La candida torre che disegna una sghemba spirale tra le nubi dello Sri Lanka

La designazione di un punto geodetico, all’interno del territorio di una nazione, è una procedura utile a delimitare spazi, definire mappe, stabilire le proporzioni degli assi di misurazione regionali. Il che comporta, nella maggior parte dei casi, l’effettiva materializzazione di un tale punto, mediante l’impiego di una stele, una placca, un piccolo monumento. Esiste almeno un caso tuttavia, nella nazione isolana dello Sri Lanka, in cui gli addetti alla pianificazione sembrerebbero essersi fatti prendere la mano. Ed al vertice superiore del triangolo di turno, ha finito per trovare collocazione una candida e un po’ sghemba torre alta esattamente 45 metri. Il pinnacolo della collina solitaria di Ambuluwawa, dunque, appare tanto notevole quanto estremamente insolito, con la sua ampia base vagamente simile a un serbatoio per l’acqua, sovrastata da un aguzzo tratto verticale con lieve rastrematura verso la sommità. Elemento architettonico attorno al quale si avvolge, in nove irregolari spire, la più surreale, incredibilmente solida, elegantemente piastrellata delle scalinate a chiocciola. Che ci si trova invitati a percorrere, fino all’altitudine maggiormente concessa dal proprio inerente senso di vertigine, per accedere a un notevole punto panoramico nel verdeggiante entroterra situato tra le città di Gampola e Kandy, con vista su una quantità stimata di ben 40 diverse montagne. Non costruita da uno stregone folle o per l’iniziativa d’imprenditori dissennati, contrariamente a quanto si potrebbe pensare in un primo momento, tuttavia, la torre del tempio eponimo è in realtà una parte costituiva di primaria importanza del più notevole santuario interreligioso del Subcontinente, inaugurato nel 2006 da niente meno che D. M. Jayaratne, alias Di Mu, l’allora Ministro delle Telecomunicazioni e successivamente premier dell’intero Sri Lanka. In circostanze e con motivazioni alquanto difficilmente accessibili dal nostro lato di Internet, che tuttavia sembrano convergere nella definizione di un Centro per la Biodiversità Ecologico, come esemplificato anche dalla vicina riserva forestale, le coltivazioni sperimentali e diversi punti d’osservazione per fauna aviaria e d’altro tipo. Così a poca distanza da un piccolo tempio buddhista, un kovil induista, una moschea musulmana ed una chiesa cristiana, sorge anche un lontano discendente arbustivo dell’importantissimo Sri Maha Bodhi, l’esemplare di Ficus religiosa sotto i cui ancestrali rami avrebbe meditato, secondo la tradizione, il Buddha storico Siddhartha Gautama. Ma è stranamente la vicina e ben più alta torre del santuario, a richiamare in modo evidente l’attenzione dei pellegrini e turisti. Poiché quale miglior modo esiste a questo mondo di raggiungere uno stato interiore d’illuminazione, che la percezione immediata e imprescindibile della propria precarietà esistenziale?
Costruita da architetti sfortunatamente ignoti e con un piano regolatore difficile da definire, la torre di Ambuluwawa appare tuttavia relativamente stabile, anche grazie alla particolare natura della roccia sottostante, composta da quella che in gergo geologico viene chiamata monadnock o inselberg, ovvero un affioramento composto da materiale resistente all’erosione, e per questo capace di garantire una certa durevolezza attraverso gli anni. Sebbene non sia del tutto irragionevole immaginare una certa tendenza all’oscillazione di una struttura tanto svettante e sottile, con un effetto terrificante ulteriormente favorito dal frequente raccogliersi di una filtra coltre di nebbia tutto attorno all’insolita location, con conseguente privazione di ogni punto di riferimento a chi fosse tanto dissennato, o coraggioso, da essersi inerpicato fin lassù. E considerate, a tal proposito, anche l’aspetto piuttosto scivoloso delle vere e proprie piastrelle da toilette, laboriosamente ed accuratamente tagliate per assecondare la curvatura della scala, il cui parapetto risulta incidentalmente piuttosto basso ed incapace di superare l’altezza della vita di una persona adulta. Protezione nei confronti della quale occorrerà, di volta in volta, appoggiarsi di peso al fine di permettere la discesa o salita di turisti diretti in senso opposto, concedendo ad esso una maggiore fiducia di quanto, probabilmente, avrebbero fatto i suoi stessi costruttori…

Fidatevi del turista russo per la fruizione d’assalto maggiormente irragionevole di un qualcosa di alto e precario. Proprio la sua inquadratura presso la sommità in direzione verticale, d’altra parte, parrebbe essere l’unica testimonianza videografica capace d’incorporare l’intera torre in un singolo fotogramma.

La logica di una simile attrazione, probabilmente concepita strizzando l’occhio alle attuali generazioni di Instagram, Facebook e gli altri social network per la condivisione d’immagini e imprese individuali, va quindi ricercata almeno in parte nel desiderio di far conoscere aspetti poco noti della storia locale. Ovvero l’antico centro operativo, proprio tra queste valli, del regno medievale di Gampola (1345–1408) creato dal re Buwanekabahu IV, di cui scarseggiano famosamente resti archeologici e/o architettonici capaci di destare alcun tipo d’interesse internazionale. Ecco perciò la probabile idea di ricreare, per quanto possibile, la forma di una torre d’osservazione o mastio della fortezza costruita secondo i crismi che potremmo attribuire in via ancor più diretta a un qualche tipo di ambientazione fiabesca, prelevata a piacere dai recessi del vasto repertorio d’intrattenimento dell’epoca globalizzata.
Ciò detto la torre di Ambuluwawa, il cui interno dalla base cilindrica appare stranamente spoglio e privo di alcuna funzionalità evidente, parrebbe agire anche in qualità di punto di convergenza per un messaggio d’inclusione culturale e rispetto della natura, che difficilmente possono essere considerati scevri di un qualche valore ben più che simbolico a vantaggio dell’intera collettività locale. Così trova spazio, a margine del tipo di trattazione reperibile localmente, il rigoroso elenco delle specie animali all’interno del santuario circostante, capaci di raggiungere l’eccezionale biodiversità di 11 mammiferi, 59 uccelli, 30 rettili, 13 anfibi e 13 farfalle (mi chiedo perché non contare gli insetti..?) per non parlare dell’elaborato “giardino di stile” con fiori coltivati in mezzo alle pietre, tra i numerosi laghetti e stagni del santuario. Mentre nel parco a ridosso dell’unica via d’accesso alla torre, sorge l’approssimazione ragionevole di un vero e proprio orto botanico con piante provenienti da tutto il mondo, perfettamente capaci di adattarsi al clima tropicale di quest’ampia isola a sud dell’India. Completa l’offerta un ampio centro congressi a due piani capace di ospitare circa 200 persone alla volta, comprensivo di un confortevole hotel per chi fosse venuto da eccessivamente lontano.
Ciò che colpisce maggiormente nella percezione dell’intero complesso di Ambuluwawa, ad ogni modo, è il suo status di punto di riferimento diretto non tanto all’attenzione internazionale bensì a quella degli abitanti dell’isola stessa, come esemplificato dall’assenza di siti in lingua inglese o trattazioni poco più che superficiali. Il che contribuisce, incidentalmente, ad accrescere il senso di mistero capace di caratterizzare una simile costruzione fuori contesto tanto capace di colpire l’attenzione di chi dovesse giungere a conoscerla d’improvviso, all’interno di un video girato durante le vacanze di qualcuno del tutto privo di vergini o altro istintivo timore nei confronti della forza di gravità. Non a caso, il consiglio sempre valido abbinato alle poche righe di trattazione scoraggia bambini, anziani e persone affette da qualsivoglia patologia fisica dal pensare anche soltanto per un attimo di affrontare questa ripida salita, non dissimile da quella della scala a chiocciola, certamente più celebre in Europa, sul campanile della Chiesa del Nostro Redentore a Copenaghen. Una guglia di circa 90 metri dal livello del suolo che potrebbe anche aver costituito, per quanto ne sappiamo, la remota ispirazione del pinnacolo cingalese.

Un ambiente distinto e ben tenuto, sebbene dolorosamente privo di arredi e/o funzionalità evidenti. Chissà se un simile stato persiste ancora oggi, o la situazione è cambiata nel corso degli ultimi anni…

Posta nel punto esatto al centro di un ideale tratteggio cruciforme che vede all’estremità dei suoi bracci il monte Sri Pada a sud, il Piduruthalagala ad est, la catena montuosa di Dumbara Kanduvetiya a nord ed il Bathalegala ad ovest, la torre dell’inselberg sembrerebbe tuttavia trarre vantaggio almeno in parte dai giochi prospettici offerti da un territorio così diseguale ed accidentato. Se è vera la vicenda spiegata sul sito di notizie locali a questo indirizzo e relativa traduzione di Google, il quale parla della terribile ed antiestetica discarica costituita in epoca recente tra i monti precedentemente incontaminati, per un qualche tipo di disguido tecnico o necessità logistica della vicina città di Gampola. Una situazione che sembra in diretta contrapposizione nei confronti del messaggio stesso proposto dal Santuario della Biodiversità e per la quale sembrerebbe venir biasimato lo stesso ex primo ministro Jayaratne, nonostante l’impegno ecologico evidenziato da una diffusissima foto in cui il politico viene ritratto spazzare con enfasi una strada locale. Ma l’intenzione, per quanto supportata da un sincero (!) impegno, finisce tanto spesso per scontrarsi con l’effettiva necessità di spazi della cosiddetta civiltà moderna. Per cui la più verticale ed inaccessibile delle torri è il metaforico ago in un pagliaio lungo molte dozzine di chilometri. Che galleggia insistentemente nel vasto mare, situato tra tutto ciò che viene detto, e le scelte che spesso ci portano a fare.

Nella maggior parte dei casi, il fotografo manca d’incorporare “accidentalmente” il primo livello cilindrico della torre, il cui aspetto strutturale mondano mal si sposa con la fiabesca sommità appuntita.

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