Oggi giorno, l’intera questione potrebbe apparire piuttosto obsoleta. Bambini che corrono sulle proprie fisiche gambe (non premendo semplicemente il pulsante SHIFT della tastiera) e si nascondono dietro effettive fronde del tipo vegetale, tendendosi agguati a vicenda mentre emettono suoni che variano tra lo “Yippee ki-yay!” E il “Bang, bang, ti ho preso!” Tanto che qualcuno potrebbe giungere a sospettare, addirittura, l’influenza di un vecchio film andato in onda in orari pomeridiani, magari consigliato dal nonno o uno zio in avanti con gli anni.
Già, il Far West: perché sono trascorsi un tempo e un’epoca, ormai più che mai remoti, in cui il tipo di fantasticherie immaginifiche utilizzate per catturare l’attenzione dei giovanissimi ormai ruotava attorno a un effettivo periodo storico, alle soglie del 1800, in cui lo sforzo di colonizzare i vasti territori del Nord America si era trasformato da impegno transnazionale in impresa più o meno collettiva di tipo privato. E in assenza di una struttura valida a far rispettare la legge, si viveva o moriva in base alla tacca per mirare piazzata sopra la canna della propria pistola. Hopalong Cassidy, il Ranger Solitario, Matt Dillon, Roy Rogers, Tonto… Tutti nomi di eroi “buoni” o in qualche maniera portatori di un messaggio positivo, per cui scagliare proiettili all’indirizzo dei banditi (e qualche volta, gli indiani) era più che altro un modo per difendere e assistere la gente comune. Ma con l’evolversi degli schemi di ragionamento e le ambizioni registiche degli anni successivi alla guerra, il tipo di tematiche affrontate da questo genere non poté che cambiare drasticamente. Attraverso un processo che potremmo arbitrariamente riassumere nella frase del film Per un pugno di dollari (Bob Robertson, 1964) “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto” pronunciata dal pistolero ispirato al samurai Yojimbo di Akira Kurosawa, prima di sfoderare il suo fido Winchester e sgominare la banda nemica. Niente arresti né seconde possibilità. Soltanto un trionfo crudo e risolutivo ai danni di coloro che si trovavano nel posto sbagliato, per le ragioni e con un obiettivo sbagliato.
Ma sapete cos’è ancor più letale di un’arma da fuoco dotata di canna lunga? Quella che fosse, ipoteticamente, dotata di una coppia di esse, rigorosamente affiancate o sovrapposte, nella configurazione nota in lingua italiana come “doppietta”. Ed ecco dunque che giunti alla resa dei conti della ricreazione, il capo della compagine del cortile balza fuori dal nascondiglio, certo di poter annientare gli ultimi componenti dello schieramento nemico. Il bandito Joe, con la pistola ad avancarica sparatrice di frammenti di patata (in inglese, spud gun) e la sua assistente nella rapina in banca, Terry la rossa con cerbottana e una bandoliera di cartoccetti crudelmente inumiditi di saliva. Con espressione ferma e determinata, la stella di latta a riflettere il sole del pomeriggio d’inverno, divaricò le gambe ed alzò il fido canna-liscia fabbricato con la migliore molletta sottratta al capanno del bucato. sapeva fin troppo bene che non avrebbe avuto una TERZA possibilità!
Monkey Show [] How to Make it (strano uso di parentesi quadre) è uno di quella miriade di canali su YouTube che saltano fuori così per caso, discussi approfonditamente in sede di social network per la validità delle idee mostrate e l’evidente capacità manuale del proprietario. Del quale in effetti non sappiamo assolutamente nulla, in assenza di descrizione, link a profili pubblici, un nome ed un volto anche visto soltanto di sfuggita. Mentre ciò che possiamo certamente apprezzare, è la sua chiara bravura nell’assemblare e mettere alla prova un ampio ventaglio di piccole armi giocattolo, costruite con il tipo di oggetti che potremmo normalmente aspettarci di trovare in casa. In particolare, ma non solo, il suo notevole doppio fucile mostrato in apertura, il cui meccanismo di sparo è l’efficace applicazione della tipica molla contenuta nell’oggetto in legno usato per appendere i panni bagnati (vedi titolo) attentamente diviso a metà e connotato da una serie di elementi addizionali. Tra cui per l’appunto, il doppio tubo metallico in merito al quale molti dei commentatori del web si sono posti l’interrogativo inevitabile del “Dove mai l’avrà preso” finché qualcuno di loro non si è dimostrato in grado di raggiungere l’intuizione di giornata: che doveva necessariamente trattarsi di pezzi d’antenna ricavati da una vecchia radio, tagliata e incollata direttamente sul legno del corpo, o castello che dir si voglia, dell’improvvisata arma da fuoco. Già, il tubo telescopico normalmente usato per captare il segnale, altrettanto valido al fine di direzionare i proiettili scelti per farsi valere sulla spietata terra erbosa dei campi di battaglia (variabilmente) infantili. Munizioni in merito alle quali, incidentalmente, varrà la pena spendere una parola o due, trattandosi effettivamente di un paio di veri e propri stuzzicadenti. Il tipo d’implemento che, aumentate le proporzioni fino a quelle di un’arma vera, ci porrebbero effettivamente di fronte a una sorta di fucile da sub o per esser ancor più specifici, lo strumento medievaleggiante dell’arbalete, versione portatile di quell’arma da assedio che i Romani chiamavano balista, comunemente impiegato per catturare, e mettere nel sacco le più svariate e desiderabili specie di pesci che abitano il vasto mare. O volendo essere più magnanimi, su scala decisamente più piccola, trafiggere palloncini, bersagli di carta o persino lattine di Coca-Cola. A patto che si tratti, per ovvie ragioni, del tipo a basso contenuto calorico e quindi “Light”. Altrimenti l’energia cinetica della molletta potrebbe non risultare abbastanza…
Nell’impiego effettivo di un fucile dotato di doppia canna liscia, il vantaggio più significativo a disposizione dell’utilizzatore è quello di poter usare altrettante volate, anche di un tipo molto diverso tra loro. Termine che identifica quel componente, da cui fuoriesce la rosa dei proiettili al momento dello sparo, che può essere più o meno aperto al fine di ampliare o ridurre la zona d’impatto degli stessi, sulla base della distanza a cui è situato di volta in volta il bersaglio d’occasione. Il che significa, per un cacciatore, poter fare fuoco a distanza contro uno stormo d’anatre tranquillamente posate sull’acqua lacustre, e quindi una seconda volta, all’indirizzo degli esemplari spaventati dal colpo, che nel frattempo si erano allontanati di parecchi metri avendo tempo di prendere il volo. Facendo affidamento su un sistema di sparo che originariamente prevedeva due grilletti, successivamente sostituito da un meccanismo di tipo a orologeria, in grado di far detonare la polvere in alternanza situata nella camera di scoppio sinistra e destra (o sopra o sotto nel caso dei fucili a canne sovrapposte).
Il problema del nostro piccolo sceriffo, tuttavia, forse ispirato da qualche vecchia opera del cinematografo o dalle prestazioni di un vecchio giocattolo provato precedentemente nella cantina del nonno, è che la molletta da combattimento della nostra generazione prevede soltanto il fuoco contemporaneo di entrambi gli stuzzicadenti. Giunto quindi a portata nel duello altamente ritualizzato coi due bandidos compagni di classe, lui fece fuoco contro quello percepito come minaccia maggiore, Joe con la spara-patate. Udendo il soddisfacente impatto di ENTRAMBI gli stuzzicadenti contro la sua giacca, mentre faceva appena in tempo a comprendere la portata del suo errore. Perché fu allora che la sua complice, scivolando silenziosamente a lato, scelse di pronunciare le fatidiche parole di Alan Ladd in “Shane” (1953) “Un’arma da fuoco è soltanto uno strumento, amico mio. Non meglio di un’ascia, una pala o altro. Un’arma è buona o cattiva soltanto quanto colui o colei che l’impugna.” Quindi preparati a cedere la stella che porti orgogliosamente sul petto. Domani dovrete interpretarli voi, i criminali del Vecchio West.