Lo strano verme rosso che s’insinua per riuscire a riparare il tubo

“E quindi scaveremo una profonda buca, dentro cui calare l’oblunga conduttura in plumbum” Disse l’idraulico, parlando nella lingua dei Romani: “Al suo interno, scorrerà dell’acqua…” Pura fantascienza. Se nel mondo antecedente all’invenzione delle tubature urbane, qualcuno avesse tentato di teorizzare il trasferimento di grandi quantità di liquidi soltanto grazie al mezzo della pressione indotta, giù dalle alte arcate degli acquedotti e in dentro le insulae e le villae repubblicane, in molti avrebbero immediatamente dubitato della sua sanità mentale. Eventuali personalità membri della classe dirigente, temendo un tentativo di truffa, avrebbero tentato di farlo arrestare! Ma le cose cambiano in base ai bisogni delle persone. E quindi eccoci qui, un paio di millenni dopo quel punto di svolta nella storia, del tutto incapaci di concepire la vita quotidiana senza l’ausilio di semplici comodità come l’igiene pubblica, la vasca da bagno o lo sciacquone del WC. Un mondo asservito, ed al tempo stesso sostenuto, da una fitta e imprescindibile ragnatela di tubi. Eppure strutture come queste, non importa il materiale in cui siano state costruite (un bel giorno si sarebbe passati addirittura a metalli privi d’effetti nocivi sul sistema nervoso e sui reni!) richiedono un certo livello di manutenzione. Giungendo al punto di sostituirli quando anni d’ossidazione, accumulo di calcare, infiltrazioni di terra e radici, li avranno resi ancor meno scorrevoli della tana di un castoro di lago. Salvo l’applicazione di particolari… Metodi. E un certo canale d’applicazione della risolutiva tecnologia moderna.
Il tipo di video relativo alla questione appare semplice nel suo svolgimento, per quanto arduo da interpretare ad opera dei non iniziati. Un addetto fuori dall’inquadratura avvicina quello che appare a tutti gli effetti come un cannone ad aria compressa all’evidente ingresso di un cilindrico pertugio. Da cui fuoriesce, al volgere di pochi fatidici secondi, una sorta di camera d’aria rossa, azzurra o d’altri colori, che senza neanche l’accenno di una deviazione s’insinua nella tondeggiante apertura. Pazientemente, allora, egli attende, prima di dirigersi, come al suono di un segnale inaudibile, all’altro capo della longilinea faccenda. Ove un’altra volta, il biscione lentamente emerge, ma stavolta accompagnato da qualcosa di… Diverso. È come una calotta rigida, una sorta di scorza dura. Situata in evidente corrispondenza con l’involucro convesso del tubo. Visibile soltanto per pochi secondi appena, prima che l’oggetto all’interno cresca ancora in modo esponenziale fino all’inversione di una tendenza che potremmo definire del tutto imprescindibile e inerente. Qualche volta, prima di procedere alla rimozione, può servire del tempo. Fino a uno o due giorni, che risultano del resto assai migliori dell’alternativa. Poiché ciò che abbiamo visto in questo breve documentario della Natura in azione, altro non è che l’applicazione del metodo chiamato con anglofono acronimo CIPP – Cured in Place Pipe Lining, capace di sostituire in determinate circostanze l’effettiva e laboriosa opera di scavo, rimozione e sostituzione dell’intera conduttura pre-esistente. Qualcosa di semplicemente rivoluzionario, nell’approccio a particolari imprese di riparazione idrauliche all’interno di aree fortemente trafficate, magari sotto l’asfalto o altre superfici che necessiterebbero di essere preservate.
Si tratta, in buona sostanza, di un’evoluzione del processo (slip lining) praticato per la prima volta negli anni ’40 dello scorso secolo, quando si scoprì una vasta gamma di situazioni in cui risultava preferibile inserire un tubo più piccolo e stuccarlo all’interno delle fognature ormai non più funzionali, recuperandone il funzionamento senza dover necessariamente rifare tutto da capo. Tutto questo al costo di una perdita di capienza e conseguente flusso laminare abbastanza significativi. E se ora vi dicessi che il processo precedentemente descritto può ottenere lo stesso risultato con una perdita di funzionalità decisamente inferiore, ed un risultato finale persino più resistente del tubo di partenza il giorno stesso in cui era stato installato?

Il grande blob che emerge senza soluzione di continuità, come una forza proveniente da visioni cosmiche parallele. Ma non sempre le entità misteriose intendono fare del male, soprattutto quando vengono introdotte nel continuum per uno specifica ragione risolutiva.

Il “verme” in questione o camera d’aria, in effetti è proprio quello che sembra: un implemento gonfiabile usato per guidare l’opera di riparazione all’interno dell’angusto labirinto sotterraneo, molto più flessibile e adattabile del tipo di tubi usati precedentemente per lo slip lining. Mentre la sopracitata scorza interna, destinata a costituire il coronamento e fine ultimo di una simile prassi altro non sarebbe che un sottile strato di resina epossidica, destinata a colmare l’intercapedine tra l’oggetto inserito e il tubo fessurato, preventivamente ripulito dagli accumuli calcarei ed ogni tipo di detrito. Così che tale sostanza a base plastica inserita all’interno, assumendo lentamente una forma solida, riesca a fondere se stessa con l’ormai derelitto supporto pre-esistente. Per poi procedere allo sgonfiaggio e successiva rimozione del serpentone, creando una letterale autostrada per i fluidi, o principesca cloaca delle cosiddette acque nere. Applicazione, la seconda, giudicata per prudenza preferibile, viste le indagini pregresse compiute principalmente in territorio australiano, tali da dimostrare una certa filtratura di princìpi chimici non propriamente salubri attraverso il trascorrere degli anni da parte dei tubi in materiale plastico posti in opera mediante la tecnica della CIPP (ma anche le normali soluzioni ex-novo in PVC) soprattutto rispetto alle moderne soluzioni metalliche in acciaio, rame o leghe d’alluminio. Il che non diminuisce certo l’utilità di un simile sistema quando si opera in materia fognaria, permettendo di ottenere risultati pari o superiori alla sostituzione senza impugnare neanche per un attimo le vanghe o il martello pneumatico. Un altro aspetto da considerare, nella scelta di questa metodologia piuttosto che altre, è la presenza di un alto numero di svincoli o giunzioni a T lungo l’estendersi della conduttura soggetta a rigenerazione, data la scalabilità non propriamente infinita dell’approccio operativo gonfiabile, sebbene questo risulti decisamente superiore sotto questo punto di vista rispetto alle altre soluzioni trenchless (senza scavo). Il che comporta, nei punti critici, l’impiego di un semplice attrezzo di taglio per permettere il passaggio dell’acqua, senza tuttavia preoccuparsi di ricoprire l’interno della diramazione. Un sistema comunque compatibile con la maggior parte dei progetti, che vedono soprattutto la condotta principale come soggetta a gradi veramente significativi d’usura. Ed entro limiti ragionevoli, s’intende: neppure la migliore resina epossidica può riuscire a ricostituire completamente parti di tubo ormai completamente distrutte, qualora dovesse mancare il punto d’appoggio anche ineguale costituito dalle pareti esterne dello stesso. Ma si tratta di casi estremi, verso cui soltanto oltre un secolo d’incuria potrebbe aver portato la situazione. E tutto considerato, ormai piuttosto rari.
Le logiche di un sistema d’intervento idraulico secondo simili crismi operativi s’inseriscono quindi a pieno titolo in un tipo di tecnologia che conserva quanto già presente e non necessariamente distruttivo verso le soluzioni poste in essere dai nostri predecessori. In tal senso maggiormente sostenibile, poiché crea minori quantità di scarti e permette di avere un impatto minore sulla natura. Essa può comportare, inoltre, costi assai minori a seconda delle circostanze, sebbene ciò non sia del tutto automatico nel 100% dei casi. L’effettiva sostituzione del tubo potrebbe risultare consigliabile, ad esempio, quando ci si dovesse trovare ad intervenire sul tratto di conduttura che collega la fognatura principale alla tipica villetta a schiera anglosassone, il cui proprietario risulta convenzionalmente incaricato di mantenere in grado di funzionare adeguatamente. Costi quel che costi, come direbbe qualcuno…

Approccio alternativo alla rigenerazione epossidica è il cosiddetto tube bursting, in cui una testa pneumatica colpisce, frantuma e distrugge il pertugio procedendo in modo lineare. Mentre sull’estendersi della sua coda viene già seguìta dal ricambio in essere, generalmente un nuovo condotto in polietilene. Di nuovo, a questo punto, l’uso per l’acqua potabile appare meno che ideale.

Mutevole e cangiante sulla base delle opportunità in essere, l’antica arte dell’idraulica può essere vista come specchio dei desideri più profondi e tanto spesso impronunciabili dell’uomo. Poiché nessuno, a questo mondo, ama parlare del tragitto delle acque reflue e tutto quello che ne consegue, sebbene tale operatività costituisca uno dei fondamenti stessi delle moderne megalopoli civilizzate. O base del progresso e le molteplici qualità dell’Universo contemporaneo! Nessuna lode venga risparmiata, dunque, ai domatori dei cobra più improbabili e sinuosi che, operando sulla base dell’ingegno più adattabile, risolvono i problemi della nostra epoca complessa. A partire dall’ormai remoto giorno e relativa mela, in cui ebbe fine la dimenticata epoca del primo dei serpenti con la lingua a forma di ipsilon… E l’ultimo di cui ci saremmo, per fortuna, mai fidati.

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