Semi-sepolti dalla schiuma che dilaga

SEFS Foam

Pensate ad un deserto, con le sue dune dolci ed ondulate, agevole rifugio dai pensieri troppo prepotenti. Oppure al mare in tempesta, molecole spumose in una danza disinvolta, tripudio della noncuranza elementale. Ciascuno estremo dello spettro che si estende fra: umido e riarso, non presenta bordi aguzzi, né punte frastagliate, o spine penetranti. Siamo noi che amiamo vivere fra rocce, spigoli, ruvide muraglie di vegetazione. Da che Prometeo ci plasmò nel fango, siamo come dei cerini nella tasca del piromane, perennemente pronti a deflagrare. Fra tutte le sostanze della polla primordiale, lo zolfo alberga nei capelli degli umani. Soprattutto per questo ci affascina, la neve. Proprio quando il gelo dell’inverno acuisce la meteopatia, quel soffrire d’atmosferici disagi, è allora che il suo manto cala di soppiatto sulle cose, sulle case. E in un mattino di novembre, d’improvviso, ci svegliamo rinnovati assieme al nostro ambiente; non rimane proprio niente. Sparito l’asfalto delle strade. Dileguato il marciapiede, il brecciolino. Consumato dalla bianca mietitrice è il fosso sdrucciolevole, come il preminente colle, persino lo svettante altorilievo. Tutto è liscio e di un colore, solamente. Che sollievo. Non c’è verso di bruciare, anzi! Pare quasi di librarsi.
Però il giorno-tipo più difficile, probabilmente, è proprio quello: di chi gestisce il vero volo, per mestiere. Piloti che vivono nell’aria, quasi sconosciuti ai propri cari; oculati conduttori, circondati dagli schermi e le incombenze dal tremendo caos dell’apparenza, il traffico a tre dimensioni; hostess premurose, di passeggeri indelicati. L’unico rifugio è l’hangar, l’onirico covacciolo dei draghi col reattore. Qui dormono gli aerei, indisturbati, sotto l’occhio dei guardiani. Gli addetti al rifornimento, alla manutenzione, i co-protagonisti mai narrati di quel mondo poetico e (occasionalmente) un po’ pericoloso. Che ricompaiono nel presente video, registrato presso il Prince George Airport. Siamo nell’omonima città, sita nella British Columbia, vasta regione ad ovest del Canada. Qui avevano recentemente installato, e dunque destinato al primo test, un foam system per proteggersi dal fuoco. Era un CA-FS, anche detto Self Expanding-FS, ovvero il mirabile marchingegno che produce schiuma.
Quanta schiuma serve per riempire un hangar concepito per maestosi aeromobili di linea? Ecco…Fate prima a stabilirlo con i vostri occhi. Lo spettacolo è stupendo, pletorico, o in una duplice espressione: assolutamente soverchiante.

FoamFatale
Il sistema greco FoamFatale, concepito per i serbatoi di carburanti fossili, dimostra un’efficacia estremamente significativa.

Quanta strada abbiamo fatto, da quando i soldati di sua maestà Vittoria correvano per Londra con dei secchi sgangherati! Questo incredibile tsunami buono, la suprema diffusione ingnifuga ed effervescente, ha una base scientifica accurata. Già nel 1902, l’ingegnere e chimico russo Aleksandr Loran, aveva concepito un composto di due polveri distinte, che quando mescolate producevano una ricca spuma, dal volume superiore alle sue parti. Si dice che fosse stato ispirato dai frequenti incendi petroliferi della sua regione abitativa, Baku, nell’Azerbaijan. L’idea era semplice e geniale. Racchiudendo il fuoco in una simile prigione, tanto pervasiva, si attaccavano allo stesso tempo tutti e tre i lati del suo teorico triangolo: calore, ossigeno e carburante. Alcune evoluzioni di quell’estintore brevettato, primo della sua categoria, sono ancora in uso ai nostri tempi. Generalmente, tuttavia, la schiuma viene mescolata ai mezzi più tradizionali, ovvero una generosa doccia di molecole H2O. I risultati variano in base alla situazione.
Che l’acqua non fosse lo strumento migliore per combattere le fiamme dirompenti, è cosa nota fin dai primi anni ’90. Scriveva allora W. E. Clark, parafrasando: “L’installazione ed il mantenimento degli idranti, la deposizione di tubi abbastanza grandi, nonché l’acquisto di autopompe, manicotti e attrezzature, ha un peso notevole sulle risorse della popolazione e dei pompieri. Dev’esserci un modo migliore, a questo mondo.” Ciò senza calcolare l’impatto ambientale dei tipici additivi usati per sopprimere gli incendi, tutt’altro che chimicamente inerti e facili allo smaltimento. Così, al rilascio del monossido dell’atmosfera, conseguenza inevitabile di un fuoco fuori controllo, andava ad aggiungersi questo diffondersi venefico di acqua contaminata nel suolo, in un collettivo coup-de-grâce all’ineffabile equilibrio dei quattro elementi. La moderna schiuma, come quella usata nell’hangar del Prince George, viene prodotta grazie a un apporto generoso di aria compressa (questo è l’origine delle lettere C.A. presente nell’acronimo CAFS: Compressed Air Foam System). Il mescolarsi dell’acqua con il preparato in tali circostanze, oltre che produrre la “creatura” bianca che dilaga, ha il notevole vantaggio di produrre il giusto grado di energia cinetica, sufficiente a ricoprire un’area molto vasta. Ciò favorisce un rapido annientamento delle fiamme, riducendo, quindi, anche la quantità di liquido diffuso nell’ambiente. Naturalmente, sistemi tanto complessi richiedono almeno una valida prova di funzionamento. Con suprema gioia di chi assiste o lavora nei dintorni, che potrà tuffarsi, godendosi un bagnetto veramente senza pari. Mancava giusto la monumentale anatra di gomma. Presto o tardi, dovrà prender fuoco pure lei. Ed a quel punto…

SEFS Foam 2
Anche la base militare di Ellsworth, nel North Dakota, dispone di un hangar con sistema di schiuma AFFF (Acquosa a Bassa Diffusione)

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