due elementi più importanti: il pilota e l’eventuale passeggero…
La storia della RAESR alias Rice Advanced Engineering Systems and Research, largamente mantenuta fuori dai materiali comunicativi dell’azienda fatta eccezione per un vago trafiletto sul sito ufficiale lascia intendere la concezione delle nuove start-up 3.0, per cui il passaparola sul Web è diventato lo strumento principale finalizzato a far conoscere gli aspetti principali della propria offerta, ancor più delle recensioni, i banner o altri simili costose amenità. Così al posto delle prove tecniche su strada e pista messa in scena da grandi testate internazionali, il loro veicolo ha finora trovato i suoi migliori portavoce in alcuni dei più popolari personaggi internettiani che gravitano nell’universo dei motori, chiamati non soltanto per vedere da vicino, ma addirittura guidare i successivi tre prototipi di cui l’azienda ha avuto modo di disporre fino all’ora presente. Personaggi come la celebre influencer di Dubai Supercar Blondie, al secolo Alexandra Mary Hirschi, già vista al volante di alcuni dei veicoli più irraggiungibili e rari che abbiano mai calcato l’asfalto delle strade terrestri. Chiamata già non una, bensì due volte, a sedersi dentro l’abitacolo di una simile astronave, dopo averne fatto sollevare verso l’alto l’intera parte superiore della “carlinga” mediante pressione di un pratico tasto sul volante rimovibile (un’alternativa forse più ingombrante, ma pur sempre valida alla mera chiave d’avviamento) per poi farsi un giro per le strade di Los Angeles, a Beverly Hills, finendo per attirare l’attenzione, a quanto narra “Ancor più di qualsiasi altro veicolo usato in precedenza”. Probabilmente, anche in funzione dell’assoluto e surreale silenzio con cui la Tachyon tende a palesarsi innanzi agli occhi degli spettatori, ben diverso dal cacofonico ruggito che saremmo soliti aspettarci da una simile creazione dell’ingegno umano.
Eppure tutto ciò, a quanto ci viene spiegato (ma mai, purtroppo, dimostrato) non dovrebbe andare in alcun modo a discapito delle prestazioni su pista, data la presenza nel misterioso bolide con carrozzeria fibra di carbonio e cellula di sicurezza in acciaio chromoly di ben sei motori elettrici, quattro dei quali collocati sulle ruote posteriori, in grado di generare collettivamente l’equivalente di 1250 cavalli tradizionali e 4950 Nm di coppia, con un’accelerazione da 0 a 100 Km/h in appena 3 impossibili secondi. Il tutto alimentato da una cospicua serie di batterie capaci di garantire “circa 240 Km di autonomia in condizioni di guida urbana” collocate letteralmente a pochi centimetri dal fondo dell’automobile dal peso relativamente contenuto di 1398 Kg, il cui baricentro risulta paragonabile a quello di una lucertola uromastice all’inseguimento della preda sulle dune della sua sabbiosa terra d’esistenza. Benché l’autonomia in pista, possiamo facilmente presumerlo, debba risultare in proporzione assai minore rispetto a quest’ultima, dato il consumo d’energia esponenzialmente più impegnativo, veicolato tramite un sistema di distribuzione elettrica fino alle ruote che durante un video della stessa Blondie è stato definito “In grado di far fronte al fabbisogno elettrico di un intero villaggio”. E tempi di ricarica altrettanto significativi: almeno una notte intera, allo stato attuale di sviluppo del progetto californiano.
Una mera prova di concetto, dunque, qualcosa di talmente fuori dalle doti di un veicolo effettivamente funzionale, da trovare l’unica collocazione in uno spot cinematografico come quello della E.ON? Tutt’altro, visto che al RAESR, allo stato corrente della situazione, sta già accettando ordini per la prima, limitata serie del mezzo fuoriuscito da un qualche universo parallelo. Che risulta nel frattempo già omologato, e dotato di un prezzo di listino ben preciso: 750.000 dollari per la versione di base con consegna entro 18 mesi, capaci di aumentare in modo esponenziale a seconda delle personalizzazioni richieste dai magnati capaci di mettersi in lista d’attesa.
Il che lascia intendere di trovarci al cospetto, per l’ennesima volta, di un qualcosa che dovrebbe avere effetti molto limitati sulla vita quotidiana di noi “comuni” mortali, occupando piuttosto le copertine delle riviste e forse una casella nel listino del prossimo Gran Turismo per Playstation et similia. Con un significativo aspetto nuovo da considerare, tuttavia: perché come prima hyper-car del tutto elettrica, la Tachyon potrebbe giungere a costituire il più perfetto biglietto da visita per questa tecnologia recentemente riscoperta, soprattutto grazie al successo internazionale di compagnie come la Tesla, e da cui ben presto potremmo trovarci a dipendere per continuare a fare un uso quotidiano delle nostre fondamentali strade asfaltate. A meno che la profezia sui carburanti fossili del visionario regista George Miller non abbia modo di giungere a compimento, in un tempo semplicemente troppo breve perché l’involuzione dei motori tanto a lungo (ingiustamente) paventata possa compiersi a dovere. Annientando, in questo modo, anche l’ultima speranza di un futuro che possa dirsi Elettricamente radioso.