Il fiore pendulo creato dall’accoppiamento delle lumache leopardo

Innegabilmente complessa risulta essere l’esistenza di una specie costretta in ogni momento a bilanciare l’equilibrio tra due sessi differenti: ciascuno con le proprie esigenze, propensioni, preferenze, indotte in egual misura dai tratti genetici ereditari e l’educazione precedentemente ricevuta. Molto meglio non sarebbe, forse, appartenere tutti alla genìa sessualmente versatile degli ermafroditi? Per cui qualsiasi essere possiede il potenziale per creare la vita, dall’incontro con chiunque altro. Giusto, giusto, sbagliato. SE dovessimo basarci, in questa presa di coscienza, dallo studio di chi ha preso tale strada evolutiva. Ossia quando tra gli esseri di terra, a noi ragionevolmente affini per quanto concerne l’habitat di appartenenza, prendiamo in esame il più complesso e affascinante di ogni altro: la categoria delle grandi lumache da giardino (o limacce) senza guscio e senza nessun tipo di vergogna. Tra cui la propensione innata ad essere creature maschili e femminili al tempo stesso presenta, spesse volte, vaste implicazioni problematiche ulteriori! Perché vedete, non è sempre chiaro in quegli incontri, quale parte della coppia sia destinata a dare e quale invece, a ricevere. Con risultanti inseguimenti verticali, in cerchio ed a spirale, che possono durare lunghe ore, culminanti in una vera e propria guerra per riuscire ad amputare prima il pene dell’amata/odiata controparte, grazie a centinaia di minuscoli denti assassini.
Immaginate ora, di contro, la perfetta realizzazione di un’incontro d’interscambio sessuale: in cui le controparti possano giocare al tempo stesso l’uno e l’altro ruolo, scambiando i propri fluidi nell’assoluta comunione d’intenti. Ed ora, bando alle metafore: poiché tutto questo esiste veramente. Costituendo la prerogativa innata, strano a dirsi, dell’anello mancante tra le lumache e i più grandi felini arboricoli dell’Asia meridionale. Non tanto dal punto di vista genetico (ciò sarebbe alquanto sorprendente, trattandosi di creatura proveniente dall’Europa del sud, soltanto successivamente diffusa a macchia d’olio in tutti e cinque i continenti) quanto per l’aspetto specifico di quella pelle lucida di muco, ricoperta in casi alterni da strisce, macchie o piccole rosette, con tonalità che variano dal grigio al marrone chiaro. Dal che dovremmo definirle in vari casi, per analogia, lumache serpente, tartaruga o trota, se non fosse che dal punto di vista genetico, appartengono tutte alla stessa specie: Limax maximus, la più grande (spoiler: coi suoi circa 15-20 cm non è affatto la più grande) la più magnifica (opinabile benché potenzialmente vero) la maggiormente impressionante. Ed in quest’ultima categoria, potrei affermare che ci siamo. A pieno titolo, sopratutto se prendiamo in considerazione quel momento, ripetuto almeno due volte l’anno, in cui si esibisce nel suo comportamento più notevole e distintivo, il complesso rituale che permette la creazione della vita.
Sappiate, dunque, che non c’è assolutamente nulla di normale inteso come tipico delle lumache senza guscio, nell’incontro tra due maschi/femmine o femmine/maschi di lumaca leopardo. Con la possibile eccezione dei preliminari, a partire dall’inseguimento rigorosamente notturno della vicendevole striscia di bava, appositamente modificata nella propria composizione chimica per indicare la fertilità, prestanza fisica ed assenza di parassiti. Finché la coppia, dopo un duplice tragitto circolare, non finisce per trovarsi assieme sopra un ramo o in cima a una struttura, senza l’uso di quei sensi sopravvalutati che sono l’udito (totalmente assente) e la vista (piuttosto carente, nonostante la lunghezza dei peduncoli oculari). Ed è allora che i due corpi iniziano ad unirsi, nell’unica maniera possibile per chi percepisce l’altro con il tatto e solamente quello: in una spirale arrotolata di reciproca passione, affine al modo in cui un rametto d’edera si avvinghia su di un palo. Con la differenza che, in assenza di tentacoli abbastanza appiccicosi, le due finirebbero ad un certo punto per staccarsi e cadere. Se non fosse per la salvifica presenza di una lunga corda, l’appiccicoso, elastico filo di una speciale sostanza secreta dalle proprie ghiandole boccali…

Non molto spesso contemplata dagli occhi umani, la lumaca leopardo risulta una presenza formalmente attestata in Italia, dove striscia non vista in ambienti spesso distanti dai nostri insediamenti ed agglomerati urbani. Poiché immagino che chiunque abbia assistito allo spettacolo di un simile momento clou, difficilmente avrebbe in seguito potuto smarrirne il ricordo.

Si tratta, a tutti gli effetti, di un preciso piano derivante dal bisogno e l’esperienza d’infinite generazioni. Poiché non è particolarmente né inerentemente facile, come dicevamo, essere ermafroditi, anche quando il proprio unico organo sessuale è un pene idrostatico posizionato sul lato destro della testa e considerevolmente più grande, nel momento fatidico del suo utilizzo, dell’intera parte residua del tuo stesso corpo.
Al punto che portarlo all’estensione massima richiede, non soltanto suggerisce, l’assistenza della forza che ogni cosa movimento governa: la stessa gravità di quel pianeta, la Terra. Così girando e girando ancora, appese al filo fatto tremolar dal vento, le lumache iniziano un processo d’incredibile trasformazione. Per cui i rispettivi enormi organi sessuali, ben diversi e molto più complessi del semplice sarcobelum impiegato da altri tipi di lumache, ricevono fino all’ultima goccia di umidità nel corpo. E mentre le lumache avvinghiate l’una all’altra diventano più piccole e smagrite, i peni crescono in maniera impressionante ed iniziano essi stessi ad assumere una configurazione a spirale. Passano i minuti nel silenzio del giardino, il parco o la radura nella foresta oscura. mentre il groviglio sessualmente rilevante, candido e splendente nella propria umidità, sembra crescere ancora ed ancora. Ed è allora che la magia, contemporaneamente, avviene. Mentre il prezioso patrimonio genetico dei due individui si trasferisce dalla superficie di un organo all’altro e viceversa, essendo presto destinata a far ritorno dentro il corpo molliccio dell’animale. Trascorse alcune ore, le appendici bianchicce vengono progressivamente ritirate, poco prima che le lumache inizino la laboriosa risalita del filo di bava. O in altri casi, poco importa, si lascino semplicemente cadere a terra. Dopo tutto non puoi romperti alcun osso, se non ne hai!
Segue breve interludio meditativo, segue ricerca da parte dei maschi/femmine o femmine/maschi di un luogo sufficientemente umido e protetto. Dove mettersi a deporre le letterali centinaia delle proprie trasparenti uova. Moltiplicate per due, permettendo in questo modo di comprendere la favolosa onnipresenza di una simile creatura, nonostante l’apparente vulnerabilità nei confronti dei predatori.
Debolezza che risulta essere, nello specifico, decisamente illusoria, quando si considera l’orribile sapore del loro muco anestetizzante, capace di togliere una considerevole parte di sensibilità agli arti o i muscoli di chiunque sia tanto folle da tentare di trangugiarle. E senza neanche considerare la frequente presenza, all’interno del lungo tratto digerente, del parassita nematode vermiforme Angiostrongylus cantonensis, frequente abitante dei polmoni dei gatti e capace, se ingerito, di causare la meningite umana.

Piccole e trasparenti al momento della nascita, ancora distanti dal poter contemplare le pulsioni spiraleggianti della propria stagione adulta. Coi loro gusci perfettamente tondi, che le fanno assomigliare a sorprese di un distributore automatico a gettoni.

La grande limaccia, nonostante la propria pessima reputazione in campo agricolo, molto speso non costituisce tuttavia un pericolo per l’agricoltore, diventando piuttosto una sua valida alleata. Questo in primo luogo per la propensione a disperdersi nell’ambiente e migrare alla velocità impressionante di 10 metri l’ora, non sovraccaricando un particolare spazio con la propria numerosissima prole. Ma soprattutto per la sua natura onnivora, che la porta a consumare in aggiunta a muffe, funghi o materia vegetale in decomposizione anche i piccoli e le uova di altre specie di lumache, maggiormente pervasive o voraci. Una funzione nobile, quest’ultima, che si richiama al fiero scudo portato su quella molliccia schiena, antico residuo vestigiale del guscio gradualmente fatto scomparire dall’evoluzione.
Poiché non c’è alcun bisogno, in ultima analisi, di nascondere le proprie attività sessuali, quando si ha la certezza e l’impervia resistenza che deriva dal possedere un pessimo sapore. Tutto ciò che occorre è la capacità di un vero e proprio investigatore dell’altrui bava, fino all’agognato incontro finale. E la propensione a interpretare, al tempo stesso, entrambe le parti del complicato spettacolo artistico che ne deriva.

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