Il suono inconfondibile di 11.000 biglie rotolanti

Jelleknikkers

La collettività alle prese con la vita è un vortice di traffico disordinato. Tutti corrono, con i veicoli a disposizione, per finalità divergenti ed impossibili da conciliare. Ciascuno fortemente convinto, sul percorso verso il suo obiettivo, e nel contempo sfavillante, per l’effetto di una luce che lo illumina con alternanza suggestiva: giorno, notte, giorno e notte. Se soltanto si potesse, sulla linea terminale che divide i due momenti, radunare tutti quanti, sopra un trampolino attentamente calibrato! Barriera insuperabile fin quando non sia piena. E dunque a un certo punto, finalmente, liberare la cascata del marasma cinetico lungo un percorso chiaro. Chi mai rotolerebbe, innanzi a tutti gli altri, alla ricerca di una soluzione…E permarrebbe mai, il senso dell’ostilità diffusa tra gli agenti, a seguito di ciò che è stato dimostrato? La sottile realtà che quel canto di ogni cosa, perpetrato nell’antico leggendario greco e poi ripreso con palese entusiasmo da alcuni dei più grandi filosofi della cristianità, non è prodotto solamente delle alte sfere celesti, per cui Saturno e le stelle fisse producono dei trilli acuti, la Luna un tono basso e costante, il Sole corrisponde alla nota centrale che congiunge i tretracordi. Ma uno strumento sempre disponibile, a chi possiede il dono dell’orecchio musicale, per comprendere e delineare il mondo. Come nei giochi di logica e strategia, vedi ad esempio gli scacchi, che praticati assiduamente si trasformano in un filtro temporaneo delle tue giornate (aprire una porta diventa come il passo del Cavallo, varcarla, l’avanzare della Torre) ci sono essenze ed eminenze più naturalmente metaforiche, funzionali per ridurre a mosse comprensibili qualsiasi cosa. Vedi soprattutto: l’empireo delle pure idee. Una biglia d’oro, in mezzo a un mare variopinto d’illusione.
Quella che trovò da super-giovane, costruendo piste nel garage della nonna, l’olandese Jelle Bakker, trentaduenne praticante assiduo di quell’arte prettamente mitteleuropea del kugelbahn (un germanismo) ovvero il mettere assieme una strada per le palle rotolanti, siano queste in legno, ferro oppure, ed è invero già piuttosto raro in tale ambito, le semplici biglie in vetro dei bambini sulla spiaggia. Semplicemente, perché queste (in olandese knikkers) risultano in genere troppo delicate per girare di continuo in una macchina complessa costruita da un adulto. Ragione per cui, alla scelta di un nome per il suo dominio web, il genio sregolato si è autodefinito in olandese “Il [costruttore di] knikkerbaan” approccio linguisticamente più specifico al problema. Nome forse da lui scelto personalmente, oppure altrettanto probabilmente, dal fratello e web marketeer Dion, che l’ha sempre assistito fin da quando è nata in lui quest’idea, di farsi celebre grazie all’impiego dell’interazione tra cose tonde e forza di gravità. A questo punto della trattazione, va senz’altro specificato, se non altro perché è Jelle il primo a farlo, che la sua mente d’artista è il prodotto collaterale di una qualche lieve forma d’autismo, non tanto grave da condizionarlo nella vita quotidiana, ma certamente conduttiva alla sua intramontabile passione verso tutto ciò che rotola, soprattutto se all’interno di percorsi di sua specifica concezione. È del resto, questa, una fruttifera e costante forma collaborativa: ad ogni grande visionario, deve necessariamente accompagnarsi un comunicatore. Chi sarebbe Batman, senza la voce amica del suo fido acrobata circense in tenuta gialla e rossa? Soltanto un giustiziere privo del concetto di empatia. E non è stato forse soprattutto il rapporto con il fido cane Krypto, a dare a Superman un grammo di approfondita e condivisa umanità? Far conoscere il mondo di chi vive al servizio di un purissimo obiettivo non è mai semplice, specialmente se quest’ultimo, incapace o svogliato mediatore, lascia che il compitò fuoriesca dalla sfera (!) personale. Tanto meglio quindi, per noi esimi sconosciuti, avere a disposizione un parente tanto prossimo, in grado di tradurre i gesti ed il pensiero del creatore.
Perché, guarda. Eccome, se ne vale la pena! Giusto l’altro ieri, dopo un lungo periodo di preparazione (la costruzione è cominciata esattamente il 20 Aprile) i due hanno rivelato al mondo di Internet l’ultima creazione di Jelle, senza ombra di dubbio la più incredibile della sua carriera: una macchina complessa, perché è innegabile che di ciò si tratti, in grado di ospitare il movimento reiterato di non mille, duemila o “soltanto” cinquemila biglie. Ma il totale, in se e per se assolutamente vertiginoso, di fino a 13.000 unità, fatte partire in una serie di scaglioni successivi. Per andare a incunearsi, con invariabile precisione, in una serie di passaggi successivi…

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L’ingegnere delle palle astrali rotolanti

Kugelbahn

Un bambino che traccia piste nella sabbia per giocare col tallone, verso il mezzogiorno di una domenica di primavera. La risacca giunge con quel suono ripetuto, SWOOSH che pare richiamarsi al segno dell’aspettativa. Cosa sta per capitare a tante biglie decorate? Quale mistica evenienza può manifestarsi nel riflesso luminoso di una sfera, trasportata verso la sua meta semi-sotterranea? Il segreto non alberga al termine dell’arco di un baleno, bensì all’apice di questo, dove ponti arcuati, costruiti con sassetti e bastoncini, si protendono verso la punta e i limiti della questione. Qualsiasi forma di divertimento personale, se portata alle sue estreme conseguenze, si trasforma inevitabilmente in arte. Ma quando palesandosi ci appare tanto mistica e complessa, bizantina nel suo progredire, non si può fare a meno di chiamarla “scienza” e togliersi il cappello verso il suo creatore/costruttore/controllore. Niente sabbia, qui. Pura applicazione della mente di un elettricista; Ernst Heye, tecnico e tedesco, mette assieme incredibili labirinti gravitazionali con il fil di rame, in cui dozzine di sferette albergano immanenti, nell’attesa che qualcuno ponga il segno d’iniziare. Una leggera spintarella: tanto basta per partire. Verso l’oltre, addirittura, l’aldilà!
La piramide di Nefertiti, usata a ispirazione del costrutto, è una contraddizione in termini, la fantasia non-storica di un menestrello. Ella, che visse nell’Egitto della XVIII dinastia del periodo Armaniano (XIV secolo a.C.) fu regina col marito Akhenaton, dalla loro capitale di Tell al-Amarna. Ebbe, secondo le scene rappresentate sulle tombe coéve, ben sei figlie, al punto che il titolo nobiliare di figlio-della-figlia-di-Nefertiti fu usato a partire da quei giorni come il segno massimo di nobiltà. Alla sua nascita oltre mille anni, tuttavia, erano ormai trascorsi dall’epoca dell’edificazione delle grandi piramidi di Giza, e invero la sua mummia, assieme a quella dei familiari maggiormente rilevanti, non furono mai ritrovate dagli archeologi. Silenziosamente, giacciono immote in qualche misterioso sotterraneo. L’energia potenziale di una simile scoperta non deve essere sfuggita agli occhi chiarificatori dell’artista. Un meccanismo, in fondo, è soprattutto quello e questo. Lo strumento bello per creare un gesto! Quando un giorno finalmente, sotto rocce millenarie, si scorgerà quel sepolcro misterioso, l’effetto domino dei suoi segreti contenuti innesterebbe una reazione quasi senza fine, rimescolando presunzioni e congetture secolari. Come la cascata di palline dentro a un flipper del pachinko. Oppure le automobili in partenza dal casello, all’inaugurazione di una nuova via – paragone, questo, niente affatto accidentale. La caratteristica tipologica della scultura cinetica mostrata in apertura, intitolata Die Pyramide der Nofretete – 2teVers. è generalmente identificata con il termine tedesco di kugelbahn ovvero, la strada per palline. Come nell’alternativa maggiormente celebrata delle autobahn, non esiste un tetto ultimo per la velocità. Né il numero degli pneumatici partecipanti… 

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