La sfilata danzante dei pidocchi mordilibri

Psocoptera

Prendersi le pulci è sempre un’ottima esperienza, per le pulci. Decisamente meno piacevole risulta esserlo dall’altro punto vista, quello dei sanguigni fornitori di materia di scambio utile per l’operazione, i nostri cari cani, i gradevoli gatti, gli ubbidienti topi e noi stessi, i sempre incolpevoli esseri umani. Se fin dalle nebbie di epoche remote lo schema naturale delle cose ha previsto l’esistenza di esseri parassiti, risucchiatori dell’altrui linfa vitale, non per questo dobbiamo farne ragione di pubblica esultanza. Nessuno manifesta per le strade il proprio apprezzamento per le fameliche zanzare, per il cuculo che getta uova meno fortunate fuori dal nido, per la vespa che introduce, abusivamente, larve dentro al formicaio preannunciando un cataclisma. E affiliato a tutti questi spietati malandrini, almeno dal nostro punto di vista, potrebbe dirsi la psocoptera, l’insetto mordilibri. Ce ne sono parecchie varianti, così tante che gli esemplari relativamente simili, considerati come appartenenti alla stessa specie, possono avere o meno le ali, presentarsi con un torace di forma variabile ed essere ricoperti, oppure no, di una fitta peluria microscopica. Lo stile di vita da loro scelto, comunque, li suddivide in due brigate ben distinte: quella domestica, dei mordilibri propriamente detti, e la controparte arboricola, semiselvaggia. La scelta linguistica per definirli, diversa fra l’Italia e gli Stati Uniti, dove per antonomasia sono tutti chiamati tree cattle (mandrie degli alberi) rispecchia la maggiore presenza dell’uno piuttosto che dell’altro gruppo, qualora si prenda in analisi ciascuna delle due regioni. La motivazione per un tale appellativo è presto detta: il video soprastante dimostra il comportamento difensivo di un piccolo gruppo di questi artropodi sopraffini, sorpresi mediante l’uso di una luce artificiale, mentre furtivamente percorrevano il muro di una casa. Forse cercavano nuove fonti di cibo. L’effetto visuale è sorprendente. Con fare ritmico e scattoso, l’improvvisata squadriglia disegna forme battagliere, cercando in qualche modo d’intimorire l’avversario. Sembrano subito uno stormo d’uccelli, oppure un gruppo di piccoli pesci, cui siano magicamente spuntante tre pratiche paia di zampe. Perché lo fanno è chiaro; come, decisamente meno. Ed è forse proprio per questo che la scena risulta tanto accattivante.

Psocoptera 2

Tutte le specie di psocoptera dispongono di un’apparato masticatorio di tutto rispetto, dotato di possenti mascelle e una mandibola speciale, in grado di ancorarli alle superfici friabili da loro costantemente macinate, risucchiate e ingurgitate. Nonostante alcune varianti vengano comunemente descritte in inglese come lice (sing. louse – pidocchio) nell’aspetto non gli assomigliano granché. Un punto particolarmente interessante, per una creaturina teoricamente parassitaria come questa, è che la sua presenza, dal punto di vista biologico, può portare soltanto effetti positivi. Questi insetti non mordono gli umani, non diffondono malattie e, qualora abbiano infestato a fondo la corteccia di un grosso albero, lo tengono pulito da muschio, funghi e licheni, che altrimenti lo priverebbero di nutrimento. In cambio, si mangiano quel pochettino di corteccia, appena il giusto per considerarsi soddisfatti. Nessun vero giardiniere sceglierebbe di mandarli via. In Canada ce n’è un tipo che riesce anche ad intessere una tela, simile a quella del ragno, con speciali ghiandole, poste sulla bocca. Questo innocuo segno del suo passaggio, abbondantemente distribuito sopra i tronchi dei fieri aceri locali, costituisce il segno di un imminente ottimo raccolto di sciroppo, l’ingrediente principe di cento piatti nazionali.
Per un albero, quindi, questi particolari pidocchi sono un bene. Lo sarebbero anche per noi, purché si applichi un giusto distinguo: fuori casa, non dentro. E se ti vedo sopra a un libro, intento a mangiucchiarti beneamata colla…

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