Notevole prodotto dell’architettura dell’Estremo Oriente, le pagode rappresentano un’evoluzione dello stupa indiano con sviluppo verticale aumentato, dotate di funzione rappresentativa non del tutto dissimile dalle torri campanarie delle nostre chiese o cattedrali. Dal Giappone alla Thailandia, dalla Cambogia alla Birmania, ciascuna di esse costituisce la rappresentazione ideale di un modo idoneo ad onorare Dei, Buddha e Bodhisattva, o in casi più rari offrire un mero punto panoramico ai visitatori di un sito turistico o centro commerciale. Ben pochi luoghi in tutta l’Asia, d’altra parte, possono vantare il profilo iconico e l’aspetto impressionante della torre a padiglioni sovrapposti di Feihong, facente parte del complesso religioso dell’antico tempio di Guangsheng. La cui costruzione riesce ad essere talmente antica, con datazione acclarata al nostro 147 d.C, ovvero il primo anno di Jianhe, che all’edificazione dell’attuale edificio nel corso della dinastia Ming le sue iterazioni precedenti erano state già distrutte, e ricostruite almeno una mezza dozzina di volte. A partire da quando l’Imperatore Huan, 27° della dinastia degli Han, optò di celebrare la spiritualità del regno poco dopo il proprio accesso al trono, costruendo un luogo di venerazione e insegnamento nei dintorni montani della città di Linfen, nella provicina dello Shanxi. Dal che nacque il tempio allora chiamato di Ashoka, in quanto vi veniva venerato il sovrano indiano dell’Impero dei Maurya che aveva ricevuto la benedizione del Buddha storico, assieme ad altre manifestazioni del supremo protettore e ispiratore della collettività umana. Tra sale superiori, inferiori ed almeno una singola torre a tamburo, che si rivelò più volte insufficientemente solida per poter resistere ai frequenti terremoti della regione. Questo almeno finché in epoca molto più recente, durante il decimo anno di Zhengde della dinastia Ming (1515) il monaco Darian supervisionò all’edificazione di un edificio dal concetto e fondamenta particolarmente sofisticate, la cui solidità si sarebbe rivelata in seguito del tutto esemplare. Il suo nome sarebbe diventato quello di pagoda Feihong, con riferimento a una pronuncia alternativa del suo stesso nome che scritta in maniera differente (飞虹) poteva acquisire il significato altamente poetico di “Arcobaleno Volante”. Per una ragione facilmente motivabile costituendo tale sito una delle quattro pagode antiche della Cina nonché uno splendente esempio della tecnica di rivestimento con maioliche smaltate di un edificio, utilizzate non soltanto al fine di proteggere la struttura in legno interna ma anche ornarla con statue, figure e immagini variopinte collegate alle storie della religione del Dharma. Così che alla luce diretta del sole, colpita con la giusta angolazione dai suoi raggi, può vantare una colorazione che vira dal blu al bianco, all’ocra, al marrone, al verde, giallo e nero. Diventando l’equivalente di un faro alto 47 metri, verso la rotta che può e dovrebbe condurre all’illuminazione…
Importantissimo sito culturale dello Shanxi soprattutto per il suo possesso da parte del tempio sottostante del canone delle preghiere Zhaocheng Jin Tripitaka risalente alla dinastia Jin (1115–1234) la pagoda di Feihong costituisce soprattutto una finestra privilegiata sulle tecnologie architettoniche e le priorità decorative di un’epoca distante, corrispondente in senso cronologico al nostro Medioevo. In modo particolare per la sua grande quantità di statue disposte esternamente su ciascun piano, codificate in base alle precise norme figurative connesse ai personaggi del Buddhismo e la loro funzione di rappresentare significativi aspetti o ricevere determinate tipologie di preghiere. A partire dal primo e più massiccio dei 14 piani che compongono l’edificio, costituito da una sala ottagonale con lati di 5 metri e un’altezza di 3,5, ornato da bassorilievi con guardiani della conoscenza che sottomettono draghi e leoni, oltre al motivo ricorrente del Vajra (Fulmine) sacro oggetto di preghiera in base alla tradizione della corrente religiosa Mahayana. I tre piani a seguire, quindi, proseguono con alcune delle figure di maggior pregio, incluse statue smaltate dei Bodhisattva (Santi Protettori) Samantabhadra, Ksitigarbha e Guanyin, con quattro iterazioni di Manjushri, Principio della Saggezza, disposto strategicamente in corrispondenza dei quattro punti cardinali. Con il proseguire verso l’alto del modulo ottagonale ripetuto, dunque, mentre la stanza interna si avvicina sempre maggiormente ad un quadrato le statue all’esterno si trasformano progressivamente in bassorilievi, benché la perizia figurativa nella rappresentazione delle loro pose, espressioni o gesti delle mani non venga in alcun modo subordinata a tale tecnica realizzativa. Sovrasta la sommità della pagoda, infine, l’immancabile forma appuntita del monte Sumeru, un “castello del vento” (Fengdu – 风铎) circondato da leoni e assicurato già storicamente con delle catene, al fine di meglio resistere ai tremori della terra. Importante anche il parafulmine soprastante, per proteggersi da una delle problematiche meteorologiche più frequentemente connesse all’elevata presenza delle pagode. Lo stesso fatto che la torre in questione sia ricoperta di ceramica a base di silicio, una tipologia di vetro naturale soggetto a un lungo ed elaborato processo di preparazione, costituisce di suo conto una connotazione altamente simbolica, essendo tale materiale collegato nella filosofia buddhista all’allontanamento degli spiriti maligni e protezione da ogni tipo di malattia.
Persino nella variegata selezione di antichi templi e luoghi di contemplazione religiosa della vasta Cina sono pochi quelli in grado di rivaleggiare, per aspetto distintivo e qualità artistiche, con la svettante e inconfondibile torre di Feihong. Che non è solo la pagoda con maioliche più alta in assoluto, ma anche un esempio encomiabile di pregio artistico e l’alto grado di perizia artistica raggiunta nella lavorazione di tale materiale nel corso della dinastia Ming. Non più demolita a seguito dell’occorrenza di fenomeni naturali o guerre, sebbene i monaci del tempio avessero temuto il peggio e composto un specifica preghiera durante l’occupazione giapponese del 1942, essa sarebbe giunta integra fino all’epoca corrente, con soltanto opere di manutenzione e ripristino occasionale della struttura complessiva dell’edificio. Per essere catalogata, in uno dei maggiori onori possibili nel regno di Mezzo, all’interno di almeno tre liste differenti: quella dei siti panoramici di categoria quadrupla A, le cinque pagode con reliquie del Buddha e le quattro antiche pagode. Continuando a costituire, tra tutti i modi possibili per celebrare coloro che hanno perseguito con successo l’Illuminazione nel corso della propria esistenza terrena, uno dei più inconfondibili e indiscutibilmente spettacolari.